Segreti e strategie di Piteco (Dedagroup), tra M&A e software proprietario

di Laura Magna ♦︎ Treasury management, banking e financial risk management: sono queste le linee di business attraverso cui opera l'azienda milanese. Tra i clienti Marcegaglia, Brembo, Dallara, Diasorin, MD, Humanitas, Brt, Leonardo. Ne abbiamo parlato con il presidente Marco Podini

Marco Podini, presidente di Piteco e di Dedagroup

Punta a conquistare gli Usa, Piteco, azienda milanese che ha in mano la leadership internazionale nel software finanziario per l’industria. Tra i suoi clienti figurano Marcegaglia, Brembo, Dallara, Diasorin, MD, Humanitas, Brt, Leonardo. E sono solo la punta dell’iceberg: sono infatti 700 in Italia e 5mila nel mondo le aziende che si servono delle soluzioni software sviluppate da Piteco per l’automatizzazione della tesoreria aziendale – tool che si posizionano tra l’Erp e la banca, a supporto del Cfo.

Del business e della sua evoluzione abbiamo parlato con Marco Podini, presidente di Piteco e di Dedagroup che è la holding di controllo di Piteco. Podini è anche il rappresentante della terza generazione della famiglia di imprenditori bolzanini che 101 anni fa ha dato vita alla azienda capostipite, diventata oggi il gruppo industriale Lillo S.p.A., ancora oggi seconda realtà italiana del segmento Discount della Gdo, con un giro di affari di 3 miliardi di euro.







Negli anni Ottanta i Podini hanno deciso di diversificare nella tecnologia intuendo le grandi potenzialità del settore: nasce così Dedagroup, oggi uno dei più importanti attori dell’Information Technology made in Italy, con headquarter a Trento e un fatturato di 250 milioni. Dedagroup è un software vendor con competenze di system integration, un interlocutore naturale nello sviluppo dell’innovazione digitale di aziende, enti pubblici e istituti finanziari. «L’obiettivo – spiega Podini – era contribuire alla modernizzazione del Paese, portando quelle metodologie e tecnologie informatiche che si capiva avrebbero trasformato società ed economia. Piteco è stata acquisita dal gruppo nel 2008 e da lì è iniziata la nostra ascesa, fino al 2015: anno in cui, stanti gli ottimi risultati, abbiamo deciso di quotarci, cedendo il 23% come flottante». La crescita di Piteco è stata esponenziale: dal 2008 a oggi l’Ebitda è decuplicato, passando da uno a dieci milioni.

 

I numeri del 2019 

Headquarter Piteco, Milano, business center Mac 7

Ma non solo. Dal 2015 l’azienda ha accelerato anche sull’M&A. «Abbiamo l’ambizione di essere un polo aggregante all’interno del software finanziario, questo si declina in varie soluzioni e applicazioni. Nel 2015 abbiamo deciso di intraprendere anche una crescita per linee esterne. Storicamente siamo cresciuti dell’8-10% all’anno organicamente. Il tasso è raddoppiato grazie al nuovo filone di acquisizioni. Ne abbiamo realizzate quattro dalla quotazione, una all’anno». Nel 2019 la società, che opera attraverso tre linee di business (oltre al treasury management, nel banking e il financial risk management), ha realizzato ricavi complessivi per 24 milioni, +19% rispetto ai 20,2 milioni nel 2018. L’Ebitda margin è del 43%, in crescita del 24% rispetto al 2018 (8,3 milioni).

 

Il modello di business: cosa fa Piteco 

Piteco si pone come un abilitatore della digitalizzazione delle imprese in un Paese come il nostro dove ancora circa metà delle grandi aziende e una percentuale ancora maggiore delle piccole non ha soluzioni per la gestione della tesoreria. «In Italia fino agli anni ‘70 tutti facevano i conti a mano, negli anni ‘80 sono comparse le prime macchine e tutte le aziende si sono dotate di un gestionale, ma qualcuno ci ha messo dieci anni. Stessa cosa negli anni ‘90 con il Crm. Noi siamo ora in una fase di ulteriore automatizzazione con il software dell’area finanziaria. Siamo partiti a metà anni ‘80, con De Agostini e Rai come primi clienti. Ma il vero sviluppo è avvenuto dal 2000 in poi quando le aziende hanno preso coscienza del fatto che si può risparmiare automatizzando le funzioni collaterali. Avendo intrapreso questo percorso industriale 35 anni fa abbiamo una soluzione leader a livello mondiale, perché nessuno è partito così presto, ma al massimo 10 e i 15 anni fa: nessuno ha dunque un livello di sofisticazione pari al nostro, ottenuto integrando man mano le nuove tecnologie, investendo e perfezionando il sistema».

