Industriali Lombardi: ecco che cosa Afil può fare per voi

di Marco de' Francesco ♦︎ Intervista al presidente Diego Andreis. Che spiega come con la partecipazione alle strategic community l'Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia offre alle imprese la possibilità di contribuire a definire i temi strategici per l’innovazione del manifatturiero. Ecco la strategia a "tre punte". Primo: una crescita dimensionale attraendo aziende pivot per creare un ecosistema efficace; secondo: la partecipazione alle piattaforme europee e l'attuazione della Smart Specialization Strategy; terzo: terminare la roadmap sull'intelligenza artificiale e sull'economia circolare

Abilitare l’innovazione della manifattura lombarda. È questo l’ambizioso compito che si è data Afil, acronimo di Associazione fabbrica intelligente Lombardia, uno dei nove cluster tecnologici regionali. Afil è presieduta da Diego Andreis, uno che il manifatturiero avanzato lo conosce benissimo, perché la sua azienda, la Fluidotech (produce micropompe per applicazioni ingegneristiche di frontiera) lo pratica da anni. E per il suo imponente curriculum associativo che, oltre ad Afil e alla vicepresidenza di Federmeccanica che detiene attualmente, lo ha visto guidare il Ceemet (la confindustria europea dei meccanici e dei meccatronici) e il gruppo Meccatronici di Assolombarda, il più numeroso gruppo merceologico di via Pantano, che Andreis ha fatto evolvere significativamente.

 Insieme ad Andreis, nell’approfondita intervista che segue, abbiamo cercato di capire che cosa è Afil e come mai i manager e gli imprenditori che ci leggono dovrebbero iscriversi, frequentarla, trarne il massimo valore possibile. Perché Afil non è l’ennesima associazione od ente, fra i mille che ci sono, sovrapponendosi fra loro. Ma offre ai suoi iscritti, se partecipano alle strategic community, la possibilità di contribuire a definire i temi strategici per l’innovazione del manifatturiero in Lombardia. Temi che poi la Regione Lombardia considera per far nascere bandi di finanziamento ai quali gli stessi iscritti ad Afil possono poi concorrere. Afil raduna tutti gli stakeholder territoriali del manifatturiero avanzato: non solo imprese (piccole, medie, grandi e anche start-up) ma anche università ed enti di ricerca, e associazioni industriali di vario raggio. E crea community di interesse, mettendole in contatto tra loro, con l’Europa, con altre aziende e cluster europei. Per fare lobbying e matching di carattere sano e transnazionale. Tutte attività che possono trasformare l’impresa che ne è coinvolta e che sarebbero impossibili senza Afil. 







Stefano Scaglia, primo presidente di Afil

L’associazione è nata nel 2012 e il primo presidente, fino al 2018 (l’anno dell’arrivo di Andreis) è stato Stefano Scaglia, oggi numero uno di Confindustria Bergamo ma soprattutto tra i pionieri del manifatturiero avanzato con la sua azienda Scaglia Indeva, tra i leader europei nella produzione di manipolatori industriali nonché distributore e installatore di robot collaborativi e di sistemi di automazione. E’ il frutto di un processo guidato da Regione Lombardia per creare soggetti di aggregazione fra i diversi attori regionali attivi nelle aree indentificate nella Smart Specialization Strategy. Questa strategia è centrale per le politiche dell’Unione Europea, e ha un enorme impatto sul sistema produttivo, anche al di là dei fondi che distribuisce coi bandi, che pure sono molto rilevanti. Si tratta di un approccio – chiamato “Place based approach” basato sull’identificazione di aree di intervento in base ai punti di forza delle singole regioni, per impostare le azioni di crescita partendo da lì. Insomma: avere una strategia significa fare scelte di investimento.

E l’Unione Europea vuole che predisporre delle priorità non coincida un approccio top down, cioè calato dall’alto, ma avvenga grazie al coinvolgimento di tutti gli stakeholder. Con una visione dell’innovazione che non sia solo technology driven, ma ampia e a 360 gradi. E con un puntuale sistema di monitoraggio e di valutazione. Afil, per tornare alla definizione data all’inizio, abilita l’innovazione della manifattura lombarda in questo modo. Ma non si limita a redigere documenti scientifici ad uso dei policy maker regionali (che già sarebbe molto). Vuole anche lavorare per i soci. Come si diceva, nell’ambito delle strategic community, li mette in contatto e li fa lavorare insieme. E li porta all’Unione Europea, con molteplici iniziative.

