Oggi a Milano il Forum Italo Saudita sugli investimenti. Industria Italiana ci sarà, per informare sulle enormi opportunità industriali di Saudi Vision 2030 (almeno 500 miliardi di investimenti)

di Filippo Astone ♦︎ Il Rinascimento Arabo di Vision 2030 è la più interessante opportunità di sviluppo internazionale per le aziende italiane di questo decennio. Bisogna cavalcarla il più possibile. Protagonista del Forum lato saudita è il ministro degli investimenti Khalid Al-Falih. Lato Italia il ministro Adolfo Urso e il suo vice Valentino Valentini, Claudio Descalzi di Eni, Andrea Casaluci di Pirelli, Sergio Dompé di Dompé, Sergio Iorio di Italmatch Chemicals

Si tiene oggi 4 settembre all’hotel Gallia di Milano il Forum Italo Saudita sugli investimenti. Saranno presenti rappresentanti del Governo italiano e di quello saudita, nonché esponenti di primo piano della business community dei due Paesi. Tra i nomi, emergono lato Italia quello del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, e del vice ministro Valentino Valentini. Nonché l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi; il ceo di Pirelli Andrea Casaluci; il ceo di  Italmatch Chemicals (industria leader mondiale nella chimica petrolifera) Sergio Iorio; il presidente di Dompé Sergio Dompé e quello del Gruppo San Donato Paolo Rotelli.  Lato Arabia Saudita, Khalid Al-Falih, ministro degli Investimenti.  E Abdeljabbar Chraiti, Chief Center of Excellence, Economic Cities and Special Zones Authority. Khalid Al-Falih è una figura importantissima, in pratica uno degli esponenti della seconda linea di comando dopo il principe ereditario e primo ministro Bin Salman. E’ sostanzialmente l’attuatore del programma Saudi Vision 2030, quello della modernizzazione e del rinascimento saudita. In precedenza Khalid Al-Falih è stato ministro dell’Energia e ceo di Saudi Aramco, la compagnia petrolifera nazionale. 

Un momento di confronto del genere, in questa stagione economica, è di importanza cruciale

Non solo per gli accordi che verranno annunciati e per la campagna di comunicazione che potrebbe arrivare a valle dell’evento. Ma soprattutto perché da qui potrebbe innescarsi una percezione diversa delle enormi opportunità per le imprese italiane aperte da Saudi Vision 2030, il programma di modernizzazione voluto da Mohammad bin Salman Al Sa’ud – principe ereditario e primo ministro – che prevede almeno 500 miliardi di dollari di investimenti (ma a regime potrebbero essere assai di più), articolati in 80 progetti (per un totale di 96 target economici) in differenti settori. I quattro più interessanti, (peraltro oggetto di altrettante tavole rotonde del Forum), sono Automotive & Advanced Manufacturing; Clean Energy e petrolchemicals; Healthcare, pharma e life science; Real Estate. 







Mohammad bin Salman Al Sa’ud – principe ereditario e primo ministro saudita

Ma il progetto più ambizioso è, senza dubbio, la creazione di Neom, la città del futuro (la più grande smart city al mondo), il cui costo è stimato in 456 miliardi di euro. Si dovrebbe estendere su una superficie pari ad oltre 26mila chilometri quadrati. Punta su Intelligenza Artificiale e Big Data per interagire con l’abitato. Il programma prevede anche innovazioni sociali: più diritti alle donne (tra cui quello di guidare), riapertura di cinema e teatri, riduzione del potere del clero wahabita, privatizzazioni di diverse industrie (si vuole passare da una economia statale e sussidiata a una di mercato) e introduzione di una novità: le tasse. Fino a qualche tempo fa, i cittadini sauditi non le pagavano. Adesso stanno arrivando iva e altre imposte, per rendere l’Arabia Saudita progressivamente simile agli altri Stati moderni. Del resto, se si vuole ridurre il peso del petrolio e creare un’economia privata e di scambi, le tasse sono inevitabili.

Oltre a ciò, ci sono gli investimenti all’estero (anche in Italia) che dovrebbe fare il Fondo Sovrano, stimati in 2500 miliardi di dollari. 

