Resilienza e sostenibilità: nuovi modelli di business con 3DExperience

di Marco de' Francesco ♦︎ La piattaforma di Dassault Systèmes modella in 3D, simula i prodotti, ricerca e filtra Big Data. In più, virtualizzando l’ambiente di fabbrica, riduce gli sprechi e il consumo energetico. I casi di Xyt, Zero 2 Infinity, CadMakers, Elixir Aircraft. Ne abbiamo parlato con Guido Porro, managing director EuroMed dell’azienda

Zero 2 Infinity balloon

Può esistere un carmaker con sei dipendenti? Sì, esiste, e si chiama Xyt. Può funzionare senza una fabbrica che assembli i componenti? Sì, la start-up francese non dispone di alcun impianto: ha progettato un veicolo-Lego, modulare, con soli 500 pezzi, che sono associati da una rete di officine di riparazione. Può accadere che non sia la start-up ad andare in ginocchio dai supplier globali, ma che anzi siano questi a finire in competizione nella progettazione, tanto che, da una posizione di forza, sia la prima a selezionare le tecnologie proposte dai secondi? Sì, è storicamente accaduto.

Xyt si è inventata di sana pianta un modello di business, che (potenzialmente) può scardinare quelli tradizionali. Ha colto l’attimo, ha avuto l’idea giusta al momento giusto. Un concetto innovativo, che potrebbe impensierire competitor migliaia di volte più grandi. E che è destinato a funzionare soprattutto in un momento di grave crisi del mercato della mobilità urbana. Questo perché Xyt è reattiva di fronte ai cambiamenti improvvisi; anzi, ne approfitta per crescere dal piccolissimo. È resiliente.







È la creatività a conferire resilienza. E la prima è amplificata dalla logica della piattaforma collaborativa di progettazione 3D. Le idee non nascono in dipartimenti chiusi che non parlano tra di loro; ma anzi sono frutto dell’interazione simultanea di più team cha lavorano al contempo allo stesso disegno. Emerge con rapidità un’idea collettiva, malleabile e adattabile a contesti differenti. Così nascono nuovi prodotti, ma anche nuovi modelli di business, come quello di Xyt; che ha utilizzato la platform 3DExperience, che offre funzionalità scientifiche, ingegneristiche, di produzione e aziendali integrate in universi virtuali. Serve per la modellazione 3D, per la simulazione dei prodotti, per ricercare e filtrare Big Data e altro, tutto al contempo. È il cuore dell’offerta della multinazionale francese Dassault Systèmes.

La piattaforma è strategica anche in termini di sostenibilità industriale, in riferimento alla possibilità di virtualizzare “in anticipo” l’ambiente di fabbrica, e di prendere iniziative per la riduzione degli sprechi e del consumo energetico. Di prodotto, grazie alla possibilità di progettare manufatti con un impatto ambientale più contenuto. Di resilienza e sostenibilità abbiamo parlato con Guido Porro, managing director EuroMed di Dassault Systèmes.

 

La macchina del futuro secondo Dassault Systèmes

 

Perché una piattaforma rende l’azienda più resiliente

Guido Porro, managing director EuroMed di Dassault Systèmes

«La resilienza di una azienda è strettamente legata alla capacità di uscire dagli schemi di pensiero comune» – afferma Porro. Ed in effetti, quando per un qualche motivo le cose si mettono male, quando ad esempio il mercato di riferimento frana, si salva chi sa cogliere l’attimo, chi ha l’idea che si aggancia ad un trend in crescita, chi ha la soluzione tecnologica che fa la differenza. E chi fa tutte queste cose in fretta, prima che le facciano gli altri. È un po’ come sulla Zattera della Medusa di Théodore Géricault: quando la situazione precipita, non c’è spazio per tutti. Bisogna guadagnarsi la propria posizione di salvezza con energia. È sempre stato così. Ma rispetto al passato, le aziende attualmente operative godono di un grosso vantaggio: la piattaforma collaborativa di progettazione 3D. Ma cosa c’entra una platform con la resilienza? C’entra parecchio. Perché, come dice Porro, «la resilienza è ingegneria, è tecnologia, ed è umana». E cioè: la resilienza è legata alla capacità creativa dell’azienda, che contempla, appunto, ingegneria, tecnologia e individuo. Sono elementi che possono trovare una sintesi in una piattaforma.

