Viaggio tra i segreti industriali di Goglio, leader mondiale nel packaging (imballaggi e macchine) per il caffé

di Marco de' Francesco ♦︎ Siano andati nello stabilimento di Daverio (Va) a visitare un campione di questo settore chiave della manifattura italiana. Materiali da imballaggio, valvole e bocchelli, servizi: è l’offerta integrata. L’estrusione del polietilene, la stampa e l’accoppiamento. La soluzione IIoT su cloud Microsoft Azure ideata con 40Factory. La prossima sfida? Realizzare i laminati in mono-polimero, più sostenibili. Tra i clienti: Lavazza, Pellini, Vergnano, Starbucks

«Il packaging può farsi teatro, può narrare una storia» – diceva Steve Jobs. Ecco, c’è un’azienda italiana nata a Milano e presente in tutto il mondo che per la rappresentazione può offrire lo spazio scenico, la coreografia e il canovaccio. L’offerta integrata è stata ed è il cavallo di battaglia di Goglio, storica impresa familiare (il ceo e presidente è Franco Goglio) fondata 172 anni fa a Rho e che attualmente, con 352 milioni di valore della produzione (dati 2020) e 1.763 dipendenti rappresenta una punta di diamante in un settore strategico, il packaging, che in Italia vale otto miliardi. Goglio, però, non si occupa soltanto di packaging; ma produce anche le macchine per il packaging. È un fatto eccezionale dal punto di vista industriale: gli Oem in genere realizzano la sola strumentazione. Goglio è leader mondiale nel settore del packaging per il caffé. Forte di un rapporto storico, importante e molto solido con Lavazza, lavoro con un po’ tutti i produttori – da Vergnano a Pellini – ed è anche fornitore di multinazionali come Starbucks.

Anzitutto realizza materiali per l’imballaggio, e cioè laminati flessibili multistrato che proteggono il contenuto (prodotti alimentari e altro, ma soprattutto il caffè, che è il settore di destinazione più importante) dall’ossidazione e dall’umidità. In secondo luogo, produce valvole e bocchelli da applicare alle buste e agli imballaggi. Vale forse la pena di ricordare che nel caso delle valvole, il primo brevetto registrato da Goglio risale al 1968. In terzo luogo, fabbrica linee di confezionamento chiavi in mano e personalizzabili per prodotti liquidi, solidi, granulari e polveri. Infine i servizi. Si pensi a Goglio Mind, una piattaforma IoT che consente all’azienda di valutare da remoto le condizioni di funzionamento delle macchine. È questo approccio di “sistema” che ha consentito a Goglio di espandersi prima in Europa e poi negli Usa (dai quali ottiene più di un terzo delle revenue), in Giappone, in Cina, in sud America e in India. Goglio ha otto stabilimenti produttivi. Abbiamo deciso di visitare la sede principale a Daverio (Varese), per l’ovvio motivo che comprendere come funziona il processo di produzione del packaging è di grande interesse per l’industria. A Daverio ci si occupa delle soluzioni di imballaggio.







Qualche mese fa un finanziamento da 30 milioni di euro è stato erogato da Intesa Sanpaolo e UniCredit (15 milioni ciascuno) e garantito, in poche ore e digitalmente, da Sace attraverso Garanzia Italia (strumento straordinario per sostenere le imprese in tempi di Covid) in favore di Goglio. Le risorse saranno utilizzate da Goglio per sostenere il piano di sviluppo aziendale, con un focus su nuove tecnologie di produzione che consentano una maggiore efficienza ed un minore impatto ambientale, nonché per incrementare la presenza del gruppo sui mercati esteri. Nel viaggio nello stabilimento di Daverio siamo stati accompagnati da Davide Jarach, responsabile dello sviluppo strategico di Goglio e presidente di Goglio Tianjin Packaging.

