Brugola punta a 200 milioni di fatturato

di Marco Scotti ♦ Le viti hi tech della Oeb sono installate sul 25% delle auto del mondo. L’ azienda guidata da Jody Brugola investe il 15% in R&S e cavalca il più possibile digital transformation e 4.0

«Abbiamo investito in ricerca e sviluppo tra il 10 e il 15% del fatturato negli ultimi tre anni, e vogliamo continuare su questa strada. Anche perché l’obiettivo di raggiungere i 200 milioni è alla nostra portata nel medio periodo, a patto di continuare a crescere sui diversi mercati, soprattutto per quanto riguarda l’automotive. Il know-how brianzolo, da questo punto di vista è un grande aiuto». Egidio (Jody) Brugola, terza generazione di imprenditori di successo, non ha dubbi quando si tratta di tracciare – in esclusiva con Industria Italiana – la road map della sua azienda, che sta vivendo un periodo magico. Ha da poco festeggiato i 92 anni e la brugola (rigorosamente con la lettera minuscola) è stata celebrata nella sede di Assolombarda, che la terrà in esposizione fino alla fine del mese. Per questo, Brugola, forte anche di uno spirito di sacrificio che rappresenta perfettamente l’imprenditoria brianzola, non vuole sedersi sugli allori ed è già pronto a ripartire verso nuovi traguardi.

 







Egidio (Jody) Brugola

 

Industria 4.0 e nuove tecnologie

«La spinta innovativa che l’industria sta vivendo in questo momento – spiega Brugola – è fondamentale. E noi, ovviamente, non vogliamo restare indietro. Stiamo puntando forte su questo asset fondamentale e posso già anticipare che abbiamo delle sorprese in serbo per i prossimi anni. D’altronde, il mondo sta andando in una determinata direzione. Certo, la tecnologia non può essere fine a se stessa: il fattore umano rimane essenziale. Ma se ci sono degli strumenti che permettono di essere più veloci e più produttivi, perché non approfittarne? La nostra azienda investe in innovazione e ricerca e sviluppo tra il 10 e il 15%. Ma non ci basta: vogliamo diventare un’azienda modello dal punto di vista del 4.0, vogliamo puntare sull’informatica e sull’incremento della produttività. Sono tutti settori su cui stiamo lavorando, ma di certo non vogliamo fermarci». Dal punto di vista dei software, Brugola ha stretto una partnership con Sap: si tratta dell’unica azienda ad implementare Sap R3, che è stato modificato rispetto allo standard per permettere una maggiore flessibilità e una immediata applicabilità in tutti i reparti. «Sap – aggiunge Brugola – richiede una maggiore precisione e ci costringerà a cambiare la cultura aziendale, perché impone un lavoro preciso e attento. Ma in questo modo saremo anche più puntuali ed efficienti».

 

All’interno dello stabilimento Oeb di Lissone

Automotive e internazionalizzazione

Sotto la guida di Jody Brugola, oggi la Oeb produce 1,7 miliardi di viti. L’azienda è leader del segmento delle viti critiche per motori nell’automotive, ovvero di quegli strumenti che “non possono mai rompersi”, pena il collasso dell’intera automobile. Realizza quasi il 100% di export, anche grazie alla creazione di uno stabilimento in Michigan, vicino a Detroit, che ha consentito a Oeb di collocarsi geograficamente più vicina ai propri partner. Quando c’è stata la crisi dell’automotive il fatturato dell’azienda fondata da Egidio Brugola è tornato indietro di sei anni, ma ha impiegato solo 48 mesi per raddoppiare e tornare su livelli competitivi.

«Al momento – ci spiega il patron di Brugola – la nostra intenzione è sviluppare sempre più lo stabilimento americano e vogliamo puntare sull’automazione della nostra azienda italiana. Lo stabilimento americano è molto bello e può crescere ancora tanto, ma c’è moltissimo lavoro e non pensiamo di dover portare avanti altre strategie per l’internazionalizzazione. Anche perché il nostro obiettivo per il futuro è di lavorare con le principali sei o sette case automobilistiche a livello mondiale. La strategia è di non essere dipendenti da solo due o tre clienti, ma in Usa ed Europa diversificare quanto più possibile. Grazie all’ accordo con Hyundai iniziamo anche a dialogare con l’Asia, un mercato emergente che prima o poi localizzerà in Europa e America la propria produzione. Noi siamo presenti in entrambi i luoghi e siamo sicuri che le nostre viti saranno molto richieste».

 

Lo stabilimento di Detroit, USA

In questo panorama, la Brugola oggi viene scelta da più case automobilistiche per fornire in esclusiva la bulloneria dei nuovi motori a tre cilindri. Basti pensare che il 25% delle automobili mondiali è equipaggiato con viti testata Brugola, ovvero poco meno di 25 milioni di autovetture. Perfino l’Apollo 11, che nel luglio del 1969 ha portato i primi uomini sulla luna, ha utilizzato viti Brugola. Ma è nell’automotive che la Brugola ha mostrato le sue principali potenzialità: per costruire un motore servono circa 100 tipi di viti, sette delle quali sono considerate critiche: testata, alberi a camme, biella, volano, bancata, albero motore, ingranaggi di distribuzione. Brugola fornisce al comparto tutte e sette queste viti.

Bilancio

Con il 100% di export e con una propensione continua alla crescita, sembra difficile poter essere insoddisfatti dei risultati economici ottenuti dall’azienda. Ma Jody Brugola non sembra volersi accontentare: «Chiuderemo l’anno di poco sotto rispetto all’obiettivo iniziale di 150 milioni di euro di fatturato. E questo perché negli ultimi mesi il mercato ha iniziato a rallentare. La nostra idea, però, per il futuro immediato è di superare i 150. Abbiamo ottime prospettive e vogliamo arrivare in tempi ragionevoli a superare i 200 milioni».

 

Lo stabilimento di Lissone, veduta aerea

Know-how brianzolo

È indubbio che l’attitudine al lavoro di Egidio Brugola rispecchiasse in pieno il pragmatismo brianzolo. Un valore che si è tramandato fino alla terza generazione, che oggi, dopo un periodo difficile, può guardare con ottimismo al futuro. «Il nostro modo di lavorare – afferma Brugola – è quello di continuare a fare azienda con il vecchio stile: investire e andare in giro per il mondo per cercare opportunità per poter crescere in un mondo che si è allargato tantissimo ed è sempre più globale, cercando di fare impresa in maniera onesta, lavorando tantissimo, cercando di trovare collaboratori che abbiano voglia di portare avanti un modo di lavorare con lo spirito di sacrificio che rappresenta l’aspetto imprenditoriale italiano. Investire in innovazione e ricerca e sviluppo è fondamentale, con la convinzione che non si debba mai risparmiare sulla qualità. Sono sempre stato convinto che così si riesca sempre a stare a galla e a vincere la sfida con i concorrenti asiatici che stanno diventando sempre più pericolosi. Ma mantenendo alta l’asticella della qualità si possono vincere queste sfide, invece che doversi abbassare sulla leva del costo».

 

Brugola in mostra da Assolombarda

Ventinove grammi di acciaio al carbonio, testa cava esagonale e gambo a torciglione: è la Brugola, che fino alla fine di novembre sarà esposta nelle sue diverse varianti – le 7 “viti critiche” del motore di un’automobile – all’interno del Palazzo Gio Ponti (Via Pantano 9). «Fa un bell’effetto – conclude Brugola – essere presi come punto di riferimento di eccellenza italiana. Ci sono più di 90 anni di storia e di sacrifici racchiusi dentro questa vite: gli sforzi e la dedizione di mio nonno, di mio padre e dei tanti lavoratori che ci hanno permesso di raggiungere questi traguardi. Per me è un grandissimo orgoglio: stiamo parlando di un’azienda che continua ad andare avanti, sempre pronta ad affrontare nuove sfide perché bisogna puntare sempre più in alto, il mondo va sempre più veloce».














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