L’atteggiamento della Cgil verso il Green Pass: un altro passo avanti verso il suicidio

di Filippo Astone ♦︎ Il rifiuto di Cgil, Cisl e Uil di fare accordi sindacali per il Green Pass obbligatorio in fabbrica - con il sindacato di Maurizio Landini in prima fila nello scaricabarile - è una triste occasione perduta. I rappresentanti dei lavoratori avevano la formidabile occasione di giocare una partita da protagonisti di una questione vitale per l'industria, l'economia e la società italiana. Hanno preferito passare la palla al Governo, invocando una impossibile legge che renda la vaccinazione anti-Covid obbligatoria. E il no-Green Pass diventa un sostanziale lisciare il pelo ai No Vax che si nascondono dietro il rifiuto di questo documento

Maurizio Landini, segretaroio generale della Cgil

Gli indicatori economici non lasciano dubbi: il prossimo autunno segnerà l’inizio di una forte ripresa dell’economia italiana, trainata dall‘industria. Non sarà facile uscire dal Covid, ma succederà, e molto probabilmente alla grande. Tra le maggiori incognite, l’accesso ai luoghi di lavoro da parte di chi – per ragioni a nostro avviso inaccettabili – rifiuta di farsi vaccinare. Il problema è particolarmente rilevante nell’industria manifatturiera, la spina dorsale dell’economia e della società italiane, dove operano 3,2 milioni circa di addetti, ai quali se ne aggiungono altri 800 mila attivi in magazzinaggio e logistica. Nelle fabbriche, infatti, è impraticabile il lavoro a distanza o smart working.

Di fronte a questo, il sindacato italiano, con la Cgil di Maurizio Landini in prima fila, purtroppo rifiuta di fare un accordo con Confindustria e le altre organizzazioni datoriali per rendere obbligatorio il Green Pass per l’accesso ai luoghi di lavoro, si trincera dietro la necessità di una legge (che, come vedremo, realisticamente sarà poco praticabile) e protesta perfino per l’obbligo di Green Pass per l’accesso alle mense. In questo modo, Landini accelera il suicidio del sindacato, sempre più irrilevante, e perde una formidabile occasione per partecipare alla ripresa con un contributo concreto e riconquistare un ruolo di avanguardia rispetto alla sua base.







 

Lisciare il pelo ai No Vax nascosti dietro i No Green Pass.

La Cgil di Maurizio Landini rifiuta di fare un accordo con Confindustria e le altre organizzazioni datoriali per rendere obbligatorio il Green Pass per l’accesso ai luoghi di lavoro

Come ha dichiarato l’ex capo dei metalmeccanici della Cisl Marco Bentivogli, con il pretesto che il Green Pass sarebbe discriminante, Maurizio Landini sta sostanzialmente lisciando il pelo ai No Vax nascosti dietro il pretesto del No Green Pass.

 

Un problema centrale e grave per le fabbriche

Per capire la gravità del problema, dall’inizio della crisi sanitaria ci sono state 175 mila denunce di infortuni sul lavoro causa Covid e 600 decessi. A oggi pare che gli operai non vaccinati siano fra il 15% e il 20%. Per ora le imprese se la cavano sospendendoli dall’attività lavorativa, ma sembra difficile pensare di poterlo fare sempre. E comunque, non si capisce come si potrebbe far funzionare l’attività produttiva privandosi di un sesto della forza lavoro e per quanto tempo le aziende dovrebbero pagare lo stipendio a queste persone senza far nulla. A meno di non chieder loro – come ha fatto la Suba Seeds (gruppo Syngenta) suscitando le ire di Cgil, Cisl e Uil – di effettuare ogni due giorni un tampone a proprie spese.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria

Di fronte a una questione così importante per l’industria italiana, la Confindustria di Carlo Bonomi chiede ai rappresentanti dei lavoratori di risolverla con un accordo sindacale. Ma la risposta è stata picche. Soprattutto la Cgil, rifiuta di occuparsi della questione, invoca una impossibile e a tratti assurda legge per imporre i vaccini e protesta contro il divieto di recarsi in mensa per chi non ha il Green Pass. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si limita a chiedere «una strategia complessiva” e sostiene che «è responsabilità del governo e del Parlamento di rendere per legge obbligatoria la vaccinazione. Se lo fanno, noi siamo d’accordo». Gli fa eco il leader della Cisl Luigi Sbarra che al Meeting di Rimini ha chiesto che il Parlamento «approvi subito una legge che preveda l’obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini».

 

Viene tutto demandato alla politica, il sindacato si chiama fuori

Certo, Landini afferma che vaccinarsi «contro il Covid è anche un dovere sociale. Noi non siamo mai stati No vax», bontà sua. E aggiunge, come se ce ne fosse bisogno: «siamo per la sospensione dei brevetti affinché tutti nel mondo si possano gratuitamente vaccinare, solo così si possono sconfiggere le varianti e quindi il virus». Ma non vuole responsabilità e sostanzialmente si chiama fuori dalla questione più importante per il mondo del lavoro in questo momento. Per lui dipende tutto dalla politica. «E’ responsabilità del governo e del Parlamento di rendere per legge obbligatoria la vaccinazione. Se lo fanno, noi siamo d’accordo. Non è il momento delle divisioni e delle strumentalizzazioni». E senza una legge la parola d’ordine di Landini resta “no alle discriminazioni”. Come se la sacrosanta discriminazione di chi non vuole vaccinarsi fosse paragonabile alle discriminazioni politiche e razziali.

 

L’imperativo categorico di Landini: niente Green Pass per pranzare!

Con Cisl e Uil è stato chiesto un incontro ai ministri della Salute e del Lavoro Roberto Speranza e Andrea Orlando con l’obiettivo di mantenere il diritto del servizio mensa per tutti i dipendenti

Il leader della Cgil tiene soprattutto ad affermare un principio: niente green pass per pranzare: «Le mense aziendali non sono un ristorante. I lavoratori sono già tracciati e da un anno e mezzo, le mense sono organizzate secondo i protocolli di sicurezza: mascherine obbligatorie, separatori di plexiglass e turni». Con Cisl e Uil è stato chiesto «un incontro ai ministri della Salute e del Lavoro Roberto Speranza e Andrea Orlando con l’obiettivo di mantenere il diritto del servizio mensa per tutti i dipendenti». Insomma, quello che si dice volare alto.

 

La boutade dell’obbligo vaccinale per legge

Imporre l’obbligo vaccinale per legge sembra proprio una boutade. A parte il fatto che una legge richiede qualche mese di tempo (mentre la questione dell’accesso ai luoghi di lavoro va definita con rapidità), viene da domandarsi quali sarebbero le sanzioni. Secondo il Governo, gli italiani che non hanno ancora ricevuto né la prima né la seconda dose sono il 30%. Poco meno di 20 milioni di persone, inclusi i ragazzi molto giovani. Tolti loro, si può ipotizzare che gli inadempienti volontari siano circa 10 milioni. Supponiamo di convincerne la metà nelle prossime settimane. Resterebbero cinque milioni di renitenti al vaccino perché lo ritengono frutto di un complotto, contenente veleno o microchip, inutile o altre motivazioni frutto del troppo tempo speso a navigare in rete e su Facebook senza ragionare.

Le leggi, per istituire un obbligo, devono prevedere sanzioni civili (pecuniarie) o penali. E quindi? Cinque milioni di multe con altrettante cartelle esattoriali? Cinque milioni di processi penali? Per non parlare della speculazione politica che un simile obbligo innescherebbe, con i leader di alcuni partiti populisti pronti a guidare, in piazza, la protesta dei cittadini “costretti” per poi intascare qualche milione di voto in più. Non a caso, nonostante la strage mondiale del Covid e i gravi pericoli ancora incombenti, la vaccinazione a oggi non è obbligatoria in alcun Paese del mondo.

 

I non vaccinati dovrebbero stare fuori da qualsiasi luogo di aggregazione, fabbriche incluse, e pagare di tasca loro i tamponi

A oggi pare che gli operai non vaccinati siano fra il 15% e il 20%. Per ora le imprese se la cavano sospendendoli dall’attività lavorativa, ma sembra difficile pensare di poterlo fare sempre. E comunque, non si capisce come si potrebbe far funzionare l’attività produttiva privandosi di un sesto della forza lavoro e per quanto tempo le aziende dovrebbero pagare lo stipendio a queste persone senza far nulla

E’ ovvio che l’unico modo realmente efficace per aumentare il numero di vaccinati consiste nel vietare a chi rifiuta di sottoporsi a questa pratica necessaria non solo l’accesso ai ristoranti al chiuso, ma anche ai mezzi di trasporto, ai supermercati, alle palestre, ai cinema, ai luoghi di lavoro e a ogni situazione in cui si può mettere a rischio se stessi e gli altri. Imponendo a chi sta fuori da questi luoghi di assumersene la responsabilità. Se non vaccinarsi è una libera scelta, perché il prezzo di questa scelta deve essere pagato dalla Comunità, dal proprio datore di lavoro, dai propri colleghi? Perché?

 

Sindacato che si condanna con entuasiasmo all’irrilevanza

Spiace che il sindacato abbia deciso di non essere protagonista in una questione così importante per il mondo del lavoro, fabbriche in particolare. Una decisione così non fa che accelerare una corsa verso l’irrilevanza iniziata oltre 20 anni fa. Se si guarda la storia recente, nessuno degli enormi cambiamenti che hanno rivoluzionato la vita lavorativa delle persone è stato preso con il coinvolgimento dei sindacati. Sono stati tutti istituiti per via legislativa e il sindacato ha fatto da spettatore. Magari ha protestato, ha organizzato giornate di sciopero ma, alla resa dei conti, il suo peso è stato zero. E non ha conosciuto altro che batoste, la più clamorosa delle quali è stata l’approvazione della legge Fornero. Tanto che la stragrande maggioranza dei giovani lavoratori lo ignorano totalmente. Non solo non hanno la tessera (e se ce l’hanno, ciò avviene in virtù di una iscrizione “automatica” che in qualche categoria avviene al momento dell’assunzione) ma non sanno proprio che esista. A molti, non è azzardato supporre che il nome di Landini non dica proprio niente. Del resto, il sindacato non è stato mai in grado di difendere i giovani e le loro fragili forme contrattuali. Quindi, di che stupirsi.

 

Un declino inarrestabile, e nient’altro che batoste da più di vent’anni

La Suba Seeds (gruppo Syngenta) suscitando le ire di Cgil, Cisl e Uil, ha chiesto agli operai non vaccinati di effettuare ogni due giorni un tampone a proprie spese

Il declino della Cgil in particolare, è evidente anche dai numeri. Dal 2012 a oggi ha perso 400 mila iscritti, scesi da 5,67 milioni a 5,29 milioni e quasi la metà (2,5 milioni) sono pensionati.

 

Il sindacato dovrebbe invece essere protagonista di una battaglia di progresso, e recuperare centralità grazie a questa

Il sindacato avrebbe potuto recuperare protagonismo non solo facendo un accordo con le associazioni datoriali per disciplinare l’accesso ai luoghi di lavoro di chi non vuole vaccinarsi, ma soprattutto diventando protagonista di una campagna pro-vaccini tra gli operai, nei luoghi di lavoro, nell’opinione pubblica. Recentemente, dopo il coro di proteste che ha subito, Maurizio Landini ha dichiarato che avrebbe organizzato assemblee per spiegare l’utilità dei vaccini. A parte il fatto che ormai alle assemblee vanno solo i lavoratori più anagraficamente maturi delle grandi imprese, e nemmeno tutti (gli iscritti al sindacato sono il 33% del totale) in un Paese dominato da piccole e medie imprese, è comunque un passo avanti, certo. Ma non basta. Non basta proprio.

Landini e gli altri leader sindacali dovrebbero andare personalmente davanti alle fabbriche per spiegarlo. Dovrebbero andare in televisione a gridarlo. Redigere un manifesto, organizzare un pullman itinerante, inventarsi qualche provocazione. Ne avrebbero da guadagnare soprattutto loro. Ritornerebbero protagonisti. E renderebbero un magnifico servizio ai lavoratori ed a tutto il sistema Paese. Altrimenti, la politica deciderà senza il sindacato o, molto probabilmente, le aziende faranno da sole, senza chiedere il consenso di nessuno. Il caso della Suba Seeds (che, come si è detto, fa pagare il tampone ai lavoratori no-vax) è probabilmente destinato a fare scuola. Del resto, con la necessità di riaprire le fabbriche e aumentare finalmente la produzione, che altro potrebbero fare le imprese? Pagare i no-vax per stare a casa? Licenziarli e andare in contro a vertenze e proteste?

 

Per esistere bisogna correre il rischio di dispiacere a qualcuno

gli italiani che non hanno ancora ricevuto né la prima né la seconda dose sono il 30%. Poco meno di 20 milioni di persone, inclusi i ragazzi molto giovani

Certo, il rischio che correrebbero i sindacati nello schierarsi a favore dell’obbligo vaccinale per entrare in fabbrica sarebbe la contrarietà di alcuni lavoratori. Questo avviene sempre quando si prende una posizione. Sempre. Il non prendere una posizione non fa contenti tutti, ma fa ignorare da tutti. Per costruire una leadership, bisogna avere coraggio. Del resto, il compito del sindacato, come quello della politica, dovrebbe essere di costituirsi come avanguardia, di fare delle scelte e di farsi seguire. Di vedere il futuro. E non certo di andare a rimorchio degli umori e dell’opinione dominante.

Infine, spiace che all’interno della Cgil non si levi alcuna voce dissonante rispetto a quella del Segretario Generale. Come è possibile? Viene da pensare che sia ancora vivo il centralismo democratico, cioé quell’idea per cui all’interno si discute (forse) ma all’esterno la voce è una sola. Ha ancora senso nel terzo millennio?














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