 

Viaggio nello stabilimento di Daverio: le soluzioni di imballaggio

1)     L’estrusione del polietilene

Davide Jarach, responsabile dello sviluppo strategico di Goglio e presidente di Goglio Tianjin Packaging

La fase fondamentale di partenza, per la realizzazione dei prodotti per l’imballaggio flessibile è quella dell’estrusione. In questo processo, la materia prima di polietilene in formato granulare viene fusa e trasformata in un film tubolare caldo di dimensioni e spessore variabili attraverso l’estrusore, che è un cilindro nel quale ruota una vite senza fine. A Daverio c’è un intero reparto in cui operano questo tipo di macchine. Nell’estrusore: alcuni motori spingono in una testa i granuli; il materiale è soffiato verso l’alto; la colonna in cima si raffredda, la bolla collassa e si forma un foglio doppio; i bordi vengono quindi tagliati e si dà vita a due bobine di film. Nel perimetro dello stabilimento sono anche presenti dei silos in cui viene immagazzinato il granulo che alimenta il processo.

 

2)     La stampa del polietilene 

A questo punto, si tratta di personalizzare il film di polietilene, stampando con appositi inchiostri delle grafiche più o meno complesse. A Daverio la tecnica è quella del rotocalco, una stampa diretta incavografica (i grafismi sono in incavo rispetto alla superficie) e rotativa. «La stampa rotocalco – afferma Jarach – è da sempre la scelta tecnologica d’elezione di Goglio. Si tratta di una modalità di stampa che offre un risultato di grande qualità e che è particolarmente adatta alla realizzazione di grandi tirature. Oggi, tuttavia, per rispondere alla crescente richiesta di ordini con tirature corte che ci proviene dal mercato, abbiamo iniziato a guardare con grande attenzione e interesse alla stampa digitale».

 

3)     L’accoppiamento

Goglio Headquarter Daverio (VA). Goglio ha otto stabilimenti produttivi. Abbiamo deciso di visitare la sede principale a Daverio (Varese), per l’ovvio motivo che comprendere come funziona il processo di produzione del packaging è di grande interesse per l’industria. A Daverio ci si occupa delle soluzioni di imballaggio

Proprio all’ingresso nello stabilimento, ci si imbatte in una gigantesca macchina bianca, lunga una trentina di metri e alta sette, otto metri. È seguita da una seconda linea che ha più o meno le stesse dimensioni. Queste apparecchiature servono, in buona sostanza, per accoppiare gli strati che vanno a formare i materiali da imballaggio, che costituiscono circa il 90% delle revenue di Goglio. I laminati flessibili sono infatti multistrato. Il film di polietilene di cui abbiamo parlato va associato ad altre plastiche dello stesso tipo (o diverso, come il poliestere o il polipropilene) e all’alluminio, che, come vedremo più avanti, è il materiale che rende le confezioni perfettamente impermeabili a ossigeno e umidità. A Daverio ci sono macchine che incollano gli strati; altre che li accoppiano con la termo-laminazione, e cioè sottoponendoli a determinate temperature e pressioni. Altre che realizzano sandwich con poliestere metallizzato.

A questo punto, abbiamo delle bobine di film alluminato. A Daverio si realizzano confezioni anche molto grandi, con una capacità fino a 1.600 litri. Sono utilizzate, ad esempio, per confezionare i semilavorati di frutta. Vengono applicati dei bocchelli e si realizzano i sacchi con la saldatura a caldo, attività che viene reiterata più volte per conseguire i più alti standard di qualità e sicurezza. Il prodotto finito è pronto. Un robot piega i sacchi nelle scatole; questi sono sterilizzati con i raggi gamma. Un altro robot automatizza la raccolta. I solventi sono recuperati da appositi apparecchi, per evitare l’inquinamento ambientale. I settori di applicazione del laminato flessibile sono molteplici: prodotti alimentari (alimenti in polvere, in pezzi o liquidi, piatti pronti), chimici, farmaceutici, cibo per animali, detergenti, imballati sottovuoto, in atmosfera, in asettico o a caldo. Ma è il confezionamento del caffè che ha reso Goglio celebre nel mondo.

