Tessile: nel 2022 fatturato a 8,1 miliardi (+32,4). Superati i risultati pre pandemici

I tessuti lanieri si confermano il comparto preponderante (35,2%). Il valore della produzione è aumentato del +29,5% sul 2021

Il 2022 appena concluso è stato un anno d’oro per il tessile made in Italy, che secondo le stime elaborate dal Centro Studi Confindustria chiude con un fatturato di circa 8,1 miliardi di euro (+32,4% sul 2021), mentre le esportazioni salgono a quasi 4,6 miliardi di euro (+31,9%).

Anche il raffronto con i livelli pre-pandemici indica un incremento: il fatturato settoriale risulta infatti superiore del +7,1% a confronto con il livello raggiunto nel 2019. Sul bilancio complessivo incide la dinamica favorevole delle vendite sui mercati esteri, ma anche lo stesso mercato interno, principalmente focalizzato su produzioni di capi di altagamma spesso destinati alla successiva riesportazione, che si è rivelato soddisfacente.







Analizzando i comparti sono tutti interessati da variazioni positive a doppia cifra. La tessitura laniera si conferma il comparto preponderante, rappresentando il 35,2% della tessitura made in Italy. Seguono i tessuti a maglia, che ricoprono una quota del 22,8%, e i tessuti cotonieri, con un 19,5% di share. Anche se si analizza l’indice dei prezzi alla produzione rilevato da Istat (che misura le variazioni mensili dei prezzi al primo stadio di commercializzazione dei beni prodotti dalla manifattura italiana) si evince dinamismo sia per il tessuto a maglia, che fa registrare un +7,7% nel gennaio-novembre 2022 rispetto al medesimo periodo del 2021, sia per la tessitura ortogonale, che cresce del +11,1%.

Il valore della produzione (che nelle stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda tenta di depurare il valore delle vendite totali dal contributo derivante dalla commercializzazione di prodotti importati) risulta caratterizzato da un’evoluzione positiva, che conduce a prevedere una variazione del +29,5% sul 2021. In relazione all’andamento dell’occupazione nel corso del 2022, dall’Indagine Congiunturale condotta da Confindustria Moda su un panel di aziende associate a Smi è emerso che le tessiture laniere a campione hanno registrato una flessione degli addetti: per il gennaio marzo si rileva un decremento stimato al -9,0%, seguito da un secondo trimestre in calo del -6,3% e da un terzo con una contrazione del -1,2%.

Guardando agli scambi con l’estero di tessuti “da” e “verso” l’Italia, nel 2022 si stima una crescita a doppia cifra: l’export dovrebbe sperimentare nei dodici mesi una dinamica pari al +31,9%, mentre l’import pari al +40,2%. Il complesso delle vendite estere passerebbe a poco più di 4.580 milioni di euro (guadagnando circa 1.100 milioni rispetto al 2021), mentre le importazioni raggiungerebbero i 2.400 milioni circa.

A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo commerciale di comparto assisterebbe ad un aumento attorno ai 400 milioni di euro rispetto al 2021, portandosi sui 2.190 milioni. Relativamente alla domanda interna (approssimata nella variabile “consumo apparente”), spesso rappresentata dalle griffe del lusso, si registra una performance nuovamente favorevole, stimata nell’ordine del +32,9% rispetto ai dodici mesi precedenti.














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