Imprenditoria scientifica, la via che porta a industria 5.0

di Piero Formica* ♦︎ Il trasferimento tecnologico trasmette alla imprese informazioni e dati tecnici risultanti dalla ricerca. Così si formano le avanguardie dell’innovazione. E si creano impianti di produzione sempre più intelligenti, sicuri, efficienti. È il passaggio dalle rivoluzioni industriali alla rivoluzione della conoscenza!

Lindustria è all’avanguardia dell’innovazione su più fronti: catene di fornitura, processi di business, collaborazioni tra imprese, riorganizzazione degli strumenti di produzione e dei prodotti. La modellazione predittiva e gli strumenti di simulazione fanno imboccare all’industria un nuovo percorso verso impianti di produzione più intelligenti, più sicuri e più efficienti. Ciò spesso avviene attraverso programmi di trasferimento tecnologico che trasmettono all’industria informazioni e dati tecnici risultanti dalla ricerca scientifica. Se implementato con efficienza e velocità, un approccio orientato alle informazioni e ai dati aiuta a sviluppare applicazioni che risolvono problemi pratici per i prodotti e i processi industriali. L’industria si rinnova anche incoraggiando le giovani leve a fondare imprese che attingono alle fonti della scienza. Spetta ai protagonisti dell’attuale rivoluzione industriale 4.0 (in prospettiva, 5.0) svolgere insieme agli scienziati un tale compito, impegnativo quanto entusiasmante giacché porta nuova linfa vitale all’industria.

Incamminarsi lungo la strada dell’imprenditorialità scientifica…

Ci sono due errori che si possono commettere lungo la strada dell’imprenditoria scientifica: non cominciare e non andare fino in fondo. Giovani che familiarizzano con le mappe della conoscenza iniziano e poi si inoltrano nel cammino dell’imprenditorialità scientifica indossando i panni dell’Homo Sapiens che pensa in modo intelligente, dotato della capacità di vedere oggetti e eventi attraverso la lente del contenuto scientifico, e dell’Homo Sentiens che compiere esperimenti su qualcosa immaginata o raffigurata nella mente. Facendo leva sulle qualità di Homo Sentiens dotato del codice della coscienza, il giovane aspirante imprenditore scientifico potrà fondare un’impresa guidata non dall’intelligenza artificiale bensì dagli esseri umani che hanno la predisposizione emotiva ad apprezzare esperienze soggettive per proiettarli in un futuro imprevedibile ma che può essere costruito con la risoluzione di agire straordinariamente.







Il passaggio dalle rivoluzioni industriali alla rivoluzione della conoscenza fa intravedere ai giovani uno scenario inedito nei due campi dell’istruzione e dell’imprenditorialità. Ieri e ancora oggi, si studia per acquisire una competenza da spendere nel mondo del lavoro, nelle imprese nate soprattutto da idee di artigiani. Sono fabbriche che lavorano materiali conosciuti. Con l’evoluzione in corso dell’età della conoscenza che accelera il progredire della scienza, il pendolo dello studio si sposta verso la generazione di idee che fanno leva sulle scoperte per poi tradurle in imprese scientifiche. Dall’adattarsi ad una competenza per trovare lavoro, l’attenzione degli studenti tenderà a concentrarsi sull’abilità di ideare per intraprendere, tracciando un solco nel terreno della scienza con l’aratro della sperimentazione per creare nuove cognizioni. E così fioriranno imprese scientifiche.

Divisione delle risorse fra quattro ambiti di ricerca (valori in % sul totale). Fonte Pnrr, elaborazione Cnr

con giovani che si muovono nel vasto paesaggio della scienza per poi fondare imprese con forti radici scientifiche

Per mantenere e rafforzare la cultura imprenditoriale, non basta esser dotati di un fitto tessuto aziendale. Quella cultura non si autoalimenta; deve essere non solo rigenerata ma anche trasformata. Quando ciò accade, cresce di numero e in qualità il gruppo dei giovani che si muovono nel vasto paesaggio della scienza per poi prendere l’ascensore e salire ai piani alti del fare imprese con forti radici scientifiche. Collaborando con università e centri di ricerca pubblici e privati, tali imprese innovano disegnando prodotti e servizi personalizzati risultanti dalla scoperta di bisogni latenti, non dalla domanda effettiva di singoli individui o gruppi. In quanto agenti di transizione dal mondo dell’economia separata dalla natura a un mondo in cui economia e natura interagiscono per il bene comune, le imprese scientifiche si presentano come specie mutanti e vitali, mostri promettenti che aprono nuovi orizzonti di opportunità nel mondo in cambiamento sotto la spinta rivoluzionaria di Madre Natura. Vengono loro incontro gli investitori non ortodossi il cui giudizio indipendente li indirizza verso la strada meno battuta.

Facilitando l’interazione tra scienza e imprenditorialità si accelera l’impatto delle scoperte sui comportamenti umani. “La strada per comprendere il cambiamento climatico risale alla metà del XIX secolo, quando gli scienziati dell’epoca vittoriana condussero i primi esperimenti che dimostravano che la CO2 fuori controllo poteva, un giorno, cucinare il pianeta”, annota Clive Thompson, scrittore di scienza e tecnologia. Nel 1856, “Eunice Newton Foote, scienziata dilettante e illustre suffragetta, per la prima volta testò le capacità di intrappolamento termico di diversi gas”. Se in sintonia con le indagini scientifiche si fosse prontamente avviato un processo imprenditoriale empatico, più rapida e diffusa sarebbe stata la comprensione del cambiamento climatico, e più celeri i rimedi contro il riscaldamento globale.

