Non solo test: segreti di Imq, tra innovazione e nuove acquisizioni

di Barbara Weisz ♦︎ L'hub tecnologico del gruppo comprende camere anecoica, ambienti per i crash test delle auto, una pista per testare caratteristiche dinamiche e sistema adas. Tra i clienti Toyota e Bmw, settori quali packaging, telecomunicazioni, impiantistica. Camera semianecoica: investimento da 2 milioni, prove su apparecchiature biomedicali. Le prossime sfide: potenziare sostenibilità ambientale e digitalizzazione

Imq tavola rotante

Perché sono importanti le dimensioni di una camera anecoica? Ovviamente, perché il maggiore spazio consente di effettuare test su oggetti più grandi (macchinari industriali, per esempio), ma non solo. Ci sono anche da considerare le normative: nella camera semi-anecoica di Imq a Bollate, nella provincia di Milano, ad esempio, vengono effettuate prove su apparecchiature biomedicali, come le Tac, che richiedono necessariamente una distanza fra oggetto testato e antenna pari ad almeno 10 metri. La struttura di Bollate, che è una delle più grandi d’Europa, risponde precisamente a questa esigenza. Si trova all’interno dell’hub tecnologico del gruppo, che comprende anche un’altra camera anecoica, ambienti per i crash test delle auto, una pista per testare caratteristiche dinamiche e sistema adas di guida automatica.

Un hub di 220mila metri quadrati, che custodisce prototipi e segreti industriali, in azienda dicono che entrarci è quasi difficile come accedere alla Nasa, il personale che ci lavora ha lo stretto obbligo del segreto professionale. Lo abbiamo visitato, in occasione dell’ultima acquisizione del gruppo, che ha comprato la quota di maggioranza eAmbiente, srl italiana da 4 milioni di euro. Un’operazione importante, ci spiega l’ad, Antonella Scaglia, per due motivi: «il primo, rafforziamo i servizi in ambito ambientale, e di sostenibilità, dandoci la possibilità di offrire al mercato una gamma completa di servizi. Il secondo, perché con questa società possiamo entrare nell’ingegneria ambientale, che rappresenta un tema di diversificazione».







E quest’ultima è una parola chiave nella strategia del gruppo, e in qualche modo rappresenta anche l’anello di congiunzione fra le nuove acquisizioni e lo sviluppo dell’innovazione all’interno dell’hub tecnologico. Imq spende ogni anno il 6% del fatturato in innovazione. Significa circa 30 milioni di euro all’anno, il fatturato 2021 ha superato i 118 milioni di euro, il 2022, ci spiega sempre l’ad, chiuderà intorno ai 120 milioni, rispettando il budget. In crescita, dunque, malgrado un periodo difficile, e soprattutto in linea con le previsioni. Attraverso la visita all’hub tecnologico, cerchiamo di descrivere le tecnologie che vengono utilizzate per testare i prodotti, e come possono aiutare le imprese a innovare, nell’ottica della strategia del gruppo che, come vedremo, guarda la futuro.

 

La camera semianecoica

nella camera semi-anecoica di Imq a Bollate, nella provincia di Milano, ad esempio, vengono effettuate prove su apparecchiature biomedicali, come le Tac, che richiedono necessariamente una distanza fra oggetto testato e antenna pari ad almeno 10 metri

Investimento da 2 milioni di euro, è grande 220 metri quadri e alta dieci metri, si accede attraverso una porta automatica da 3 metri per 3,3 metri. Ma prima di varcarla, veniamo fermati da Robee: «buongiorno e ben arrivati«, ci saluta. Robee non è un ingegnere, uno scienziato, un ricercatore, un operatore di macchina. È il primo umanoide italiano cognitivo, costruito da Oversonic, startup brianzola attiva nella robotica cognitiva. È un robot collaborativo, nel senso che è in grado di interagire in uno spazio in cui si muovo per esempio esseri umani, che riconosce e con i quali riesce a colloquiare (sensoristica e intelligenza artificiale). «Parlo, afferro oggetti, grazie alle verifiche che vengono effettuate in questo laboratorio», ci chiarisce. Fornendo un esempio lampante di come nella camera anecoica si testino prodotti innovativi.

Attenzione, ci spiega Fulvio Giorgi, direttore della Business Unit Product Conformity Assessment di Imq (valutazione della conformità e certificazione): «questa è una camera semianecoica». La differenza con una camera anecoica è il pavimento, «nell’anecoica ci sono i coni anche sul pavimento, che è isolato», mentre la camera semianecoica ha tutte le altre pareti isolate, soffitto compreso, ma non il pavimento. La differenza fra le due tipologie di strutture non sta in un diverso grado di sofistificazione dei test. Semplicemente, «ci sono alcune prove che vanno fatte in camera anecoica, soprattutto quelle radio e di radiofrequenza, mentre quelle di compatibilità elettromagnetica classifiche vengono tutte effettuate in camera semi anecoica». Sempre a Bollate, Imq ha anche una camera tutta anecoica, di tre metri, e poi ce ne sono altre quattro, una presso l’headquarter milanese, due a Torino, e una nelle Marche. Inoltre, «abbiamo camere schermate per le prove per i capitolati automotive, in questo caso sono camere schermate non anecoiche».

