Brunetta: l’economia è il punto debole del Conte 2. Mentre Salvini….

Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia

di Filippo Astone e Marco Scotti ♦︎ Intervista al responsabile economico di Forza Italia: servono circa 70 introvabili miliardi per finanziare il programma dell’esecutivo giallo-rosso;  lo spread basso finirà presto; con la Ue non si può negoziare alcuna flessibilità; il neotitolare del Mise Patuanelli debutta sparando sciocchezze neoluddistiche; la crisi tedesca produrrà anni grigi per l’industria italiana. Unica soluzione è abbassare le imposte. Con Matteo Salvini sarà possibile un’alleanza solo se rinuncerà a sovranismo, populismo e antieuropeismo

«Tutti gli indicatori parlano chiaro: siamo di fronte ad una stagnazione o, peggio ancora recessione. E non si dica che la combatteremo con maggiore flessibilità da parte dell’Europa: quella che avevamo ce la siamo già giocata. Gentiloni (temiamo) non andrà a fare il commissario all’Economia, ma al massimo all’industria e al mercato interno e il governo giallo-rosso inizierà a ballare non appena dovrà mettere in campo la Legge di Bilancio. Se dovesse rispettare i punti del programma, dovrebbe fare nuovo deficit per circa 50 miliardi oltre alla neutralizzazione dell’Iva: fantasie. Servirebbe, invece, per ridare vigore al nostro Paese l’annullamento del reddito di cittadinanza, l’addio a quota 100 e un primo taglio delle tasse per circa 15 miliardi. Oltre all’attivazione dei cantieri già finanziati, ma mai partiti, che valgono almeno 100 miliardi. Se Salvini ci sta e vuole portare avanti questo programma con noi all’opposizione bene, sennò auguri per la sua piazza». Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia, ci spiega dal Forum Ambrosetti a Cernobbio che mesi dobbiamo aspettarci, tra una Legge di Bilancio da approvare e la necessità di far quadrare le diverse anime dell’Esecutivo.

 







Professor Brunetta, gli indicatori economici e industriali sono pessimi, così come quelli relativi ai consumi: che cosa dobbiamo aspettarci? E come vede il programma del Governo Conte 2 alla luce di ciò?

Siamo di fronte a un momento di stagnazione o addirittura di recessione, in parte generato dai trend economici internazionali, come la Brexit e il calo dell’economia tedesca. Purtroppo le fasi di ripresa sono sempre più corte e quelle di recessione sempre più lunghe. Mi sono guardato i punti programmatici del Conte 2. Oltre a non esserci un numero da nessuna parte, ho provato a cifrare con buon senso tutte le voci di spesa e le promesse programmatiche: mi è venuto fuori un totale di 50 miliardi a cui aggiungerne 23 per neutralizzare l’aumento dell’Iva. Questo porterebbe il deficit al 5% e più del Pil, una via impraticabile e perfino pericolosa. Dunque non so di quale programma parliamo…

 

Però i mercati stanno premiando l’Italia del Conte 2, con una riduzione dello spread molto importante.

La caduta di 100150 punti di base è dovuta a due ragioni: il calo dei bund tedeschi e lo scampato pericolo di un Salvini al Governo, con le imminenti elezioni, la prospettiva di provvedimenti in deficit o tali da accrescere a dismisura disavanzo e debito pubblico, e lo spettro dell’uscita dall’euro. I mercati hanno tirato un sospiro di sollievo che durerà poche settimane, poi il costo del nostro debito riprenderà a crescere e addio illusioni. Comunque, molto dipenderà anche dalle mosse del nuovo Governo. Già il 27 settembre dovrà essere presentata la Nadef (la Nota di Aggiornamento del Def, ndr) che va mostrata entro quella data in ossequio alle regole europee. Poi, tra il 15 e il 20 ottobre ci sarà la Legge di Bilancio. Li si “parrà la nobilitate” dei nuovi governanti. Vedremo se riusciranno a fare un programma credibile o si scontreranno con l’Europa. Ma comunque è una menzogna l’illusione che ci verrà data maggiore flessibilità. Anzi una balla.

 

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Secondo Brunetta, per finanziare tutte le voci di spesa e le promesse programmatiche del Governo Conte 2, serviranno 50 miliardi a cui aggiungerne 23 per neutralizzare l’aumento dell’Iva. Questo porterebbe il deficit al 5% e più del Pil

 

Come una balla?

