Tra hybrid cloud, Ia e calcolo quantistico: intervista a 360° con Stefano Rebattoni, ceo Ibm Italia

di Renzo Zonin ♦︎ Le novità di Big Blue e le previsioni sul 2023. L'intelligenza artificiale e il calcolo quantistico sono la risposta alle esigenze di sostenibilità delle imprese. L'Ia, pur energivora, è l'unico modo di estrarre insight utili per ottimizzare i consumi e ridurre le emissioni. Il ruolo centrale di Red Hat nella strategia del colosso. I sistemi ad alta sostenibilità z16 e LinuxOne RockHopper 4. I casi Autostrade, Siemens, Prysmian ed Electrolux

Ibm Q System One

Nell’ultimo decennio, l’evoluzione di Ibm è stata più veloce che nei suoi precedenti 100 anni di vita. All’alba del nuovo millennio la parola d’ordine era focalizzazione, e la strategia dell’azienda di Armonk, allora attiva in tutti i comparti dell’It, andava ripensata. Questo soprattutto per meglio rispondere alle esigenze dei suoi clienti, che cominciavano ad affrontare le problematiche che avrebbero portato di lì a poco ai paradigmi della trasformazione digitale. Dopo l’uscita dal mercato dei Pc (2005) e da quello dei server a base Intel (2014), Big Blue ha continuato a semplificare e ottimizzare il suo modello operativo, arrivando a scorporare, nel 2022, la divisione servizi per concentrare le risorse sull’innovazione con applicazione pratica. In particolare, le aree sulle quali l’azienda ha deciso di concentrarsi sono quelle del cloud ibrido, dei dati e intelligenza artificiale, l’automazione, la sicurezza, i semiconduttori e il calcolo quantistico.

Il nuovo assetto dell’azienda si è rivelato azzeccato, tanto che Ibm ha potuto inserire senza difficoltà le nuove esigenze “green” emerse negli ultimi anni nelle sue strategie – anzi, le ha proprio poste al centro della futura strategia di sviluppo, come mostrato durante l’evento DigiGreen Day dello scorso marzo (ne parliamo qui Big Blue vorrebbe diventare Big Green: la sostenibilità è il nuovo purpose di Ibm – industria italiana). Il fatto è che le tecnologie che Ibm ha in portafoglio sono esattamente quelle di cui le aziende oggi hanno bisogno per realizzare una trasformazione digitale che sia, oltre che redditizia, anche sostenibile.







Stefano Rebattoni, ad di Ibm Italia

Delle strategie dell’azienda di Armonk e della sua visione di un futuro sostenibile abbiamo parlato con Stefano Rebattoni, che dal 2021 è amministratore delegato di Ibm Italia. Secondo Rebattoni, le aziende hanno capito che devono investire nella trasformazione digitale con l’aiuto di persone capaci di sfruttare tecnologie quali intelligenza artificiale, cloud ibrido e quantum computing, se vogliono essere competitive, resilienti e sostenibili. A sostegno delle sue posizioni, Ibm può mostrare pezze d’appoggio non da poco: dalla prima policy di responsabilità ambientale datata 1971, al supporto degli accordi di Parigi, fino all’Ibm Sustainability Accelerator. Per non parlare degli obiettivi di sostenibilità per i prossimi anni, che la porteranno a raggiungere “emissioni 0” entro il 2030. Ed è interessante notare che molti risultati sulla strada della sostenibilità sono stati raggiunti, e molti altri verranno raggiunti, utilizzando tecnologie avanzate che vengono bollate come “energivore”, dall’intelligenza artificiale ai data center hybrid cloud. Un altro elemento importante nel raggiungimento di questi obiettivi è costituito dall’ecosistema dei partner, che Ibm supporta nella creazione di progetti di sostenibilità.

E se nel futuro Rebattoni vede come protagoniste assolute le tecnologie dell’intelligenza artificiale (che sembrano essere arrivate in queste ultime settimane al punto di flesso per il loro impiego ad ampio raggio) e del quantum computing (con l’arrivo del sistema a 1000 qubit a fine anno), per il presente Big Blue continua ad affinare il suo portfolio prodotti.

Il 4 aprile infatti sono stati annunciati due nuovi sistemi ad alta sostenibilità della classe z16 e LinuxOne RockHopper 4, macchine basate sui processori Telum e progettate espressamente per realizzare data center ad alta efficienza. Si tratta di sistemi single-frame e da rack adatti all’uso in colocation, che vanno ad affiancare le macchine z16 multi frame presentate giusto un anno fa, studiate per impieghi sofisticati (per esempio intelligenza artificiale e crittografia ad alta resistenza, detta anche quantum-safe) e i server LinuxOne Emperor 4, presentati lo scorso settembre come alternativa sostenibile ai server x86.

D: Ibm prosegue il suo percorso di trasformazione come “open hybrid cloud and Ai platform company” dopo l’acquisizione di Red Hat e lo spin-off di Kyndryl. L’Ecosystem diventa sempre più centrale e il programma Partner Plus tende a rilanciarne importanza e ambizioni. In Italia che 2022 è stato, e cosa vi aspettate per il 2023?

Nel 2022 abbiamo compiuto passi decisivi nel percorso di trasformazione avviato negli ultimi due anni con l’obiettivo di rendere Ibm più vicina alle esigenze e alle sfide delle aziende nostre clienti e partner. Attuando una strategia solida con rapidità, coerenza e coinvolgimento delle migliori pratiche. La conferma che stiamo facendo il percorso giusto ci arriva dal mercato. In questo contesto  pieno di incognite, le imprese hanno compreso che l’unica certezza è investire in trasformazione digitale e un capitale umano adeguatamente formato. Persone che sappiano utilizzare tutto il potenziale delle nuove tecnologie oggi disponibili quali intelligenza artificiale, cloud ibrido e quantum computing. Questo passo oggi risulta fondamentale per le organizzazioni, pubbliche o private, che vogliono rimanere competitive e resilienti al rallentamento economico. Facendosi trovare pronte ad un futuro ormai prossimo che non può più prescindere dalla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. E Ibm è pronta a supportare questo percorso di trasformazione aziendale in ogni settore di industria.

D: Quali sono le sfide tecnologiche sulle quali vi state concentrando e come immaginate debbano essere affrontate?

Consolidando i carichi di lavoro Linux da server x86 a sistemi IBM LinuxONE Emperor 4, a parità di condizioni, si riuscirà a ridurre il consumo energetico del 75%, lo spazio occupato dal data center del 50% e l’impronta di CO2 di oltre 850 tonnellate annuali

Le sfide che oggi ci presenta il mercato sono tante, prevalentemente legate al contesto economico, geopolitico e ambientale: inflazione, scarsità di materie prime, crisi nelle catene di approvvigionamento, sostenibilità ambientale, transizione energetica ed ecologica, rischi cyber. In questo scenario le imprese sono chiamate, oggi più che mai, a  investire in tecnologia e competenze per abilitare una trasformazione digitale a supporto di sfide reali e concrete. Un’applicazione del “digitale per il reale” che permetta da un lato di affrontare problemi immediati e, dall’altro, che sia fonte di vantaggio competitivo aumentando la produttività nel medio lungo periodo, riducendo sprechi e costi, promuovendo l’innovazione e alimentando la crescita.

È per questo motivo che ci siamo concentrati sulla capacità unica di Ibm di integrare tecnologie e competenze aziendali a supporto di clienti e partner. Il nostro portafoglio è costruito attorno alla centralità di cloud ibrido e intelligenza artificiale, le due tecnologie più trasformative dei nostri tempi. Attraverso un approccio di go-to-market aperto e collaborativo offriamo alle organizzazioni pubbliche e private il software, la consulenza e l’infrastruttura di cui hanno bisogno, non solo di Ibm ma di tutto il nostro ecosistema di partner in continua crescita.

A questi paradigmi si aggiunge la tecnologia di frontiera del Quantum Computing che garantirà, assieme a cloud ibrido e intelligenza artificiale, quel potenziale di innovazione digitale e potenza computazionale per affrontare problemi a oggi irrisolti.

 

D: Vi occupate di sostenibilità almeno dal 1971 e durante il vostro evento del 1° marzo, il DigiGreen Day, per la prima volta avete posto le tematiche Esg al centro della vostra strategia. Quali sono i vostri obiettivi di sostenibilità, c’è una roadmap? E quanto pensate di investire nei prossimi anni per raggiungerli?

