Da Ford ad Apple: le auto senza guidatore al debutto anche in California

1200px-Waymo_Chrysler_Pacifica_in_Los_Altos,_2017 y Dllu - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=64517567
Waymo Chrysler Pacifica By Dllu

di Nicola Penna ♦ Nello stato della Sylicon Valley presto circoleranno materialmente  veicoli controllati solo da remoto. Nella partita anche Alphabet, Uber, General Motors, Toyota. Fca fornisce invece i taxi senza taxista a Waymo di Google

Il passo potrà anche essere considerato di poco conto, ma rappresenta un punto di svolta decisivo per accelerare il futuro sviluppo della nuova industria automobilistica che punta sui mezzi a guida autonoma. Dal 2 aprile i prototipi circolanti sulle strade della California saranno totalmente “driverless”. Finora le norme prevedevano che, a fianco del guidatore virtuale sedesse un operatore umano, in grado di intervenire in caso di una situazione potenzialmente critica. Una eventualità che, a considerare i dati disponibili, nel caso di Waymo, il progetto di auto a guida autonoma di Google, si è verificato una volta ogni 9000 chilometri circa.

 I taxi senza guidatori by Fca in Arizona

La decisione è stata presa dal locale Dipartimento Statale per i veicoli a motore. C’è da dire che in assoluto non è una novità: un simile permesso è già stato concesso nell’ ottobre scorso a Waymo per le strade dell’Arizona, e anche Nevada e Michigan hanno deciso in tal senso. In Arizona Waymo è così avanti che prevede di lanciare un servizio commerciale entro la fine dell’ anno. I  taxi senza autista, come è già successo in precedenti sperimentazioni, saranno forniti alla società di Google, guidata dall’ ad John Krafcik, dalla Fca di Sergio Marchionne, e saranno tutti  Chrysler Pacifica ibride (vedi video a seguire e foto d’apertura ).







 

 

E’ in California che si gioca il futuro dell’auto driverless

L’importanza della decisione presa dalle autorità statali californiane deriva dal fatto che è  lo stato della Sylicon Valley  quello nel quale fino ad oggi ben 50 società hanno ricevuto i permessi per testare veicoli con guida autonoma finora con un autista di sicurezza al volante; e saranno quindi le strade del Golden State il teatro dove si confronteranno, una volta eseguito il   passaggio determinante driverless a lungo invocato, per arrivare al mercato. Oltre ad Alphabet,  che detiene la divisione auto di Google, sono della partita auto a guida autonoma tra gli altri, Uber, Apple, GM, Ford e Toyota, tutti players che agiscono nell’ ambito dei confini dello stato e che ora potranno chiedere il permesso per eseguire i test in una  nuova situazione operativa avanzata.

 

Sergio Marchionne, Ceo Fiat Chrysler Automobiles

 

Il punto critico di questa sperimentazione diventa ora  da un lato l’affidabilità della strumentazione a bordo di ogni singolo veicolo, che abilita la sua autonomia in un sistema a traffico misto: un elemento centrale (e costoso) del sistema è il LIDAR (acronimo dall’inglese  Laser Imaging Detection and Ranging) una tecnica di telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser. Dall’ altro determinante diventa il controllo da remoto di ogni singolo veicolo a guida autonoma, inserito nel sistema del traffico: parliamo sia della sicurezza di chi è a bordo e degli altri attori della circolazione stradale (veicoli non autonomi a due e quattro ruote, pedoni ), sia della sicurezza informatica del sistema di gestione del singolo veicolo che di quello complessivo del traffico, con la possibile esposizione (peraltro già documentata) a cyber violazioni che potenzialmente potrebbero se non compromettere, rallentare lo sviluppo delle soluzioni di guida autonoma. Industria Italiana se ne è già occupata qui.

Come il controllo del traffico aereo

Come si è detto, una condizione sine qua non per cui le compagnie interessate potranno passare allo step successivo è che, in mancanza di un controllore fisico a bordo della macchina, ci sia la costante presenza di un controllo da remoto. Visto nel suo insieme, questo sistema prefigura qualcosa di paragonabile al controllo del traffico aereo, con la presenza di “controllori di guida” che si fanno carico della regolazione sulle strade. In quest’ambito c’è già chi guarda alle interessanti prospettive di sviluppo: perché accanto alle singole case già citate che già stanno mettendo in piedi le proprie strutture di controllo, sono apparsi sulla scena anche operatori specializzati autonomi, come apprendiamo da un articolo apparso sul sito statunitense Recode.

 

 

Nel caso delle sperimentazioni che partiranno ad aprile in California l’operatore remoto – che supervisionerà il veicolo da un luogo esterno all’auto – deve anche essere in grado di comunicare con le forze dell’ordine e con i passeggeri in caso di incidente. In futuro una società che si chiama Phantom Auto, si è posta l’obiettivo di fungere da driver di sicurezza remoto per auto autonome agendo come il controllo del traffico aereo, vale a dire monitorando il veicolo e aiutando i passeggeri solo se necessario. Eventualità questa che con l’avanzare della tecnologia di guida autonoma dovrebbe vedere i casi di intervento in diminuzione.

Al momento, gli operatori di questa  azienda possono monitorare cinque macchine contemporaneamente. Da qui alla domanda successiva: come si interfacceranno questi operatori con la struttura pubblica di controllo della circolazione? Inutile dire che la decisione tanto quanto è stata ben accolta da Google, che ha iniziato le sue sperimentazioni in quest’ambito nel 2009, non ha suscitato per niente l’entusiasmo delle associazioni dei consumatori, secondo i quali (una dichiarazione riportata dal Financial Times ) l’utilizzo di un operatore remoto renderà il tutto simile a un video game, con l’unico problema che le vite in gioco saranno vere.














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