FAB vuol crescere nel mondo e si finanzia con i minibond

di Laura Magna ♦ L’azienda manifatturiera di Pesaro, leader italiano nella nicchia dei top e delle ante per mobili da cucina, ha tra i suoi clienti Ikea e Leroy Merlin. Come per il primo minibond, Banca Finint è arranger dell’ operazione. I proventi di questa emissione, del valore di 10 milioni, serviranno a finanziare un nuovo stabilmento

Il nome della società vuol dire Fabbrica Arredi Basamenti: un gruppo di rilievo internazionale, che ha in portfolio clienti come Ikea, Leroy Merlin. L’azienda ha intrapreso un percorso di crescita costante, dimostrando sul campo che il capitalismo familiare sano può diventare un punto di forza per il sistema economico e che la finanza non bancaria è un sostegno cruciale nei processi di sviluppo. Fondata nel 1974 dalla famiglia Sperandio, che ancora ne possiede il controllo e la gestisce, questa impresa pesarese impiega 400 dipendenti in un network di nove stabilimenti che insistono tutti nel territorio di Gallo di Petriano, dove è concentrata l’intera produzione. Nell’ultima delle sue fabbriche, FAB 9 appunto,18mila mq di superficie in un un punto nevralgico della provincia pesarese, saranno stoccate le scorte. In questo modo la società potrà passare da una logica make to order a una make to stock, che consentirà di produrre per il magazzino, indipendentemente dagli ordini già chiusi, e di ottenere consistenti risparmi sia in termini di costi di affitto che di movimentazione logistica.

Finanza per la crescita: i dettagli del bond

E proprio  per ultimare FAB 9, lo stabilimento di stoccaggio, il 30 novembre scorso  il gruppo ha emesso un minibond da dieci milioni di euro. Si tratta della seconda emissione, dopo quella che data al 2015. E tra la prima e la seconda emissione le condizioni sono di gran lunga migliorate: da 7 milioni in 5 anni a 10 milioni rimborsabili in sette anni. «Si tratta di un upgrade importante nel giro di soli tre anni, che indica il percorso di crescita», dice a Industria Italiana Simone Brugnera, responsabile area minibond di banca Finint, che è arranger dell’operazione e che aveva seguito la società anche nel suo primo esperimento sul mercato dei capitali, un altro minibond da sette milioni con scadenza luglio 2020 e quotato su ExtraMot Pro il 7 luglio del 2015. I proventi in quel caso erano serviti in particolare a ottimizzare il capannone numero 8 della società controllata dalla famiglia Sperandio.







 

Brugnera
Simone Brugnera, responsabile area minibond di banca Finint

 

«Rileva in ogni caso che la seconda emissione abbia consentito di ottenere condizioni migliorative rispetto alla prima e che il tutto si inserisca all’interno di un percorso, che la società persegue almeno fin dal 2015, da quando ha scelto per la prima volta anche di certificare il bilancio con Deloitte. L’emissione rappresenta una tappa di una complessa strategia di sviluppo». Quanto ai dettagli tecnici, parliamo di «un bond senior unsecured con rimborso amortising (rimborso periodico del capitale, ndr), avrà una vita media di 4,5 anni. I proventi che ne derivano verranno impiegati a sostegno degli investimenti volti ad aumentare i volumi di produzione e a ottenere una maggiore efficienza produttiva. In particolare questa emissione consentirà a Fab di completare entro i tempi previsti l’ampio piano di riorganizzazione degli stabilimenti produttivi programmato negli esercizi precedenti e che con l’entrata in funzione di FAB 9 verrà ultimato», continua Brugnera.

I numeri di FAB

La storia e le caratteristiche della società leader nella componentistica per cucine sono rilevanti per comprenderne la strategia attuale. Partendo dai numeri: nel 2017 il fatturato ha segnato un valore di 90 milioni di euro, di cui il 70% derivante dai mercati esteri, con un’ebitda dell’11%. Ma quello che rileva è lo sviluppo diacronico: negli ultimi dieci anni la società è passata da un fatturato di 20 milioni a quasi 90, con un cagr (crescita annua) del 14% e restando sempre in utile, in un momento non proprio favorevole per il mercato del mobile.

 

Fab Group: all’interno dello stabilimento (dal sito dell’azienda)

 

Dai basamenti per i tavoli di Pesaro alla leadership nei componenti in laminato plastico (con clienti come Ikea)

FAB viene fondata per servire il fiorente distretto delle cucine di Pesaro: all’inizio della sua storia realizzava strutture e piani per tavoli in legno, nobilitato e laccato; in pochi anni ha saputo allargare i propri orizzonti da interregionali a nazionali. E così “Fabbrica Arredi Basamenti” alla fine degli anni ’80, grazie a una forte evoluzione tecnologica, è riuscita a implementare la sua gamma prima con la produzione di piani di lavoro per scrivanie e cucine, poi, nel 1993, con frontali a incollaggio poliuretanico. Oggi è leader nei componenti in laminato plastico e melaminico di cucine e soggiorni.