Massì, è un’invenzione dei giornali. Non c’è nessun elemento concreto per far pensare questo. Abbiamo già avuto flessibilità ed è stata utilizzata male. A meno che non si cambino le regole europee, non ci sarà alcuna indulgenza e noi siamo in emergenza. E comunque una ipotetica maggiore flessibilità (magari spesa male) provocherebbe aumenti di deficit e debito che sui mercati avrebbero conseguenze più negative dei vantaggi.

 

E se Gentiloni dovesse venire nominato commissario all’Economia?

Anche qui, sono tutte congetture dei giornali senza alcun elemento concreto che le possa corroborare. Da quanto so io, temo che Gentiloni non sarà il sostituto di Moscovici e non andrà neanche alla concorrenza. Ma all’industria e al mercato interno. Che è una buona delega, ma quella all’Economia era la più importante e non credo che sarà guidata da un italiano. Gentiloni è una persona competente e capace, una persona seria che dimostra come si possa rompere l’isolamento dell’Italia. Isolamento che è stato una faccenda particolarmente costosa, la più grande iattura di questi 14 mesi di governo giallo-verde. Ora dobbiamo impegnarci a ricostruire, tenendo conto che se la fiducia alla Camera è scontata, quella al Senato lo è meno.

Paolo_Gentiloni_2015
Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 12 dicembre 2016 al 1º giugno 2018. Secondo Brunetta, Gentiloni non andrà a fare il commissario all’Economia, ma al massimo all’industria e al mercato interno

 

In effetti i mercati non ci permetterebbero mai di fare nuovo debito per oltre 50 miliardi!

Infatti. L’Italia ha troppo debito e troppo deficit. Qualsiasi misura che li faccia aumentare non viene letta bene dai mercati. Per tornare in carreggiata dovremmo operare dei tagli o aumentare le tasse. Ma sono entrambi procedimenti pro-ciclici. Adesso siamo in recessione, e sarebbe pazzesco amplificarne le conseguenze. All’apparenza, quindi, non si potrebbe fare nulla se non andare a nascondersi.

 

Nemmeno vendere gli immobili dello Stato inutilizzati o quelli sequestrati ai mafiosi?

Sono due processi di buon senso che non si possono realizzare con facilità. Ci sono tempi lunghissimi sia in un caso che nell’altro. E poi non siamo certo in un momento di grande liquidità interna e internazionale, non si riuscirebbe a vendere. Senza contare, nel caso degli immobili sequestrati, che ci sarebbe di mezzo anche la magistratura a rendere ancora più complesso l’iter.

 

E quindi come se ne esce?

Noi abbiamo la nostra ricetta: cancellare il reddito di cittadinanza e quota 100, prendere i 15 miliardi che si risparmierebbero e operare un iniziale ma efficace taglio delle tasse. Ma né il Pd né tantomeno i 5 Stelle vorranno fare un provvedimento di questo tipo.

Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia

Ma perché il reddito di cittadinanza non produce un aumento dei consumi e il taglio delle tasse invece sì?

Perché la riduzione della pressione fiscale ha effetti immediati e dà subito nuova disponibilità ai ceti medi. Il reddito di cittadinanza, così come è stato costruito, è un’elargizione di tipo assistenzialistico che oltretutto non è neanche finito ai veri “poveri”. Questi ultimi, infatti, hanno una propensione unitaria al consumo, ciò che ricevono lo spendono. Anche quando fai il welfare devi farlo bene: se lo dai alle persone che non sono indigenti ottieni l’effetto opposto, cioè che il denaro invece che essere speso viene tenuto sotto il materasso.

 

E Quota 100? Dovrebbe pensionare alcuni lavoratori e favorire nuove assunzioni…

Anche questa è un’equazione errata. Quota 100 ha un impatto soprattutto sul pubblico impiego, dove prima di assumere qualcuno, tra bandi, concorsi e burocrazia varia, possono passare anche tre anni: quindi non c’è un riflesso immediato in termini di aumento di occupazione. Nel frattempo, pensionando si mandano a casa funzionari in attività, e così diminuisce la qualità del servizio erogato e si aumentano tempi di erogazione già molto lenti. Invece, se si prendono i 15 miliardi e si destinano alla riduzione della tassazione, crescono subito i consumi, e quindi domanda interna, economia, occupazione.

 

Come vede la manifattura italiana in questa fase?

Male, ahimé, i dati sono eloquenti. Aspettiamo di vedere che cosa farà il nuovo ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Dalle prime dichiarazioni mi pare un po’ spaesato, a una trasmissione della La7 ha infatti detto: «La produttività porta un problema, riduce occupazione. È nemica del lavoro». È chiaramente una corbelleria, visto che ci sono fior di dati e di fatti concreti che dimostrano che la produttività, creando ricchezza e sviluppo, nella storia ha sempre aumentato i posti di lavoro. Tanto che, ad esempio, la Germania è la nazione con più robot per lavoratore ed anche quella con la minor disoccupazione. Sembra una riproposizione del luddismo, che voleva distruggere i telai meccanici in quanto distruttori di lavoro, ma poi è evidente che il lavoro l’hanno aumentato. Se pensa davvero queste cose c’è da preoccuparsi. Ma spero sia stato mal interpretato.

Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. A una trasmissione tv ha dichiarato che la produttività è nemica del lavoro

 

Su iperammortamento e superammortamento che cosa ci dice?

Che sono due ottimi provvedimenti, ma a chi vendi poi se la Germania è in rallentamento o recessione? Ho letto che la crisi tedesca potrebbe costare 60 miliardi di minori esportazioni al nostro Paese.

 

Veniamo alla politica: questo governo giallo-rosso dura?

A quanto ne so, si vorrebbe farlo durare fino a febbraio 2022 per l’elezione del Presidente della Repubblica, anche perché se cadessero adesso farebbero a Salvini il più grande dei regali, ma non ci sono le condizioni per un autogol come questo, né in Italia né a livello internazionale. I numeri al Senato sono risicati, vediamo se adotteranno il criterio della razionalità o se inizieranno a litigare su concessioni e cantieri vari. La Tav è ormai cosa fatta, mentre quello che si potrebbe tentare di fare immediatamente è far partire tutti i cantieri per cui sono già stati stanziati fondi. L’ex ministro Tria aveva fatto una ricognizione con cui stimava che le opere già cantierate e finanziate valgono circa 95 miliardi. Se a questi aggiungiamo i 5-6 miliardi sui consorzi di bonifica, avremmo una ricetta perfetta per far ripartire l’Italia. Anche perché il coefficiente di attivazione del settore edilizio e infrastrutturale è doppio o triplo rispetto ad altri comparti. Un euro speso in quest’ambito ne genera due o tre di Pil. Serve una task force rooseveltiana, un New Deal per cantierare l’Italia con tutte le opere già stanziate e finanziate.

 

L’ultima domanda è su Salvini: un centro-destra unitario è ancora possibile?

Noi gli stiamo facendo un’offerta a 360°: o si rifà una coalizione di centro-destra unito, plurale, liberale, democratica, europea, repubblicana, atlantica, che abbia tutti (e non solo alcuni) questi aggettivi. O si rinuncia al sovranismo, all’estremismo e al populismo, e allora si può partire anche domani con un programma che ci permetterebbe di vincere a tutti i livelli, dalle comunali alle politiche. Oppure, se Salvini vuole continuare su questa strada dell’estremismo, rimarrà sempre all’opposizione, non potrà unirsi a noi e impedirà al centro-destra di vincere le elezioni quando mai arriveranno.

Matteo Salvini, ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio del Governo Conte I. Se Salvini rinunciasse al sovranismo, all’estremismo e al populismo, un governo centro-destra unitario sarebbe ancora possibile

Ma Salvini non può rinnegare la natura sua e della Lega…

Matteo è una piccola parentesi nella lunga storia del Carroccio. Noi abbiamo governato insieme a loro per 25 anni, mentre Salvini ha fatto un solo Governo, di 14 mesi, per di più con i 5 Stelle. Se si vuole creare un centro-destra vincente si deve necessariamente ripartire dalle condizioni che ho elencato. Se invece si vuole rimanere ancorati alle posizioni sovraniste con la Meloni, condanneremo questo Paese alla sinistra.

 

E come Presidente del Consiglio chi verrebbe indicato?

Chi prende più voti!

 

Quindi Salvini?

Io non ne sarei così sicuro. Stiamo parlando di un processo che riporta il centro-destra in una dimensione plurale e quindi vincente.

 

Ma in questo scenario moderno, liberale ed europeo Lei vede ancora come leader Berlusconi, a 83 anni, con tutto quello che è successo?

Berlusconi non si discute. È il miglior giocatore in campo: non esiste centro-destra senza di lui.

Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia













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