 

Un software proprietario modulare e intelligente

L’offerta di Piteco ruota dunque intorno al suo software proprietario, modulare e costruito per gestire in maniera automatica tutte le funzioni di tesoreria aziendale, anche le più complesse e sofisticate. «La soluzione è composta da venti moduli ciascuno dei quali automatizza una funzione dell’area finanza. Ci collochiamo tra l’Erp (il software può essere integrato con i principali sistemi informativi aziendali, come Oracle, Sap, Microsoft) e le banche: siamo collegati con entrambi i poli della relazione e facciamo in pratica da intermediari. In questo modo automatizziamo tutte le funzioni dell’area finanziaria, dalla pianificazione, alla gestione dei pagamenti a quello del rischio, al controllo dello stato patrimoniale. Sostanzialmente facciamo tutto quello che un Cfo faceva a mano o su fogli excel: eseguire un pagamento, controllare un Cc e fare un calcolo sono attività che vengono demandate alla macchina. Sempre più aziende si rendono conto che con una soluzione come quella di Piteco sono in grado di gestire e automatizzare tutta la complessità dell’area, e non è solo una questione gestionale ma anche tecnologica e di sicurezza. Sicurezza che Piteco garantisce, per un’area che è molto delicata».

Integrated Treasury Platform di Piteco

Un investimento che si ripaga in anno (anche per le Pmi)

In sostanza Piteco porta il lavoro del Cfo a un livello di efficacia e efficienza senza confronti che ripaga l’investimento – che è nell’ordine dei 50mila euro – in un anno. La soluzione è pensata per la corporate ma è stata sviluppata anche una versione in cloud per andare incontro a realtà più piccole. «La soluzione in cloud è più agile, meno costosa e adatta ad aziende più piccole, dai 10 milioni in su. Tuttavia, gran parte dei nostri clienti sono aziende sopra i 50-100 milioni di fatturato che hanno per prime capito che si poteva risparmiare dotandosi di una soluzione moderna».

Il saving interno sul costo del lavoro è decisamente importante. Un’area finanza di 10 persone può diventare di sei. Un tema delicato, però, questo del lavoro. «Ma inevitabile», dice Podini. «Prima del personal computer, nella nostra vecchia azienda di distribuzione avevamo 100 persone in amministrazione: oggi che l’azienda dieci volte più grande ne abbiamo venti. L’informatica crea produttività, il lavoro deve diventare qualificato: ci saranno meno contabili, ma subentreranno i creativi e i tecnici».

Ciò detto, il software è in grado di fare anche cose più complesse, come il global liquidity management: con un software sofisticato come il nostro il Cfo di una multinazionale può gestire da un luogo singolo tutte le società nel mondo. Senza considerare che si tratta anche di un software predittivo, in grado di dare consigli, suggerendo per esempio al Cfo che ha fondi in un Cc se spostarli: grazie al contenuto di Ai che ci consente di dare un grande valore al nostro cliente. E così torniamo alle origini: una delle cose a cui più teniamo è creare valore e maggior produttività dell’azienda e del suo sistema economico».

 

I nuovi business abilitati dalle acquisizioni

Per ottenere questo obiettivo, la crescita si è spostata sempre più anche sulle linee esterne. «Nel 2017 Piteco ha assunto il controllo di Juniper Payments leader nel mercato Usa nel settore Digital Payments. In Italia abbiamo acquisito due rami di aziende, Centro Data nel 2015 ed Every Make a marzo 2020. In questo modo ci siamo dotati di soluzioni nel big data matching, che automatizzano processi dell’area finanziaria realizzando abbinamenti di dati da fonti diverse. Per esempio, in processi come la stipula di un contratto di finanziamento per un credito al consumo, o l’assicurazione che richiede pagamenti frazionati a fronte di un unico contratto, il matching consente di ricostruire i pagamenti: è una funzione molto utile per compagnie di assicurazione, società di credito al consumo, utility, insomma tutte le tipologie di business caratterizzate da flussi di pagamento che devono essere riconciliati».

Un’altra operazione straordinaria, concretizzatasi nel 2018, ha riguardato Myrios, una software house italiana che offre servizi di risk management, capital Markets e compliance a banche e grandi aziende, laddove il Cfo svolge una funzione sofisticata con mansioni complesse come la gestione di contratti derivati, il rischio cambio e il rischio tasso. Nel 2019 è stata costituita a Ginevra la società Myrios Switzerland, per distribuire sul mercato finanziario elvetico le soluzioni software del gruppo. Nel 2019 la controllata ha registrato ricavi per 3,9 milioni (+28%) e un Ebitda di 2,5 milioni, pari al 64% dei ricavi e in crescita del 39% anno su anno».














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