Techstar: il momento del metaverso? È questo! Le applicazioni per l’industria

di Barbara Weisz ♦︎ È una tecnologia che non richiede presenza fisica. E i costi sono contenuti per un'azienda perché si tratta di software. Gli ambiti di più immediata applicazione: marketing, formazione, prototipazione, smart manufacturing. Impatto sul mercato: fino a 5 trilioni di dollari entro il 2030 (McKinsey). Meta Presence: piattaforma saas su cloud di gestione del metaverso. Ne parliamo con Marco Zanuttini

L’applicazione più immediata del metaverso, per un’azienda industriale, è lo show room. Esporre prodotti, creare una realtà immersiva che sia il più possibile coinvolgente, utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare l’interazione con gli avatar e per analizzare i dati che arrivano dall’esperienza immersiva nella realtà virtuale. Un secondo campo di applicazione è quello della formazione, soprattutto quando bisogna coinvolgere in un progetto di learning un intero team. Oppure, si possono sperimentare soluzioni più basiche, ad esempio trasformare il sito internet in 3D. E, perché no, consentire la visita virtuale del proprio stabilimento produttivo. Infine, il digital twin di un’intera fabbrica, o di un impianto, o di una macchina, può essere utilizzato nel metaverso per abilitare una lunga serie di funzioni: il lavoro, la manutenzione, l’analisi della produttività, dei costi, la prototipazione. Il punto centrale è rappresentato dall’incontro fra esperienza immersiva e interazione fra più persone. I player del settore lavorano sostanzialmente sugli ambienti virtuali, il loro desgin, gli avatar.

«Stiamo lavorando sulle emozioni nel metaverso» ci spiega Marco Zanuttini, con il quale abbiamo parlato dello stato attuale e degli sviluppi futuri del mondo virtuale. Imprenditore e manager IT da oltre 20 anni, nel 2021 ha fondato una nuova società, Techstar, che ha come mission proprio quella di portare le aziende nel metaverso. E che è stata riconosciuta come una delle startup italiane dall’impatto più significativo nel 2021 dall’Osservatorio Startup hi-tech della School of Management del Politecnico di Milano. Zanuttini insiste su un punto: questo è il momento del metaverso. Ci credeva già prima dell’autunno scorso, quando Zuckerberg ha cambiato il nome della holdign di Facebook, Whatsapp e Instagram, chiamandola Meta.







«In realtà, ho iniziato ad appassionarmi a queste tecnologie già con i Google Glass», quindi quasi dieci anni fa. Ma questo è il momento in cui dal mondo consumer, e dal gaming, si sta passando invece al b2b. Lo rilevano, fra gli altri, report di McKinsey e di Accenture. Per quale motivo? Sono diversi i fattori abilitanti: «siamo usciti da due anni di pandemia, che hanno dato una spinta fondamentale al lavoro da remoto». E’ una tecnologia che non richiede presenza fisica, ci si incontra o si interagisce in uno spazio virtuale, e quindi la nuova attitudine a distanza a cui tutti ci stiamo abituando crea un ambiente favorevole. Marketing, formazione, prototipazione, smart manufacturing gli ambiti di più immediata applicazione. Con il vantaggio, sottolinea Zanuttini, che i costi sono relativamente contenuti per un’azienda, perché si tratta fondamentalmente di software, nel caso di Techstar in modalità as a service, sul cloud.

 

Dai Google glass al metaverso

Zanuttini si può definire un pioniere delle nuove tecnologie. All’inizio del nuovo millennio, ha fondato una società It attiva nel Field Service Management, che oggi ha centinaia di dipendenti, e dalla quale è uscito lo scorso anno per lanciarsi nella nuova avventura imprenditoriale che si concentra sul metaverso. «Ho vissuto tutta l’epopea informatica, e in questi anni ho capito due cose: l’accelerazione sull’impatto delle nuove tecnologie è esponenziale. Le tecnologie che entrano nella vita quotidiana, quindi che si impongono nel segmento consumer, poi impattano anche nel business». Ed è quello che sta succedendo con il metaverso, «impatta sul business perché sta creando interesse nel mondo consumer. E quindi manager e imprenditori se ne stanno interessando». Una conferma in questo senso arriva dal report di Accenture “Meet me in the metaverse”: il 71% dei global executive ritiene che il metaverso avrà un impatto positivo sulla propria organizzazione, e il 42% pensa che comporterà una svolta o una trasformazione. Zanuttini considera che nel 2013, «con i Google glass, evidentemente, i tempi non erano ancora maturi, e questo è un aspetto da tenere sempre in considerazione nel settore IT: le tecnologie devono rispondere ai tempi giusti».