Se ciò è vero, lo è perché la piattaforma ha una sua logica, che è diversa da quella tradizionale. Normalmente, la fase di ideazione di un prodotto è scandita da momenti definiti che avvengono in successione: raccolta dei requisiti di marketing, ingegneria, prototipazione, manufacturing e service. Con una platform come la 3DExperience è tutto diverso. L’ingegneria può partire con simulazioni sul prodotto ancora prima della qualifica dei requisiti fondamentali di marketing; in pratica, può iniziare a lavorare al nuovo prodotto anche se il marketing non ha finito il proprio lavoro. Si saltella fra i processi, e dunque si fa prima. E anche l’idea iniziale è diversa. Non è il parto del singolo. Al progetto contribuiscono al contempo l’ingegnere, l’esperto di marketing, il tecnico dello sviluppo: tutti impegnati real time sullo stesso piano. Tutti ne osservano l’evoluzione. Tutti dispongono dell’ultima versione, e contribuiscono al suo perfezionamento. In un certo senso, quella cui dà vita la piattaforma è un’opera collettiva, malleabile e adattabile a contesti differenti.

Ma l’aspetto più interessante è che questa esplosione di creatività, definita da Dassault Systèmes «Rinascimento Industriale», è ciò che dà vita a nuovi modelli di business. Che sono, come vedremo, impensabili senza una collaborazione tra team da remoto, e senza un effettivo scambio di dati real time. Nascono modelli disruptive, che scuotono fin dalle fondamenta vecchi modi di fare le cose. La logica è quella che ha consentito a Airbnb di disporre di più alloggi della più grande catena alberghiera senza aver mai comprato una camera, o ad Uber di dominare la scena globale dei trasporti urbani senza aver mai acquisito un solo taxi. È un contesto in cui un avanzato utilizzo delle informazioni conta molto più della proprietà.

Xyt si rivolge a un cliente piccolo ma specializzato: autisti indipendenti che consegnano pacchi sotto contratto da grandi aziende di logistica, tra cui FedEx, Ups e Dhl

E infine, la piattaforma consente ciò che una volta non solo non era, ma non era neppure consigliabile: sbagliare. E non una volta, ma mille. Anche consecutivamente. È il potere della simulazione, una delle funzioni più rilevanti. «Si imita il reale». Oggi è possibile virtualizzare con grande definizione l’immagine di un prodotto. Ciò consente di modificarlo prima di realizzarlo in concreto: si possono cambiare i colori, i materiali. Si può simulare il contesto nel quale il manufatto è destinato ad operare. Si pensi ad un’auto: si può valutarne la guida sulla neve, sulla sabbia, sullo sterrato. Si può simulare un incidente contro un palo della luce o contro un camion, da questa o da quella posizione, a questa o a quella velocità. E si può cancellare o sostituire un’idea, in quanto non funzionale, con la stessa immediatezza con la quale era stata partorita.

Usando la tecnologia 3D in una singola piattaforma, i costruttori Oem di linee di produzione possono mettere in evidenza il design e la performance del prodotto finale in un’esperienza immersiva che accresce il livello di soddisfazione del cliente. In questo modo, si riducono i costi di programmazione e produzione in modo significativo. Dassault Systemès mette a disposizione le sue competenze in fatto di progettazione 3D durante un webinar (clicca qui per maggiori informazioni) che si focalizzerà proprio sugli utilizzi della virtualizzazione in fabbrica.

 

Collaborazione e resilienza nella nuova logica del “ruolo” che caratterizza la piattaforma 3DExperience

A seguito dei cambiamenti degli ultimi mesi, oggi per accedere alla piattaforma 3DExperience gli utenti selezionano un “ruolo”, in base alla loro attività, ai loro interessi e all’industria di appartenenza. Per esempio, l’ingegnere meccanico che realizza macchine utensili in un contesto manifatturiero sceglierà il “multi-discipline mechanical designer”.  I ruoli, a loro volta, contengono diverse applicazioni, per garantire agli utenti i migliori strumenti possibili tra quelli collegati al loro lavoro. È possibile scegliere più ruoli, e selezionare le applicazioni dirottando le preferite nella cartella “my favorite”.  Che effetto ha in termini di collaborazione progettuale, e quindi di resilienza? «Anzitutto – afferma Porro – nella logica del “ruolo” il software viene offerto con il linguaggio semplice del cliente: nessun strano termine, nessun acronimo incomprensibile. Si prende atto che esiste un nucleo specifico di funzionalità che possono essere utilizzate da un soggetto che ricopre un certo ruolo. È tutto molto semplice e diretto. Peraltro, l’app che viene “assegnata” all’esperto di fluidi “parla” con le altre app. Il linguaggio è sempre lo stesso. E questo è di grande rilievo nella collaborazione progettuale».

 

Xyt e il veicolo-Lego per la mobilità urbana

Xyt ha progettato un veicolo-Lego, modulare, con soli 500 pezzi, che sono associati da una rete di officine di riparazione

Per capire tutta la differenza che passa tra il modello di business della casa automobilistica francese Xyt e un comune carmaker, basta citare il numero dei dipendenti della prima: sei. «Eppure, un team così ristretto ha l’ambizione di definire la logistica urbana del domani, puntando su un mezzo semplice da costruire, economico e di basso impatto ambientale» – chiarisce Porro. Normalmente, un carmaker progetta il veicolo; dopodiché assembla centinaia di componenti forniti da supplier in giganteschi stabilimenti specializzati. Tutto ciò ha un costo enorme, che si supera solo vendendo migliaia e migliaia di mezzi. L’idea di base di Marc Chevreau, Simon Mencarelli e degli altri componenti dell’équipe transalpina è quella di costruire un veicolo modulare, con soli 500 componenti che si possono associare in maniera diversa, e dar vita così ad un’auto o ad un camioncino. Il veicolo-Lego. Tutti pezzi che si possono montare o smontare con facilità. Si trattava, naturalmente, di disegnare i componenti insieme a supplier globali.

E qui è emersa tutta l’importanza della piattaforma 3DExperience, che consente una progettazione collaborativa 3d tra team di ingegneri fisicamente distanti tra di loro. Dal punto di vista tecnico, si è utilizzato il brand Catia, il marchio “nativo” di design tridimensionale (ormai, più che embeddato, fuso nella piattaforma) ma anche tutte le funzioni di simulazione e manufacturing. Ma la cosa davvero sorprendente è stata questa: utilizzando una rete di relazioni estesa che la platform consente, Xyt ha messo in competizione tra di loro colossi industriali, per poi scegliere le migliori tecnologie e i migliori progetti. Sarebbe stato immaginabile, solo cinque anni fa?  Ma che ci fa con i componenti, Xyt? Anche qui, un cambiamento disruptive: invece di fondare una fabbrica per l’assemblaggio, questo viene realizzato da un network di officine di riparazione. Xyt non costruisce il veicolo: lo fa fare. In tutto questo meccanismo, c’è un vantaggio economico molto grande. «Il nostro punto di pareggio è molto più basso rispetto all’industria tradizionale. Possiamo essere redditizi con una produzione molto più limitata» – ha affermato Mencarelli. E una volta realizzato ilo veicolo, auto o camioncino che sia? Non si vende: si affitta. Tramite una piattaforma online. Per ora, Xyt si rivolge a un cliente piccolo ma specializzato: autisti indipendenti che consegnano pacchi sotto contratto da grandi aziende di logistica, tra cui FedEx, Ups e Dhl. Ma un giorno, pensano a Xyt, il servizio sarà utilizzato da tutti.

 

Il matrimonio tra il pallone e il razzo

Se il veicolo-Lego può sembrare un’idea originale, ancora più disruptive appare quella che associa la prima e l’ultima delle invenzioni che l’umanità ha messo a punto nei secoli per lasciare il suolo terrestre: il pallone e il razzo. Zero 2 Infinity è un’azienda di Barcellona sta reinventando l’intero modello di business per il lancio di satelliti. Il mercato non è fatto solo da grossi satelliti militari, da imponenti sonde interplanetarie o da capsule abitate dirette alla stazione spaziale internazionale. «In questo campo – afferma Porro – si è lavorato molto in termini di “ miniaturizzazione” di tutti i componenti: oggi esistono satelliti che pesano dai 10 ai 100 kg, e che sono attivi nelle previsioni meteo, nella sorveglianza, e in altri compiti specifici». Ora, normalmente si utilizzano dei vettori, che partono dal suolo grazie ad una rampa di lancio fissa. In genere, queste infrastrutture sono il più possibile vicino all’equatore. Zero 2 Infinity, invece, piuttosto che investire in enormi razzi, come hanno fatto i governi di Stati Uniti e Russia, e come stanno facendo SpaceX e Boeing, mira ad aprire l’esplorazione dello spazio con un sistema particolare e a basso costo: il lanciatore satellitare Bloostar Zero 2 Infinity sale con un pallone ad alta quota; una volta che raggiunge i 25 chilometri i motori si accendono e portano il satellite in orbita attorno alla Terra. Non è necessaria nessuna infrastruttura di lancio; e i 25 km in meno sono un bel risparmio di carburante.

Zero 2 Infinity mira ad aprire l’esplorazione dello spazio con un sistema particolare e a basso costo: il lanciatore satellitare Bloostar Zero 2 Infinity sale con un pallone ad alta quota; una volta che raggiunge i 25 chilometri i motori si accendono e portano il satellite in orbita attorno alla Terra. Non è necessaria nessuna infrastruttura di lancio; e i 25 km in meno sono un bel risparmio di carburante

Secondo il fondatore José Mariano López-Urdiales, laureato al dipartimento di aeronautica del prestigioso Massachusetts Institute of Technology e già dipendente dell’Esa, l’agenzia spaziale europea, il sistema ha già attratto una lunga lista di potenziali clienti desiderosi di lanciare i propri satelliti con maggiore flessibilità: «La richiesta è gigantesca», afferma. Anche qui, l’utilizzo della piattaforma 3DExperience è stato strategico. Con la progettazione 3d virtuale e collaborativa è stato dimezzato il tempo di sviluppo, consentendo all’azienda di passare dalla progettazione al prototipo senza molte delle fasi intermedie normalmente necessarie. Il design virtuale abbassa le barriere di ingresso e permette di fare continui test e continui “errori”.  Anche l’esperienza del cliente è cambiata: è stato possibile simulare il percorso del razzo, mostrando che in realtà, partendo da un pallone, il carico utile sperimenta minori vibrazioni e sollecitazioni.

 

La piattaforma e la business continuity: i casi CadMakers e Elixir Aircraft

Elixir Aircraft sta progettando il primo aereo con una soluzione Cloud. Grazie all’utilizzo di materiali compositi, stanno sviluppando un velivolo molto particolare: leggero, confortevole, semplice, sicuro e con bassi consumi

Con la diffusione del Covid-19 molte aziende hanno cercato di trasformare rapidamente i processi in modo che i loro team potessero lavorare da remoto. L’utilizzo della piattaforma 3DExperience ha consentito alle imprese di essere molto reattive, sotto questo profilo. «Per due motivi – sottolinea Porro -: anzitutto, la platform è del tutto orientata al Cloud, e questo rende possibile il lavoro da qualsiasi luogo e senza interruzioni di sorta e l’accesso sicuro ed efficiente ai dati; e poi, il nostro sistema offre servizi molto vasti di design, collaborazione, innovazione, coordinazione e gestione di progetti, meeting». Per tutti gli ambiti coperti dalla piattaforma le aziende sono rimaste del tutto operative, mostrando resilienza. E questo che ha consentito a CadMakers, una società canadese di ingegneria focalizzata sulla fornitura di soluzioni digitali interconnesse per l’industria edile e manifatturiera (ad esempio, il digital twin di palazzi e costruzioni o il tracking dei materiali) di rimanere operativa. Non è poco, se si pensa al valore dei progetti: i 350 piani sviluppati dal 2014 hanno un valore superiore ai 30 miliardi di dollari. Elixir Aircraft, invece, sta progettando il primo aereo con una soluzione Cloud. «Grazie all’utilizzo di materiali compositi, stanno sviluppando un velivolo molto particolare: leggero, confortevole, semplice, sicuro e con bassi consumi» – afferma Porro. In questo caso, la piattaforma è stata utile perché «il Cloud ha consentito di utilizzare i dati per diverse applicazioni, e così coloro che hanno partecipato ai progetti hanno sempre avuto in mano l’ultima versione».

 

Un caso “estremo” di resilienza: gli aeroporti e la pandemia di Covid-19

3DExperience Lab Dassault Systèmes

C’è un settore che ha conosciuto perdite drammatiche di revenue nel lockdown globale: quello dei trasporti aerei. Nei mesi scorsi, la riduzione del numero dei viaggiatori è stata pari al 90%. Gli aeroporti, anche quelli più grandi e famosi, se aperti, hanno offerto uno spettacolo desolato, con pochissimi utenti coraggiosi che hanno continuato i loro viaggi nonostante tutto. Si tratta, ora, di stabilire una “nuova” normalità, che non può somigliare a quella passata: sono necessari cambiamenti infrastrutturali, per attuare misure di salute e sicurezza. E qui la tecnologia virtual twin della piattaforma può giocare un ruolo essenziale. «L’aeroporto è un ambiente complesso – afferma Porro – che però può essere integralmente virtualizzato; anche in termini di flussi di merci e di persone». Grazie a ciò, si può ad esempio simulare la propagazione del virus, evidenziando le potenziali aree di infezione e il relativo impatto sui passeggeri; si può valutare l’efficienza dei ventilatori aperti e tanto altro.

 

Con la piattaforma si può avanzare in termini di sostenibilità

Come si è detto, c’è un altro tema importantissimo per le aziende, soprattutto per quelle manifatturiere (ma non solo): è la sostenibilità industriale. Le imprese vogliono diventare meno dipendenti dall’esterno per l’approvvigionamento di risorse produttive critiche. Come si capisce, è un argomento che si collega a quello già sviluppato della resilienza: più un’industria si rende indipendente, meno è suscettibile alle ricadute di problemi che possono riguardare i fornitori. «Sempre più aziende – afferma Porro – si chiedono come fare per migliorare l’ambiente di lavoro, in termini di risparmio energetico, di ergonomia, di salubrità; come avvicinarsi alle migliori pratiche». Anche qui, come con gli aeroporti, la soluzione è nella virtualizzazione: non solo si può simulare l’infrastruttura, ma anche le movimentazioni, anche i comportamenti delle persone. Sono tutti dati utili, che possono essere valutati dalla piattaforma per realizzare la manifattura sostenibile.  E poi, la platform può essere utilizzata per realizzare prodotti sostenibili, quelli che hanno un basso impatto ambientale. Si pensi al caso di LightYear, l’auto elettrica che si ricarica con l’energia solare. Ne abbiamo già parlato nell’articolo di Industria Italiana.














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