Bentivogli a Landini, se insegui i no vax perdi rappresentanza

di Marco de’ Francesco ♦︎ L'ex numero uno della Fim, e fondatore della start-up civica Base Italia, critica l'atteggiamento ambiguo delle sigle (Cgil in testa)sull'adozione del green pass in azienda. Chi si trincera dietro l'articolo 32 della Costituzione, dimentica che la salute è tutelata dalla Carta come diritto della collettività. E invoca una legge specifica per tamponare una situazione che rischia di sfuggire di mano: l'8% della popolazione, i no-vax, tiene in ostaggio l'Italia e la sua economia in fragile ripresa

Marco Bentivogli, coordinatore nazionale Base Italia

«Un errore», il no dei sindacati alla richiesta di Confindustria di inserire l’esibizione del Green Pass nei protocolli di sicurezza per l’accesso ai luoghi di lavoro. Lo pensa Marco Bentivogli, già segretario nazionale della Fim (la Federazione italiana metalmeccanici della Cisl) – con posizioni spesso eterodosse e riformiste rispetto al milieu dei rappresentanti dei lavoratori – e poi fondatore di Base Italia, movimento “cantiere di idee e proposte per far ripartire il Paese”, di cui fanno parte anche il filosofo Luciano Floridi e il direttore dell’osservatorio sui conti pubblici Carlo Cottarelli.

Un errore perché si è prestato il fianco all’opinione di sparute ma rumorose minoranze di soggetti irrazionali e inconsapevoli (no-vax, no-mask, no Green Pass); perché si è dato credito alla demagogia; e soprattutto perché il sindacato ha perso l’occasione di esercitare una funzione pedagogica e formativa che è invece parte della sua missione storica. Ponendo sullo stesso piano bufale e realtà scientifica, si è trattato i lavoratori come persona non mature, incapaci di distinguere le prime dalla seconda.







Un errore perché non è il caso di abbassare la guardia: il Paese si è ripreso grazie alla manifattura e ai protocolli di sicurezza tra le parti sociali su distanziamento e mascherine; era la strada da battere anche in tema di Green Pass. Un errore anche complicare la vicenda rimandando la palla al governo. I sindacati dicono: l’esecutivo renda la vaccinazione obbligatoria. Ma la formazione di una legge segue la tempistica dell’ordinamento, e l’Italia non può permettersi un altro lock-down. Un errore perché la classe dirigente (sindacale) ha mostrato una debolezza intrinseca: le buone scelte sono spesso impopolari, ma vanno prese lo stesso, nell’interesse della collettività.

 

D: Ha ragione il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella? Fare il vaccino è un dovere morale e civico?

L’art.2 e l’art.32 tutelano la salute come diritto dell’individuo e come interesse della collettività

R: Assolutamente sì. D’altra parte no-vax citano sempre l’articolo 32 della Costituzione, nella parte in cui si dice che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge; ma non la raccontano tutta: sia l’art.2 che lo stesso art.32 tutelano la salute come diritto dell’individuo e come interesse della collettività. In altre parole: c’è un’evidente responsabilità verso i terzi, verso la società. E questo non può, ovviamente, non riguardare il mondo del lavoro – che peraltro è l’elemento fondante della Repubblica.

 

D: Quindi?

R: Ci dovrebbe essere, da parte di tutte le persone responsabili, una presa di posizione forte a favore dei vaccini a prescindere dalla creazione di una legge specifica.

 

D: Cosa c’è dietro al rifiuto dei sindacati di incontrare Confindustria per l’aggiornamento delle norme sulla sicurezza, che avrebbe contemplato anche l’obbligo di esibizione del Green Pass per l’accesso ai luoghi di lavoro?

Gli italiani che non hanno ancora ricevuto né la prima né la seconda dose sono il 30%. Poco meno di 20 milioni di persone, inclusi i ragazzi molto giovani

R: E’ chiara la mia opinione, non aggiungo polemica. È inutile, ormai. Posso però affermare con una certa sicurezza che se le parti, e quindi Confindustria e i sindacati, avessero pattuito alcuni mesi fa un avviso comune per aggiornare i protocolli di sicurezza, includendo la questione del Green Pass, molte polemiche sarebbero state evitate e il mondo del lavoro avrebbe fatto importanti passi in avanti, trasmettendo al Paese un segnale di fiducia. Così come nel 2020 gli accordi tra le parti sociali avevano anticipato la formazione delle leggi, ad esempio in tema di distanziamento sociale, si poteva fare altrettanto nel 2021, appunto in tema di certificato verde.

