Elettric 80 acquisisce il litio di Kaitek

Enrico Grassi
Enrico Grassi

di Christian Benna ♦ Elettric 80, specializzata nelle soluzioni di automazione integrata per l’industria del food, beverage e tissue, fa shopping nei sistemi energetici aumenta la capacità produttiva con un nuovo sito industriale.

Elettric80 fa un pieno di litio per far viaggiare senza soste la fabbrica a guida automatica. Con l’acquisizione del 40% di Kaitek, altra società reggiana, con sede a Calerno, che sviluppa tecnologie per le batterie al litio, l’azienda di Viano (Reggio Emilia) completa la sua gamma di soluzioni di automazione integrata per l’industria. Spiega Enrico Grassi (foto in alto), fondatore e presidente di Elettric80: “Noi realizziamo impianti completamente automatizzati per le aziende che producono beni di largo consumo, come food, beverage e tissue. I nostri software gestiscono un parco macchine che va dai veicoli a guida laser alle isole di palettizzazione e ai fasciatori robotizzati fino ai sistemi di stoccaggio ad alta densità. Il carburante che abbiamo scelto di usare è la batteria al litio, perché garantisce tempi di ricarica intorno a 5 minuti, senza interrompere i processi produttivi”.







Elettric 80 Training System-v1.0 from Elettric80 spa on Vimeo.

Piovono commesse

La spinta a una maggiore efficienza degli impianti a Elettric80 arriva nei giorni in cui piovono nuove commesse, come gli impianti dell’acqua Evian (gruppo Danone), l’ampliamento di quelli di Sant’Anna Fonti di Vinadio (a Cuneo) e il nuovo stabilimento in America del gruppo Sofidel. L’aumento degli ordini, che nel 2015 ha fatto balzare del 20% il fatturato a quota 140 milioni (includendo la società di fasciatura robotizzata Bema), ha convinto l’azienda anche a irrobustire la propria capacità produttiva, costruendo altri 5mila metri quadri di area produttiva. La cassetta gli attrezzi 4.0 di Grassi è quindi pronta e completa. “A differenza dei nostri concorrenti noi non vendiamo semplicemente macchinari, ma offriamo un ecosistema. In questi giorni stiamo completando la proposta per automatizzare, nel 2017, lo stabilimenti Sofidel in Ohio. Dalle bobine madri al packaging, dallo stoccaggio a magazzino alla spedizione, tutto è automatizzato e gestito dal nostro software proprietario, lo Smart Decision Maker”.

Pilota automatico

Sono passati 25 anni da quando Grassi ha smesso i panni di tecnico manutentore per vestire quelli del pioniere dell’innovazione. In testa porta sempre quel cappello da cowboy che l’hanno reso il Kit Carson dell’automazione. Ma per il resto Elettric80 ha cambiato completamento volto. All’origine l’azienda era una piccola impresa che si occupava di cablaggio elettrico per le aziende del territorio. La forza lavoro non arrivava a 30 dipendenti, con Grassi spesso in giro a installare impianti. E non ci ha messo molto a intuire che i processi produttivi tendevano a incepparsi in magazzino e nell’area spedizioni, dove ogni operazione era compiuta manualmente e a bordo dei rumorosi muletti. Quello era il collo di bottiglia da far saltare, per trovare nuovo valore aggiunto. Insieme ad alcuni soci, tra cui Vittorio Cavirani, oggi direttore delle Operations di Elettric80, l’imprenditore ha quindi rilevato un’azienda meccanica, la Bieffe di Scandiano, e poi acquisito una licenza per poter applicare la tecnologia laser ai carrelli di trasporto da Ndc, società svedese specializzata nei sistemi a guida ottica. L’idea di fondo è stata rilanciare l’intralogistica, che anziché rallentare i sistemi produttivi può diventarne il direttore d’orchestra.

Lindley from Elettric80 spa on Vimeo.

Rapida evoluzione

Per farlo, Elettric80 ha costruito e installato, nel 1992, il primo sistema integrato al mondo con carrelli a guida laser, negli impianti di Costerplast (gruppo Coster) di Caldonazzo di Trento. Ora i vecchi muletti potevano viaggiare da soli, riconoscere gli ostacoli grazie ai sensori, e fare il loro lavoro su più turni senza stancarsi mai. “Non potevamo pensare di poter competere nel mondo dei carrelli elevatori, dominati dalle multinazionali tedesche e giapponesi. Però era possibile dire la nostra, puntando su un ecosistema digitale che comprendesse logistica e produzione”, ricorda Grassi. Dopo i veicoli a guida laser ha preso il via il Freeway, il primo sistema di paletizzazione robotizzata e di movimentazione a terra tramite veicoli a guida laser totalmente integrato. La storia continua: alla fine degli anni Novanta, Grassi e soci mordevano il freno. Vogliono crescere. E hanno provato la carta delle alleanze. Hanno ceduto il 70% dell’azienda alla Sasib di Carlo De Benedetti. L’intesa, tuttavia, si è tradotta in una girandola di cambi di proprietà, con la Sasib finita in mano a Sig, multinazionale svizzera, che a sua volta ha avviato un processo di razionalizzazione. Il rischio era che di Elettric80 restasse solo un pugno di brevetti da far commercializzare ad altri. Grassi e soci hanno deciso quindi di tornare al comando dell’azienda e nel 2004 hanno riacquistato le quote.

Ritorno al comando

Con questa mossa, la gamma prodotti si è ampliata con i fasciatori robotizzati di Bema, azienda lanciata dal fratello di Enrico Grassi. Poi, sono arrivate le isole di palettizzazione e i magazzini ad alta densità Smart Store. L’ecosistema Freeway ha attratto commesse sempre più importanti. Elettric80 ha rimesso a nuovo gli stabilimenti in Messico della birra Corona, fatto viaggiare gli Lgv a Fonti di Vinadio, dove sgorga l’acqua Sant’Anna. E poi è arrivato il battesimo del fuoco, quando Barilla ha deciso di automatizzare il suo stabilimento di Pedrignano con 85 mila posti pallet, integrando un magazzino esistente ad alta densità, e 54 carrelli a guida laser. Tutto made in Elettric80. Oggi la società, che è di proprietà di Enrico Grassi e Vittorio Cavirani, due dei soci storici, è una multinazionale tascabile ad alto tasso tecnologico che impiega 500 dipendenti e fattura il 90% dei propri ricavi all’estero.

IntervistaMagnani 2015 from Elettric80 spa on Vimeo.

 














Articolo precedenteOrange1Holding pronta allo shopping in Europa e Usa
Articolo successivoGe Capital: per crescere le Pmi devono esportare






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui