L’analisi di Algebris sulla strategia energetica in Europa

Il consumo di gas in Germania è diminuito in media del 15% nei primi 6 mesi dell’anno rispetto al 2021. In Italia "solo" del 2%: basterà per la primavera 2023? Il punto di vista di Silvia Merler, head of esg and policy research di Algebris

Al termine di un’estate estremamente calda, l’inverno sta arrivando. Con l’annuncio da parte di Gazprom di un ulteriore ciclo di “manutenzione” a partire dalla fine di questa settimana, aumenta l’incertezza in merito all’affidabilità dei flussi di gas russo verso l’Europa durante i mesi invernali. Nel frattempo si ripongono grandi aspettative per la riunione dei ministri dell’Energia Ue prevista per il 9 settembre, sulla scia dei commenti di Ursula von der Leyen riguardanti la necessità di sganciare il crescente prezzo dell’elettricità da quello del gas. Un argomento chiave, tuttavia, sembra attirare decisamente meno attenzione: il ruolo del risparmio energetico.

Il risparmio energetico svolge un ruolo fondamentale nell’equazione della sostenibilità dei bilanci energetici Ue. Ciò è evidente dal confronto dell’andamento delle scorte di gas in Germania e in Italia ipotizzando tre differenti scenari per i prossimi mesi. Per la Germania, fortemente dipendente dal gas russo, una riduzione dei flussi senza alcuna variazione dei consumi sarebbe disastrosa (Scenario 1). Tuttavia, il consumo di gas tedesco è già diminuito in media del 15% nei primi 6 mesi dell’anno rispetto al 2021. Se continuerà a risparmiare energia a questo ritmo, la Germania disporrà di gas a sufficienza per sopportare un eventuale scenario di taglio completo dei flussi di gas russo (Scenario 2) e lo stoccaggio rimarrebbe in territorio positivo nell’ipotesi che la Russia continui a inviare circa il 10% dei flussi (Scenario 3).







L’Italia parte da una posizione più favorevole in termini di dipendenza dalla Russia riguardo al gas. Tuttavia, il consumo di gas è diminuito di appena il 2% nei primi 6 mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. A questo ritmo di consumi, l’Italia resterebbe senza gas entro la primavera 2023, perfino se la Russia continuasse a inviare il 10% dei flussi (Scenario 3). Sebbene i dati di fine estate non ancora disponibili possano delineare un quadro più rassicurante, sulla base dei dati osservati finora l’Italia necessiterebbe di un significativo aumento dei risparmi energetici per far fronte a uno scenario di taglio totale dei flussi di gas russo (Scenario 2). La correzione della domanda richiesta sarebbe molto più contenuta rispetto a quella necessaria in Germania in termini assoluti, ma ammonterebbe comunque a più del doppio di quanto osservato finora.

Come mai si riscontrano queste differenze di risparmio energetico? Un chiaro motivo risiede nella percentuale di gas utilizzato per la produzione di energia elettrica rispetto al consumo totale di gas, che risulta più elevata in Italia (~35%) rispetto alla Germania (~15%) e che costituisce un’area in cui la sostituzione può rivelarsi particolarmente problematica nel breve periodo. Tuttavia, il consumo di gas per la produzione di energia elettrica è diminuito del 3% in Germania nei primi 6 mesi dell’anno rispetto alla media per lo stesso periodo del 2019-21. In Italia, la stessa misura è aumentata del 9%.

Escludendo la componente della produzione di energia elettrica, la discrepanza è ancora notevole: il consumo di gas è diminuito del 10% in Germania durante i primi 6 mesi dell’anno rispetto alla media dello stesso periodo del 2019-21, mentre in Italia la stessa misura è diminuita solo del 3%. Se da un lato questo dato rispecchia indubbiamente una crescita economica più sostenuta in Italia rispetto alla Germania nello stesso periodo, dall’altro anche la politica conta. Finora il governo italiano si è concentrato maggiormente sul proteggere i consumatori dall’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia piuttosto che sull’incentivare il risparmio energetico a livello sistemico. L’Italia ha speso il 2,8% del Pil in poco meno di un anno (uno dei tre maggiori interventi nell’Ue) per misure finalizzate a ridurre l’impatto dei prezzi sui consumatori. Sebbene alcune agevolazioni siano necessarie per proteggere i più bisognosi, gli interventi non mirati hanno il rovescio della medaglia di ridurre gli incentivi al risparmio energetico o alla sostituzione del gas.

In Germania dall’altro lato, risparmi e sostituzioni stanno accadendo anche dove sembrava inizialmente impossibile. La casa automobilistica Audi, per esempio, ha dichiarato di poter sostituire il 20% del suo consumo di gas a breve termine, e che solamente il 10% del gas che utilizza non è sostituibile. Il gigante del settore chimico Basf ha indicato che può sostituire il 15% del gas usato per riscaldamento e vapore con l’uso del petrolio, e può rimpiazzare il gas utilizzato per la produzione di ammoniaca importandola. L’acciaieria Arcelor Mittal inoltre ha detto di poter ridurre il consumo di gas passando all’importazione di pezzi di metallo.

L’attuale dibattito energetico in Europa è incentrato sui prezzi e sullo stoccaggio, tralasciando di affrontare il ruolo delle quantità e dei flussi. Ciò genera confusione. Il rincaro dei prezzi appare difficile da conciliare con la (buona) notizia che lo stoccaggio si avvicina a livelli altissimi prima di quanto previsto. Tuttavia, lo stoccaggio rappresenta in genere circa il 25% del consumo annuale di gas, pertanto se i flussi dovessero ridursi in modo significativo, lo stoccaggio si esaurirebbe rapidamente a livelli invariati di consumo di gas. L’Europa registra una carenza di gas, di cui i prezzi elevati sono un effetto derivato. In presenza di tale vincolo quantitativo, la riduzione dei prezzi a consumi invariati richiederebbe comunque implicitamente un certo razionamento. Il risparmio energetico può giocare un ruolo chiave nel mitigare questo trade-off, e dovrebbe pertanto figurare in cima all’agenda della riunione dei ministri dell’Energia dell’Ue che si terrà la prossima settimana.














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