In questo contesto post pandemico si è inserito un secondo fattore abilitante: «la spinta dei grandi player. In primo luogo, il lancio di Mark Zuckenberg di Meta nel novembre scorso. Da quel momento, tutti parlano di metaverso. E per noi, che eravamo già attivi nel settore, il lavoro è diventato più facile. Diciamo che è stata una grande spinta di marketing per l’intero comparto». Ma non c’è solo Meta, ovvero la holding che controlla Facebook e Whatsapp. Stanno investendo anche Microsoft, Google. «Fra un po’ tutti i grandi big avranno un metaverso. Immaginiamo al posto del motore di ricerca che tutti conosciamo, un ambiente virtuale, con corridi, porte». «Fra qualche anno, metà del nostro tempo sarà nel metaverso, quindi in un ambiente virtuale, per lavorare, o per visitare un museo». Anche le fabbriche potranno abilitare molte funzioni, integrando IoT e robotica. Infine, il metaverso offre due vantaggi al mondo del business così riassumibili: «costi bassi e tempi rapidi». Anche per questo, secondo Zanuttini, l’impatto sarà esponenziale. Non ci sono spese importanti di infrastruttura, grazie al cloud e al 5g. In compenso, si creano ambienti totalmente digitali e innovativi.

 

Non solo realtà virtuale

Marco Zanuttini, fondatore Techstar

Si potrebbe dire che è un passo avanti, o una naturale evoluzione, della realtà virtuale. «Chiariamo il concetto chiave, ovvero la differenza con la realtà virtuale. Il metaverso è una realtà virtuale, ma permette di costruire luoghi che esistono indipendentemente dalla nostra presenza. Nel metaverso, una stanza esiste indipendentemente dalla mia presenza. Ma quando io entro, incontro le altre persone che sono presenti. Questo è l’aspetto rivoluzionario rispetto a un ambiente virtuale tradizionale: l’interazione». E’ una sorta di «mondo 3d parallelo. Supponiamo che io ricrei la mia azienda nel metaverso. Entro in un ambiente 3d, che è la copia della mia azienda, ed esiste anche se io non ci sono dentro». In questo ambiente si interagisce, e l’ambiente viene di conseguenza modificato. «Se io sposto un oggetto, una sedia, o attacco un post it sul muro, una persona che entra lo vede. E se nessuno lo tocca, quando io rientro lo ritrovo».

 

Il mercato: investimenti e stime al 2030

Zanuttini non è l’unico a credere nelle potenzialità del metaverso. Secondo un report McKinsey dedicato alla creazione di valore nel Metaverso, imprese IT, venture capitalist e private equity nei primi cinque mesi del 2022 hanno investito più di 120 miliardi di dollari, più del doppio dei 57 miliardi di dollari investiti in tutto il 2021. Un’accelerazione dovuta fondamentalmente all’acquisizione di Activision da parte di Microsoft (69 miliardi di dollari). Le grandi aziende tecnologiche stanno investendo in misura molto maggiore di quanto non facessero per l’intelligenza artificiale (AI) in una fase simile della sua evoluzione (viene considerato come anno comparabile il 2016, in cui l’Ai ha attirato 39 miliardi di investimenti). McKinsey stima un impatto fino a 5 trilioni di dollari entro il 2030. I settori: energia (18%); automotive, macchinari e assemblaggio (17%); alta tecnologia (17 per cento); turismo (15 per cento); media e intrattenimento (15%). Secondo Citi (report: metaverse and money), il metaverso è la prossima generazione di Internet, e rappresenta un mercato che nel 2030 sarà fra gli 8 e i 13 triliardi di dollari, avrà oltre 5 miliardi di utenti, a livello business le applicazioni più immediate sono e-commerce, rapporti con il cliente, vendite e marketing, formazione, conferenze, engineering e design, smart manufacturing.

Secondo il report di Accenture “Meet me in the metaverse” il 71% dei global executive ritiene che il metaverso avrà un impatto positivo sulla propria organizzazione, e il 42% pensa che comporterà una svolta o una trasformazione

Le applicazioni del metaverso: la formazione

Nel metaverso sono in un’aula virtuale e intorno a me vedo gli avatar dei colleghi

Tutte le analisi sono sostanzialmente d’accordo su un punto: fra i campi più immediati di applicazione per le aziende ci sono il marketing e la formazione. Nelle aziende, per esempio, viene utilizzato per la formazione della forza vendite sui propri prodotti. «La formazione fisica richiede spostamenti, costi. La formazione a distanza risolve questi problemi, ma è bidimensinale. Per corsi o eventi che coinvolgono dieci, 20, 30 persone, le piattaforme come Zoom, o Teams, possono non essere la soluzione ideale. Nel metaverso, invece, sono in un’aula virtuale, intorno a me vedo gli avatar dei colleghi. Per fare invece la formazione su un macchinario, può essere più semplice il virtual training, «se devo solo concentrarmi su specifiche azioni, non serve il metaverso». Per rendere l’apprendimento il più possibile coinvolgente, «stiamo lavorando sulle emozioni nel metaverso, cercando di rendere l’esperienza attraverso l’avatar il più realistica possibile». Questa, secondo Zanuttini, è la vera sfida per i metaverse enabler. Come si fa? «Studiando le ambientazioni, utilizzando l’intelligenza artificiale sviluppando algoritmi che raccolgono informazioni su quello che accade nell’ambiente in 3d, analizzando toni di voce, gesti. Studiamo la combinazione giusta dell‘avatar, tra caricatura e copia della persona fisica».

