Human Manufacturing, l’unisono di Comau che fa parlare agli operatori la lingua dell’automazione

di Piero Formica ♦︎ L’azienda guidata da Carmassi è impegnata nel progetto finanziato da Horizon 2020. Obiettivo: ottimizzare la collaborazione uomo – macchina. E far conoscere ai lavoratori robotica e Ai, perché solo così potranno avere il controllo sulle nuove tecnologie. La fabbrica 4.0 della società del Gruppo Fca

La nuova Fiat 500 completamente elettrica risponde alle esigenze di un sistema industriale in continua evoluzione e alle richieste di un consumatore finale sempre più attento alla sostenibilità

Un progetto di ricerca e innovazione che vuole creare luoghi di lavoro in cui automazione e operatore collaborino in modo armonioso. Perché solo in questo modo si potranno migliorare la produttività, la qualità e le prestazioni della fabbrica, nonché la soddisfazione e la sicurezza dei lavoratori. È proprio questo l’obiettivo di Human Manufacturing, il progetto congiunto di un network internazionale che vede Comau tra i partecipanti, e finanziato dal programma Horizon 2020. Obiettivo: creare un ponte tra tecnologia e arti liberali, in una sorta di commistione in cui l’evoluzione non passa più dal grado di complessità o dal numero di bit a disposizione, ma da una collaborazione fattiva tra uomo e macchina. Non più mero strumento, ma autentico partner di automazione.

Rabota è la parola in lingua ceca per lavoro, una parola non rassicurante derivando dal termine schiavo. Di schiavitù siamo costretti a riparlare da quando con l’avanzare del lavoro svolto dai robot le persone corrono il pericolo di essere costretti o autoindotti ad assecondare quanto richiesto dagli apparati controllati dall’intelligenza artificiale. Ci stiamo abituando a vivere così intimamente con le tecnologie da non prenderci la briga di esaminarle a fondo. È questa una sciagura da evitare rinnovando le leggi del pensiero umano superate dalla realtà.







Questa filosofia è rintracciabile anche in Comau, azienda che fa parte della galassia Fca e che presenterà in esclusiva il 2 dicembre prossimo il nuovo esoscheletro Mate-Xt, durante l’evento dedicato “Enhance the Future”. A giugno la società è stata dotata di un nuovo management (presidente Alessandro Nasi e Paolo Carmassi come amministratore delegato) in un’ottica di quotazione in borsa, dopo che lo scorso esercizio si è chiuso con un utile vicino al milione, dopo il rosso del precedente bilancio.

 

Comau, con Human Manufacturing un’orchestra che crea armonia tra l’automazione e i lavoratori umani

Comau, la più grande azienda italiana di automazione, è impegnata nel progetto Human Manufacturing (HuMan). Su Cordis, il servizio di informazione sulla ricerca e lo sviluppo della Comunità, si legge che HuMan è un progetto di ricerca e innovazione con 12 partner di 6 paesi europei finanziati dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea. L’obiettivo è creare luoghi di lavoro dove «L’automazione e i lavoratori umani operano in armonia per migliorare la produttività, la qualità, le prestazioni della fabbrica, nonché la soddisfazione e la sicurezza dei lavoratori. I progressi proposti dalle soluzioni HuMan rimuoveranno le barriere per: l’adattabilità e la flessibilità degli esseri umani ai continui cambiamenti dei luoghi di lavoro; l’allineamento di compiti nuovi e complessi con le capacità cognitive e fisiche umane; e la sincronizzazione degli obiettivi aziendali con le aspettative umane. Questi progressi avranno a loro volta un impatto significativo sulla capacità di personalizzazione, la produttività, la qualità, la soddisfazione dei lavoratori e rafforzeranno la posizione competitiva dei produttori dell’UE».

