Germania e Italia: la fase due delle filiere industriali interconnesse

di Laura Magna ♦︎ L’interscambio dei due Paesi vale quasi 130 miliardi di euro, con la sola Lombardia che pesa oltre un quinto del totale. Le supply chain più coinvolte sono automotive e pharma. Occorre disegnare misure omogenee che diano nuovamente slancio alla manifattura. Ne abbiamo parlato con Jörg Buck, a capo della Camera di Commercio italo-germanica

C’è bisogno di un sostegno immediato e massiccio perché l’industria tedesca – e con essa quella italiana che alla prima è strettamente interconnessa – riparta con slancio. Ma è necessario anche «un grande sforzo a livello europeo per garantire le migliori misure per la tenuta dei sistemi economici di tutti i Paesi». Ben vengano strumenti già esistenti, come il Mes, per coordinare questo genere di interventi.

La ricetta per il rilancio della Germania è di Jörg Buck,consigliere delegato della Camera di Commercio Italo-Germanica (Ahk Italien) e Rappresentante dell’Economia Tedesca in Italia (ruolo ulteriore ma pur sempre legato alla Camera di Commercio Italo-Germanica) che a Industria Italiana lancia un appello affinché si punti in maniera decisa ad alimentare la joint-production con l’Italia. La definisce così Buck, la produzione congiunta, perché Italia e Germania sono indissolubilmente intrecciate sul fronte dell’industria: automotive, meccanica, pharma, i settori più rilevanti per entrambe le economie non possono esistere se non insieme.







E se nel 2019 abbiamo osservato segni di debolezza proprio in questa joint-production, oggi più che mai le sue due controparti devono agire come alleate nella battaglia contro il Coronavirus per limitarne gli effetti funesti che sono già visibili e che potrebbero estendersi nello spazio e nel tempo. Se si riesce invece a difendere prima e poi ad alimentare le due manifatture più importanti d’Europa e le loro interazioni, esse potranno «tornare a essere il traino della crescita dell’intero Continente».

 

Italia-Germania: una partnership industriale solida e strutturale

Perché agire in maniera sincronica conviene sia alla Germania, sia all’Italia? La spiegazione sta nei numeri. Il volume dell’interscambio commerciale tra i due Paesi ha registrato un lieve calo nel 2019 rispetto all’anno precedente, attestandosi su un totale di 127,7 miliardi di euro (-0,5%), secondo i dati rilasciati dalla Camera di Commercio Italo-Germanica. Un calo che secondo Buck è fisiologico «dopo quattro anni consecutivi segnati ciascuno da un nuovo record della nostra partnership economica. Si tratta di un dato che è la riprova di un rapporto di collaborazione solido e radicato e che segnala la tenuta dell’interscambio commerciale tra i nostri Paesi, anche a fronte del rallentamento della locomotiva tedesca e dell’economia globale nel suo complesso».

Export Italia verso Germania dal 2014 al 2019.Si nota una crescita costante. Fonte Ahk

 

Secondo Istat lo scorso anno le esportazioni italiane verso la Germania hanno toccato quota 58,1 miliardi di euro (-0,1% rispetto al 2018) mentre il valore delle importazioni si è attestato a 69,6 miliardi di euro (-0,8% rispetto al 2018). La Germania ha confermato così la posizione di primo partner commerciale per l’Italia consolidando anche il netto distacco dal secondo posto, occupato dalla Francia con 86,4 miliardi di euro. Tra i partner della Germania, l’Italia mantiene la quinta posizione raggiunta nel 2018 ampliando il divario rispetto al Regno Unito, che rispetto all’anno precedente perde un’altra posizione a favore della Polonia.

La prospettiva di interscambio italiana nel 2019. La Germania è al primo posto, seguita dalla Francia. Fonte Istat

 

L’export lombardo verso la Germania vale già di quello della Corea del Nord

A livello regionale, si confermano particolarmente positive le performance dei territori che svolgono tradizionalmente un ruolo di traino dei rapporti commerciali bilaterali: le regioni del Nord Italia (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna in testa) e i Land più industrializzati (Baviera, Baden-Württemberg e Renania Settentrionale-Vestfalia), attori regionali italiani e tedeschi con un peso relativo in termini di interscambio superiore a quello di interi Paesi.