Diego Andreis, managing Director Fluid-o-Tech

Ad oggi Afil ha 140 membri, di cui 116 imprese, e 24 tra centri di ricerca e associazioni industriali. Tra i soci industriali, oltre a molte Pmi, anche grandi player tra i quali ST Microelectronics, Abb, Pirelli Tyre,  Canon, Candy Haier Group,  Whirlpool, Blm, Italtel, Tenova, Dalmine, Ori Martin, Feralpi, Itelyum, Camozzi e altri. Ma parliamone direttamente con Andreis. 

D: Quali community sono nate o stanno nascendo?

R: Tra quelle che si stanno consolidando, una è sull’intelligenza artificiale, un’altra è sull’economia circolare; un’altra ancora sulla produzione alimentare sicura e sostenibile; altre sull’applicazione delle tecnologie 5G e wireless Ict, batterie, idrogeno; e infine una sull’additive manufacturing.

 

D: Come avviene, in Afil, l’identificazione delle priorità della ricerca e dell’innovazione? Esattamente, chi se ne occupa?

Priorità di ricerca e campi di applicazione

R: Le strategic community, alle quali partecipano imprese, università, centri di ricerca e trasferimento tecnologico e che lavorano in filiera regionale. Sono i veri motori della progettualità del cluster. Una delle innovazioni della mia presidenza è stata quella di puntare su di loro, e di superare il vecchio modello dei gruppi di lavoro”. Questi ultimi, pur nascendo attorno ad un interesse comune, agivano in sostanza in modo molto indipendente; così, alcuni di loro progredivano e altri no. Mancavano il coordinamento e l’indirizzo strategico.

            

D: Invece, le strategic community come funzionano? Cos’è cambiato?

R: Per capirlo, bisogna scindere il termine nelle sue due componenti, “strategic” e “community”.

 

D: Dunque, perché queste comunità sono “strategiche”?

R: Perché sono organizzate secondo un approccio scientifico, sistemico. C’è una forte attività di indirizzo e focalizzazione sulle challenge più rilevanti. Inoltre, Ognuna di esse è coordinata da referenti del mondo industriale e della ricerca, esperti nella materia trattata e capaci di indirizzare le discussioni e gli spunti sui più proficui canali di sviluppo. E chi partecipa deve farlo all’interno di una visione di lungo periodo: non c’è spazio per l’eccessivo spontaneismo. Solo così si fa progettualità vera.

 

D: Per “community”, invece, cosa si intende?

R: Si vuole sottolineare che sono sistemi aperti, non composti dalle solite sette aziende. Sono realtà in cui grandi e piccole imprese collaborano tra di loro nella definizione delle priorità e operano in ottica di filiera per realizzarle.

 

D: Come nascono le strategic community?

R: Dal “basso”: sono proposte direttamente dai Soci che intendono fare massa critica per lo sviluppo di temi per loro strategici.

            

D: A proposito di priorità, la Regione Lombardia, chiamata dall’Europa ad aggiornare la propria Strategia S3, di recente ha chiesto la collaborazione dei suoi 9 cluster, tra cui Afil per ridefinirle. Afil ne ha indicate due principali: economia circolare e intelligenza artificiale. Cominciamo da quest’ultima: perché l’AI è così importante per la manifattura lombarda?

Gli obiettivi di Afil

R: Anzitutto, perché può rendere più efficienti le filiere produttive; poi, può integrare le Pmi del territorio facendo massa critica; ancora, può contribuire al loro inserimento nelle catene del valore europeo, incrementandone la competitività. Infine, può rinvigorire i punti di forza della manifattura lombarda.

 

D: Ad esempio, quali punti di forza della manifattura lombarda possono essere consolidati dell’AI?

R: In Lombardia c’è un alto grado di creatività e un savoir faire tipico del lavoro di fabbrica. Sono valori che si fatica a trasmettere da un lavoratore all’altro. Con l’AI, invece, si possono cogliere esaminare, classificare, elaborare e mettere a disposizione di tutti contenuti ed informazioni essenziali, anche destrutturate, mentre le persone eseguono il loro lavoro. Certo, occorre prestare particolare attenzione a non realizzare sistemi che “ingessino” le imprese: operatori e designer devono essere liberi di continuare a lavorare coniugando estro e alta tecnologia. E poi, le aziende manifatturiere lombarde sono grandi esportatrici di macchine personalizzate e per loro l’assistenza ai clienti di ogni parte del mondo è un processo fondamentale. Grazie all’AI, possono realizzare da remoto un ventaglio di servizi, dal commissioning alla manutenzione predittiva. 

 

D: L’economia circolare è un sistema per eliminare gli sprechi e il consumo continuo delle risorse. L’idea è che i “rifiuti” di un processo diventino “alimenti” per un altro. In questo modo, una materia trasformata in prodotto trova una seconda vita come sottoprodotto. Bisogna creare un circuito chiuso. Ciò comporta strategie industriali che prevedano il riutilizzo, la condivisione, la riparazione, il rinnovo, la rigenerazione e il riciclaggio. Perché Afil l’ha indicata come priorità?