 

Come si effettuano i test 

Antonella Scaglia AD Gruppo Imq e la sua squadra

Ma torniamo alla struttura di Bollate. «Viene utilizzata per testare prodotti di grandi dimensioni e dispositivi medici, perché questi ultimi hanno una normativa che richiede una distanza fra l’antenna emittente e l’oggetto testato di almeno dieci metri». Molto sinteticamente, i test che vengono effettuati «servono a verificare e misurare le emissioni, oppure a provare la capacità di un oggetto di essere immune alle onde elettromagnetiche. Un prodotto che ha elettronica a bordo, può esso stesso emettere onde, e quindi disturbi elettromagnetici, che possono ad esempio provocare malfunzionamenti nell’ambiente circostante. E questa è la prima verifica che si fa: che un prodotto non emetta onde tali da disturbare il contesto».

Poi, si esegue il cosiddetto test di immunità, che «verifica la capacità di essere immune dai disturbi emessi da qualcun altro. In questo secondo caso, mandiamo nomi delle onde elettromaghetiche, e con l’antenna misuriamo le emissioni del prodotto. La durata dei test dipende dalle diverse tipologie di oggetti. Una prova su un apparecchio di illuminazione richiede circa 2 settimane di lavoro, mentre ci vogliono 20 giorni per testare una cucina a gas. Nella camera di Bollate «un sistema di rulli, che consentono di provare anche gli autoveicoli». Nel momento della nostra visita, sulla camera rotante che sopporta fino a 6 tonnellate di peso c’è una “macchinina” da 1900 cavalli a emissioni zero. «Testiamo le auto elettriche con un sistema che si chiama emulatore, che ci consente di provare i veicoli sempre dal punto di vista della compatibilità elettromagnetica».

 

I test sull’auto: non solo camera anecoica

Sulle automobili, in questo hub, si fanno anche altre tipologie di prove. Compresi i crash test. Il settore automotive rappresenta un quarto del fatturato

Sulle automobili, in questo hub, si fanno anche altre tipologie di prove. Compresi i crash test. Il settore automotive rappresenta un quarto del fatturato: «lavoriamo con i principali costruttori mondiali, Toyota, Bmw. Sui 120 milioni di fatturato dell’azienda, l’auto vale circa 33 milioni», ci spiega Fausto Mozzarelli, direttore della Automotive Business Unit di Csi (una delle 13 società del gruppo). «Ci siamo organizzati negli anni per disporre della stragrande maggioranza dei laboratori necessari per sperimentare tutte le prestazioni delle vetture – prosegue -. Qui a Bollate abbiamo il centro di eccellenza per sicurezza attiva, passiva, acustica, prove strutturali, sviluppo sistemi di batteria, il laboratorio di crash test, dove replichiamo gli urti per valutare anche la sicurezza, dell’auto e degli occupanti. E una pista di prove, dove testiamo le caratteristiche dinamiche e i sistemi Adas, di assistenza alla guida, che intervengono automaticamente per frenare la vettura evitando per esempio collisioni o investimenti: sono sistemi che riconoscono i pedoni, i ciclisti». Novità in vista: «abbiamo la pista in lavorazione, stiamo costruendo nuovi tracciati per testare nel futuro prossimo, secondo protocolli al 2023, l’interferenza fra le vetture e le moto. Significa che se un motociclista incrocia una vettura, la vettura lo vede e frena».

Come funzionano questi nuovi test? «Le vetture sono dotate di sensoristica che consentono forme di guida intelligente, sono equipaggiate di sensori, video, radar, tecnologie basate sulla rifrazione delle onde, e sono in grado di intervenire e svolgere le manovre prima dell’umano. Noi utilizziamo dei fantocci di macchine, guidate da piattaforme intelligenti che si interfacciano con le vetture, queste si muovono e simulano gli scenari che trovano sulle strade. In questo modo, quindi ricreando lo scenario, facciamo acquisire una serie di dati alla macchina, (velocità, accelerazione, posizione reciproca fra gli oggetti), e in questo modo forniamo gli elementi che permettono al costruttore di definire le logiche di intervento». Il gruppo Imq non si limita a tutta la parte relativa ai test e alle certificazioni. «Il nostro ruolo è quello di contribuire a standardizzare l’innovazione. Partecipiamo alla stesura delle normative, contribuiamo tecnicamente alla definizione dei contenuti, dal punto di vista tecnico, e poi definiamo le tecnologie per poter misurare le prestazioni e sviluppare il prodotto». Tutto questo ha dei risultati, per esempio in termini di safety. In Europa, siamo passati da 55mila morti per incidenti automobilistici nel 2000, a 15mila nel 2020. E l’obiettivo è la “fatality zero” nel 2050.

