Fronte anti-Covid 19. Cura Italia e l’Industria: basta per l’emergenza, ma non risolve certo la situazione

di Laura Magna ♦︎ Per ora il Governo Conte affronta il breve periodo e aiuta le pmi, preoccupandosi soprattutto dei rifornimenti necessari contro il virus. Ma ci vuole altro per supportare la perdita di valore di 100 miliardi al mese stimata da Confindustria e la flessione delle grandi aziende. Speriamo che lo si faccia…

Ma il decreto Cura Italia quali effetti può avere sull’Industria? Basta? È un palliativo? Industria Italiana ha condotto un’analisi della situazione e ha intervistato in proposito l’economista Francesco Daveri e il consulente fiscale Giuseppe Pirola.

Emerge che quelle del secondo governo Conte sono misure sicuramente utili, ma del tutti insufficienti per far fronte alla crisi a cui sono destinate le imprese con il blocco forzato delle attività. Un fermo che è sacrosanto ma che, se non adeguatamente bilanciato da agevolazioni e sussidi mirati, potrà essere disastroso per l’industria italiana.







Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte

Confindustria lo ha stimato in una perdita di valore di circa 100 miliardi al mese, contro una manovra finanziaria che ne vale appena un quarto. E che ha senso se è solo il primo passo di molte riforme strutturali, di politiche fiscali espansive, di strategie di lungo termine che portino in vita una politica industriale forte. 

«Auspico che il Cura Italia sia una sorta di fase uno in cui si affronta la stretta emergenza sanitaria a cui seguirà una fase due che intervenga sulle carenze strutturali, altrimenti non ne usciremo. Dovremo anche investire su formazione e tecnologia per prepararci al cambiamento di modelli obsoleti che non potranno sopravvivere a questa crisi», sostiene Francesco Daveri, Professore di Macroeconomia e Direttore dell’Mba della Sda Bocconi School of Management.

Non solo. «Il Cura Italia inoltre contiene misure che per lo più sono a sostegno delle micro imprese e dei lavoratori, utili ma che lasciano fuori molto altro. Quello che servirà dopo sono riforme fiscali significative, maggiori risorse per il rilancio e una programmazione di interventi tempestivi», secondo Giuseppe Pirola, partner e Socio fondatore dello studio di consulenza tributaria, fiscale e legale Pirola Pennuto Zei & Associati. 

 

Un decreto di emergenza

Crescita Gdp globale dal 2000 al 2021. Fonte Cerved su Imf

Quali sono dunque le misure già adottate a favore delle imprese? Il decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020 ha previsto innanzitutto il rinvio (non generalizzato) del pagamento delle ritenute e dei contributi, nonché dell’IVA, ma anche la sospensione degli adempimenti tributari che scadono entro il 31 maggio 2020, come ad esempio la dichiarazione annuale IVA e le dichiarazioni Intrastat.

Sono previste anche varie forme di agevolazione, come la trasformazione delle DTA le deferred tax asset in crediti d’imposta. Che vuol dire sostanzialmente che le imprese che entro fine anno avranno ceduto a titolo oneroso i crediti commerciali e di finanziamento insoluti, possono trasformare queste posizioni fiscali oggetto di riporto in credito d’imposta anche se non sono iscritte in bilancio. O ancora, ci sono crediti d’imposta per la sanificazione degli ambienti di lavoro, a sostegno del costo dei canoni di locazione degli spazi commerciali e una serie di misure a sostegno del lavoro. Sono previste infine misure a sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario e con l’estensione delle misure del Fondo di garanzia per le PMI o attraverso maggiori stanziamenti per particolari settori industriali.

 

Il rinvio delle tasse 

Roberto Gualtieri, Ministro dell’economia e delle finanze

Il Decreto Legge è intervenuto in modo articolato e complesso sulla proroga dei versamenti. «Volendo sintetizzare possiamo dire che è prevista una proroga generalizzata dei versamenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, inclusi quelli relativi ai contributi previdenziali ed assistenziali ed ai premi per l’assicurazione obbligatoria, in scadenza il 16 marzo 2020 al 20 marzo 2020 (più che una proroga è una rimessione in termini per chi non si è organizzato con i pagamenti per il 16 marzo)», spiega Giuseppe Pirola. «Per i soggetti operanti nei settori maggiormente colpiti, indipendentemente dalla dimensione, è prevista la sospensione (normalmente fino al 30 aprile 2020) dei versamenti delle ritenute alla fonte su redditi da lavoro dipendente e assimilati, degli adempimenti e versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria e dei versamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto in scadenza nel mese di marzo 2020». 