Afil: obiettivi per la roadmap dell’economia circolare

R: La Lombardia è una delle Regioni europee più avanzate dal punto di vista della produzione sostenibile e vi sono tutti gli ingredienti affinché l’economia circolare possa diventare una grande opportunità per le imprese anche dal punto di vista economico e strategico, oltre che per l’aspetto ambientale.

 

D: Che cosa si può fare in Lombardia in termini di economia circolare?

R: Ad esempio i produttori di macchine utensili potrebbero servirsi delle loro competenze e della loro posizione di leadership europea per sviluppare l’industria di macchine per il demanufacturing, e cioè adatte allo smontaggio, remanufacturing e riciclo di prodotti per recuperarne funzioni o materiali.

D: A che punto è l’iter? L’intelligenza artificiale e l’economia circolare sono già state assunte come priorità dalla Regione?

R: La prima, declinata in più azioni, è stata assunta e fatta propria dalla Regione. Per la seconda, la roadmap sarà terminata entro l’estate e poi ci sarà il passaggio in Giunta.

 

D: Tra le attività di Afil, quella di favorire il networking e le partnership di filiera. Come funziona?

Giacomo Copani, cluster manager di Afil

R: In Afil, l’azienda può trovare potenziali clienti e fornitori: sono a portata di mano, per così, dire. Non c’è bisogno di girare il mondo per incontrarli, come fanno tanti imprenditori. E via-via, hanno aderito imprese sempre più qualificate, che sono anche loro alla ricerca di alleanze, perché oggi da soli non si va da nessuna parte. Insomma, qui possono trovare un ecosistema di innovazione molto qualificato ed essere molto visibili, sia in Lombardia, che in Italia, in Europa e a livello globale.

 

D: Abbiamo visto che i soci, partecipando alle strategic community e ad altri eventi organizzati da Afil, contribuiscono alla definizione delle priorità per la manifattura. Possono introdurre, in questo contesto, le proprie priorità in quanto aziende?

R: Sì: sono le imprese stesse a condividere, all’interno delle prime, i propri interessi e necessità strategiche. Gli uni e le altre vengono incluse nelle Roadmap di ricerca e innovazione per poi essere trasmesse alla Regione Lombardia affinché ne tenga conto nella definizione dei propri programmi in supporto all’industria. Ma, oltre a proporre le loro priorità, in AFIL le imprese possono anche realizzarle.

 

D: Come?

R: Imprese e enti di ricerca definiscono insieme progetti di ricerca, sviluppo e uptake di tecnologie innovative che poi vanno a proporre in call regionali, nazionali ed europee. Grazie all’azione di roadmapping, capita anche che i bandi cui rispondono siano quelli che loro stessi hanno contribuito ad indirizzare. Capita quindi che le aziende vedano tradotti i propri bisogni in occasioni di finanziamento.

 

D: E questa “traduzione” capita in maniera sistematica?

R: Negli ultimi anni è accaduto. D’altra parte, essendo cresciuti insieme, avendo intrapreso un percorso per la definizione congiunta di progetti strategici, essendo introdotti dal Cluster nei network europei che contano e grazie all’endorsement formale del governo regionale (che talvolta partecipa anche direttamente ai progetti del Cluster o dei suoi Soci; Ndr) i membri delle strategic community diventano  più competitivi nel vincere progetti finanziati.  E anche più capaci di districarsi con successo nella complessità di programmi di finanziamento ai vari livelli – regionale, nazionale ed europeo.

 

D: Un’altra attività di Afil è quella di favorire l’internazionalizzazione delle aziende e la loro partecipazione ai network europei. Come funziona?

Il manifatturiero in Italia. Fonte Afil

R: Afil è parte di una rete continentale di cluster. Pertanto, realizza missioni all’estero ed eventi di matchmaking – anche finanziati da progetti cui il Cluster partecipa per internazionalizzare i suoi soci, come attualmente in corso nel settore della fotonica e del tessile.

 

D: A quale fine?

 R: Sfruttando tale rete internazionale, Afil può aiutare i propri soci ad identificare partner, fornitori e clienti in altre Regioni e Paesi. Ad esempio, nel settore dei materiali polimerici avanzati, vi è una forte partnership con Auvergne Rhone Alpes e con la Catalogna. Nell’AI si collabora con Baden Wurtemberg, Emilia Romagna, e South Netherlands. Inoltre tutti i soci possono partecipare, con Afil, ad importanti iniziative europee cui partecipiamo quale partner tecnico delegato da Regione Lombardia.

 

D: Quali iniziative europee?

