Il 2024 per l’industria italiana: export solido, ma crescita piatta. E sulla Germania in recessione… Parla Marco Fortis

di Filippo Astone e Chiara Volontè ♦︎ Secondo l'economista della Cattolica il 2024 sarà dell’industria italiana un anno interlocutorio. La domanda privata regge e il calo dell'export verso la Germania è rimasto contenuto. Punto di forza del Bel Paese la diversificazione dell'economia, che riduce l'impatto delle crisi. Superbonus edilizia: l'effetto è già svanito nel 2023. Da valutare l'effetto del Pnrr. La ricetta per la crescita? Digitalizzare ed efficientare la PA

«Nel 2024, ci si aspetta che l’Italia mantenga un’industria con export solido, ma con limitati spunti di crescita. Le previsioni attuali dell’Ocse indicano una crescita dello 0,7% del Pil del nostro Paese, con la Francia a +0,8% e la Germania a +0,6%. Le stime al 2025 prevedono un aumento dell’1,2% per l’Italia; se queste previsioni si concretizzassero, registreremmo una crescita a medio termine rispetto al 2019, superando le altre principali economie europee».

Secondo Marco Fortis, economista dell’Università Cattolica e direttore della Fondazione Edison, il 2024 sarà dell’industria italiana un anno interlocutorio a causa delle sfide presentate dalle dinamiche dell’economia mondiale. L’arretramento della Germania, primo cliente dell’export italiano (soprattutto per semilavorati e componenti), ha creato un rallentamento nelle esportazioni, tuttavia, non abbiamo subito un crollo totale, grazie alla diversificazione dell’economia. Tra i fattori chiave che potrebbero influenzare la crescita economica italiana nei prossimi anni? La tenuta della domanda privata, evidenziata da una crescita dei consumi nei primi 9 mesi del 2023, insieme a un buon andamento della manifattura. «Anche il Pnrr potrebbe certamente contribuire, ma si prospetta una grande sfida data la natura pluriennale dei progetti in esso contenuti».







D. Professor Fortis, quali sono le dinamiche previste in Italia per il 2024?

Marco Fortis, economista dell’Università Cattolica e direttore della Fondazione Edison

R. Nel 2024, ci si aspetta che l’Italia mantenga un’industria con export solido, ma con limitati spunti di crescita. Nonostante un superamento della Corea del Sud come esportatore, l’industria italiana, esclusi i mezzi di trasporto, è il quarto esportatore mondiale. Tuttavia, la prospettiva è di una crescita piatta nel 2024, riflettendo un indebolimento dopo gli avanzamenti competitivi degli ultimi anni.

D. Quali saranno le implicazioni della crisi del Mar Rosso sulla nostra economia?

R. La crisi è cominciata da pochi giorni e, ad oggi, non ci sono dati per dire che ci saranno danni per l’import e l’export del nostro Paese o che porterà inflazione. È un po’ presto per prevedere catastrofi, come qualcuno ha fatto.

D. Qual è il punto di forza dell’Italia nel manifatturiero?

R. Sono le medie e grandi imprese, che hanno una produttività manifatturiera del lavoro più alta di quella della Germania, specialmente nelle imprese con 250 e più addetti. La produttività italiana supera quella tedesca in molti settori, escludendo l’industria automobilistica.

D. Quale impatto ha l’arretramento tedesco sull’Italia?

R. La Germania è il primo cliente italiano per quanto riguarda l’export. Abbiamo rallentato le esportazioni di componentistica per auto e affrontato sfide legate alle aree interrelate con la Germania. Tuttavia, non abbiamo subito un crollo totale, grazie alla diversificazione dell’economia.

La crescita è stata resiliente, ma sta attraversando una fase di rallentamento, in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie.  Fonte Studi economici dell’Ocse

D. Come si differenzia l’Italia in termini di diversificazione economica?

R. La diversificazione economica è un punto di forza chiave. Con un’economia diversificata per prodotti, le medie e grandi imprese italiane, non necessariamente le più grandi, rappresentano circa il 75% dell’export manifatturiero italiano. Ciò contribuisce a ridurre l’impatto delle crisi nei settori o nei mercati più grandi.

D. Qual è la situazione attuale delle esportazioni italiane e come l’Italia gestisce le sfide del mercato tedesco?

R. La Germania ha presentato sfide nel 2023, ma grazie alla diversificazione del sistema italiano, l’effetto è stato mitigato. L’Italia, essendo uno dei pochi esportatori mondiali in molti settori, ha una capacità unica di resistere a grandi scosse esterne dovute a particolari settori o mercati. La diversificazione dell’economia italiana si rivela un elemento chiave nella sua resilienza contro impatti negativi da arretramenti economici nei paesi partner.