 

D: Però sono stati i sindacati a dire di no a Confindustria, non il contrario.

R: Il fatto è che in circostanze come queste lo sport nazionale è scaricare la responsabilità su altri. Ha iniziato il Governo precedente, che avrebbe dovuto stabilire per legge l’obbligo vaccinale. Non avendolo fatto, hanno costruito una via mediana per stimolare l’immunizzazione con l’onere dell’esibizione del Green Pass in un gran numero di ambienti in cui le persone si incontrano – operazione che in certi settori ha funzionato: ad oggi, il 90% del corpo insegnanti, per esempio, si è vaccinato. E i ragazzi sopra i 12 anni lo stanno facendo rapidamente. Dopo tentennamenti su efficacia del vaccino e su utilità del green pass, Landini ha detto “se il Governo ritiene che il vaccino debba essere obbligatorio, lo dica e approvi una legge”.

 

D: È sensato rimandare la palla al governo, in vista di una legge che imponga il vaccino? Non si rischia di allungare i tempi pericolosamente?

Il premier Mario Draghi

R: La tempistica è importante: quella per la formazione e l’approvazione di una legge specifica è necessariamente lunga, secondo la ritualità del nostro ordinamento; mentre in questi giorni milioni di persone stanno tornando a lavorare e ad avere interazioni sociali per lo più al chiuso, circostanza che potrebbe incrementare il numero degli infetti. Ma forse il danno più evidente si è già verificato: il mancato accordo sul Green Pass ha infatti messo in luce la debolezza della classe dirigente in troppi ambiti.

 

D: In che senso il mancato accordo sul Green Pass ha mostrato la debolezza della classe dirigente?

R:  Solo il quieto vivere può giustificare che l’8% di no vax e no-Green Pass contino più del 90% degli italiani. Si tratta di fanatici che non conoscono la materia, e che in definitiva non rappresentano nessuno: l’85% del personale dell’industria è vaccinato, e c’è anche una quota di lavoratori che per questioni individuali di salute non possono immunizzarsi. Inoltre, dopo quattro miliardi di vaccini inoculati nel mondo, hanno un grado di sicurezza elevato. Eppure, dal momento che gli esaltati strepitano aggressivamente sui social, sfoggiando spesso violenza come ai danni di giornalisti o virologi, trovano comunque orecchie disposte ad ascoltarli. È un male, perché si conferisce loro credibilità. E poi è un rischio.

 

D: In che senso è un rischio?

«Un errore», il no dei sindacati alla richiesta di Confindustria di inserire l’esibizione del Green Pass nei protocolli di sicurezza per l’accesso ai luoghi di lavoro. Lo pensa Marco Bentivogli, già segretario nazionale della Fim

R: Dopo il primo lockdown, dopo il periodo di esplosione della cassa integrazione, è la manifattura che ha consentito al Paese di sollevare la testa e riprendere la propria corsa. Questo è accaduto grazie al senso di responsabilità di lavoratrici e lavoratori, e agli accordi tra le parti sociali sul distanziamento, sull’uso delle mascherine, sulla sanificazione, sullo smart working e sui diversi turni di lavoro. Era la strada da continuare, anche in tema di Green Pass. Non è il caso di abbassare la guardia, perché se si ferma il manufacturing, l’Italia si arresta di nuovo.

 

D: Invece la Fiom dice che la proposta di Confindustria di esibire il green pass per entrare in fabbrica “è vergognosa e parifica i lavoratori a meri fattori di produzione”.

R: Non voglio entrare in polemica con la Fiom, ma credo che le parole siano importanti. E penso che il sindacato abbia perso l’occasione di esprimere una funzione culturale, pedagogica, istruttiva, formativa: eppure è nel suo Dna, è il suo compito storico. I lavoratori vanno informati con compiutezza, vanno portati verso la consapevolezza dei fenomeni che li riguardano o che sono inerenti a grandi tematiche sociali. Invece una parte del sindacato, per fortuna ridotta, non è stata abbastanza severa contro l’ondata populista e ora non è più in grado di governarla: ha coccolato persone che invece andavano riportate a miti consigli  o o contrastate con argomentazioni; ha prestato il fianco alla demagogia.  È stato miope dare spazio ad un’esigua minoranza; anche perché questa  oggi è no-vax e no-Green Pass, ma domani si rivolterà contro gli stessi sindacati. Spesso prede dei no-tax, poi no-euro, poi no-immigrazione, ora no-vax, e infine saranno No- trade union.