L’obiettivo di Human Manufacturing è creare luoghi di lavoro dove l’automazione e i lavoratori umani operano in armonia per migliorare la produttività, la qualità, le prestazioni della fabbrica, nonché la soddisfazione e la sicurezza dei lavoratori

Il lavoro che cambia: la mano e la testa sono intimamente connesse

Comau_Esoscheletro
L’esoscheletro indossabile Mate di Comau è stato certificato dalla Fondazione Ergo, ente tecnico di riferimento in Italia in materia di organizzazione e misurazione del lavoro ed ergonomia, tematiche al centro di un progetto di ricerca (“Eso-Eaws”) sviluppato grazie ad una rete di Imprese, sindacati e Università

Nella prospettiva di Human Manufacturing cambia il lavoro, parola che racchiude in sé una molteplicità di attributi. Se nella società ancor prima che nell’economia il modus operandi è arrampicarsi sulla vetta dell’efficienza allocativa, allora tra quegli attribuiti spiccano il faticare (tensione del corpo e fatica della mente) e l’eseguire (compiere quanto disposto da altri). Se invece a prevalere è il passaggio dalla bassa all’alta istruzione salendo i gradini dell’apprendimento, troveremo in cima alla lista degli attributi il prepararsi (mettersi nelle condizioni di affrontare una situazione) e l’intraprendere (accingersi a un’impresa). Le passate rivoluzioni industriali hanno messo sul trono l’efficienza. È l’apprendimento che ne prenderà il posto nel dipanarsi delle vicissitudini legate all’automazione, all’intelligenza artificiale e alla robotica. Nell’età della meccanizzazione si produsse una strozzatura tra il fare e il pensare. La rivoluzione in corso esalta la figura dell’artigiano tecnologico la cui mano che opera e la testa che pensa sono intimamente connesse. Egli è titolare di un mestiere in cui l’interazione tra dita e mente combina l’educazione tecnologica con le arti liberali. Come spesso si ripete, non sempre con convinzione, fu Steve Jobs che nell’introdurre l’iPad 2 ebbe a dire: è nel dna di Apple che la tecnologia da sola non basta. «È la tecnologia sposata con le arti liberali, sposata con le discipline umanistiche, che ci restituisce i risultati che fanno cantare il nostro cuore».

 

In Comau, gli ingegneri che fanno ballare i robot ci parlano dell’abbraccio della scienza e dell’’ingegneria con il design e le arti

In questo scenario, la fabbrica 4.0 di Comau si presenta a mo’ di orchestra, con gli ingegneri che fanno ballare i robot. Già da tempo, in California i coreografi partecipano al dottorato di ingegneria meccanica dell’Università di Stanford e conducano ricerche sui movimenti dei robot funzionali al comportamento umano. La digitalizzazione sta unendo in un abbraccio dorato la scienza e l’ingegneria con il design e le arti. Quando le barriere vengono abbattute, la creatività diventa protagonista principale sulla scena dell’ingegneria e degli usi della tecnologia incentrati sull’uomo. Le arti fungono da catalizzatore nel convertire le conoscenze scientifiche e tecnologiche in nuovi processi, prodotti e servizi. Mantenere un’elevata propensione all’imprenditorialità tecno-umanista significa non solo incoraggiare la generazione di idee, ma quelle che possono alimentare start-up che generano nuovi valori: il che richiede un apprendimento continuo e la volontà combinata con la capacità di avanzare verso l’ignoto.

Intanto, la corsa verso la robotizzazione continua. A confronto della manifattura tedesca, siamo in posizione arretrata sia per numero di robot sia per numero di studenti immatricolati nell’area stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), come mostra la figura. Il 77% delle nostre imprese si lamenta di non trovare le risorse umana stem di cui non possono fare a meno. È questo un allarme da accogliere essendo, però, consapevoli che il pensiero migliore è quello trans-disciplinare che fa interagire le discipline scientifiche con quelle umanistiche. È necessario abituarsi all’idea che un intelletto veramente fiorente è una mente a tutto tondo che, oltre al fare, si occupa, per esempio, di ingegneria e poesia, matematica e musica. Se i lavori non facilmente replicabili dalle macchine sono quelli connessi all’essenza stessa dell’umanità – obiettivi, iniziativa, empatia, negoziazione, lavoro di squadra e leadership –, allora necessitiamo di una varietà di persone educate nelle arti e nelle discipline umanistiche tanto quanto nelle scienze.

Il 77% delle nostre imprese si lamenta di non trovare le risorse umana stem di cui non possono fare a meno. È questo un allarme da accogliere essendo, però, consapevoli che il pensiero migliore è quello trans-disciplinare che fa interagire le discipline scientifiche con quelle umanistiche.

 

È con la creatività e il pensiero indipendente che ci si prepara all’ondata in arrivo della forza lavoro robotica in evoluzione

Più di quanto ci rendiamo conto, l’automazione, l’intelligenza artificiale e la robotica stanno cambiando rapidamente il panorama industriale, le persone che lo popolano e la vita di tutti noi. Il fatto è che la mente umana tende a considerare un’idea originale come il corpo tratta una strana proteina: la rifiuta. È questo un errore in rosso allorché – sottolineano Toby Ord, filosofo di Oxford, e Richard Baldwin, economista del Graduate Institute di Ginevra – la “Globotica” (l’insieme di automazione, intelligenza artificiale e robotica) non allineata con i valori umani potrebbe sopraffare la nostra capacità di adattamento e, quindi, porre fine all’umanità entro i prossimi cento anni. Huw Price, filosofo australiano che ha co-fondato il Centro per lo Studio del Rischio Esistenziale, sostiene che «sembra una previsione ragionevole che un giorno, in questo o nel prossimo secolo, l’intelligenza sfuggirà ai vincoli della biologia. Gli esseri umani potrebbero essere distrutti da macchine che non sono malvagie, ma i cui interessi non ci includono».

È con la creatività e il pensiero indipendente che ci si prepara all’ondata in arrivo della forza lavoro robotica in evoluzione. Impegnata nell’orchestrare il cambiamento, Comau è entrata nella fase attuale della nostra storia che richiede una prospettiva culturale del tutto nuova e una capacità di pensare a livello di specie. L’umanità ha raggiunto il punto in cui la cultura diventa il principale motore di un’impennata evolutiva, superando i vincoli tecnologici, ambientali e fisici. Vanno fronteggiate le conseguenze del funzionamento della tecnica. Guai ad accettarla come qualcosa che non abbiamo il bisogno di comprendere. È qui che entrano in gioco i minatori nelle montagne della conoscenza. Dotati di menti flessibili, costoro esplorano spingendosi oltre i limiti di ciò che si conosce e si pensa. Per impedire che la nuova rivoluzione industriale produca una menomazione mentale tra il fare e il pensare, l’essere umano deve essere messo in grado di agire non solo in veste di homo sapiens e homo faber, ma di agire in larga misura anche homo creativus alla ricerca di se stesso. L’impresa deve ruotare intorno alle persone, anziché essere disposta intorno ai suoi prodotti e servizi. Ciò che emerge è l’impresa promotrice di uno stile di lavoro incentrato sui valori umani e sullo spirito critico, a fronte di una vasta gamma di tecnologie che rimpiazzano le persone nell’esecuzione di tanti compiti. La dimensione umana dell’impresa si riflette negli inediti profili dei lavoratori in veste di co-creatori e intraprenditori, che comunicano tra loro in modo coerente e fluido, facilitando la comprensione reciproca.

Indicando la direzione del lavoro futuro nell’industria a Bologna e in Emilia-Romagna, l’Istituto Cattaneo si è chiesto se saremo «soppiantati dai robot che produciamo o destinati ad una nuova proposta di valore». La risposta si nasconde nelle pieghe della cultura. I robot non ci scalzeranno se ci preoccuperemo di come arricchire la nostra capacità di speculare attraverso un incessante apprendimento del pensiero critico. Apprendere è un esercizio che richiede di immettersi nel percorso del cambiamento mentre lo si sta tracciando. I lavoratori impareranno ad amare la robotica e l’intelligenza artificiale se potranno abbracciare queste innovazioni avendo il controllo delle nuove tecnologie. All’insegnamento per creare e collaborare con le macchine intelligenti si accompagnerà l’apprendimento di come pensare in modi che sono estranei alle macchine.

