Centro Studi Confindustria: Sure vs. Cares Act nell’era di Covid-19

Analisi di due diversi approcci in fatto di welfare: da un alto la risposta degli Stati Uniti fondata sul presupposto che la disoccupazione ineluttabilmente aumenterà. Al contrario, gli sforzi della Ue si concentrano sull’obiettivo di scongiurare aumenti eccessivi della disoccupazione

Giovanna Labartino e Francesca Mazzolari del Centro Studi Confindustria (CSC) hanno redatto la Nota n°3/2020la cui versione integrale è leggibile qui – dedicata a una valutazione delle politiche pubbliche in favore dei lavoratori.

Le autrici ricordano che “Il 9 aprile l’Eurogruppo ha approvato il Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency; lanciato dalla Commissione il 2 aprile) che fornirà prestiti fino a 100 miliardi di euro a condizioni agevolate agli Stati membri che approvino misure a sostegno dell’occupazione, quali il potenziamento di programmi di integrazione salariale in caso di riduzione degli orari di lavoro, come la Cig (Cassa integrazione guadagni) in Italia.
Il 27 marzo gli Stati Uniti hanno approvato il CARES Act, un pacchetto di 2,3 trilioni di dollari (l’11% del Pil), il più ampio della storia americana, di cui oltre 250 miliardi volti a estendere durata, generosità e platea del sistema di Unemployment Insurance (UI) per sostenere la capacità di spesa delle famiglie anche in caso uno o più componenti abbiano perso il lavoro a causa della crisi.”







 

“Se le risposte di politica economica di Stati Uniti e Unione europea sono confrontate rispetto alla loro capacità di sostenere i redditi delle famiglie, quella americana domina sotto svariati aspetti, sicuramente per entità e immediatezza. Le estensioni dei sussidi di disoccupazione sono generose (l’assegno aumenta di 600 dollari a settimana e la durata di due mesi) e immediatamente operative perché canalizzate tramite i programmi di UI statali.”

 

Presupposti opposti

Nella premessa alla Nota si legge ancora “La risposta degli Stati Uniti pare fondarsi sul presupposto che la disoccupazione ineluttabilmente aumenterà. Al contrario, gli sforzi della Ue si concentrano sull’obiettivo di scongiurare aumenti eccessivi della disoccupazione. Lo sforzo europeo, rivolto a preservare posti di lavoro, è una strategia efficiente in questa fase transitoria di sospensione forzata delle attività lavorative. In uscita da questa crisi economica, vi saranno inevitabilmente ristrutturazioni che coinvolgeranno aziende e interi settori. In vista di questa seconda fase, serve fin da ora un ripensamento più ampio del sistema di welfare europeo, volto a rafforzare le competenze dei lavoratori e a favorirne la mobilità.
Lo sforzo europeo, rivolto a preservare posti di lavoro, è una strategia efficiente in questa fase transitoria di sospensione forzata delle attività lavorative. Evitando gli esuberi, infatti, si preservano anche la capacità produttiva e il capitale umano delle imprese e dell’economia nel suo complesso, rendendo il sistema più pronto a cogliere i primi segnali di ripartenza”.

“Come in passato, tuttavia, anche in uscita da questa crisi economica, vi saranno inevitabilmente ristrutturazioni profonde che coinvolgeranno aziende e interi settori. In vista di questa seconda fase, serve dunque fin da ora un ripensamento del sistema di welfare europeo volto a favorire la mobilità dei lavoratori, tramite il rafforzamento non solo di programmi di sostegno al reddito (quali i sussidi di disoccupazione) ma anche di formazione, per fornire nuove competenze ai lavoratori che transiteranno verso occupazioni diverse a quelle precedentemente svolte”.














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