Dassault Systèmes: il Rinascimento dell’ Industria produce esperienze

Dassault
Un esempio delle virtualizzazioni di 3DExperience

di Gaia Fiertler ♦ In questa intervista esclusiva Olivier Ribet, executive vice president Emea  del gruppo francese, tratteggia il nuovo ciclo di vita del prodotto, dalla progettazione fino all’esperienza che ne fa il consumatore. Un’operazione possibile grazie alla piattaforma 3DExperience

Rinascimento dell’Industria. Dassault Systèmes, il gruppo francese da 3,2 miliardi di euro di fatturato, seconda software house in Europa, con 16mila persone nel mondo di cui oltre 7mila impiegate nella ricerca e sviluppo, traccia la via del nuovo Rinascimento nella valorizzazione della conoscenza, del know-how e della prototipazione virtuale in 3D che aumenta le possibilità e i confini della realtà; nella riduzione quindi della distanza tra virtuale e reale; nella trasformazione della supply chain in una rete a valore aggiunto; nella formazione del mindset giusto e nel potenziamento delle risorse umane. Ma come? Attraverso l’adesione a 3DExperience, la piattaforma digitale integrata che modella, prototipa e ottimizza, con una visualizzazione virtuale in 3D, l’intero ciclo di vita di un prodotto, di una linea di produzione o di una fabbrica intera e serve a generare esperienze, risultato di “prodotto più contesto”, grazie alla disponibilità e all’incrocio di informazioni rilevanti processate in tempo reale e alla prototipazione virtuale multipla, che riduce i rischi di gap tra progettazione, realizzazione e risposta del mercato.







In questa intervista esclusiva a Industria Italiana, raccolta in occasione dell’ultimo 3DExperience Forum di Milano, Olivier Ribet, executive vice president Emea di Dassault Systèmes, tratteggia il nuovo ciclo di vita del prodotto. Un ciclo di vita che sarà più lungo, circolare e frutto di collaborazione fra progettazione, produzione e mercato, grazie anche alle tecnologie collaborative e alla piattaforma 3DExperience.

 

 

Olivier Ribet, executive vice president Emea di Dassault Systèmes

D. Che cosa caratterizza questo nuovo Rinascimento dell’Industria?

R. Per fare il parallelo con il Rinascimento storico, il nuovo libro è l’esperienza. Una esperienza che riunisce mondo reale e mondo virtuale in simulazioni sempre più realistiche e adattabili all’esperienza che il cliente richiede e a seconda degli obiettivi di efficacia e convenienza dei processi industriali. Il virtuale, infatti, attraverso la modellizzazione, la simulazione e la visualizzazione, diventa fonte d’ispirazione per reinventare un prodotto, proporne di nuovi e, allargando la prospettiva, per migliorare il mondo reale con nuove forme di apprendimento e di esperienza. Il vero cambio di paradigma è che si reinventa il modo di produrre, si creano nuovi modelli di business e si sviluppa una economia non più tanto basata sul prodotto, ma sulla conoscenza e l’esperienza che chiedono i clienti e i consumatori, estendendo con il virtuale le possibilità stesse di realizzazione nel mondo reale.

D. Quali sono i prerequisiti per l’adottabilità della vostra piattaforma e della vostra mentalità, soprattutto da parte delle nostre pmi, quando in Italia c’è ancora tanta manualità e utilizzo della carta?

R. La prima cosa su cui insistiamo con i clienti è capire come si vedono nei prossimi anni, come vogliono evolvere sul mercato, in pratica fare chiarezza sul why, il proposito, prima che sull’how e sul who. Solo in un secondo momento, infatti, è coinvolto il project management. Ma in Italia e Germania vi chiedete spesso perché dovreste cambiare, visto che avete un’alta concentrazione di ingegneri e di competenze tecniche, con ottimi politecnici e ottimi prodotti.

 

 

 

D.Ecco, perché cambiare?

