Fiam: facciamo avvitare il robot

di Laura Magna ♦ Le strategie dell’ azienda vicentina, leader di mercato nell’ avvitatura industriale, che accelera il più possibile su automazione e digitalizzazione. Parla Luigi Bacchetta 

Mira a dare vita a un avvitatore intelligente che lavora in una fabbrica totalmente 4.0, dopo aver riportato, a fine 2018, il fatturato ai livelli pre-crisi, a 11,5 milioni di euro. Fiam, che nel cuore di Vicenza produce avvitatori per uso industriale, impiegando 80 dipendenti, realizza il suo giro di affari per metà all’estero grazie alle due filiali in Francia e Spagna e a 50 distributori che presidiano altrettante aree nel mondo e che sono tante “piccole Fiam”, come le definisce l’amministratore delegato Luigi Bacchetta. Ma la tensione verso l’innovazione non è moda dell’ultimo momento: dalla fondazione, nel 1949, l’azienda ha tenuto sempre il focus sul core business, l’avvitatura industriale, adattandolo però di volta in volta alla domanda mutevole del mercato e alle tecnologie emergenti. Tanto da essere oggi l’unica realtà europea e probabilmente mondiale a poter fornire una gamma completa di soluzioni nel suo settore: che vanno dall’ideazione, alla progettazione anche in collaborazione con il cliente, alla produzione di sistemi con funzionamento sia meccanico che elettronico o automatico o misto, fino all’ultima frontiera, quella a cui la vicentina sta lavorando in questo momento e che la porterà a dotare di intelligenza le sue soluzioni per l’avvitatura.

 







Luigi Bacchetta, ad Fiam

Dall’avvitatore pneumatico alle soluzioni elettroniche e di automazione 4.0 la crescita di Fiam

Per dare un senso al punto di arrivo, vale la pena raccontare la storia di questa multinazionale tascabile che pare non avere veri rivali sul mercato globale. «Siamo un gruppo familiare alla terza generazione», dice a Industria Italiana Luigi Bacchetta. «Fiam è l’acronimo di “Fabbrica Ingranaggi Apparecchi di Misura” e il nome spiega da dove veniamo: oltre agli ingranaggi di precisione, i manometri per aria compressa. Poi, grazie ad una felice intuizione imprenditoriale, si passò alla progettazione e costruzione di utensili pneumatici (avvitatori, trapani, maschiatrici, smerigliatrici, motori), destinati a diventare la specializzazione di Fiam. Avevamo già clienti importanti: a loro ci legava un rapporto di fiducia e stima, lo stesso che abbiamo ancora oggi. All’inizio degli anni ’60 avevamo già quasi 50 dipendenti ed eravamo ormai pronti ad entrare nei mercati esteri: i primi furono Germania e Francia».

Negli anni ’70, poi, Fiam iniziò l’automazione dei processi produttivi, con l’inserimento di attrezzature e macchine di avanguardia: tra le prime aziende meccaniche in Italia a fare realmente innovazione in fabbrica e nei prodotti. Una crescita ottenuta grazie a una produzione maggiormente precisa e flessibile, e la progettazione computerizzata e verifica di qualità e affidabilità dei prodotti attraverso apparecchiature sofisticate. Non solo nuovi prodotti, dunque, ma anche una gamma di servizi efficaci per i clienti, che portarono ad una costante espansione nel mercato italiano e soprattutto all’estero.

 

La sede centrale Fiam

Una fabbrica che rinnova se stessa dagli anni ‘70

«La nostra vocazione era prettamente meccanica – spiega Bacchetta – . Ma non abbiamo avuto alcun timore a spostare il focus dal prodotto al mercato di sbocco, cercando di virare su qualcosa che corrispondesse alla domanda che da quel mercato ci arrivava. Ci siamo specializzati nelle soluzioni destinate all’assemblaggio industriale e in particolare all’avvitatura, o, in parole semplici, alle soluzioni che servono all’industria, per lo più medio-grande, ad avvitare». E dalla meccanica all’elettronica, due anime che adesso convivono nello stabilimento di Fiam. «Originariamente realizzavamo soluzioni a funzionamento pneumatico a cui si sono affiancate, più di recente, soluzioni con controlli elettronici. Fino al lancio, quest’anno, della gamma eTensil, completamente elettronica. In tempi più recenti è intervenuta l’automazione e abbiamo scelto di ideare soluzioni che funzionassero in maniera automatica.»

 

eTensil

 

«Il “modulo di avvitatura” di oggi può essere impiegato su bracci automatizzati  (vedi immagine d’apertura) o robot di montaggio. Si tratta di una rivoluzione copernicana: le prime richiedevano un funzionamento manuale legato all’operatore, dunque ogni operatore manovrava gli avvitatori, con un rapporto uno a uno e la produttività del lavoro era determinata in maniera esclusiva dalla velocità e affidabilità del lavoratore.». Ovviamente questo passaggio da meccanica a elettronica e all’automazione ha richiesto all’azienda di mutare radicalmente le logiche di progettazione e produzione, ma anche di approccio al mercato. «Abbiamo sempre innovato, ma la vera rivoluzione in senso digitale è stata avviata una decina di anni fa, in tempi in cui di industria 4.0 non si parlava neppure in Germania: ci siamo dotati di competenze tecniche nuove, macchinari innovativi e struttura organizzativa. Abbiamo dovuto adattare l’organizzazione di partenza a questa nuova esigenza: se, ad esempio, prima potevamo avere un dipartimento R&S fatto di ingegneri meccanici, oggi sono presenti equamente meccanici, elettronici e meccatronici e di conseguenza anche i processi produttivi si sono adattati».