 

Il digital twin nel metaverso

Il mondo manifatturiero utilizza già i digital twins, gemelli digitali che vengono costantemente aggiornati, consentono simulazioni, forniscono dati.

La smart factory è un altro settore applicativo su cui si registra una convergenza di interesse. Qui, forse, i tempi sono un po’ più lunghi. «Il lavoro remoto oggi è possibile per i colletti bianchi – segnala Zanuttini – Nel metaverso potrà invece lavorare anche un operaio addetto a un impianto». In realtà, comunque, il mondo manifatturiero utilizza già i digital twin, che vengono costantemente aggiornati, consentono simulazioni, forniscono dati. Esempi pratici: Bmw sta costruendo un gemello di fabbrica digitale su Nvidia Omniverse, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza della catena di approvvigionamento, Boeing sta utilizzando gemello digitali per costruire aeroplani nel metaverso, Siemens Energy utilizza digital twin per la manutenzione predittiva delle centrali elettriche.

Zanuttini, nel mondo industriale, punta sullo show room. «Pensiamo ad aziende che hanno la necessità di presentare prodotti al mercato, ai clienti. I prodotti possono essere di grandi dimensioni, difficili da esporre. Il trasporto può essere costoso, complicato, per cui bisogna invitare i clienti, invece che mandare i prodotti. Nel metaverso, lo showroom è un ambiente virtuale». Si possono creare showroom virtuali grandissimi, importare le copie digitali dei prodotti, organizzare un percorso di visita». Esempio pratico: un’azienda che fa arredamenti da esterni, tende, strutture di rivestimento. Sono prodotti difficili da esporre, magari perché prevedono tante varianti. In uno showroom virtuale, posso prenderli in mano, aprirli, smontarli, inserirli in un ambiente immersivo, realistico. Lo showroom virtuale può essere utilizzato per presentare i prodotti agli studi di architettura, ai rivenditori, agli agenti».

 

Il sito internet in 3D

Questo è uno dei primi passaggi che un’impresa può fare, l’evoluzione del sito da 2d a 3d. Consente per esempio di realizzare una presentazione aziendale immersiva. «Non mi limito a schermate a 2 dimensioni, ma presento un percorso. Posso sfruttare l’effetto wow». Si pensa subito al negozio virtuale, che consente un’interazione a 360 gradi al cliente, ripercorrendo l’esperienza fisica. Ma non è l’unica applicazione. Si può anche mettere online il proprio stabilimenti in 3D e consentirne la visita. In questo caso, nel metaverso si può entrare con il proprio browser tradizionale, oppure con il tablet o lo smartphone, semplicemente cliccando su un link.

la storia del metaverso

I device per entrare nel metaverso

nel metaverso si entra con qualsiasi device. I visori immersivi rendono l’esperienza più completa

In generale, nel metaverso si entra con qualsiasi device. Ci sono i visori immersivi, che rendono l’esperienza più completa. Ma «per rendere utilizzabili da chiunque queste soluzioni bisogna rendere realistico il metaverso anche con il browser. Con il visore è piu facile, ma non tutti ne dispongono, anche nel mondo business. Il 99% degli accessi nel metaverso avviene senza dispositivo immersivo». Fra l’altro, ci sono ambiti in cui è anche più comodo usare solo il browser, come nella formazione, che può richiedere di restare in un ambiente virtuale per  diverse ore. In questo caso, in genere si accede cliccando su un link di invito, che viene mandato per esempio via posta, o attraverso una chat.

 

Le soluzioni Techstar

«La nostra piattaforma è Meta Presence, funziona in modalità saas (software as a service), sul cloud. Le aziende possono creare, configurare e gestire il proprio metaverso». Consente di gestire diverse soluzioni: il metaverso pubblico, quindi il sito in 3d, il meta showroom, e il meta training. Si crea l’ambientazione, e si gestiscono gli eventi che vengono fatti nel metaverso. La piattaforma utilizza le tecnologie legate alla realtà virtuale, l’intelligenza artificiale per estrarre informazioni e a gestire la realisticità degli avatar, tecnologie 3D standard e grafiche 3D standard per le ambientazioni. Techstar, per creare l’accesso al Metaverso, abilitarlo e gestirlo creando opportunità di business, si avvale dell’expertise di AiperTech – laboratorio di ricerca in ambito AI spin-off dell’Università di Udine.

Il costo di Meta Presence è contenuto, mille o poche migliaia di euro al mese. La modalità saas prevede che non ci siano altri investimenti, per esempio sul cloud, o di manutenzione. E’ tutto compreso, anche l’ambientazione, il design, «in questo modo che anche le aziende piccole possano partire con ambientazioni curate». C’è anche Meta Presence Crm, che collega Salesforce al metaverso. Il Crm può generare gli inviti, analizzare i dati degli eventi che si svolgono nel metaverso, organizzare meeting, creare customer journey personalizzate. Meta Presence è compatibile con gli altri metaversi. Qui si potrebbero aprire digressioni sul fatto che esistano uno o più metaversi. Ma sostanzialmente la compatibilità significa «che stiamo attenti agli standard, per esempio per aprire le porte, comunicare fra diversi ambienti, modellare gli avatar».














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