 

Tecnologia e competenze

Antenna Imq. I test di immunità verificano la capacità di essere immune dai disturbi emessi da qualcun altro. In questo secondo caso, Imq manda i nomi delle onde elettromaghetiche, e con l’antenna misura le emissioni del prodotto

Come si vede, l’hub tecnologico è multidisciplinare, nel senso che si rivolge a una pluralità di settori: elettronica, elettrotecnica, telecomunicazioni, agroalimentare, impiantistica, prodotti da costruzione, legno arredo, packaging. Le verifiche possono riguardare sicurezza, conformità, cybersecurity, software security, sostenbilità ambientale, sviluppo prestazionale. Oltre che, naturalmente, il percorso di certificazione. Un esempio di integrazione tecnologica può essere rappresentato dai test che vengono effettuati sulle colonnine di ricarica delle autovetture. «Nella colonnina convivono due componenti: alcuni dedicate al trasferimento e alla trasformazione energia, gli altri al trasferimento di dati: contabilizzazione, pagamento. Spiego che verifiche facciamo usando un’analogia, la comunicazione fra due esseri umani.

Perché si capiscano, devono essere entrambi in grado di emettere suoni e di sentirli, parlare la stessa lingua, non avere rumori che disturbano. Nell’ambito delle verifiche fatte nel ostro hub, le prime riguardano il funzionamento, il primo pillar. In altri laboratori facciamo i test di interoperabilità e verifica software, testando il protocollo software di comunicazione. Nella camera anecocica, misuriamo i disturbi elettromagnetici e le interferenze. Aggiungo un’ultima tipologia, la cybersecurity». Le verifiche riguardano anche la sicurezza e la software security by desing. «Le competenze che mettiamo in gioco sono anche di carattere sperimentale. Non facciamo solo sperimentazione fisica, ma anche numerica. Spesso dobbiamo valutare un prodotto prima di avere dei prototipi rappresentativi. Poi ne seguiamo l’evoluzione lunga tutta la sua vita. E ancora, abbiamo competenze nell’interpretazione delle norme, dopo aver contribuito a scriverle. E forniamo ai costruttori l’interpretazione dei risultati, per consentire loro di perfezionare il progetto. Infine, siamo certificatori».

 

I risultati e le prossime sfide

Robee, il primo umanoide italiano cognitivo, costruito da Oversonic, startup brianzola attiva nella robotica cognitiva

La parola chiave per definire la strategia del gruppo Imq è diversificazione, con l’obiettivo di potenziare sostenibilità ambientale, digitalizzazione e innovazione: in questo contesto si inserisce, per esempio, l’acquisizione di eAmbiente. Risponde a due obiettivi strategici, si spiega Antonella Scaglia. «La prima, rafforzare i servizi in ambito ambientale, di sostenibilità, dandoci la possibilità di offrire al mercato una gamma completa di servizi. La seconda, è che possiamo con questa società entrare nell’ingegneria ambientale, che rappresenta un tema di diversificazione». Perché «l’ingegneria non è nel nostro core business, quindi aggiungiamo un nuovo filone, che si occupa nell’ambito dell’impatto ambientale dei progetti di dare soluzioni tecniche, oppure di fare progetti di bonifica, o ancora legati alle rinnovabili». Sulla dimensione strategica della diversificazione la Ceo insiste a più riprese. E anche questo è un tema di innovazione, almeno nel modo in cui la interpreta il gruppo Imq. «Il cambiamento prevede di sapersi modificare costantemente, adattare sempre con un pensiero di proiezione verso il futuro». L’innovazione come progresso.

L’acquisizione di eAmbiente segue quelle, avvenute nel 2020, di Imq Intuity e Imq Minded Security, e orta a cinque il numero delle società italiane del gruppo, che in tutto sono 13 (ce ne sono altre otto all’estero, in Cina, Emirati Arabi Uniti, Polonia, Spagna, Turchia, Germania, Regno Unito. Fra i progetti del futuro prossimo, entro fine anno sarà terminato un nuovo laboratorio, a Garbagnate Milanese, insieme a Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo, e il recupero degli imballaggi in plastica. Nel laboratorio verranno valutate la selezionabilità e la riciclabilità dei materiali plastici utilizzati per gli imballaggi. Corepla mette a disposizione il proprio know how nella gestione dei rifiuti, Csi (come detto, azienda del gruppo Imq), le competenze e le tecnologie per i test e le certificazioni.














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