R: Ad esempio, “I quattro motori d’Europa” (rete transnazionale che associa le aree più industrializzate del Vecchio Continente: Lombardia, Alvernia-Rodano-Alpi, Baden-Württemberg e Catalogna; Ndr), “Vanguard Initiative” (network che si propone di contribuire al potenziamento dell’industria europea sulla base della strategia di specializzazione intelligente. Nata nel 2013 su proposta delle Fiandre, oggi comprende le 30 regioni più avanzate; Ndr). Due anni fa, poi, Afil è stato il primo cluster a livello europeo contattato dal World Economic Forum per dar vita a una rete globale di “Advanced Manufacturing Hubs” – che mettono insieme piccole e medie imprese, istituzioni accademiche, e altri attori dell’industria manifatturiera per organizzare sul territorio il futuro della produzione avanzata, e per dar vita a soluzioni regionali esemplari da illustrare sulla scena globale, utilizzando la piattaforma del forum. Così, Afil ha lanciato come capofila, per primo in Europa, l’Advanced Manufacturing Hub lombardo.

 

D: Un’altra attività di Afil è quella del “supporto politico”. Di che si tratta?  Come si realizza?

R: Al di là di tutto quello che si è già detto, e quindi del ruolo del cluster come partner della Lombardia per realizzare programmi di ricerca e innovazione industriale, nonché della possibilità dei soci di indirizzare, con la roadmap, i programmi regionali, vanno sottolineate altre possibilità. Ad esempio, quella dei soci di dialogare con la Regione, facendo massa critica attraverso il Cluster, su tematiche di regolamentazione e standardizzazione che influiscono sulla competitività industriale del territorio. Più in piccolo, se agiscono all’interno delle strategic communities in allineamento con le priorità della S3 regionale, essi possono ottenere attraverso Afil endorsement formale per iniziative progettuali. Infine, Afil organizza annualmente eventi ed incontri presso la sede della Regione Lombardia, con la presenza di Assessori e Funzionari della Regione, ai quali sono invitati anche i Soci che possono così avere un rapporto più diretto con le Istituzioni.    

 

Luca Manuelli, cdo di Ansaldo Energia, ceo Ansaldo Nucleare e presidente del Cluster Fabbrica Intelligente

D: Molto importante è l’asse tra Afil e il Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente (Cfi), l’associazione che riunisce aziende, regioni, università ed enti di ricerca con l’obiettivo di aggregare tutti gli attori più importanti a livello italiano sulle tematiche della manifattura avanzata. Peraltro, una delle principali iniziative di Cfi è la definizione della nuova Roadmap, il documento strategico per indirizzare la trasformazione digitale dell’industria, che indica le priorità di ricerca e innovazione sulle quali puntare nei prossimi anni come sistema Italia. Voi che fate in ambito Cfi?

R: In Cfi, Afil rappresenta le esigenze del manufacturing della Regione più industrializzata d’Italia. Non è poco, visto che, come si è detto, Cfi definisce documenti cruciali per il Paese.

 

D: Quali gli obiettivi per l’anno in corso in termini di crescita del numero degli aderenti?

R: Non ci siamo dati un obiettivo in termini di numero di nuove imprese aderenti, ma di qualità dei risultati attesi. Uno di questi, è coinvolgere aziende champion, quelle in grado di trascinare le Pmi nelle attività del cluster.

 

D: Un esempio di azienda champion quale può essere?

Lo stabilimento Abb di Santa Palomba

R: Un esempio è quello di Abb Italia, la filiale della multinazionale svizzero svedese dell’energia e dell’automazione. Ha proposto una sfida ambiziosa alla strategic community sulla manifattura additiva: vuole implementare questa tecnologia nei propri stabilimenti armonizzandone il funzionamento con tecnologie ed sistemi di controllo preesistenti in linea, per produrre grandi volumi di parti in condizioni di sostenibilità.

 

D: Il numero degli aderenti Le è indifferente?

R: Niente affatto!  Anzi: la partecipazione ad Afil deve crescere rispetto al contesto della manifattura avanzata lombarda, che è molto vivace. Tuttavia, sono sicuro che aumenterà in modo naturale quando le imprese prenderanno consapevolezza del valore delle iniziative in corso e vedendo come le nostre indicazioni di priorità, quelle che trasmettiamo alla Regione, si traducono in azioni e iniziative concrete.

 

D: Nella pratica, cosa si può fare di immediato per aumentare il numero degli aderenti?

R: Si può incrementare l’attività di networking di Afil sul territorio. Di fatto, essendo l’associazione nata come partner della Regione in Europa, è più conosciuta in certi contesti del Vecchio Continente che in Lombardia. Il 2021 deve essere l’anno in cui in cui il lavoro fatto deve scaricarsi a terra ed essere riconosciuto.














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