Hpe, i nuovi servizi portano l’esperienza del cloud a tutte le applicazioni

di Renzo Zonin ♦︎ La “nuvola” pubblica non è una soluzione universale, perché lascia scoperte le applicazioni legacy, costringendo l’azienda a gestire due paradigmi diversi con costi elevati. La multinazionale americana punta sull’ecosistema GreenLake. Il caso Abb

Keith White, Senior Vice President and General Manager Hpe GreenLake

Con l’accelerazione della digital transformation, essere rapidi e flessibili nel creare applicazioni, gestirle, e analizzare i dati sta diventando sempre più importante per la sopravvivenza stessa delle aziende.

Il problema però è che fra la teoria e la pratica c’è di mezzo un oceano: quello delle applicazioni “legacy”, quello dei cloud incompatibili con le applicazioni “tradizionali”, quello insomma che finisce per costringere le aziende ad adottare il cloud pubblico per sviluppare rapidamente applicazioni moderne, ma nel contempo a mantenere costosi data center tradizionali per le sole applicazioni legacy troppo difficili da sostituire. Il risultato è un aggravio di costi, un aumento di necessità di personale, una generale difficoltà a integrare i due “mondi” di cui il sistema informativo viene a essere composto.







Una soluzione interessante a questi problemi arriva da Hpe, che negli ultimi anni ha messo a punto un portfolio di soluzioni hardware e software, disponibili in modalità as-a-service, in grado di integrare i due mondi del legacy e del cloud in un nuovo paradigma di cloud ibrido nel quale tutte le applicazioni e i dati, compresi quelli legacy, possono essere gestiti centralmente – anche direttamente da Hpe – senza distinzioni. La soluzione Hpe comprende in particolare GreenLake, GreenLake Central e i nuovi servizi Ezmeral, oltre a varie altre componenti software, e naturalmente le risorse hardware necessarie per il data center da realizzare on premise o in co-location.

Di queste soluzioni ha parlato recentemente Keith White, Senior Vice President and General Manager Hpe GreenLake, durante uno dei numerosi webinar che Hpe sta mettendo in linea sulla piattaforma Hpe Discover.

 

Il punto su Greenlake

Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato di Hpe Italia

GreenLake è un tassello fondamentale nella strategia di Hpe, impegnata, come puntualizzato dallo stesso Ceo Antonio Neri, a diventare un’azienda totalmente devota all’as-a-service entro il 2022. Ma come è la situazione attuale di GreenLake, e del mercato cui si rivolge?

«Abbiamo circa 1000 clienti e contratti per 4 miliardi di dollari in 50 Paesi – dice White – Greenlake viene usato da molte aziende Fortune 500, in tutti i principali settori. I clienti che ho incontrato apprezzano particolarmente la value proposition di Greenlake. È una soluzione più efficace per la distribuzione di soluzioni infrastructure as a service, è completamente gestita per conto dei clienti, con un modello pay-per-use, nei loro data center, e oltre a ridurre i costi, consente di destinare le risorse a iniziative più strategiche e a valore aggiunto. Oggi sul mercato si assiste al passaggio verso il cloud distribuito e le soluzioni on premise. La piattaforma dei cloud pubblici si sta estendendo nel data center e, come ho constatato di persona, i sistemi on-premise distribuiti sono completamente diversi da un modello di controllo centrale di cloud pubblico. Noi pensiamo che le soluzioni debbano essere autonome, e non basarsi sulla connettività alla sede centrale. Devono anche essere aperte, basate su Api open source, con strumenti come Kubernetes, invece che su sistemi chiusi che essenzialmente bloccano lo spostamento di app e dati tra piattaforme cloud. Come abbiamo dimostrato, Hpe è sempre presente per supportare i nostri clienti. Sappiamo bene quali sono le realtà e i requisiti delle imprese».

