Ibm pronta a tagliare posti di lavoro in Europa per concentrarsi su cloud ibrido e AI

di Marco Scotti ♦︎ Big Blue non conferma né smentisce, ma indiscrezioni vorrebbero che nel Vecchio Continente si potrebbe procedere all’ottimizzazione di 10mila posti per concentrarsi solo sulle tecnologie più remunerative e dismettere la parte hardware e assistenza

«Le decisioni sulla forza lavoro vengono prese per offrire il supporto migliore possibile ai nostri clienti nella transizione verso l’adozione di una piattaforma di cloud ibrido e con capacità di intelligenza artificiale». Così Ibm ha commentato con Industria Italiana la notizia secondo cui sarebbe pronta a tagliare fino a 10mila posti di lavoro in Europa, il 20% della capacità complessiva. Il motivo: concentrarsi sulle attività core, cioè il cloud computing e l’intelligenza artificiale. La notizia è arrivata da Bloomberg e non ha granché scosso le borse, che hanno mantenuto una quotazione intorno ai 124 dollari per azione, in calo di un 0,2% rispetto alla precedente seduta.

I conti del terzo trimestre hanno visto in calo i ricavi, ma un significativo aumento dell’utile e, soprattutto, del peso specifico del cloud. La divisione che si occupa della nuvola e di cognitive software è cresciuta del 7%, arrivando a  5,55 miliardi di dollari nel terzo trimestre, mentre il fatturato complessivo della divisione cloud ha toccato 6 miliardi di dollari, in crescita del 19%. Negli ultimi 12 mesi il segmento cloud ha registrato vendite per 22 miliardi di dollari (+13%). Presentando i dati agli analisti, il Cfo James Kavanaugh ha dichiarato che l’azienda sta «intraprendendo azioni strutturali per semplificare e razionalizzare il nostro business». Non solo: il ceo Arvid Krishna ha invece dichiarato all’inizio di ottobre che la divisione Global Technology Services, attualmente la più grande del gruppo, potrebbe diventare una realtà a sé stante e venire quotata in borsa.







A sinistra James M. Whitehurst, CEO of Red Hat. A destra l’ex chairman e ceo di Ibm Ginni Rometty

La decisione di focalizzarsi su cloud e intelligenza artificiale è stata definitivamente confermata dall’acquisizione per 34 miliardi di euro di Red Hat, specializzata in cloud. Si tratta della più grande operazione di questo tipo da parte della più antica azienda di servizi informatici. I tagli più consistenti avverranno nei servizi It classici di Big Blue, come la gestione dei data center e il supporto della tecnologia informatica tradizionale per l’installazione, il funzionamento e la riparazione delle apparecchiature. Ibm aveva già dichiarato a ottobre di voler iniziare a scorporare queste attività. Senza dimenticare che, nel 2014, si era definitivamente completata la cessione della parte hardware (i computer ThinkPad e i server) ai cinesi di Lenovo, oggi primi produttori al mondo di pc.

Lo scorso anno, ancora sotto la gestione di Ginni Rometty, erano stati messi in esubero 1.700 lavoratori, lo 0,5% degli impiegati complessivi dell’azienda. Oggi i 10mila posti ventilati da Bloomberg rappresenterebbero il 20% del complessivo europeo e riguarderebbero, soprattutto, Uk e Germania. Ma anche Italia, Polonia, Slovacchia e Belgio. «Continuiamo a produrre investimenti significativi – ci spiegano dall’azienda – per sviluppare le potenzialità e le competenze dei lavoratori di Ibm per meglio venire incontro alle esigenze dei nostri clienti».














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