R.Perché le tecnologie stanno cambiando a gran velocità il modo di produrre e di relazionarsi con i prodotti, e l’esperienza stessa si modifica di continuo, per cui è necessario che l’imprenditore si chiarisca bene sul ruolo che vuole giocare in questo processo. Per esempio, la prospettiva cambia del tutto a seconda che il nostro cliente voglia comprare l’auto o affittarla. Ci si lamenta della concorrenza cinese, coreana, giapponese, e certo bisogna tenerne conto, ma dipende da noi capire oggi cosa servirà domani, comprendere bene i bisogni a seconda dei contesti e sviluppare soluzioni per le diverse esperienze. Grazie alla sensoristica e alla prototipazione virtuale, oggi possiamo raccogliere molte più informazioni sulle esigenze differenti dei nostri clienti, visto che la vita del prodotto non finisce quando esce dalla fabbrica, ma continua nella loro esperienza.

Questa può essere tracciata attraverso dei sensori collegati a un software, tra l’altro aprendo la strada a tutto il tema della subscription economy, per cui un prodotto, come già l’automobile, diventa esso stesso una piattaforma digitale che riceve e trasmette informazioni e servizi; oppure coinvolgendo i clienti stessi nell’attività di prototipazione virtuale del prodotto, o di sue nuove funzionalità e versioni, chiedendo loro il feedback e apportando modifiche e migliorie a seconda del cliente, tutto questo velocemente e a costi ridotti.

 

Olivier Ribet sul palco del 3DExperience Forum di Milano (photo by Gaia Fiertler)

D. Quindi se ho ben capito, avremo prodotti smart con funzioni e declinazioni diverse a seconda dei contesti

R. Sì, grazie alle tecnologie di connettività il ciclo di vita del prodotto non si esaurisce con la sua iniziale funzionalità d’uso, ma a seconda dei contesti di utilizzo darà vita ad esperienze diverse con sue declinazioni diverse. In sostanza oggi non si producono più prodotti, ma “esperienze” (date dal prodotto più il contesto) e raccogliere informazioni il più dettagliate possibile su queste diverse esperienze crea il vantaggio competitivo delle imprese. Il costo infatti non sarà più un problema, perché ciò che conta è il valore che porto nell’esperienza del consumatore, ma devo conoscerne bene le esigenze. Il prodotto stesso diventa dinamico, evolvendo in contesti diversi. In tutto questo però, per governare e non subire il nuovo Rinascimento, sarà importante avere sempre chiaro il nostro proposito,il nostro posizionamento e la nostra direzione. Per esempio vogliamo essere produttori o integratori? E, a seconda della risposta, tutte le divisioni aziendali rimaranno nella stessa direzione, verso lo stesso obiettivo.

 

3DExperience Marketplace

D. A proposito di Rinascimento dell’Industria, si riesce a garantire la centralità dell’uomo anche in mezzo ad automazioni, robot e macchine intelligenti?

R Sì, perché nulla può essere prodotto da robot e macchine senza il genio umano che lo programmi su come lo vuole. Pensi alla stampa 3D: dietro l’altissima velocità di esecuzione c’è l’apporto integrato di competenze e ruoli diversi, design, ingegneria, meccatronica, informatica, chimica, scienza dei materiali e così via. Così pure dietro le esperienze di cui parlavamo ci sono molteplici professionalità al lavoro, le quali sono collegate e sincronizzate grazie alla piattaforma comune: hanno gli stessi dati a disposizione nello stesso momento, possono confrontarsi in tempo reale e lavorare su prototipi virtuali, accelerando anche i tempi delle decisioni. La vera innovazione è come ripensare un prodotto o un modo di produrre da parte di designer, softwaristi, meccatronici e ingegneri e ogni prodotto, composto da elementi diversi, è frutto di un eco-sistema produttivo messo in rete dalla piattaforma.

D. E come la mettiamo con “la centralità” dei posti di lavoro?

R. Ci sono due evidenze. Una è che più le aziende automatizzano e digitalizzano i loro processi in chiave di connettività, più si espande il loro business e si creano nuovi posti di lavoro; l’altra è che si stanno creando nuove necessità professionali grazie al nuovo trend della circular economy. In pratica, il consumatore prediligerà sempre più prodotti riparabili, invertendo il trend degli ultimi anni, che andranno progettati e realizzati. Non servono solo figure con skill digitali, ma anche semplici riparatori. In conclusione, questa nuova visione circolare del ciclo di vita del prodotto farà nascere nuovi lavori.














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