 

Il cloud pubblico non va bene per tutto

Con la necessità di evolvere rapidamente le proprie applicazioni per stare dietro a un mercato che muta sempre più velocemente, molte aziende hanno iniziato a considerare il cloud pubblico come scelta ottimale per risolvere il problema. Il cloud consente di realizzare rapidamente applicazioni, elimina i problemi di gestione e abbatte l’immobilizzazione di capitale tipica dei data center on premise. Sembra una soluzione ideale, ma c’è un problema, un macigno che affligge tutte le aziende che non siano delle startup partite quindi da un foglio bianco nella progettazione del sistema informativo. Ce lo ricorda ancora White. «Ci sono problematiche delle quali i nostri clienti ci parlano spesso. Molti di loro ci dicono che il cloud pubblico offre velocità e agilità, ma solo per il 30% dei loro dati e applicazioni. L’altro 70% dei carichi di lavoro attuali e futuri non usufruisce della stessa esperienza agile. Non è possibile eseguirne il refactoring per il public cloud, oppure devono stare vicino ai dati da un punto di vista fisico, e anche alle altre app all’edge, in co-location o nei data center. Di conseguenza, molte organizzazioni sono obbligate a gestire la complessità di due modelli operativi divergenti, assumendosi al tempo stesso i costi più elevati associati al mantenimento di entrambi». Ed è qui che entra in gioco la soluzione GreenLake.

GreenLake: cruscotto di controllo. Si tratta di un servizio più efficace per la distribuzione di soluzioni infrastructure as a service, è completamente gestita per conto dei clienti, con un modello pay-per-use, nei loro data center, e oltre a ridurre i costi, consente di destinare le risorse a iniziative più strategiche e a valore aggiunto

«Con Hpe GreenLake, introduciamo i vantaggi del cloud agile direttamente per l’altro 70% di carichi di lavoro, attuali e futuri. Con un modello pay-per-use, offriamo un unico modello operativo coerente, con visibilità e controllo sui cloud pubblici e sull’ambiente on-premise. E questo vale per tutti i carichi di lavoro, per applicazioni cloud native e non native. Il nostro approccio prevede altri vantaggi, per esempio evitando la dipendenza dal cloud e i costi dei dati in ingresso da sostenere per spostare i dati dal cloud pubblico, e offrendo la libertà di usare le attuali licenze del software di terze parti. E per gestire tutto questo, forniamo accordi sul livello di servizio per il supporto mission critical e molto, molto altro ancora». GreenLake è una soluzione che affonda le sue radici in una cosa che si chiamava Flexible Capacity, introdotta da Hpe circa 8 anni fa. Si trattava di un servizio pay-per-use, che nel tempo è cresciuto inglobando vari servizi, fino a diventare una vera e propria soluzione/piattaforma un paio d’anni fa. Piattaforma che continua a evolversi, con l’aggiunta di ulteriori nuovi servizi.

Hpe GreenLake introduce i vantaggi del cloud agile direttamente per l’altro 70% di carichi di lavoro, attuali e futuri. Con un modello pay-per-use, offre un unico modello operativo coerente, con visibilità e controllo sui cloud pubblici e sull’ambiente on-premise

«Per accelerare la strategia che ci porta a diventare un’azienda di platform-as-a-service dall’edge al cloud – conferma White – abbiamo annunciato un nuovo catalogo di servizi cloud di Hpe GreenLake che offre una serie di nuove funzionalità per i team di sviluppo, data science e DevOps, oltre a nuovi servizi per supportare la gestione di costi e complessità degli ambienti ibridi. Accessibili tramite hpe.com o da GreenLake Central, i nuovi servizi cloud possono essere distribuiti in una delle 17 configurazioni preintegrate e ottimizzate in base al carico di lavoro, disponibili in piccole, medie e grandi dimensioni. Queste soluzioni possono essere distribuite all’edge, in una struttura di co-location oppure in un data center in appena 14 giorni. Ognuna è disponibile in pay-per-use, oltre a essere rapidamente scalabile, self-service, automatizzata e gestita da Hpe, per cui le risorse cruciali possono essere destinate ai risultati che contano».

