Le strategie di Italdesign Giugiaro all’alba della rivoluzione dell’e-mobility

di Marco de’ Francesco ♦ Non solo Volkswagen ma anche nuove case automobilistiche e start up nel futuro della prestigiosa firma automotive. L’auto elettrica cambia anche il design delle vetture, e il prototipo DaVinci,  è l’esempio di come Italdesign vuole allargare il suo business

«Il modello è pronto per essere prodotto in serie. Cerchiamo il costruttore giusto, anche non Volkswagen». Parole del Ceo di Italdesign Giugiaro Jörg Astalosch, a seguito della presentazione del prototipo full electric DaVinci, qualche giorno fa al Salone internazionale dell’automobile di Ginevra. Parole che riflettono la nuova strategia dell’azienda, prestigiosa firma del design – fondata 51 anni fa dal geniale Giorgetto Giugiaro e dal  socio Aldo Mantovani – che ha progettato o ingegnerizzato pietre miliari come la Lancia Delta e la Lamborghini Gallardo: aprirsi sempre più al mercato libero, collaborando con costruttori globali diversi dalla “casa madre” acquisita.

Quasi dieci anni fa, infatti, l’impresa di Moncalieri è entrata nell’orbita del gigante di Wolfsburg, che per cinque anni ne ha assorbito la produzione. Poi, di anno in anno, Italdesign Giugiaro ha guadagnato spazi in America, Giappone, Corea e Cina. Ora si tratta di fare un balzo più deciso, perché l’elettrico e le nuove tecnologie offrono chance di collaborazione diversificate e globalizzate  che non si possono perdere, perché sul piatto ci sono soluzioni tecnologiche indispensabili per affrontare le nuove sfide del mercato. E non tutto si può realizzare in casa. Peraltro, Italdesign è impegnata anche in altri settori, dal 3D printing all’industrial design. È questo l’obiettivo dell’azienda, un team di mille dipendenti divisi tra le sedi italiane, uffici in Germania e la storica subsidiary di Barcellona che realizzano un fatturato di circa 200 milioni. Inoltre, secondo il Ceo, «ci sono buoni motivi per pensare a un 2019 in crescita». Ecco l’intervista.







 

Jörg Astalosch, Ceo di Italdesign Giugiaro

D. Il modello full-electric DaVinci, presentato al salone di Ginevra anche in occasione del cinquecentesimo anno dalla morte di Leonardo, ha destato molto interesse. È solo un prototipo? Sarà mai prodotto su scala industriale?

R.«Il concept è quello di una Gran Turismo, e si è lavorato molto sia alle linee esterne che all’interior design: il segmento è quello premium. Ha una natura sportiva, ma le misure, quasi cinque metri in lunghezza, e due in larghezza, sono studiate per garantire un’esperienza di comfort a quattro passeggeri. A mio avviso, nel complesso l’effetto finale è quello di un veicolo molto armonioso, proporzionato ed elegante. Detto questo, abbiamo curato la fattibilità del progetto: per ora è solo un prototipo, ma può essere tradotto in una realtà industriale su una piattaforma elettrica».

D. Tipo una piattaforma Volkswagen? Il gigante di Wolfsburg ha un piano di investimenti pari a 45 miliardi, di cui 30 nell’elettrico.

R. «Potrebbe essere Volkswagen, ma anche no. Mettiamola così: noi siamo contenti di cooperare con qualsiasi costruttore al mondo, consapevoli del fatto che il progetto è meritevole di attenzione e che l’idea sottesa a DaVinci è bella e innovativa. Tirando le fila, la nostra ambizione è senz’altro la produzione su scala industriale del veicolo, ma stiamo cercando il giusto Oem per questo, e potrebbe essere sia un costruttore tradizionale che un newcomer».

D. Si è parlato anche di una variante con motore endotermico

R. «Di per sé, la macchina può essere adattata anche al motore a scoppio. Ma ha una sua bellezza come auto elettrica, e le proporzioni sono diverse. Dunque l’ipotesi più realistica resta quella dell’elettrico, e anche noi stiamo spingendo in questa direzione».

 

Il modello full electric DaVinci, frontale

 

D.Come sta cambiando il design con l’avanzata dell’elettrico?

R. «Di sicuro stiamo assistendo a dei cambiamenti importanti, quanto a design nel settore automotive. C’è anzitutto una ragione molto evidente: il motore elettrico occupa meno spazio di quello a combustione; pertanto, il frontale dell’auto può essere assai diverso, sia per l’aspetto che sotto il profilo funzionale. In genere, tra i due tipi di veicolo si riscontrano differenze sia ingegneristiche che relative alla produzione, e queste difformità si riflettono anche sulla nostra attività. Poi, dal momento che si tratta di integrare motori elettrici nei veicoli, si tratta di operare in aree ad alto voltaggio. Ciò comporta nuovi skill per gli operatori, e uno speciale addestramento. In vista di tutte queste trasformazioni, stiamo lavorando sulle competenze del nostro personale, che è molto impegnato sulla strada che porta al futuro. Per noi questo è molto importante».

D. Quali strategie la vostra azienda sta adottando per cogliere le opportunità derivanti dal cambiamento verso l’elettrico?

R.«In passato l’azienda si è dimostrata in grado di cogliere quelle dei tempi, realizzando una serie di macchine leggendarie: dall’Alfasud, alla Passat, alla Golf. Più di recente, con l’attuale team di progettazione, l’Alfa 159. La nostra ambizione è quella di rivestire, per i costruttori, la stessa importanza che abbiamo avuto in passato, e anche di più. Attualmente godiamo di prestigio presso i carmaker tradizionali; ma si stanno facendo avanti startup e nuove aziende dirette a modificare la mobilità del futuro. Possiamo stringere delle partnership perfette con queste nuove realtà. Noi abbiamo le nostre competenze e loro le loro, ma nei fatti ci possono aiutare a realizzare soluzioni innovative sulle macchine per far fronte alle richieste della clientela, dei costruttori».

D.In pratica, startup e nuove aziende possono fornire tecnologia

R.«Nuove competenze specifiche, che ci possono consentire di realizzare prototipi per veicoli elettrici sempre più performanti, ma anche per altre forme di trazione e per altro in generale. Il filo rosso, rispetto al passato, resta l’orientamento al cliente, costruttore tradizionale o newcomer. Che si operi in via solitaria, o in partnership, la comprensione delle sue esigenze è fondamentale per noi».

D.Cosa significa la trasformazione digitale per Italdesign Giugiaro?

R.«Se un’azienda come la nostra vuole avere successo, è necessario che i processi siano completamente digitalizzati. Si pensi al prototipo GT-R50, basato su una Nissan GT-R Nismo dell’anno scorso: è stato sviluppato da noi. Tutto il lavoro di rendering e di interpretazione del disegno della casa automobilistica di Yokohama lo abbiamo realizzato grazie all’alto grado di digitalizzazione dei nostri sistemi, che ci ha consentito di mettere insieme funzionalità e forma. Per far ciò, occorreva valorizzare i Big Data: questi devono essere resi disponibili a più funzioni aziendali e anche ad aziende partner, in caso di coworking. Sono così si possono ottenere sviluppi efficienti e appropriati».

 

Il modello full electric DaVinci, frontale

 

D .Quali tecnologie innovative avete adottato?

R.«Posso fare due esempi che abbiamo adottato per la nostra produzione: anzitutto, un tracciamento elettronico che consente al customer di sapere sempre quale prototipo o quale parte di esso si sta realizzando e a che punto sono i lavori; e poi il nostro Plm, un sistema per la gestione del ciclo vita del prodotto – dalla ideazione, allo sviluppo, al lancio sul mercato, al ritiro. Permette di realizzare uno sviluppo appropriato del bene in un ambiente multi-target e basato sull’IT. È anche un nuovo business per noi, visto che possiamo vendere il sistema ad aziende terze».

D. Qual è il vostro obiettivo per il 2019?

R.«Nel 2018 abbiamo riscosso buoni risultati; si consideri che nel 2015 il nostro turnover era attorno ai 165 milioni di euro. Ora il nostro obiettivo è diventare più globalizzati, con più clienti globali».

D. Dal 2010 al 2015 avete lavorato quasi solo per Volkswagen; poi, gradualmente, vi siete aperti al mercato libero, e per il 2018 l’obiettivo era di superare il 20% in fatto di revenue provenienti da clienti esterni. Non basta?

R.«Quando innesti innovazione nel mercato, devi assicurarti di renderla disponibile a più costruttori. Noi abbiamo la chance per farlo. Vogliamo essere sicuri di promuovere la nostra tecnologia per l’elettrico, e abbiamo altre cose interessanti da offrire: ad esempio, l’hmi (interfaccia uomo-macchina; nell’automotive, con l’avvento dei quadri di bordo digitali, sta diventando sempre più importante e specializzata), tool per l’industria e tanto altro».














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