La corsa verso la robotizzazione continua, ma a confronto della manifattura tedesca, siamo in posizione arretrata per numero di robot industriali

Il valore del capitale intellettuale

Aura il robot progettato da Comau nel reparto di Fpt Industrial dedicato al montaggio di fusi per assali pesanti

Sono passati poco meno di trent’anni da quando la compagnia svedese di assicurazioni Skandia concepì un rapporto sul capitale intellettuale da affiancare alla relazione annuale di bilancio, con la motivazione che quel capitale è importante almeno quanto il capitale finanziario per la generazione di redditi aziendali realmente sostenibili. Da allora ad oggi sono ancora poche le imprese che misurano il loro capitale intellettuale composto dal personale impiegato, dal portafoglio clienti, dalla reputazione, dalla proprietà intellettuale, dalle relazioni sociali e dalla cultura imprenditoriale. Tutti questi sono valori ‘morbidi’, le radici dell’albero aziendale da cui pendono i frutti (remunerazioni, profitti, dividendi, ricadute positive sull’economia e la società). Con le radici del capitale intellettuale visibili perché rivolte verso l’alto, l’albero rivoltato è segno di un cambiamento che assicurerà l’alleanza tra mente umana e intelligenza artificiale. Non dovremmo più preoccuparci delle macchine che pensando al posto nostro gettano il lavoro nello stagno. Non dovremmo più dire, come sosteneva Burrhus Frederic Skinner, psicologo del comportamento, che «il vero problema non è se le macchine sappiano pensare, ma se gli uomini lo facciano».

 

Sarà il complesso jazz l’orchestra della fabbrica di domani?

Comau_FCA-Melfi
Assemblaggio Comau nello stabilimento di Melfi

Con la fabbrica 4.0 a forma di orchestra, Comau si propone come impresa empatica, capace di riconoscere l’esistenza della persona che vi lavora, comprenderne i sentimenti ed essere ricettiva: “io ti noto, ti ascolto e agisco con te”. Il team deve trovarsi in sintonia allorché il lavoro in fabbrica affronta la transizione dalla «sottrazione di pieno» (togliere parti di un materiale tramite tornatura e fresatura) al «riempimento del vuoto» (manifattura additiva) che comporta aggiungere strato a strato di materiale per ottenere il prodotto desiderato. Il lavoro non è più suddiviso in piccoli compiti che richiedono sempre più livelli di controllo. La gran parte dell’attività è compiuta attraverso processi orizzontali che attraversano diverse funzioni aziendali e specialità. Pertanto, il successo non dipende più dal controllo di ciascun singolo lavoratore, bensì dalla capacità di allineare tutte gli attori coinvolti, dentro e fuori l’azienda.

Nel suo saggio su La società post-capitalistica, Peter Drucker, il guru del management scrive che in un’organizzazione assimilabile a una squadra di baseball ciascun giocatore riceve le informazioni appropriate al compito da svolgere e le ottiene indipendentemente da quelle che arrivano ai suoi compagni. Qui la conversazione è semplice. Ciascuno dice all’altro quello che fa senza dover ricevere nulla in cambio. Se invece l’organizzazione funziona come un’orchestra sinfonica o una squadra di calcio, ciascun musicista o calciatore riceve dal direttore d’orchestra o dall’allenatore la gran parte delle informazioni che è chiamato a condividere, conversando in modo tale da coordinarsi con tutti gli altri. La conversazione è articolata e la comprensione non sempre immediata. Se poi l’organizzazione è quella del complesso jazz o del doppio di tennis, l’assenza di posizioni fisse impone a ciascuno di adeguarsi alle forze e alle debolezze dei compagni. Bisogna allora apprendere a conversare ricevendo informazioni l’uno dall’altro, senza intermediari che siano un direttore o un allenatore. La transizione dall’hardware al software spinge le organizzazioni verso questo terzo stadio evolutivo. Saltano i livelli manageriali, entrano in scena le abilità imprenditoriali, c’è da allenarsi nella palestra della conversazione complessa regolata da norme sociali che promuovono collaborazione e sperimentazione rapida e promiscua tra gli individui.

 

Comau in pillole

Assemblaggio Comau per Fca

Comau, che ha il suo centro direzionale a Torino, è una società del Gruppo Fca. È leader mondiale nel campo dell’automazione industriale per l’industria automotive, per la quale sviluppa e fornisce soluzioni per giunzioni, assemblaggio e lavorazione meccanica per veicoli tradizionali ed elettrici e sistemi di produzione robotizzati, comprese soluzioni di robotica indossabile. L’offerta di Comau si estende anche al project management e alla consulenza, nonché alla manutenzione e alla formazione. Comau opera attraverso una rete internazionale di 7 centri di innovazione, 5 digital hub, 8 stabilimenti di produzione, in cui lavorano oltre 9.000 persone, presenti in 14 Paesi. Grazie all’esperienza e alle competenze già maturate e applicabili a tutti i settori industriali, Comau è in una posizione ottimale per sviluppare ulteriormente le proprie attività e fornire a clienti in nuovi settori supporto nella loro transizione verso il mondo dell’Industria 4.0. Questa transizione comporterà la riformulazione di processi e prodotti affinché sfruttino le opportunità offerte da nuove evoluzioni quali ad esempio Industrial Internet of Things (IIoT), Cyber-Physical Systems (sistemi ciberfisici o CPS), Intelligenza Artificiale (AI) e Realtà Virtuale e Realtà Aumentata.

Comau sta anche ampliando la gamma di prodotti, a partire dai robot a piccolo payload (la famiglia Racer e il robot Rebel-S Scara), arrivando a realizzare strategie di progettazione innovative che permettono di personalizzare tecnologie standard per molteplici applicazioni: pistole di saldatura, bordatura con rullo Rhevo, il centro di lavoro modulare e flessibile SmartDrive800L, e la tecnologia ibrida laser Lhyte. Comau ha tra le sue priorità attività di ricerca continue volte allo sviluppo di soluzioni di automazione innovative che facciano fronte alle sfide di un mercato in continua evoluzione e rispondano ai nuovi requisiti determinati dalla rivoluzione digitale. Attraverso il concetto di HUMANufacturing (collaborazione tra uomo e macchina), l’azienda esprime la sua forte visione della fabbrica evoluta: “intelligente”, flessibile e connessa, in cui le persone sono al centro del processo di produzione e la loro interazione con altri elementi del processo di automazione è resa efficiente e sicura grazie a robot collaborativi e alle tecnologie digitali.

Coerentemente alla filosofia HUMANufacturing, Comau commercializza il cobot industriale Aura (Advanced Use Robotic Arm) e il robot mobile autonomo Agile1500. Inoltre sviluppa anche nuove tecnologie per la fabbrica digitale, dalle interfacce uomo-macchina (hmi) ad applicazioni per l’uso di smartwatch, tablet e smartphone, oltre a abilitare tecnologie per la trasformazione digitale come digital twin, un nuovo potente ambiente digitale che rispecchia perfettamente le linee di produzione, agevolando l’ottimizzazione di complessi processi e scenari di produzione. Analogamente, nel 2018 Comau rivela Mate, un innovativo esoscheletro indossabile progettato per migliorare la qualità del lavoro garantendo assistenza continua e avanzata per l’esecuzione di movimenti ergonomici durante attività ripetitive o quotidiane. Nel quadro di un nuovo paradigma nel campo dell’apprendimento interattivo, Comau mira a mettere i robot alla portata di chiunque. L’azienda ha iniziato lanciando e.Dotm, un robot articolato a 6 assi e piccolo payload all’insegna di una filosofia per l’uso facile, programmalo da te, basato su un’architettura hardware e software al 100% open-source. Nel 2018, Comau lancia e.Dotm Experience Suite, un programma didattico concepito per utenti di qualsiasi età, che promuove un approccio pragmatico all’apprendimento basato sulla piattaforma robotica e.Do.

 

Il professor Piero Formica, fondatore dell’International Entrepreneurship Academy, è Senior Research Fellow dell’International Value Institute presso la National University of Ireland in Maynooth, Dublin e dirige un laboratorio di sperimentazione di startup innovative presso il centro di imprenditorialità EDEN della stessa università














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