 

L’esperienza di Abb

Hpe Secure Edge Data Center

Ma cosa vuol dire in concreto utilizzare GreenLake nella propria infrastruttura aziendale? Ce lo spiega Tanja Vainio, Managing Director Automotive Tier 1 Business line in Abb Robotics.

«Creare un ecosistema insieme ai nostri partner industriali leader è una componente chiave della nostra strategia ed è importante per noi, non solo per il nostro percorso verso il digitale, ma anche per accelerare il futuro del settore. Hpe è un esempio straordinario in questo senso. Con la nostra esperienza sul campo, i nostri prodotti, la nostra offerta insieme alle competenze di Hpe sulle infrastrutture It, possiamo avere una soluzione di automazione end-to-end per i nostri clienti. Nelle nostre operazioni usiamo soluzioni GreenLake come componente chiave dell’infrastruttura It, sia per la produzione che per l’automazione dei processi e, come già detto, per quanto riguarda i nostri clienti, uno degli sviluppi più interessanti e una delle soluzioni comuni che ritengo più straordinarie è il Secure Edge Data Center. Si tratta di un vero e proprio Ced, ma nelle dimensioni di un rack It. Questo offre una grande flessibilità, in Abb lo usiamo per supportare la distribuzione delle soluzioni Abb Ability Digital, e altre soluzioni It della stessa piattaforma, praticamente con tutti i carichi di lavoro nelle sedi dei nostri clienti. Non è solo questione di produttività, sicurezza ed efficienza, ma anche di esperienza utente. Nella divisione Robotics and Automation ci occupiamo di applicazioni di robotica intuitive, per cui le soluzioni GreenLake sono particolarmente adatte, con l’offerta di automazione e gestione self-service. Nel complesso, offriamo ai clienti al possibilità di liberare tempo e risorse da dedicare a obiettivi essenziali, ossia la gestione del business e dell’innovazione».

Il Secure Edge Data Center cui accennava Vainio è stato presentato per la prima volta all’Hannover Messe nel 2018, ed è il risultato della cooperazione di Hpe con la stessa Abb e con Rittal, azienda fra i leader nel segmento dei rack per data center. L’apparato nasce per fornire potenzialità data center “chiavi in mano” da dislocare in ambienti ostili, che necessitano quindi di macchine particolarmente resilienti. Il Sedc consente ai clienti di eseguire processi di acquisizione, analisi e controllo dei dati vicino ad apparecchiature industriali, per evitare i problemi di latenza, sicurezza e affidabilità associati alla comunicazione dei dati attraverso sistemi It remoti, fornendo potenza di calcolo e storage uniti con flessibilità d’installazione e agilità nell’impiego.

Tanja Vainio, Managing Director Automotive Tier 1 Business line in Abb Robotics

Oggi proprio la flessibilità e l’agilità sono fondamentali per la riuscita del business, e se i sistemi remano contro, perché difficili da modificare, aggiornare, manutenere, gestire, diventano un peso, un ostacolo all’innovazione invece che un punto di forza per l’azienda. Viceversa, un modello as-a-service che sfrutta il paradigma del cloud, cui si possono quindi aggiungere facilmente nuove risorse e carichi di lavoro diversi, che viene gestito esternamente, e che non ha costi iniziali costituisce un indubbio vantaggio competitivo.

Naturalmente, non è solo questione di creare un’infrastruttura e raccogliere dati, perché poi bisogna trasformare questi ultimi in informazioni utilizzabili, bisogna in qualche modo chiudere il cerchio. Qui aiuta molto il fatto di aver liberato le risorse del reparto It dai noiosi e ripetitivi compiti di gestione del day-by-day, perché questo permette di metterli al lavoro su problematiche più critiche e relative al core business – per esempio il lavoro sugli analytics. Ma possiamo fare un esempio di come Abb utilizza i dati rilevati dall’edge e li utilizza nel cloud?

