I dubbi di Bankitalia sulla lotta all’evasione e sul Def

di Aldo Agosti ♦︎ Se quasi tutte le risorse vanno per stoppare l'aumento dell'Iva, la riduzione del cuneo fiscale è sostanzialmente impossibile

Palazzo Koch, Roma, la sede di Bankitalia ( photo by Lalupa)

Se la coperta è corta, qualcosa di solito è di troppo. Naturale dunque che su una manovra da 30 miliardi, bollata da Confindustria come la più restrittiva dai tempi del governo Letta, 23,1 se ne vanno per bloccare l’Iva, quello che rimane sono solo briciole. Pochi soldi per la crescita e pochi soldi per tagliare il costo del lavoro, alias cuneo fiscale. Il vice direttore della Banca d’ItaliaLuigi Federico Signorini, ascoltato questa mattina in audizione alla Camera sul Def, ha sottolineato esattamente questo aspetto: sui conti pubblici non si possono fare i giochi di prestigio, se le risorse sono quelle in qualche modo devono bastare. E se servono 23 miliardi per l’Iva, il cuneo fiscale cade giù dalla torre, nonostante il premier Giuseppe Conte insista nell’aprire almeno un mini-cantiere per abbassare il costo del lavoro.

«La scelta di disattivare integralmente le clausole nel 2020 – ha spiegato Signorini – limita l’ammontare di risorse che possono essere dedicate alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro (0,15 per cento del prodotto nel 2020, 0,3 nel 2021)». Dunque, se si è scelto di bloccare l’aumento dell’imposta sui consumi non è possibile pensare di incidere in modo strutturale sul cuneo. Il quale però rimane una questione di strettissima urgenza, in grado di liberare risorse importanti in termini di busta paga e reddito. «Anche la riduzione del cuneo fiscale può dare uno stimolo non irrilevante, seppur graduale, all’economia, accrescendo sia la competitività delle imprese,sia i redditi reali e quindi i consumi delle famiglie».







Certo è che disattivare l’Iva non può bastare. Occorre, dice Bankitalia, un intervento fiscale su larga scala, ora che la pressione è al 40%. «In prospettiva sembra necessaria una riforma fiscale complessiva e organica, fondata su un’attenta analisi, ed essa oggi non può consistere nell’abbattere tutte le imposte. Ma è opportuno prendere in considerazione in modo complessivo gli strumenti disponibili, incluse le imposte indirette, orientando la scelta verso l’insieme di misure che meglio circoscrive l’impulso restrittivo sull’economia, le distorsioni dell’allocazione delle risorse e gli effetti distributivi indesiderati», ha spiegato Signorini.

Altro capitolo, la lotta all’evasione, dal quale il governo punta a tirare fuori i 7 miliardi per finanziare la restante parte di manovra. Bisogna però stare attenti a non sparare cifre a caso, evitando i facili entusiasmi. «Per gli interventi riguardanti il recupero dell’evasione, una quantificazione precisa è ardua. Al fine di assicurare il rispetto dell’obiettivo, è auspicabile che siano definiti momenti di monitoraggio dei conti in corso d’anno e pronti meccanismi correttivi in caso di scostamenti. I progressi nel contrasto all’evasione fiscale richiedono tempo e non si può non raccomandare un approccio cauto alla loro quantificazione all’interno di ciascuna manovra di bilancio». Tradotto, occhio a dare per certi i 7 miliardi stimati nella Nota di aggiornamento.














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