 

L’offerta integrata

Goglio, storica impresa familiare (il ceo e presidente è Franco Goglio) fondata 172 anni fa a Rho e che attualmente, con 352 milioni di valore della produzione (dati 2020) e 1.763 dipendenti rappresenta una punta di diamante in un settore strategico, il packaging, che in Italia vale otto miliardi

«L’idea vincente è stata quella dell’offerta integrata, dell’approccio di “sistema”: non solo il laminato, ma anche la valvola di degasazione, e la macchina di confezionamento: tutto ciò che occorre per realizzare la confezione del caffè. Negli Usa la nostra offerta allargata ha preso subito piede, già dalla metà degli anni Settanta. Lì abbiamo conquistato i player del settore, tra i quali anche Starbucks, che a quel tempo era una piccola torrefazione di Seattle, che è tuttora nostro cliente e che ha scelto di dotare delle macchine di confezionamento Goglio anche le sue Reserve Roastery nel mondo, a Milano come a Shanghai. Il nostro approccio è stato il nostro trampolino di lancio per il mondo, ed ora ci consente di andare forte in Asia, ad esempio, e in particolare in Cina» – afferma Jarach.

 

Le valvole e i bocchelli

Un’invenzione di Goglio è la valvola di degasazione, che permette la fuoriuscita dei gas naturalmente emessi da alimenti come il caffè, la pasta fresca, impedendo allo stesso tempo l’ingresso dell’ossigeno nella confezione, e ha reso possibile il confezionamento del caffè fresco. Ce ne sono di vario tipo: riciclabile, compostabile, a basso battente, extra filtro, ad alta pressione, per l’applicazione ad ultrasuoni, interna, esterna e altro. «Le produciamo fin dagli anni Sessanta, e attualmente con questo prodotto siamo fornitori, spesso unici, di tutti i maggiori brand mondiali del caffè» – afferma Jarach. Inoltre, nell’offerta di Goglio c’è un’ampia gamma di bocchelli e accessori stampati ad iniezione dalla Divisione Plastica.

 

Le macchine per il confezionamento

Goglio realizza materiali per l’imballaggio, e cioè laminati flessibili multistrato che proteggono il contenuto (prodotti alimentari e altro, ma soprattutto il caffè, che è il settore di destinazione più importante) dall’ossidazione e dall’umidità. In secondo luogo, produce valvole e bocchelli da applicare alle buste e agli imballaggi. Vale forse la pena di ricordare che nel caso delle valvole, il primo brevetto registrato da Goglio risale al 1968. In terzo luogo, fabbrica linee di confezionamento chiavi in mano e personalizzabili per prodotti liquidi, solidi, granulari e polveri. Infine i servizi

Le macchine per il confezionamento coprono attualmente solo il 10% delle entrate di Goglio. «Tuttavia rappresentano una componente strategica nel nostro modello di business, e al contempo una divisione in crescita. Non credo però che un giorno ci sarà un’inversione, nel senso che le macchine conteranno più dei materiali: penso che resteremo dei converter (trasformatori di materie prime nel packaging) che offrono però una soluzione integrata. Per noi le macchine, unitamente al servizio, sono il mezzo per essere “partner” più che semplici fornitori, dei nostri clienti: grazie ad essi infatti, abbiamo relazioni stabili e di lunga durata con il cliente e siamo percepiti come portatori di soluzioni; anche se negli anni abbiamo investito tanto, oggi possiamo dire che stiamo raccogliendo i frutti di questi sforzi, visto che siamo considerati tra i migliori player del comparto» – afferma Jarach.