 

D: Non è che i sindacati temono di regalare un argomento da piazza ad abili esponenti della Destra, come Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia)?

R: Non saprei. Ma secondo me il ragionamento che andava fatto è un altro: il sindacato deve preservare i lavoratori dalle bufale, come quelle dei no-vax e no-Green Pass; perché, se non lo fa, non li tratta come adulti, ma come soggetti inconsapevoli, e questo non va bene. C’era una maggioranza da rispettare, che è composta da persone serie giustamente arrabbiate con gli irresponsabili che ritengono di avere dei diritti confliggenti con l’interesse generale.

 

D: Quello dei sindacati è un “grave errore”, come ha il presidente di Confindustria Carlo Bonomi al Meeting di Rimini?

Bonomi
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria

R: Per come la vedo io, non ne conosco i motivi, il passo falso lo ha fatto Landini, il segretario della Cgil, che parla di logica punitiva e sanzionatoria nei confronti dei lavoratori. Il sindacato deve trovare il coraggio di collocarsi dalla parte giusta, che è quella del bene dei lavoratori a partire dalla loro sicurezza. Partendo da un dato di fatto: tutte le scelte “vere”, le decisioni meditate e realizzate soppesando i pro e i contro, non possono andare bene a tutti: ci saranno sempre incomprensioni, battibecchi, opposizioni. Quando si parla alla pancia, invece, si raccolgono applausi – ma significa che c’è qualcosa che non funziona. Qui in ballo c’è l’ambiente di lavoro: può diventare addirittura un luogo pericoloso? No. Stiamo facendo di tutto perché non lo diventi? È questo che è importante chiedersi prima di definire la posizione del sindacato. Questo Paese ha già avuto 130mila morti. Perdita di reddito, relazioni sociali distrutte, povertà educativa, dispersione scolastica. In alcune regioni, penso la puglia, le ragazze e i ragazzi han fatto quasi due anni senza tornare nelle loro scuole.

 

D: Qualche giorno fa un gruppo di operai dell’Electrolux di Susegana ha occupato la mensa per protestare contro la richiesta di esibire il Green Pass, certificato necessario per accedere ai tavoli al chiuso. Si è tenuta una trattativa tra i sindacati e l’azienda. Infine l’impresa ha deciso di costruire una tensostruttura per i lavoratori non muniti del documento verde. Ma è normale tutto questo, secondo Lei?

R: Non lo è. Ma se guardiamo alle vicende dell’azienda negli ultimi due anni, non possiamo che notare una certa continuità nei comportamenti di taluni, che presumibilmente sono sempre gli stessi. Nel maggio 2020 si è tenuto “lo sciopero per respirare”: per protestare contro le mascherine Ffp2 in dotazione agli operai, che si sarebbero mostrate, secondo i promotori della contestazione, inadatte alle attività lavorative. Nell’occasione, anche il segretario locale della Fiom espresse qualche perplessità sull’opportunità di queste lagnanze. Ora è la volta dell’opposizione all’esibizione del Green Pass per entrare in mensa. Non è chiaro “chi rappresenti chi”, in queste occasioni. Dietro gli organizzatori, chiunque siano, c’è un pensiero incoerente: vale tutto, qualsiasi tema può essere utilizzato per dissentire da decisioni o condotte che sono accettate dalla stragrande maggioranza dei lavoratori. Ma se si portano avanti istanze incomprensibili, poi, quando si tratta di puntare i piedi per questioni importanti e condivise, si è poco credibili. Ci vogliono decenni per conquistare credibilità, spesso pochi minuti per perderla. Finalmente alcune organizzazioni sindacali hanno attaccato senza mezzi termini l’iniziativa dei no-green pass di oggi 1 settembre nelle stazioni dei treni. I no-vax no-green pass mettono la mascherina ma han gettato la maschera, mettendo nel mirino gli altri lavoratori che devono usare il treno per lavorare. E’ il fanatismo dell’egoismo ignorante, non può avere rappresentanza nell’Italia democratica e del lavoro.














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