Con “Vision 2030”, l’Arabia Saudita punta a diventare una delle dieci più importanti economie mondiali e, soprattutto, a ridurre la sua dipendenza dal Petrolio, che genera circa il 40% del pil e il 75% delle entrate statali. E vorrebbe diventare la decima economia mondiale.  

E’ più che evidente la gigantesca opportunità industriale che questo programma offre alle aziende italiane di ogni dimensione. Bisogna dirlo senza mezzi termini: il Rinascimento Arabo (copyright Matteo Renzi) di Vision 2030 è la più interessante opportunità di sviluppo internazionale per le aziende italiane di questo decennio. 

Il saper fare tecnologico italiano potrebbe trovare in Saudi Vision 2030 un terreno di sviluppo formidabile

Khalid Al-Falih, ministro degli Investimenti dell’Arabia Saudita

Pensiamo a ciò che le nostre aziende industriali potrebbero fornire in tema di automotive, energia, fisica, chimica, smart city, information & communication technology, machinery, pharma, life science, economia del turismo. Un potenziale di sviluppo gigantesco, che al momento attuale il sistema Italia sta sfruttando solo in minima parte. Per riuscirci, bisogna (è banale dirlo, ma è vero) fare sistema, costruire alleanze fra imprese della medesima filiera, e avere un Governo alle spalle che faccia tutto il possibile. E soprattutto bisogna crederci, cosa che non è affatto scontata.

Industria Italiana ci crede, e ci spera anche, e per questo sarà presente al Forum Italo-Saudita con ben tre giornalisti e la volontà di aggiornare il più possibile i propri lettori su ciò che verrà detto, sulle notizie più interessanti.

Un ostacolo non da poco allo sfruttamento di questa opportunità di sviluppo da parte dell’Italia potrebbero essere le contestazioni relative al tema dei diritti umani, che si sono particolarmente accese dopo il brutale omicidio del giornalista Jamal Kashoggi, nipote del celebre trafficante d’armi e businessman Adnan Kashoggi, nonché esponente di un clan un tempo potentissimo e oggi nell’ombra. Omicidio che, secondo il Governo americano, sarebbe stato commissionato da Bin Salman in persona. Certo, si tratta di un episodio orribile, non ci sono parole per commentarlo e deplorarlo. Non ci sono. E il tema dei diritti umani resta fondamentale. Tuttavia, occorre fare un paio di considerazioni importanti.

Claudio Descalzi, ad Eni

La prima è che il massimo rispetto della democrazia e i diritti umani sono un imperativo categorico solo del mondo Occidentale (Stati Uniti, Canada, Europa, Australia, Nuova Zelanda) e di una parte proporzionalmente piccola dell’Asia (Giappone, Corea del Sud e poco altro). Nel resto del mondo, cioé nella maggioranza (Africa, Cina, America Latina, Russia), non lo sono, ed episodi di uccisioni di giornalisti ed oppositori politici sono all’ordine del giorno. Magari non in forme così clamorose e palesi come quell’episodio, ma sono all’ordine del giorno. E anche gli Stati Uniti, per le loro azioni fuori dai confini, non possono certo salire in cattedra su questo argomento. E quindi? Il rimedio consiste nel rinunciare a scambi e affari, in modo unilaterale, con 3/4 del mondo?  

La seconda considerazione è che l’attuazione del programma Saudi Vision 2030 produrrà un cambiamento forte anche a livello di diritti umani e democrazia. Non solo e non tanto perché il programma prevede anche consistenti investimenti in istruzione, modernizzazione e, perfino, opportunità per le donne. Ma soprattutto perché trasformare la popolazione da sudditi mantenuti dallo Stato a cittadini che lavorano in attività private in regime di concorrenza e con forti scambi internazionali – e soprattutto pagano le tasse – cambierà per forza di cose il contratto sociale, producendo nel tempo rappresentanza e maggior rispetto dei diritti.

Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy

Anche per creare quella rete di contatti e commerci internazionali, nonché di flussi turistici e investimenti immobiliari, che il programma si prefigge. Peraltro, la storia ha dimostrato come isolare un regime non abbia mai portato alcun progresso interno in tema di diritti umani e democrazia. Anzi, ha sempre ottenuto l’effetto opposto. E’ con il dialogo che si possono ottenere anche risultati in questo senso. Non certo con l’intransigenza e l’isolamento. 














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