Le regioni italiane più attive negli interscambi con la Germania. Ai primi posti Lobardia e Veneto. Fonte Elaborazioni AHK Italien su dati Istat e Destatis, gen-dic 2019

Per dare un’idea dell’incidenza, basti notare che l’export dalla Lombardia alla Germania vale 43,3 miliardi di euro, più dei 29,6 miliardi della Corea del Sud e i 20,9 miliardi di merci che vengono esportate dal Veneto sono superiori ai 16 miliardi dell’export canadese. L’export della Baviera verso l’Italia vale di più di quello della Polonia (24,5 miliardi contro 23,2 miliardi) e quello del Baden-Württemberg più della Russia (23,1 contro 22,2 miliardi). Numeri che sono davvero indici di una collaborazione importante (e che sono riassunti nella slide soprastante e sottostante)

I land tedeschi più attivi negli interscambi con l’Italia. Ai primi posti Baviera e Baden – Württemberg

 

I settori perno della partnership: auto, macchine, pharma

Perno della partnership commerciale italo-tedesca è la produzione industriale e i flussi principali riguardano i settori dell’automotive, dei macchinari, del chimico/farmaceutico e dell’elettrotecnica/elettronica: la corrispondenza tra i principali settori di export dei due Paesi conferma ancora una volta l’esistenza di un legame di co-produzione e interconnessione. Per esempio l’automotive vale l’11,4% dell’export italiano verso la Germania e il 16% di quello tedesco verso l’Italia. Le macchine occupano una fetta del 14,5% nel flusso Italia Germania e del 13,8% nella traiettoria inversa. Ancora, il pharma vale 14,4% nella via da Milano a Berlino e il 18,6% nella direzione opposta. L’impatto del Coronavirus sarà più pesante proprio su questi settori chiave.

Perno della partnership commerciale italo-tedesca è la produzione industriale e i flussi principali riguardano i settori dell’automotive, dei macchinari, del chimico/farmaceutico e dell’elettrotecnica/elettronica. Fonte Elaborazioni AHK Italien su dati Destatis, gen-dic 2019

«I flussi principali riguardano i settori dell’automotive, che già stava subendo una profonda trasformazione, dei macchinari, uno dei capisaldi della nostra “joint production”, del chimico/farmaceutico, che negli ultimi anni in Italia ha avuto un trend positivo e dell’elettrotecnica/elettronica. Come era prevedibile, le esportazioni sia dall’Italia che dalla Germania in ambito automotive e chimico/farmaceutico hanno registrato una flessione. Si osservano tuttavia anche settori in lieve crescita, come quello dei macchinari nel caso dell’Italia e l’elettrotecnica/elettronica per la Germania», continua Buck.

la corrispondenza tra i principali settori di export dei due Paesi conferma ancora una volta l’esistenza di un legame di co-produzione e interconnessione. Fonte Elaborazioni AHK Italien su dati Destatis, gen-dic 2019

 

Effetto pandemia: perdite tra il 10 e il 50% per il fatturato della aziende della community italo-tedesca

Tuttavia, spiega il consigliere delegato della Camera di Commercio italo-germanica, è «difficile già ora quantificare gli impatti dovuti alla diffusione del Coronavirus. Da una quick survey diffusa a inizio marzo tra i nostri soci e ripetuta a distanza di un mese, abbiamo rilevato che la diffusione della pandemia si manifesta a livello economico soprattutto con un calo della domanda di prodotti e servizi, un effetto sottolineato dal 75% dei rispondenti. Ne deriva che più della metà delle imprese prospetta perdite tra il 10 e il 50% sul fatturato 2020. Di conseguenza, se nella prima edizione della survey la stima prevalente sui tempi di ripresa faceva riferimento a un arco temporale di tre mesi, si osserva ora un atteggiamento più cauto e quasi la metà (48%) dei rispondenti non si aspetta di tornare al normale regime di attività prima di sei mesi».

Quasi la metà (48%) dei rispondenti alla survey Ahk sull’impatto del Covid sulle imprese non si aspetta di tornare al normale regime di attività prima di sei mesi. Fonte Ahk

 

Gli altri impatti rilevanti osservati empiricamente dalle imprese della business community italo tedesca come effetto diretto del lockdown imposto dal Coronavirus e che risulteranno in una riduzione del fatturato, sono le restrizioni di viaggio (per il 61%), la cancellazione di fiere ed eventi (per quasi il 56% dei rispondenti) e la cancellazione di ordini (oltre il 42%). Problemi di logistica sono stati riscontrati dal 38% delle imprese interrogate, e dal 35% è stata sperimentata la cancellazione di investimenti mentre un tema di mancanza di liquidità è stato già oggetto di interesse per il 30,8% degli stessi imprenditori. 