Le macchine sono in genere molto customizzate. Per Jarach «alcune sono più semplici, come quelle della linea G21, che servono per il confezionamento in atmosfera con compensazione di gas inerte. Sono anzi piuttosto standard; senonché ciò che cambia è il sistema di dosaggio, che è diverso da cliente a cliente. C’è peraltro la possibilità di applicare accessori alla confezione, come ad esempio la valvola oil tin-tie, una fascetta con due lembi aggettanti, da rigirare per richiudere la confezione».  Poi ci sono le macchine automatiche della famiglia GNova, che sono pensate per affrontare diversi processi di produzione alimentare. C’è la HF, che sta per hot filling e che ha come settore di applicazione ad esempio il pomodoro. La VVacuum System ha una potenza di 30 kw, e confeziona sottovuoto tonno, olive, legumi, mais, quinoa, verdure, ananas, mele, funghi e carciofi. Simile è la Vacuum System Snorkel, che però ha una potenza di 16 kw. Molto importanti la Cold Filling System, per aceto e home care, e le due dell’Aseptic System, la Steril e la XSteril, che trattano la frutta.

 

I servizi

Goglio Mind è La soluzione di Industrial IoT, basata su Cloud Microsoft Azure; è costituita da una web app: con pochi click è possibile accedere a tutta la flotta delle macchine Goglio nel mondo, monitorare il loro stato di funzionamento, analizzare l’andamento di alcuni importanti Kpi, come l’Oee e i rate di produzione, effettuare un’analisi approfondita dei fermi macchina basata su diagramma di Pareto e controllare la qualità del prodotto finito

«I servizi costituiscono il collante dell’offerta integrata». Tra questi, Goglio Mind, la piattaforma realizzata in collaborazione con 40Factory – Industrial Digitalization, una start-up di Vigevano (Pavia) che applica l’intelligenza artificiale al mondo dell’industria, con particolare riferimento alle macchine utensili. Il fondatore è Camillo Ghelfi. Industria Italiana se ne è occupata in questo video. Goglio Mind è La soluzione di Industrial IoT, basata su Cloud Microsoft Azure; è costituita da una web app: con pochi click è possibile accedere a tutta la flotta delle macchine Goglio nel mondo, monitorare il loro stato di funzionamento, analizzare l’andamento di alcuni importanti Kpi, come l’Oee e i rate di produzione, effettuare un’analisi approfondita dei fermi macchina basata su diagramma di Pareto e controllare la qualità del prodotto finito.

 

La sfida tecnologica di Goglio

«La sfida tecnologica che sta portando avanti Goglio è quella di realizzare i laminati in mono-polimero, più sostenibili. Grazie a questa composizione, il prodotto è infatti in grado di essere riconosciuto come materiale poliolefinico dai moderni impianti di riciclo e correttamente recuperato, a differenza di quanto avviene con gli imballi tradizionali che contengono alluminio, che sono invece smaltiti come rifiuti comuni». Questi innovativi imballi, già adottati da importanti clienti, hanno richiesto oltre un anno di analisi, numerosi test e importanti investimenti economici, e sono stati sviluppati all’interno del laboratorio ricerca e sviluppo di Goglio. Sono costituiti da un materiale che garantisce la medesima resistenza, capacità di conservazione e livelli qualitativi delle soluzioni attualmente sul mercato, ed è formato da un duplice laccato barriera trasparente, un laminato poliolefinico composto da una struttura di polipropilene e una struttura di polietilene.

A prescindere dalla questione dell’alluminio, Goglio procede al passo serrato nella ricerca sui materiali. «Si sperimentano quelli che, al contempo, sono sostenibili e performanti. E già si utilizzano materiali molto leggeri: d’altra parte, già oggi in un supermercato la metà del prodotto è confezionato con il flessibile, che però pesa circa il 13% del totale degli imballaggi» – afferma Jarach. Quanto ai processi, anch’essi sono in evoluzione. «Si sta procedendo all’automazione della fase di raccolta veloce delle buste preformate, e si punta ad accorciare i tempi di set-up per recuperare efficienza».  Le divisioni packaging del Gruppo Goglio sono dotate di un sistema Mes-Mom (Hydra della società tedesca Mpdv) connesso direttamente al sistema gestionale Sap per garantire l’aggiornamento delle giacenze di materie prime e semilavorati, la gestione degli ordini di produzione, le conferme di produzione (produzioni, consumi e tempi), la tracciabilità di processo. Nel corso del 2021 il Gruppo Goglio ha avviato il progetto di conversione Sap all’ultima release Sap S/4 Hana 2020 che è diventato operativo da novembre 2021. La nuova release, oltre ad utilizzare la tecnologia del database in memory e quindi più performante, apre la strada al miglioramento dei processi partendo dai dati (modello “data driven”) mediante l’utilizzo di applicazioni che permettono di identificare quali e quanti processi devono essere completati direttamente nella pagina iniziale di Sap. Al momento il sistema Mes e Goglio Mind non sono collegati, ma c’è già un progetto per connetterli nel prossimo futuro, così da raccogliere anche i dati di performance del materiale utilizzato sulle linee di confezionamento.

 

Le previsioni di crescita

Goglio Valvole di degasazione. La sfida tecnologica che sta portando avanti Goglio è quella di realizzare i laminati in mono-polimero, più sostenibili. Grazie a questa composizione, il prodotto è infatti in grado di essere riconosciuto come materiale poliolefinico dai moderni impianti di riciclo e correttamente recuperato, a differenza di quanto avviene con gli imballi tradizionali che contengono alluminio, che sono invece smaltiti come rifiuti comuni

«Si stima che il fatturato di Goglio nel 2021 si sia attestato attorno ai 370 milioni. Nel 2022 è prevista una crescita fra il 5% e l’8%. Va detto che nel 2021 si è assistito ad un aumento record del portafoglio ordini, che è oggi ai massimi storici. Per questo gli outlook per l’anno prossimo sono positivi» – afferma Jarach.

 

La sfida più attuale, quella della redditività

C’è un fattore che incide fortemente sulla redditività di Goglio, come d’altra parte di tante altre imprese anche di altri settori: quello del costo e del reperimento delle materie prime, a cui oggi si è aggiunta una nuova emergenza legata alla crescita spropositata dei costi dell’energia. Per Jarach «polietilene, polipropilene, alluminio: il costo di alcune fra le materie prime necessarie alla nostra produzione è aumentato, nell’ultimo anno, di oltre il 100%. Alcuni nostri contratti sono indicizzati, ma non basta. In realtà, tante spese sono aumentate: trasporti, materiali di consumo e nell’ultimo periodo soprattutto l’energia che ha avuto una crescita esponenziale; in America è cresciuto anche il costo del lavoro, anche se il programma di sostegno alla disoccupazione di Biden ha dato vita a strani effetti, con tanti cartelli di offerta di lavoro in autostrada. Noi spingiamo per aumentare i prezzi di vendita dei nostri prodotti, ma la grande distribuzione non ne vuole sapere».

 

Le due direttrici di crescita di Goglio

1)     Lo sviluppo del portafoglio

La prima direttrice per la crescita è quella dello sviluppo di nuove soluzioni, orientate alla sostenibilità. Ad esempio, quelle alle quali abbiamo accennato, relative alla sostituzione dell’alluminio. «E poi, stiamo spingendo molto su soluzioni in grado di contenere i liquidi. Oggi il mercato è prevalentemente orientato per la lattina e il vetro, che possono essere sostituiti con le nostre buste flessibili».

2)     Lo sviluppo “geografico”

L’approccio di “sistema” ha consentito a Goglio di espandersi prima in Europa e poi negli Usa (dai quali ottiene più di un terzo delle revenue), in Giappone, in Cina, in sud America e in India

«Oggi nel mondo del caffè si può crescere – quasi esclusivamente – dal punto di vista geografico, conquistando nuovi mercati. In Cina vogliamo imporci a tutti i costi. Stiamo raddoppiando il nostro stabilimento. Per ora facciamo soltanto confezioni asettiche, in seguito all’ampliamento dell’impianto potremo incrementare la nostra capacità produttiva e integrarla con nuove soluzioni che adesso non possiamo realizzare, come ad esempio le confezioni per il caffè. Poi, guardiamo con attenzione al Sud America. In Brasile, per ora, abbiamo soltanto una sede commerciale; stiamo valutando la possibilità di realizzare un impianto produttivo. Con un approccio graduale: prima le valvole e poi il converting» – afferma Jarach.














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