Industria elettronica: è il momento dei sensori

Un sensore di Stm

«L’industria italiana non ha mai prodotto tanta elettronica come oggi. L’epopea dell’Olivetti non è stata la fine della storia». Parola di Luca De Biase, che in un interessante e breve commento uscito su Nova del Sole 24 Ore Domenica 15 maggio, mette in evidenza come St Microelectronics e altre realtà producano in Italia un numero rilevante di sensori: un’ottima notizia nel momento in cui la totalità della produzione manifatturiera mondiale si accinge a essere digitalizzata. «Il passaggio storico attuale, quello dell’Internet delle cose e dell’Industry 4,0, è un’occasione fondamentale per l’industria italiana», scrive il giornalista. «Nell’automazione della fabbrica, i sensori, che costano poco e sono ormai molto efficienti, sono ormai parte integrante della modernizzazione delle macchine, a partire dalla manutenzione predittiva. E d’altra parte, sono sempre più richiesti nell’automobile e nei device medicali», scrive ancora De Biase. E aggiunge: «Finiranno per cambiare tutta l’industria del tracciamento delle filiere produttive». E poi si riferisce ai temi della qualità dei prodotti alimentati e della contraffazione. Insomma, «non solo l’Italia non è uscita dall’elettronica, ma può rilanciare: la fase attuale della tecnologia è una opportunità evidente per l’industria italiana, che può rilanciare l’innovazione nei settori fondamentali, contando anche su una competenza molto radicata localmente».

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