I versamenti sospesi devono essere effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in un’unica soluzione entro il 31 maggio 2020 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 5 rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di maggio 2020. Questa disposizione interessa, ad esempio,  le imprese turistico-ricettive, le agenzie di viaggio e turismo e i  tour operator, le associazioni e società sportive, professionistiche e dilettantistiche, nonché soggetti che gestiscono stadi, impianti sportivi, palestre, club e strutture per danza, fitness e culturismo, centri sportivi, piscine e centri natatori; i soggetti che gestiscono teatri, sale da concerto, sale cinematografiche, discoteche, i soggetti che organizzano corsi, fiere ed eventi, ivi compresi quelli di carattere artistico, culturale, ludico, sportivo e religioso; i soggetti che gestiscono attività di ristorazione, gelaterie, pasticcerie, bar e pub; i soggetti che gestiscono musei, biblioteche, i soggetti che gestiscono asili nido e servizi di assistenza diurna per minori disabili, servizi educativi e scuole per l’infanzia, servizi didattici di primo e secondo grado, corsi di formazione professionale; i soggetti che  soggetti che gestiscono stazioni di autobus, ferroviarie, metropolitane, marittime o aeroportuali; i soggetti che gestiscono servizi di trasporto merci e trasporto passeggeri terrestre, aereo, marittimo, fluviale, lacuale e lagunare, ivi compresa la gestione di funicolari, funivie, cabinovie, seggiovie e ski-lift. 

Continua Pirola: «Per i soggetti di minore dimensione, ovvero imprese o professionisti con ricavi o compensi non superiori a 2 milioni di euro nel 2019, è prevista la sospensione, fino al 31 marzo 2020, dei versamenti delle ritenute alla fonte su redditi da lavoro dipendente e assimilati e alle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, dei versamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto, dei versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali e ai premi per l’assicurazione obbligatoria». Anche in questo caso i versamenti sospesi devono essere effettuati, senza applicazione di sanzioni ed interessi, in un’unica soluzione entro il 31 maggio 2020 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 5 rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di maggio 2020.

 

Sostegno al lavoro

Valori medi dell’indebitamento finanziario netto / patrimonio netto per settore (scenario attuale contro soft) con l’emergenza Coronavirus. Fonte Cerved Rating Agency

Il Decreto Legge ha introdotto inoltre una serie di misure a sostegno del lavoro. Si pensi al trattamento ordinario di integrazione salariale e assegno ordinario per tutti i datori di lavoro che nell’anno 2020 sospendono o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid-19 o alle nuove disposizioni per la cassa integrazione in deroga per la durata della sospensione del rapporto di lavoro e comunque per una durata massima complessiva di 9 settimane, concessa dalle Regioni e Province autonome previo accordo che può essere concluso anche in via telematica con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale per i datori di lavoro (questo accordo non è richiesto per i datori di lavoro che occupano fino a cinque dipendenti).

Sono state introdotte anche misure di sostegno ai lavoratori con figli di età non superiore ai 12 anni e l’incremento dei permessi retribuiti ex art. 33, legge 104/1992: trattasi di 12 giornate in più di permesso mensile retribuito con contribuzione figurativa, usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020. Alcune delle agevolazioni previste per le imprese sono estese anche ai lavoratori autonomi e tendenzialmente alle stesse condizioni. 

Per i lavoratori autonomi con ricavi e compensi inferiori a 400mila euro nell’anno 2019 è prevista altresì la possibilità che i ricavi e i compensi percepiti nel periodo compreso tra il 17 marzo 2020 e il 31 marzo 2020 non siano assoggettati alle ritenute d’acconto da parte del sostituto d’imposta. I lavoratori autonomi, però, non devono avere sostenuto nel mese precedente spese per prestazioni di lavoro dipendente o assimilato. I lavoratori autonomi possono godere altresì delle forme di sostegno ai lavoratori con figli di età non superiore ai 12 anni.

  

Fronte liquidità

Francesco Daveri, professore di Macroeconomia alla Bocconi e direttore dell’Mba della Sda Bocconi School of Management. Foto di Niccolò Caranti

La liquidità è probabilmente il primo dei problemi che le imprese di ogni settore e dimensione si stanno trovando ad affrontare. Secondo l’Osservatorio sul working capital di Cribis e Workinvoice, le pmi italiane manifesteranno un fabbisogno finanziario aggiuntivo di 15 miliardi di euro nei prossimi 3 mesi e fino a 45 miliardi in tutto il 2020. La crisi sarà più pensante sui settori in cui lavorano molte aziende medie e piccole, come quelli della gdo e del commercio in generale, del turismo e dell’intrattenimento, del lusso e della manifattura. 

Il Cura Italia si focalizza su alcuni settori chiave. In particolare stanzia 50 milioni di euro per il 2020 in finanziamenti che il commissario all’emergenza può erogare mediante contributi a fondo perduto e in conto gestione, nonché finanziamenti agevolati, alle imprese produttrici di dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale. E in generale, per sostenere la continuità, in sicurezza, dei processi produttivi delle imprese, l’Inail entro provvede entro il 30 aprile 2020 a trasferire ad Invitalia l’importo di 50 milioni di euro da erogare alle imprese per l’acquisto di dispositivi ed altri strumenti di protezione individuale. 

