Ex Ilva: pronto il piano del Governo, protagonista l’impresa pubblica

Ritorna lo Stato Imprenditore? Non sarebbe necessariamente un male, diciamo noi, alla luce della pessima prova data più volte dai "privati". Comunque, sono queste le ipotesi ora prevalenti, forse anche per fare di necessità virtù. Si parla di Cdp, Invitalia, Snam. Il punto

Il negoziato con Mittal sul caso ex Ilva prosegue. Lo ha fatto sapere il premier Giuseppe Conte, a margine di un convegno dell’Eni, smentendo l’indiscrezione secondo cui Mittal sarebbe pronto a pagare un miliardo per uscire dalla ex Ilva.

Il negoziato è «solo all’inizio» e in esso il governo propone l’ingresso «di una partecipata pubblica». Con questa affermazione trova conferma il primo abboccamento tra Francesco Caio, consulente del Mise, gli studi legali BonelliErede Lombardi e Freshfield per i commissari ex Ilva, Cleary Gottlieb per Arcelor. Tra i rumors, anche l’ipotesi (per ora senza conferme) di un coinvolgimento di Snam (che potrebbe conferire il gas) e Arvedi (tecnologie).







Sulla fantasmagorica ridda di ipotesi dunque viene fatta luce, anche se con la dovuta discrezione, dal premier in carica. Resta però sullo sfondo la questione giudiziaria, anzi le questioni giudiziarie: quella in capo a Milano, dove il 20 dicembre, scade la proroga concessa dal Tribunale per l’udienza sul ricorso dei commissari per impedire il recesso dal contratto, e quello più prossimo (tra l’11 e il 12 dicembre) legato allo spegnimento dell’altoforno 2, su cui decide il Tribunale di Taranto.

 

Ma torniamo al negoziato

Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli

Un punto fermissimo del secondo governo Conte verte sulle persone al lavoro: 4.700 esuberi (più quelli già in cassa) sono «inaccettabili». Se ristrutturazione dovesse esserci – con tetto massimo di 1.000 esuberi secondo il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli – il governo sta studiando un fondo «straordinario» da 50 milioni, da inserire in manovra o in un decreto ad hoc, per i lavoratori ex Ilva in amministrazione straordinaria. E incentivi rafforzati, con sgravi che arriverebbero al 100% per tre anni, per chi assume lavoratori in esubero del polo siderurgico. Si delineerebbe così un «piano sociale pubblico» che può prevedere anche il riassorbimento, di una parte degli esuberi, da parte di società controllate dal Mef.

 

I capisaldi

Secondo il Messaggero – che avrebbe letto il testo – sul tavolo delle trattative il contro-piano del Governo sarebbe tutto raccolto in otto pagine. E due capisaldi: il ripristino dello scudo penale per gli amministratori legato al piano ambientale e l’ingresso dello Stato, attraverso società come Invitalia o direttamente Cdp, con il 18,2% nel capitale di Am InvestCo, a fronte di un investimento da 400 milioni e la sottoscrizione di un aumento di capitale. Di qui si parte. In quanto a ulteriori investimenti, il governo punterebbe ad offrire per l’installazione dei forni elettrici – il cui costo dovrebbe oscillare fra tra 200 e 250 milioni– un importo pari alla metà. Infine i costi delle bonifiche potrebbero essere sostenuti da Invitalia  con un programma di sviluppo da 70 milioni in cinque anni.

 

Gli obiettivi del nuovo piano industriale

Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte

Il futuro dell’ex-Ilva, dunque in otto pagine, con l’obiettivo  di una produzione di acciaio di 6 milioni di tonnellate l’anno, alla quale contribuirebbe, per 1,2 tonnellate, l’installazione del forno elettrico entro tre anni. Quest’ultimo è considerato il motore del “green deal” for Ilva e prevede un investimento da dividere tra Am InvestCo e lo Stato, grazie al ricorso a fondi Ue disponibili.

 

I Punti cruciali
La bozza – che dovrà passare al vaglio delle parti sociali – avrà tempi rapidi di limature e assenso fra le parti. La fretta è determinata dalla scadenza del 20 dicembre, quando il Tribunale di Milano dovrà dire la sua sul ricorso cautelare e d’urgenza presentato dai commissari Ilva contro il recesso dalla gestione del siderurgico chiesto dal gruppo ArcelorMittal. Chiudere la vicenda Milano sembra dunque decisivo.

Tra gli argomenti caldi: la conversione in legge del nuovo dl Salva-Ilva che spetterebbe al governo; la modifica del Dpcm del 2017 in modo da recepire il nuovo piano industriale e ambientale; il ripristino dello scudo penale e la conferma da parte del Tribunale di Taranto; la sospensione dello spegnimento dell’altoforno 2 fino al 30 giugno 2021. A questo proposito, oggi è giunto il sì dei pm di Taranto alla richiesta di proroga presentata dai commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria che chiedono un anno di tempo per ottemperare alle prescrizioni di automazione del campo di colata. La decisione spetta al giudice Francesco Maccagnano, dinanzi al quale si svolge il processo sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella.

 

Le prospettive aperte da Snam

Il ceo di Snam Marco Alverà

Tra le tante indiscrezioni quella che sembra avere un senso, anche se non immediatamente legata alla nascita di una “nuova” Ilva è quella della partecipazione di Snam. In occasione della presentazione del piano industriale, il numero uno della società del gas, Marco Alverà, aveva detto: «Non ci occupiamo di acciaio», ma aveva aggiunto «stiamo lavorando contemporaneamente a dare altre opportunità occupazionali in quel territorio… ». In quanto agli investimenti Alverà aveva sottolineato che sono allo studio «investimenti che possono arrivare fino a 40 milioni di euro». Una sponda della partecipata pubblica aprirebbe dunque a una quota di soluzione, quello sul versante occupazionale.

 

Il Pacchetto Taranto

Sullo sfondo, da non perdere d’occhio, il Pacchetto Taranto che raccoglierebbe le istanze dei vari ministeri. Ancora in fase di valutazione tecnica e politica, potrebbe culminare in un unico decreto Taranto organico. Si tratta di una decina di misure, che vanno dal sostegno alla zona del Porto (con l’istituzione di una Zona franca doganale, per incentivare il recupero delle potenzialità del porto , oltre alla proroga dell’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale fino al 2022) alla creazione di un Polo universitario di Taranto per la sostenibilità ambientale e per la prevenzione delle malattie sul lavoro, con un finanziamento di 9 milioni l’anno per tre anni, sino alla green mobility con un piano per la “mobilità dolce” da realizzare lungo linee ferroviarie dismesse.














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