 

Ibm è impegnata nella leadership ambientale da decenni, avendo emanato la sua prima politica aziendale sulla responsabilità ambientale nel 1971, sostenuto l’accordo di Parigi nel 2015 e nel 2017, e diventando membro fondatore del Climate Leadership Council nel 2019. Nel febbraio 2022 inoltre, abbiamo dato vita all’Ibm Sustainability Accelerator, un programma ambientale globale pro bono per aiutare le organizzazioni non profit nell’adozione di politiche ambientali ed Esg con le tecnologie Ibm. Il programma mira ad avere un impatto positivo duraturo per le popolazioni più vulnerabili alle minacce ambientali, come i cambiamenti climatici, le condizioni meteorologiche estreme e l’inquinamento. In occasione della recente giornata mondiale dell’acqua, il programma ha avuto una nuova focalizzazione sulla gestione idrica, risorsa sempre più importante e critica dei nostri tempi.

L’IBM Sustainability Accelerator ha dieci obiettivi divisi in due coorti: uno focalizzato sull’agricoltura sostenibile (2021) e l’altro focalizzato sull’energia pulita (2022)

Per quanto riguarda gli obiettivi Esg, abbiamo annunciato 21 obiettivi per la sostenibilità ambientale, tra cui i punti salienti consistono nel procurarsi il 75% dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2025, ridurre le emissioni di gas serra (Ghg) del 65% entro il 2025 rispetto all’anno base 2010, raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro il 2030.

Inoltre, come Ibm Italia, abbiamo messo in atto alcune iniziative nella gestione e nella manutenzione delle nostre sedi che ci porteranno di risparmiare quasi 1700 MWh nel corso di tutto il 2023, evitando di immettere nell’ambiente quasi 600 tonnellate di CO2. Per comprendere la portata di questa iniziativa, va considerato che per l’assorbimento di una tale quantità di anidride carbonica occorrerebbero circa 4mila alberi adulti. Prima di accompagnare le aziende verso un percorso DigiGreen, applichiamo quei principi su noi stessi.

D: Ibm è anche impegnata nello sviluppo di tecnologie che molti considerano “energivore”. Pensate che queste tecnologie – l’intelligenza artificiale in particolare – possano essere usate in modo sostenibile se non addirittura per aiutare la sostenibilità stessa? Avete in programma iniziative specifiche su questo tema?

Stiamo aiutando le aziende nostre clienti a ridurre l’impronta di carbonio e a portare nuovi livelli di ottimizzazione ed efficienza nelle loro operazioni core attraverso la gestione dei loro asset infrastrutturali, risorse It e catene di approvvigionamento. In un recente studio Ibm, i Ceo hanno citato la mancanza di informazioni dai dati come uno dei principali ostacoli al raggiungimento dei loro obiettivi di sostenibilità. Sfruttare la grande mole di dati relativi alla sostenibilità che esiste nelle operazioni aziendali è pertanto un requisito fondamentale per accelerare questo percorso. In tal senso, l’intelligenza artificiale è uno strumento abilitante.

Dopo il Roi incerto, il secondo principale freno alle iniziative di sostenibilità è la mancanza di insight sui dati

Un’altra ricerca Ibm condotta su oltre 7.500 leader It globali, ha evidenziato che 2/3 di loro ha dichiarato che la loro azienda sta attualmente utilizzando o pianificando di utilizzare l’Ia per raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità, in particolare per la gestione della complessità dei dati e del reporting. Per questi motivi, a gennaio 2022 Ibm ha deciso di acquisire Envizi, azienda leader nell’ambito della raccolta e gestione di dati relativi al monitoraggio di parametri di sostenibilità. L’acquisizione si colloca nell’ambito della strategia di Ibm di proseguire negli investimenti nelle soluzioni basate su AI. Ibm utilizzava Envizi per analizzare i propri obiettivi Esg e attraverso l’integrazione di questa soluzione con il portfolio software già in essere, si è posta l’obiettivo di aiutare le organizzazioni clienti nell’adozione delle loro strategie di sostenibilità. Si tratta di una piattaforma software che, con funzionalità di intelligenza artificiale, rende possibile la governance dei dati in modo da individuare le opportunità per migliorare l’efficienza nei consumi e nei propri processi produttivi. Riunendo Envizi alle infrastrutture e al software di intelligenza artificiale di Ibm, le aziende possono oggi utilizzare al meglio i loro dati Esg. Ad esempio, possono estendere la vita delle risorse fisiche e degli asset, creare catene di approvvigionamento più efficienti e resilienti, gestire l’impatto del clima sulle operazioni aziendali e creare It e data center più efficienti. Il tutto supportato da approfondimenti sui dati ambientali e dai giusti dati operativi. Come vede, l’intelligenza artificiale è ormai indispensabile per analizzare e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

D: Come aiuterete i vostri clienti a diventare più sostenibili?

Li aiutiamo procedendo per passi. Innanzitutto, definendo gli obiettivi di sostenibilità: ambientali, sociali e di governance (Esg). In secondo luogo aiutandoli a identificare i Kpi fondamentali a supporto degli obiettivi Esg, in modo da determinare la performance attuale, pianificare il miglioramento degli stessi Kpi nel corso del tempo, monitorarne i progressi ed implementare eventuali azioni correttive. Questo processo di miglioramento continuo degli indicatori richiede la realizzazione di una piattaforma dati aziendale utile a garantire il controllo continuo e costante dei Kpi rispetto agli obiettivi Esg definiti.
Le aziende devono quindi realizzare soluzioni specifiche per alimentare questo sistema di monitoraggio con i dati provenienti dai vari dipartimenti e unità di business  dell’organizzazione.  E infine, le aiutiamo a dare priorità ad alcune dimensioni operative chiave, ovvero l’utilizzare in modo responsabile le risorse disponibili, la realizzazione di infrastruttura It resiliente e la messa a punto di catene di approvvigionamento circolari.

D: Con la nuova strategia, il ruolo di Red Hat diventerà più centrale in Ibm?

Il ruolo di Red Hat è centrale nella strategia di Ibm dalla sua acquisizione, avvenuta nel 2018, e lo continuerà ad essere in futuro. Red Hat OpenShift rappresenta il layer di orchestrazione di  piattaforme tecnologiche eterogenee, infrastrutturali e applicative, che sostengono la nostra strategia e, quindi, l’intera proposizione d’offerta di Ibm. Oltre a essere la piattaforma attraverso la quale prende corpo la collaborazione con hyperscaler e partner di rilievo come Microsoft e Aws.

D: Avete da poco presentato un nuovo programma, Partner Plus, dedicato all’Ecosystem. È stato pensato anche in ottica Esg?

I processori Telum di Ibm sono il cuore di elaboratori come Z16 e LinuxOne RockHopper 4

Anche per la sostenibilità il principio di base è che oggi più che mai è necessario lavorare in ottica di ecosistema: nessuno può affrontare e indirizzare queste enormi sfide da solo. Ecco perché Ibm e i partner del suo ecosistema stanno sviluppando un portafoglio che supporta la creazione e l’operatività di progetti di sostenibilità.  L’approccio di Ibm prevede di offrire ai partner strumenti per valutare la postura delle aziende, utilizzando sia la piattaforma di risk management sia di asset management. A queste si aggiunge la proposta di green It per ottimizzare il footprint di consumi di ogni azienda, puntando sull’automazione dei processi e delle risorse, ottimizzandone l’utilizzo e riducendone gli sprechi. Bisogna poi rendere l’intera supply chain efficiente e per questo lavoriamo con quei System Integrator capaci di ottimizzare i processi, guardare alla circolarità delle soluzioni, ricordandoci che per raggiungere gli obiettivi di Esg servono competenze, linee guida ma soprattutto una gestione unitaria e coordinata.

D: Che cosa ci può dire circa le vostre attività nel mondo dell’industria e della manifattura?

Sono numerose e toccano diversi ambiti. Ne cito alcune a titolo esemplificativo:

Autostrade per l’Italia, gestore principale della rete autostradale italiana, ha realizzato il monitoraggio della sicurezza e delle infrastrutture autostradali (circa 3500 tra ponti e viadotti) sulla nostra soluzione di asset management Ibm Maximo. Grazie a sensori IoT, è stato creato un gemello digitale di queste infrastrutture fisiche costantemente monitorate da un cruscotto cognitivo basato su AI che consente una manutenzione mirata e predittiva.

Siemens ha collaborato con Ibm Consulting per creare una soluzione di machine learning (ML) per migliorare l’efficienza della produzione di pale di turbina utilizzando una griglia laser per mostrare dove ogni strato di fibra di vetro deve essere posizionato con precisione millimetrica.

Prysmian Group, leader mondiale nella produzione di cavi per applicazioni nel settore dell’energia e delle telecomunicazioni, ha confermato Ibm come partner per la realizzazione della propria infrastruttura tecnologica a livello globale, compresa la migrazione di molte delle sue operazioni mission critical su Ibm Cloud. Obiettivi: elevati standard di servizio in termini di disponibilità, affidabilità e sicurezza dell’infrastrutture tecnologiche alla base delle operazioni aziendali più critiche.

Electrolux – Abbiamo collaborato con l’azienda globale di appliance per incorporare l’intelligenza artificiale nell’automazione di operazioni che stanno aumentando l’efficienza It complessiva, aiutando un piccolo team di specialisti It a gestire un’infrastruttura che si estende su 10.000 server in 65 paesi.

D: Intelligenza artificiale, cloud, quantum computing. Ibm è impegnata su tutte le tematiche che saranno alla base dei processi di digitalizzazione nei prossimi decenni. Quali novità e quali approcci per queste tecnologie? E quali tra queste saranno le sfide tecnologiche sulle quali si deciderà il futuro dell’azienda?

Pensando al futuro, credo che Ia e quantum saranno le protagoniste. Per quanto riguarda l’Ia, i modelli linguistici di grandi dimensioni sono in circolazione da alcuni anni. Le grandi università ci lavorano da tempo e il mondo delle imprese del digitale hanno contribuito nel renderli più diffusi. Con la conseguenza che oggi le persone sono più consapevoli che in passato rispetto rischi e potenzialità dell’intelligenza artificiale. Anche noi abbiamo lavorato molto sui language model (modelli linguistici) di grandi dimensioni e sui modelli generativi, che saranno fondamentali per il futuro. Riteniamo però che l’approccio di iBM si distingua sul mercato in quanto basato su casi d’uso specifici che possano rispondere a sfide precise e portare benefici concreti alla comunità. Il vero vantaggio di questi language model è che l’addestramento del modello avviene una volta sola,  la prima, ma da lì in poi  si possono generare 100 o 1000 modelli in maniera rapida e facile. Si tratta di un enorme vantaggio in termini di costi e di velocità. Riteniamo che le aziende saranno in grado di comprendere molto presto i vantaggi derivanti da tale approccio e lavoreranno con chi può guidarle su questa strada perché potranno migliorare la produttività e disporre di margini da investire a vantaggio del proprio business.  Molti sono gli ambiti in cui la produttività può migliorare grazie all’Ia. Quelli più frequenti, già oggi, sono l’assistenza ai clienti, oppure i processi interni aziendali in cui il 90% del lavoro consiste nel raccogliere le informazioni. Oppure i lavori di regolamentazione. Più a lungo termine, invece, saranno la scoperta di farmaci o di nuovi materiali.

La Ibm Quantum Roadmap è stata pensata nel 2022 e si estende sino al 2026

Per quanto concerne il quantum computing, oggi Ibm dispone di un processore da 400 qubit. Quattro anni fa abbiamo definito l’Ibm Quantum Roadmap, una tabella di marcia che abbiamo da allora sempre rispettato, sin dal primo processore, reso disponibile su Ibm Cloud per permettere di essere usato e sperimentato. Alla fine del 2023 è previsto il rilascio della tecnologia a 1000 qubit. Per contestualizzare, nei prossimi 3-5 anni guarderemo ad ambiti come la scoperta di nuovi materiali o la risoluzione di problemi legati al rischio, problematiche oggi non risolvibili attraverso l’utilizzo di computer classici o tradizionali. Altro ambito di applicazione critico, e pertanto di grande focus e investimento aziendale, è quello della cybersecurity e delle tecnologie “quantum safe”, ovvero tecnologie in grado di prevenire e contrastare attacchi informatici basati su utilizzo di computazione quantistica.

D: Ci saranno altri annunci in direzione di data center più sostenibili, dopo i server LinuxOne Emperor 4 lanciati pochi mesi fa?

Senz’altro. L’impegno è continuo e in costante evoluzione. Dopo aver rilasciato nel 2022 la nuova tecnologia mainframe z16, capace di abbattere del 75% i consumi energetici, rispondo invitando Industria Italiana e tutti i suoi lettori a seguirci con attenzione nei prossimi mesi. Come amo dire ai miei collaboratori “Stay tuned”!

 














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