Più specificatamente, per le pmi, per 9 mesi amplia le prerogative del Fondo di garanzia: per esempio, stabilendo che la garanzia sarà concessa a titolo gratuito ed elevando l’importo massimo garantito per singola impresa a 5 milioni di euro. Il Fondo garantirà inoltre finanziamenti a fronte di operazioni di rinegoziazione del debito del soggetto beneficiario ed estenderà la durata della garanzia al periodo di sospensione del pagamento concesso dalle banche su debiti preesistenti. Per operazioni di investimento immobiliare nei settori turistico – alberghiero e delle attività immobiliari, con durata minima di 10 anni e di importo superiore a 500mila, la garanzia del Fondo potrà essere cumulata con altre forme di garanzia acquisite sui finanziamenti. Ancora, per le garanzie su specifici portafogli di finanziamenti dedicati a imprese danneggiate dall’emergenza Covid-19, o appartenenti, per almeno il 60%, a specifici settori/filiere colpiti dall’epidemia, la quota della tranche junior coperta dal Fondo può essere elevata del 50%, ulteriormente incrementabile del 20% in caso di intervento di ulteriori garanti. 

 

Grandi imprese escluse. E manca una visione di medio periodo

Valori medi del margine EBITDA per settore (scenario attuale contro soft) con l’emergenza Coronavirus. Fonte Cerved Rating Agency

Il giudizio complessivo di queste misure è che siano insufficienti. «Le misure adottate sono finalizzate a supportare le piccole e medie imprese, tessuto produttivo fondamentale del nostro Paese. Con ciò limitando fortemente, se non azzerando, un aiuto a favore di imprese di maggiori dimensioni», continua Pirola. «Peraltro i provvedimenti adottati sono per lo più mirati a differire alcuni adempimenti e taluni pagamenti, che sicuramente alleviano la temporanea carenza di liquidità, ma non risolvono le difficoltà che si presenteranno al termine del periodo di sospensione».  

Cerved, prima di questo stop, aveva stimato che per effetto del Coronavirus le probabilità di default sarebbero aumentate dal 4,9% al 6,8% in caso di una crisi che si ferma a giugno e al 10,4% se gli effetti durano per l’intero anno: in soldoni parliamo di un numero di aziende a rischio fallimento (che prima non lo erano) che varia tra 200mila e 500mila circa. «Occorre una manovra che difenda l’economia reale in senso stretto, attraverso riforme significative di carattere fiscale e agevolazioni importanti e durature rivolte al mondo generalizzato delle imprese, che favoriscano una ricostruzione economica piena e completa, con maggiori risorse a disposizione e una programmazione di interventi che non si attardi ad essere varata».  

 

Dopo l’emergenza sanitaria si dovrà investire su formazione e innovazione

Valori medi del margine EBITDA per settore (scenario attuale o difficile) con l’emergenza Coronavirus. Fonte Cerved Rating Agency

«Al momento ci si sta occupando dell’emergenza, che è quella di far arrivare fondi alla sanità e all’assistenza di chi è in prima linea a combattere contro il virus. Questa è la preoccupazione principale del decreto, che poi contiene misure di paracadute sociale volte a garantire un primo aiuto di reddito il più possibile esteso, con la cassa integrazione in deroga per 9 settimane a tutte le imprese e la sospensione di alcune scadenze fiscali e dei mutui, che però dovrà essere anch’essa rinnovata per altri tre mesi per essere realmente efficace», aggiunge il professor Saverio Daveri. 

Dunque, per ora ci si è limitati a salvaguardate le esigenze di carattere sanitario, familiare, individuale. «Si dovrà fare un conto più preciso dei danni all’economia e spero ci sia un disegno e che esso preveda una fase due che parta dall’individuazione della misura delle perdite non recuperabili di certi settori come il turismo e i servizi stagionali o l’abbigliamento. I produttori di beni durevoli come l’automotive invece ora perdono ma magari nel corso dell’anno potranno recuperare. Anche la meccanica potrà tornare più facilmente a una normalità simile a quella prima della crisi. Ci saranno infine settori il cui business model cambierà in modo permanente: per esempio se non si potrà tornare a fare eventi e concerti c’è da reinventare un’industria che, soprattutto a Milano, segnava una crescita a due cifre», continua Daveri.

Insomma, i temi sono due e ben diversi: da un lato compensare chi ha perduto il reddito nelle ultime settimane (cosa che fa il Cura Italia), dall’altro stabilire azioni per i settori che vengono influenzate in modo permanente. «Ristorazione, eventi, intrattenimento, turismo, ma anche il manifatturiero attaccato a quelle filiere o il lusso accessibile che dovrà organizzarsi più con ecommerce e meno con le sfilate. Non so se bastano gli incentivi di breve termine e anche la politica dovrà ripensare le proprie strategia», conclude il professore della Bocconi. «Bisognerà puntare sulla formazione per predisporre rapidamente figure professionali capaci di essere flessibili e avere competenze inedite e si dovrà investire sulle tecnologie e sulla digitalizzazione. Per esempio, sarà necessario dare ai buyer della moda il senso di cosa stanno acquistando anche se resteranno seduti al pc, con software che simulino vetrine virtuali o sfilate in 3D. Ci vorrà tanta innovazione. E quella alla fine ci salverà».














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