Gli studenti: vasi di fiori che sbocciano nella stagione dell’imprenditorialità scientifica

Nel centenario della nascita di Luigi Meneghello, torna alla mente quanto il narratore e linguista veneto scriveva a proposito di educazione nel suo libro Fiori italiani. Nel testo, uno studente così si rivolge ai docenti: «Noi siamo un vaso di fiori. Voi dovreste coltivarci delicatamente, farci fiorire». Fiorire come? In guisa di risorse, ciascuna con la sua specifica competenza per poi essere impiegata a servizio dell’intelligenza artificiale che evolvendo finirà con lo strapparle il lavoro? Altrimenti, sbocciare come persone che usano l’intelligenza artificiale per fare scoperte, inventare, ideare? In questa seconda versione della fioritura, alla stregua delle api e degli altri impollinatori, gli studenti sono invitati a collegare i punti tra regni di ricerca apparentemente disparati: fisica, chimica, biologia, neuroscienze, psicologia, sociologia, economia, filosofia, legge, ricerca sul design, scienze politiche, arte. Logica e immaginazione su come funziona il mondo sono messe alla prova della realtà. Non meno creativo dello scrivere romanzi, poesie e partiture musicali, è questo un esercizio per raggiungere ciò che il biologo di Harvard E. O. Wilson chiama “consilienza”, l’unità di conoscenza in cui le scienze fisiche basate sull’evidenza sono in grado di aiutare a spiegare e risolvere questioni che tormentano le scienze sociali. Le quali, a loro volta, conferiscono valore alla discussione, facilitando l’incontro tra le tante diversità delle idee concorrenti.

Come dire che viene alzata una torre di Babele che, diceva Karl Popper, se non c’è dovremmo inventarla. Dalle voci che giungono dalla torre si apprende come osservare lo spazio scenico che alza il sipario sul domani della società e dell’imprenditorialità. È solo allora che si verificherà un’impennata evolutiva della cultura tale da superare gli attuali vincoli dei modelli economici e degli stili di vita. Basti ricordare che oggi il lenzuolo delle scienze è ridotto a un fazzoletto quando si traghetta la scienza verso la sponda dell’imprenditorialità. E il fazzoletto non può contenere tutti i laureati e i dottorati che le piccole e medie imprese familiari non assorbono. Aggiunge Meneghello: «Le nostre idee erano un’elaborazione di idee di artigiani, o di idee di contadini interpretate da artigiani (i contadini non si curavano di esprimerle)». C’è un vaso dove a fiorire sono sia le idee degli scienziati che vanno al di là dell’esperienza, sia quelle degli studenti e dei loro docenti che dalle scoperte degli scienziati traggono spunto per sperimentare come fondare imprese scientifiche. Con il progresso della scienza si sposta in avanti la frontiera della conoscenza. Lo stesso accade alla frontiera dell’imprenditorialità se il fare impresa avviene ricercando come rivoltare il terreno della sua tradizione per rigenerarlo.

Finanziamento e indice di partecipazione ai programmi H2020 per ricercatore (ETP) in alcuni paesi europei

Le idee scientifiche volte in imprenditorialità richiedono combinazioni di discipline le più diverse, gettando ponti transdisciplinari tra le scienze e le materie umanistiche. Queste ultime usufruirebbero della profondità esplicativa delle scienze che, a loro volta, trarrebbero vantaggi dagli insegnamenti umanistici sui modi di comportarsi e comunicare. Più che scambiarsi idee rientranti nel patrimonio comune di conoscenze si intercettano e condividono idee che sono affatto nuove per tutte le parti coinvolte. Il richiamo d’obbligo è alle personalità poliedriche, i polymath come Averroè, nome con cui nell’Europa medievale era conosciuto l’andaluso musulmano Abū alWalīd Muammad ibn, il quale ha dedicato la sua vita di studioso a collegare flussi apparentemente disparati di creazione della conoscenza. I polymath abbandonano i percorsi di solito battuti. Lo fanno perché dotati di flessibilità cognitiva che permette loro di scorgere in quelle strade gli ostacoli che non portano al successo, oppure di intravedere negli stimoli che recano a breve termine risultati in eccesso la causa di malnutrizione dell’innovazione. Le imprese scientifiche procedono al passo delle persone poliedriche e flessibili che rifiutano di raccogliere i frutti a portata di mano. Alle azioni facili a basso rischio e veloci costoro preferiscono le cose difficili proponendosi di sfuggire al campo gravitazionale dello stato attuale. Gli studenti sono vasi di fiori la cui fioritura accade nella stagione dell’imprenditorialità scientifica che contraddistingue le comunità transdisciplinari abitate dai polymath. Qui con gli studenti fioriscono le imprese scientifiche. Tra gli uni e le altre si attiva un circolo virtuoso. Osservando, pensando, sperimentando e convalidando idee, una generazione poliedrica di giovani in erba e futuri scienziati, ingegneri, informatici, sociologi, economisti, designer e artisti ha il potenziale per modellare imprese scientifiche in vista delle grandi sfide di fronte a noi, quali le pandemie, il cambiamento climatico e il degrado dell’ambiente.

*Piero Formica è Professore di Economia della conoscenza. Senior Research Fellow dell’International Value Institute, Maynooth University, Irlanda. Docente e advisor, Cambridge Learning Gateway, Cambridge, UK. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














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