La strutturazione del consiglio di sorveglianza voluto da Facebook, costituito da un pool di moderatori che detterà e sorveglierà i contenuti, procede con lentezza: i nomi dei suoi membri non saranno noti fino ai primi mesi del 2020.
La “corte suprema” di Facebook
Per garantirne l’indipendenza, il comitato sarà composto da esperti che potrebbero essere moderatori di gruppi di discussione su Facebook, ex giudici, avvocati, ex giornalisti. La selezione dei membri richiede tempo perché saranno 40 le persone (su un totale di 1000 domande ricevute) a far parte del pool, che nel suo insieme dovrà garantire la diversità degli utenti dei social network.
Questo tipo di “corte suprema” avrà un budget di 130 milioni di dollari per sei anni. Questa somma sarà collocata in un fondo fiduciario e utilizzata per coprire i costi relativi all’affitto di uffici, ai viaggi e alla remunerazione dei suoi membri. La creazione di un trust consente di stabilire una sorta di barriera tra il patrimonio finanziario di Facebook e quello del consiglio di vigilanza. In effetti, se i due condividessero la stessa eredità, la loro indipendenza non potrebbe essere reale.
Naturalmente sarà interessante capire come si articolerà la relazione fra le decisioni prese da Facebook e le leggi di ciascun Paese.