Le previsioni attuali dell’Ocse indicano una crescita dello 0,7% del Pil del nostro Paese, con la Francia a +0,8% e la Germania a +0,6%. Le stime al 2025 prevedono un aumento dell’1,2% per l’Italia; se queste previsioni si concretizzassero, registreremmo una crescita a medio termine rispetto al 2019, superando le altre principali economie europee. Fonte Ocse

D. Viene anche il dubbio che alla base di questa recessione tedesca ci sia la guerra, forzata intenzionalmente degli Stati Uniti per spezzare l‘asse Germania-Russia-Cina. La Germania, infatti, aveva puntato molto sul rapporto con la Russia, che dava il gas a basso costo, nonché sull’export in Cina, passando dalla Russia. Un circolo virtuoso che gli Usa hanno voluto interrompere…

R. Non entro nel merito della geopolitica, che pure ha il suo ruolo. Sul declino tedesco evidenzio due fattori. La Germania ha goduto in passato del calo dei prezzi delle materie prime, che ha influenzato il vantaggio competitivo della Germania. Inoltre, c’è una sorta di accidia nel Paese, con il ceto medio che ha raggiunto dimensioni considerevoli ma non cresce più come in passato. L’illusione tedesca di poter vivere senza l’Europa e di esportare tutto in Asia è stata contrastata dalla frenata dell’Asia stessa, rendendo la diversificazione dell’economia tedesca sempre più cruciale.

D. Quali sono le sfide che la Germania sta affrontando nel settore automobilistico?

R. La Germania sta affrontando sfide significative nel settore automobilistico. La Cina è diventata un competitore, superando persino Tesla. Con il crescente focus sull’elettrico, la Germania deve adattarsi, specialmente nella produzione di modelli più piccoli. La diversificazione verso il settore militare sembra essere una strategia per utilizzare la potente industria metalmeccanica tedesca in modo diverso, ma potrebbe comportare ferite considerevoli.

Gli investimenti hanno guidato la crescita, ma sono attualmente in calo. Il tasso di investimento è tornato ad allinearsi alla media della zona euro dopo un decennio in cui si era posizionata ben al di sotto di essa. Fonte Ocse

D. Come la Germania ha influenzato l’austerità e la politica fiscale europea?

R. La Germania ha contribuito all’austerità nell’Unione Europea, imponendo politiche fiscali rigide. Questo approccio ha portato a una perdita di mercato, specialmente nei Paesi mediterranei come Grecia e Spagna. La Germania ha sottovalutato il ruolo del mercato unico europeo, che ha rappresentato una fonte significativa di ricchezza, permettendo la vendita di automobili e beni a prezzi competitivi.

D. Qual è la visione strategica della Germania all’interno dell’Europa?

R. La Germania ha mancato una visione strategica chiara per il suo ruolo all’interno dell’Europa. La visione egemone e l’aspettativa che gli altri dovessero comportarsi come la Germania hanno portato a una mancanza di flessibilità. Questo ha danneggiato il mercato tedesco, poiché pretendere che tutti si comportino come la Germania ha causato una diminuzione degli acquisti di prodotti tedeschi, specialmente con l’implementazione delle politiche di austerità.

Le esportazioni sono state resilienti in quanto i costi unitari del lavoro sono diminuiti. Le esportazioni hanno dimostrato buoni risultati rispetto ad altri grandi paesi della zona euro, soprattutto per effetto dell’aumento delle quote di mercato in un contesto di bassa crescita del costo unitario del lavoro. Fonte Ocse

D. E per l’Europa, quali sono le sfide?

R. In Europa, la Germania è in una situazione di stagnazione che persiste dal periodo pre-Covid. La recessione ha coinvolto diversi Paesi, con l’Olanda entrata in una forte recessione, i Paesi Baltici fermi, la Polonia e l’Ungheria rallentate. Il commercio intra-comunitario ha rallentato, contribuendo a una situazione europea statica.

D. Qual è la situazione attuale in Asia e come potrebbe influenzare l’industria italiana?

R. L’Asia presenta ancora molte difficoltà, con un calo sensibile dell’export nel 2023, soprattutto nei Paesi esportatori di materie prime. La Cina è in una fase di deflazione con problemi immobiliari, alto indebitamento e rallentamento degli investimenti. Il ceto medio cinese, inoltre, ha rallentato la sua crescita, influenzando i consumi interni.

La Cina rimane il principale produttore di acciaio ma a settembre c’è stato un brusco calo per problemi interni: il Paese ha una sovracapacità produttiva di circa 150 milioni di tonnellate all’anno

D. In che modo l’Italia gestisce le crisi economiche e i grandi mercati?

R. L’Italia ha una capacità unica di risentire meno delle crisi nei settori e nei mercati più grandi, grazie alla presenza di numerose imprese piccole e medie che presidiano dimensioni più contenute. Mentre molte economie dipendono pesantemente dalle esportazioni di mezzi di trasporto, l’Italia ha una diversificazione in settori come i mezzi di trasporto, yacht, navi da crociera e elicotteri. Anche l’export di autovetture di lusso, come Ferrari, Maserati e Lamborghini, contribuisce significativamente.