«In Abb per esempio monitoriamo i robot connessi, ed esaminando i log abbiamo notato in molti di essi delle microinterruzioni, impercettibili anche agli operatori. Sempre analizzando i dati di log abbiamo capito di cosa si trattava e abbiamo corretto il problema, ottenendo un miglioramento dell’efficienza dei dispositivi per i nostri clienti. E non è solo questione di guardare al passato, ma anche di guardare al futuro e usare i dati per predire e prevenire qualsiasi interruzione».

 

Primo, garantire la facilità d’uso

Kumar Sreekanti, Cto e Software General Manager di Hpe

Potrebbe sembrare controintuitivo, ma l’utilizzo GreenLake, mano a mano che la piattaforma si espande e va a inglobare nuovi servizi, sta diventando sempre più semplice. Merito di una progettazione attenta dei cruscotti di Hpe.com, la pagina Web dalla quale è possibile accedere all’universo GreenLake. «Abbiamo puntato molto sulla semplicità dell’esperienza utente in GreenLake – puntualizza White – dove con pochi clic del mouse è possibile ordinare, determinare i costi, configurare e usare nuovi servizi per sviluppatori, progettisti, ingegneri e data scientist. E con la piena integrazione di funzionalità di controllo di costi e conformità, come Azure e Aws, diventa davvero possibile gestire e ottimizzare l’intero ambiente ibrido, il tutto gestito da Hpe Pointnext e dai nostri partner».

Dopo GreenLake Central, un’altra grossa novità è entrata recentemente a far parte della galassia GreenLake. Parliamo dei servizi software della linea Ezmeral (ne abbiamo parlato in questo articolo). A spiegarci il ruolo di Ezmeral nell’ambito GreenLake è Kumar Sreekanti, Cto e Software General Manager di Hpe. «La piattaforma software Ezmeral essenzialmente racchiude la nostra piattaforma di container, il nostro data fabric e varie altre soluzioni, tra cui Ml Ops. Consente ai clienti di eseguire, gestire, controllare e proteggere applicazioni e dati. È basata su tecnologie comprovate di BlueData MapR, oltre che sulle tecnologie di InfoSight e altre che abbiamo in Hpe. È una piattaforma molto potente. Offre ai clienti la possibilità di eseguire applicazioni stateful e stateless, il che significa applicazioni legacy e non legacy, come Cncf (Cloud Native Computing Foundation), e rappresenta un’innovazione esclusiva, un’opportunità davvero unica per noi. È disponibile per l’esecuzione nell’hardware dei clienti oltre che come parte di GreenLake».

Come si colloca dunque Ezmeral nel contesto degli obiettivi di più ampio respiro da perseguire? «Pensiamo alla strategia Hpe come un grafico su due assi – spiega Sreekanti – Sull’asse orizzontale c’è GreenLake, che il team GreenLake sviluppa per realizzare quello che definisco il “software della flotta”. Software automatizzato, sicuro, elastico, scalabile e ottimizzato che ci consente di eseguire un numero elevato di applicazioni in modo ripetitivo. Ezmeral invece si trova sull’asse verticale del grafico. È un software di runtime, che ci consente di creare applicazioni ottimizzate per i carichi di lavoro, estremamente efficienti, e che offre ai clienti il costo ottimale per il carico di lavoro. Nell’insieme, queste due soluzioni rientrano nella nostra strategia per il futuro, che ci ha consentito di posizionare Hpe come una delle principali piattaforme software, che fornisce GreenLake e le soluzioni per i clienti».

GreenLake: dimensionamento

Ma in cosa si differenzia dunque l’offerta di Hpe da quella degli altri fornitori di software? E inoltre, in cosa si differenzia Hpe come azienda dagli altri fornitori di software?

«Per iniziare, Hpe è una delle aziende di hardware più rinomate – spiega Sreekanti – Quindi in realtà, oltre a offrire ai clienti soluzioni ottimizzate per i carichi di lavoro sul software e sull’hardware, ci stiamo focalizzando sulla piattaforma Hpe Ezmeral. Essa è l’unica nel suo genere che consente carichi di lavoro stateful e stateless. In altri termini, i clienti non devono trasferire ed eseguire tutto su un’applicazione Cncf (Cloud Native Computing Foundation) o su una modernizzata e riprogettata da un momento all’altro. Entrambi i tipi di applicazione possono essere eseguiti in modo uniforme, con un singolo punto di gestione. Inoltre, tutto il nostro software sarà disponibile in GreenLake con un modello pay-per-use, gestito per i nostri clienti dal team GreenLake. Il che richiama lo stack di runtime completo, elastico e scalabile. Parlo molto di questa cosa sul mio blog, per chi volesse approfondire il discorso».

 

Essere as-a-service in tempi di Covid

Antonio Neri, ceo di Hpe

Proprio in questo periodo nel quale le aziende sono tutte alle prese con un’improvvisa accelerazione della digital transformation, è diventato più difficile stare in contatto con i propri fornitori di tecnologia. Come può Hpe aiutare i clienti in tempi di Covid? «Penso che il Covid abbia accelerato la digital transformation di un ordine di grandezza – dice Sreekanti – Abbiamo sempre creduto che si potessero portare i dati nel computer. Io credo che si debba portare il computer ai dati, e noi come piattaforma dall’edge al cloud abbiamo un vantaggio unico. Quindi, come azienda as-a-service, quello che notiamo, quello che ci dicono i clienti è che quando raccogliamo i dati vogliamo sapere dove si raccolgono, se all’edge, nel data center, in GreenLake, nel cloud. Per noi non importa. Vogliamo offrire ai clienti un’esperienza senza barriere, in una soluzione completa. Questo è proprio quello di cui abbiamo parlato, il software Ezmeral e il software GreenLake. Notiamo anche che, nell’ambito del Covid, le persone vogliono modernizzare le applicazioni, ma non possono essere modernizzate da un momento all’altro. E questo è ciò che la nostra piattaforma Ezmeral consente di fare. È possibile effettivamente eseguire sia applicazioni legacy che cloud native nella stessa piattaforma, con un singolo punto di gestione». Al di là del momento contingente legato al Covid, come sta cambiando il rapporto con i clienti? «Non ha più senso cercare di vendere un singolo server, un singolo storage. I clienti si aspettano risultati e soluzioni. Cercano un’esperienza completa. Questo è l’obiettivo a cui puntiamo, quello di cui si occupa il team GreenLake. Faccio un esempio. Il servizio Ml Ops che abbiamo appena annunciato è una soluzione as-a-service, quindi nel contesto di Ai/Ml (Artificial Intelligence/Machine Learning), i clienti possono dedicarsi a creare il modello e a eseguirlo, invece di preoccuparsi di come eseguirne il training e di gestirne il ciclo di vita. E questo è solo l’inizio».

Insomma, fra GreenLake, Gl Central, Ezmeral, le soluzioni hardware eccetera c’è davvero molta carne al fuoco. E anche per un’azienda come Hpe, fare tutto da soli non è la soluzione ideale. «Ci affidiamo pesantemente al nostro ecosistema di partner per offrire soluzioni ai clienti – conferma White – E nell’ambito della trasformazione in azienda as-a-service, espandiamo e approfondiamo la nostra collaborazione con molti integratori di sistemi, Isv, Msp, co-locator e aziende di telecomunicazioni, oltre ai tradizionali partner rivenditori e Dst. Abbiamo fatto notevoli passi avanti e nonostante il periodo difficile Hpe è qui per supportare. Vogliamo aiutare i clienti ad affrontare le realtà attuali e ad accelerare i piani per il futuro».














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