 

Soluzioni chiavi in mano e servizi personalizzati: Fiam come business partner dell’industria globale, anche nei processi di digital transformation

Il processo aziendale è improntato al Lean Thinking e al miglioramento continuo, e coinvolge tutte le funzioni nella convinzione che «le buone idee possano essere ovunque», dice Bacchetta che poi aggiunge: «Partiamo dalle esigenze del cliente con cui progettiamo apparecchiature che devono essere integrate nelle loro linee di montaggio. Nel realizzare soluzioni su misura per l’automazione del processo di avvitatura ci sono molteplici aspetti da considerare: migliorare la produttività e la qualità del prodotto assemblato, assicurare la continuità di produzione, garantire la sicurezza degli operatori. Il presupposto è quello 
di conoscere esattamente e nel profondo come tale processo di avvitatura si svolge, per poi poterlo automatizzare con efficacia. Per questo è necessario avere un continuo e concreto scambio con il cliente». E questo vale anche per l’altra parte del business fatta di altri utensili pneumatici (trapani, maschiatrici, smerigliatrici, levigatrici, ecc.) e, soprattutto, di motori pneumatici industriali che nascono per essere integrati su macchine o all’interno di altri utensili manuali per numerose applicazioni. «Il fattore della personalizzazione è determinante, per questo Fiam dispone di un’area dedicata unicamente alla creazione di soluzioni su misura e specializzata nella produzione di piccole serie. Le personalizzazioni effettuabili sono dunque moltissime: dai materiali alle dimensioni, fino alle caratteristiche prestazionali di ogni motore», dice Bacchetta.

 

Avvitatore PN e EL in linea

Il valore dell’uomo, insieme alla tecnologia

E insiste sul fatto che «la migliore tecnologia da sola non basta a rendere efficace 
una soluzione: è fondamentale l’aspetto umano. Per questo offriamo al cliente un servizio di livello molto elevato e personalizzato sia prima che dopo la vendita, garantendo interventi tempestivi per tutta la durata della vita del prodotto. Vogliamo essere un vero Business Partner, che si prende a cuore e garantisce la migliore redditività degli investimenti dei suoi clienti». I clienti Fiam operano prevalentemente nel settore dei prodotti dell’elettromeccanica, nella produzione di elettrodomestici e dei relativi componenti, nella componentistica per l’automotive e nella general industry. Ciò avviene sia in Italia sia in ambito internazionale, dove il cliente, rivolgendosi alla multinazionale tascabile veneta, ha il vantaggio di ottenere una soluzione integrata e completa per l’avvitatura , senza dover rivolgersi a due o tre fornitori diversi. Il tratto distintivo del gruppo, ciò che rappresenta il vantaggio competitivo principale, è chiaro: «siamo gli unici al mondo nel nostro settore che dispongono contemporaneamente nel loro catalogo sia dell’avvitatore pneumatico sia di quello elettrico, sia di soluzioni per l’automazione di propria progettazione e produzione, diversamente dai competitor », precisa Bacchetta. E i competitor sono per lo più colossi multinazionali o specialisti su singole gamme di prodotti.

 

Robot collaborativo FIAM

Il futuro dell’avvitatura: sistemi intelligenti e cobot

Concorrenti tutti pericolosi sì, ma fronteggiati giorno dopo giorno con l’arma dell’innovazione: «l’avvitatura pesa per circa un 50% sul fatturato ed è quello su cui facciamo più innovazione», dice Bacchetta, che prosegue: «siamo piccoli rispetto alle multinazional,i ma i più grandi in Italia. E siamo riusciti, attraverso la crescita organica – non abbiamo fatto né abbiamo in progetto acquisizioni – a tornare ai livelli pre-crisi, investendo un po’ in tutti i processi aziendali. L’anno scorso ci siamo attrezzati meglio e di più con sistemi produttivi più moderni che rispondono a criteri dell’industria 4.0, senza contare le innovazioni di processo su progettazione e servizio ai clienti. Per il futuro c’è da capire come usare industria 4.0 per completare la metamorfosi e diventare una fabbrica completamente interconnessa. Vogliamo agire in questo senso, ancora, anche sui prodotti: per esempio applicare soluzioni IoT (Internet of Things) agli avvitatori, anche quelli pneumatici, ai fini della manutenzione predittiva, e non solo. E poi i Cobot, per facilitare e sveltire le operazioni di avvitatura in collaborazione con gli operatori, e adattabili facilmente a nuove necessità produttive.














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