D. Qual è l’effetto atteso del Pnrr e del Superbonus sull’industria italiana?

R. Mentre il Pnrr partirà nel 2024, l’effetto del Superbonus sull‘edilizia si è già esaurito nel 2023. Ci si aspetta uno sgonfiamento della domanda di materiali da costruzione, ma l’impatto del Pnrr sulla domanda industriale rimane da valutare. Va notato che alcuni settori, come la metallurgia e il legno, hanno subito un improvviso calo della domanda nel corso del 2023. Tuttavia, l’attività edilizia non si è arrestata completamente con la fine del Superbonus. Nonostante la sua conclusione, l’edilizia continua a registrare un’onda lunga di crescita, specialmente nel comparto dell’ingegneria civile e dell’edilizia non residenziale. Le prime rilevazioni indicano che il settore delle costruzioni in Italia ha mostrato una forte crescita a dicembre, soprattutto grazie agli investimenti nel Piano Nazione di Ripresa e Resilienza. Questi impatti positivi dovrebbero continuare anche nel 2024, tuttavia, le prospettive per l’industria sono complesse a causa delle continue revisioni delle previsioni da parte degli operatori.

Il Pnrr modificato l’8 dicembre 2023 comprende 145 misure nuove o modificate, tra cui quelle della nuova Missione 7 dedicata a REPowerEU. Tali misure sono intese a rafforzare riforme fondamentali in settori quali la giustizia, gli appalti pubblici e il diritto della concorrenza. Una serie di investimenti nuovi o rafforzati mira a promuovere la competitività e la resilienza dell’Italia, nonché la transizione verde e digitale e abbraccia settori quali le energie rinnovabili, le catene di approvvigionamento verdi e le ferrovie. Le modifiche hanno determinato l’aumento al 39% delle risorse destianto a misure a sostegno degli obiettivi climatici. Fonte Mimit

D. Qual è il principale aspetto che l’Italia potrebbe migliorare rispetto ad altri Paesi?

R. Dovremmo invidiare l’efficienza della pubblica amministrazione di Paesi come la Germania. Migliorare l’efficienza amministrativa può risparmiare tempo a imprese e famiglie, permettendo loro di dedicarsi alla produzione anziché alle lunghe procedure burocratiche. La digitalizzazione potrebbe risolvere molti oneri per cittadini e imprese, semplificando e modernizzando i servizi.

D. Qual è stata l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse sull’economia italiana?

R. Al netto degli interessi, l’aumento dei tassi non ha provocato una recessione in Italia. Molte imprese hanno registrato guadagni considerevoli negli ultimi anni e hanno rifatto i bilanci in modo significativo. Le società energetiche, in particolare, hanno ottenuto notevoli profitti. I consumi delle famiglie hanno continuato a tenere, registrando una crescita doppia rispetto al Pil nei primi 9 mesi dell’anno. La crescita acquisita è stata notevole, anche se potrebbe esserci un rallentamento nel quarto trimestre. È importante notare che anche in Germania si è compreso il contesto opposto. In Italia, sono stati effettuati interventi a sostegno dei ceti meno abbienti, con l’efficacia di tali misure dimostrata da vari indicatori, tra cui l’indice di severa deprivazione famigliare dell’Unione europea. Si tratta di un indice calcolato dall’Ue attraverso i sistemi statistici nazionali: considera 13 fabbisogni essenziali, sia personali che familiari. Questi includono la possibilità di pagare le bollette, di uscire a cena con gli amici almeno una volta alla settimana, possedere un’automobile, un computer e una connessione Internet. Mentre l’Italia deteneva il primato negativo nel 2014 tra i quattro paesi dell’euro, attualmente ha il tasso più basso, indicando un miglioramento nelle condizioni di vita e nelle opportunità di spesa della popolazione.

Il mercato del lavoro ha conseguito ottimi risultati. Nonostante il rallentamento economico, infatti, il tasso di disoccupazione si avvicina al livello più basso registrato negli ultimi 20 anni Fonte Ocse

R. L’Italia ha raggiunto il più alto tasso di occupazione della sua storia nell’ultimo anno, con oltre mezzo milione di nuovi occupati, principalmente a tempo indeterminato. Ciò ha contribuito ad aumentare il reddito totale del Paese?

D. Sì, poiché anche a parità di reddito individuale, l’aumento del numero di occupati implica un aumento complessivo del reddito disponibile. Questo fenomeno ha contribuito a compensare gli effetti degli altri tassi di interesse, contribuendo a stabilizzare l’economia italiana. Va notato anche che l’inflazione a dicembre era relativamente bassa rispetto ad altri paesi, attestandosi al 10,7%.














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