Restrizioni di viaggio (per il 61%), cancellazione di fiere ed eventi (per quasi il 56% dei rispondenti) e cancellazione di ordini (oltre il 42%), sono per la community italo tedesca i maggiori effetti diretti del lockdown imposto dal Coronavirus. Fonte Ahk

 

La Ahk Italien ha inoltre raccolto una serie di dati sulle aspettative di business delle imprese tedesche in Italia, nell’ambito delle survey condotte periodicamente a livello globale dall’associazione tedesca delle Camere di Commercio e Industria (DIHK). I dati dell’indagine “Ahk World Business Outlook” relativi all’Italia mostrano un clima di diffusa preoccupazione per la congiuntura economica; l’83% delle aziende valuta in maniera negativa le prospettive di sviluppo economico del Paese a medio termine e il 63% dei rispondenti teme anche un’evoluzione negativa del business della propria azienda. Anche a fronte di queste valutazioni, le aziende italo-tedesche segnalano tuttavia la volontà di tutelare il fronte occupazionale: l’83% delle imprese rispondenti prevede infatti un livello di manodopera impiegata costante oppure in crescita. La preoccupazione delle aziende è dettata principalmente dalla prospettiva di un forte calo della domanda, come abbiamo già detto: questo fattore è il principale rischio per l’81% delle imprese partecipanti, seguito dalle scelte di politica economica (50%) e dalla difficoltà di reperire finanziamenti (21%).

 

Mentre si affronta il tema della liquidità, a preoccupare di più è il pesante calo della domanda

Jörg Buck, consigliere delegato della Camera di Commercio Italo-Germanica (Ahk Italien)

Tuttavia, proprio il calo della domanda è il maggiore dei problemi nel prossimo futuro, perché sul fronte dei finanziamenti, molti passi sono stati fatti. In Italia con l’estensione della garanzia su 400 miliardi di euro che le banche potranno erogare alle imprese italiane con garanzia pubblica al 100% per prestiti fino a 800mila euro e con garanzie calanti fino al 70% in base al fatturato delle aziende di maggiori dimensione, per prestiti superiori agli 800mila euro e fino ai 5 milioni. E, come spiega Buck, dal canto sua «la Germania ha risposto all’emergenza dovuta alla diffusione del Covid-19 adottando un pacchetto di misure per un valore complessivo di circa 1.100 miliardi. I principali provvedimenti riguardano il sistema sanitario e il sostegno all’economia e al lavoro con lo stanziamento di 50 miliardi di euro di sovvenzioni per le imprese fino a 10 dipendenti e per i lavoratori autonomi e l’ampliamento della fruizione dei sussidi per il lavoro a breve termine. Al momento, la preoccupazione delle aziende è dettata soprattutto dal calo della domanda legato alle ripercussioni dell’emergenza sanitaria».

 

La necessità di un intervento europeo (attraverso il Mes)

Anche sul fronte dell’intervento europeo le cose sembrano muoversi. «Ci auguriamo un intervento immediato a livello europeo che permetta all’Italia e agli altri Paesi colpiti dall’emergenza sanitaria di ripartire al più presto. Speriamo che questa situazione possa essere superata tra due o tre mesi e che possano ripartire sia l’economia italiana che quella tedesca perché fra le due c’è un forte rapporto di interconnessione. Al momento, la scelta migliore è quella di usare gli strumenti già esistenti e disponibili, come il Mes, per garantire la liquidità alle imprese e salvaguardare i posti di lavoro», secondo Buck.

Collaborazione Italia-Germania

Italia e Germania stanno collaborando attivamente e a supporto l’una dell’altra, secondo la Camera di commercio Germanica, nella convinzione che ci siano misure attraverso cui le due maggiori economie manifatturiere europee possono trainare l’economia dell’Europa.

«Le aziende, in Germania e nel mondo, finora hanno scelto spesso imprese italiane in qualità di fornitori unici. Dato che in questo momento le difficoltà di fornitura non mancano, dobbiamo garantire fin da subito una stretta collaborazione tra le aziende e le autorità affinché vengano emessi i dovuti permessi per riprendere il lavoro il prima possibile. Inoltre, questo momento di difficoltà ha una complessità tale da richiedere due diversi livelli di intervento. Da un lato, le aziende chiedono un sostegno deciso e immediato per poter ripartire al più presto, facendo tesoro degli asset – come la digitalizzazione e lo smart working – che hanno permesso loro di non fermarsi completamente. Dall’altro lato è necessaria una forte unione d’intenti e un grande sforzo a livello europeo per garantire le migliori misure per la tenuta dei sistemi economici di tutti i Paesi. Italia e Germania stanno collaborando attivamente e a supporto l’una dell’altra anche in questo momento. Siamo le due prime economie manifatturiere europee e mai come ora abbiamo il dovere di trainare le scelte economiche per dimostrare che uniti possiamo far tornare a prosperare la joint-production italo-tedesca, a vantaggio di tutti».














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