La strada verso la modernizzazione ha inizio invece nel 2000: e nel 2010 la società inizia l’accreditamento come fornitore esclusivo per Ikea per terminare il processo un anno dopo. Questa acquisizione rappresenta un vero salto di qualità: ancora oggi l’azienda è fornitore esclusivo per il Sud Europa del colosso svedese dell’arredamento e con la stessa formula serve i mercati del Mediterraneo di diversi operatori della gdo.  Di fatto, più che vendere un prodotto, l’azienda offre un servizio che deve essere efficiente, preciso e puntuale oltre che molto “ordinato”. Anche un minuto in meno o addirittura un secondo per produrre il singolo pezzo ha un impatto importante in termini di ebidta: un concetto che il management del gruppo a introiettato tanto da aver investito anche di recente in un nuovo software per il controllo di gestione al fine di efficientare la produzione.

 

Fab Group: all’interno dello stabilimento (dal sito dell’azienda)

I distretti del mobile italiani

Come si è detto, l’impresa insiste nel territorio del distretto di Pesaro, terra di cucine. I distretti del mobile in Italia sono diversi e occupano il 60% dei 134.400 di addetti totali del settore in 18.615 imprese che generano un fatturato di 21,4 miliardi. I numeri sono quelli di un report recente di Intesa San Paolo. Pesaro, che ospita 670 aziende e 8.393 addetti ha ancora un ruolo primario: il 23% di tutti gli occupati della provincia sono nel mobile e, dopo la perdita di valore nei lunghi anni della crisi, vede riemergere segnali di crescita: secondo Intesa SanPaolo l’export dopo essere diminuito del 20,4% tra il 2008 e il 2017, ha registrato una crescita del 5,3% nei primi nove mesi del 2018, grazie ai risultati conseguiti in Francia, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti.

E proprio dalle cucine, insieme agli imbottiti, dovrebbe prendere forza la ripresa se è vero che «nei prossimi cinque anni la domanda mondiale di mobili imbottiti e cucine registrerà un aumento pari a 3 miliardi di dollari, dei quali un terzo circa rappresentato da beni di alta qualità in cui risulta specializzata l’industria italiana», secondo Giovanni Foresti, della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. In generale dunque il mercato italiano del mobile è, secondo Intesa, il quarto comparto domestico per avanzo commerciale – 7 miliardi nei primi 11 mesi del 2018 – dietro a meccanica, moda e metalli e il secondo nel mondo per valore dell’export della gamma di prezzo elevata per gli imbottiti, dietro a Cina e per le cucine dietro alla Germania.

Se a Pesaro il focus sono le cucine, ognuna della altre aree distrettuali ha nel core un aspetto diverso dell’arredamento: a Livenza e quartiere del Piave, l’offerta di concentra su accessori e componenti e arredi per vari ambienti della casa di fascia media; il Legno arredo della Brianza ha un’ampia gamma di produzioni che si collocano prevalentemente nella fascia qualitativa alta. E poi ci sono distretti ad elevata specializzazione: lo è quello delle Sedie e tavoli di Manzano, e quelli dell’imbottito: Forlì, nella fascia prezzo-qualità media e medio-alta, e Murgia e Quarrata, con prodotti di qualità medio-bassa e media. Infine, nei siti di Bovolone e del bassanese oltre che nell’Alta Valle del Tevere esiste un’antica tradizione artigianale nella produzione di mobili d’arte.

 

Fab Group: all’interno dello stabilimento (dal sito dell’azienda)

 

Finanziare la crescita: un percorso che prosegue

Negli anni le aziende sopravvissute alla crisi sono quelle che hanno saputo svilupparsi e innovare. E la società leader nei componenti per cucine ha diversi elementi che secondo Brugnera, ne fanno una storia di successo. «Senza dubbio la crescita e la profittabilità costante in dieci anni indicano la solidità del business, confermata anche dalla scelta di strutturarsi attraverso la certificazione del bilancio e il ricorso al mercato di capitale. Anche la tipologia di clientela è un fattore di solidità: si tratta di colossi di elevato standing che garantiscono contratti importanti e flussi di cassa su cui è possibile contare anno dopo anno. La stessa proprietà indistinta dal management non è un punto di debolezza, ma in questo caso un elemento di forza: gli Sperandio guidano il gruppo da 40 anni e da venti anni è subentrata nella gestione la seconda generazione, garantendo continuità, esperienza e professionalità. Il piano industriale prevede molti investimenti, pertanto i due primi minibond potrebbero rappresentare solo un esordio nel mercato dei capitali», conclude Brugnera.














Articolo precedenteDa Ascom uno smartphone per Industry 4.0
Articolo successivoL’ industria cala, ma le aziende elettroniche ed elettrotecniche…






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui