Uliano (Fim-Cisl): Comau a rischio, Stellantis deve dare risposte chiare sul suo futuro

di Marco De' Francesco ♦︎ Comau 2/ Intervista al responsabile automotive del secondo sindacato italiano, che teme l’arrivo di un azionista cinese e, soprattutto, la perdita di direzione industriale. E valuta negativamente l’attuale fase di incertezza. Il rischio potrebbe essere di rivivere che cosa è successo con Marelli, ceduta ai giapponesi di Calsonic Kansei e poi fortemente ridimensionata. Per questo, si potrebbe invocare il Golden Power, o almeno minacciarlo…

Cobot Aura di Comau. I rappresentanti dei lavoratori temono che un’offerta irrinunciabile dell’ultima ora cambi le carte in tavola per Comau. Per cui, secondo Uliano, Stellantis e Comau devono offrire garanzie di continuità industriale e occupazionale.

«Se Stellantis non fornirà risposte chiare e inequivocabili sul futuro di Comau, potremmo chiedere al governo di esercitare il Golden Power». Lo afferma il responsabile nazionale per l’automotive di Fim Cisl, Ferdinando Uliano.

Perché Uliano ipotizza il ricorso al Golden Power, uno strumento così radicale nel contesto delle relazioni sindacali? Va ricordato che il termine si riferisce al potere in capo all’esecutivo di prendere decisioni che possono bloccare acquisizioni dall’estero o imporre restrizioni su operazioni similari. Il metodo, dice Uliano, è già stato sperimentato nel caso di Iveco (gruppo Cnh), per impedire la cessione di una sua divisione al colosso cinese Faw.







Il fatto è che da mesi sul colosso della robotica industriale Comau si rincorrono voci e si scrivono articoli sul destino dell’azienda, attualmente nel perimetro del carmaker Stellantis. Secondo quest’ultima ma anche per il ceo di Comau Pietro Gorlier, la via principale rimane la realizzazione di uno spin-off per l’ingresso in Borsa, operazione originariamente pianificata durante la fusione tra Fiat-Chrysler e Peugeot e successivamente posticipata più volte. I soci di Stellantis conserverebbero un 30% del capitale, mentre il 70% sarebbe destinato al flottante. Questa soluzione non convince del tutto i sindacati (Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Aqcf-R): bene, dicono, lo spin-off, ma la proprietà deve rimanere in mano a Stellantis, perché una regia industriale sarebbe preferibile. A tal fine, basterebbe localizzare la sede della newco in Olanda, lì dove i soci storici mantengono il controllo anche quando non posseggono la maggioranza del capitale.

Ma soprattutto i sindacati temono un altro “caso Marelli”, il gigante italiano della componentistica auto: anche per Marelli era prevista la quotazione in borsa, e invece è stata ceduta per 5,8 miliardi di euro alla giapponese Calsonic Kansei – a sua volta integralmente controllata dal fondo americano Kkr. Insomma, i rappresentanti dei lavoratori temono che un’offerta irrinunciabile dell’ultima ora cambi le carte in tavola per Comau. Per cui, secondo Uliano, Stellantis e Comau devono offrire garanzie di continuità industriale e occupazionale.

Il Segretario nazionale Fim-Cisl Responsabile del settore automotive Ferdinando Uliano

Ma perché i sindacati fanno quadrato attorno a Comau? perché è cruciale per l’industria italiana. Leader nell’automazione industriale, ha una lunga storia di successo e una vasta gamma di tecnologie avanzate. Fondata nel 1973 a Torino, opera globalmente con 6 centri di innovazione, 5 digital hub e 9 stabilimenti di produzione. Impiega oltre 4mila persone in 13 Paesi. Produce robot industriali di vario carico, cobot, esoscheletri, interfacce uomo-macchina e realizza gemelli digitali. In collaborazione con Leonardo, sviluppa soluzioni che combinano robotica cognitiva, sistemi di visione e IA. Si concentra anche sulle piattaforme digitali per il monitoraggio delle batterie di nuova generazione. Insomma, è un’azienda che non guarda solo al presente della manifattura, ma anche al suo futuro.

Pertanto, i sindacati intendono verificare se gli investimenti proseguono e se l’azienda stia veramente cercando di attuare una strategia di diversificazione che includa settori diversi dall’automotive, come il settore navale o aerospaziale. Se ciò avvenisse, significherebbe che Comau è impegnata a investire per il lungo termine. In caso contrario, la condotta dell’azienda potrebbe sollevare dubbi.

D: Da tempo diverse fonti affermano che Stellantis avrebbe preso contatto con le banche d’affari per vedere cosa fare di Comau.

R: Noi di questo non ne sappiamo niente. Quello che posso dire è che il 30 ottobre abbiamo parlato con l’amministratore delegato di Comau, Gorlier, e lo abbiamo incalzato sulle sorti di Comau. Lui ci ha risposto genericamente che Stellantis punta sull’ipotesi dello spin-off, che si realizzerebbe poi con la quotazione di Borsa. Noi abbiamo chiesto che, in questo caso, l’attuale azionista mantenga il controllo della società, così come è accaduto con Ferrari, Iveco, Cnh, che sono state messe sul mercato ed è stato mantenuto il controllo. Insomma, quello che non vogliamo è un altro caso Marelli, azienda che invece è stata ceduta. D’altra parte, abbiamo chiesto garanzie di continuità industriale e occupazionale. Nel caso in cui nessuno ci rispondesse, o nel caso in cui le cose prendessero una piega diversa da quella virtuosa dello spin-off con mantenimento del controllo societario, chiederemo al governo di esercitare il golden power.

D: A quale fine e perché il governo dovrebbe esercitare il golden power?

Pietro Gorlier, ceo di Comau

R: Si tratta del diritto di uno Stato di intervenire o esercitare un controllo speciale su imprese o settori considerati strategici per la sicurezza nazionale o per altri interessi fondamentali del Paese. Questo potere consente al governo di intervenire in operazioni aziendali, come fusioni, acquisizioni o vendite di asset, al fine di proteggere determinati interessi nazionali. Può essere esercitato attraverso varie forme di intervento, come l’imposizione di condizioni specifiche, il blocco di transazioni o addirittura la nazionalizzazione temporanea di aziende. In questo caso, potrebbe essere esercitato in funzione dissuasiva: quella di rimettere in carreggiata Stellantis nel caso in cui voglia fare di Comau un altro caso Marelli.

D: Ma i sindacati cos’altro hanno chiesto esattamente a Gorlier?

R: A parte quanto già detto, abbiamo chiesto quale fosse la situazione di Comau; ma abbiamo chiesto che si continui ad investire nella ricerca e sviluppo, e nella progettazione di attrezzature 4.0 per impianti industriali. Siamo interessati anche al fatto che Comau si impegni su questi profili anche in vista della realizzazione (da parte di terzi) di gigafactory, alla quale, per quanto si dice, l’azienda potrebbe partecipare come del resto farà su Termoli.

D: E Gorlier cos’ha risposto?

Stabilimento Comau a Grugliasco. Comau continua ad investire in ricerca e sviluppo. A Grugliasco sono state assunte nel 2023 circa 40 persone

R: Lo ha fatto in modo articolato. In buona sostanza ha detto che da circa un anno e mezzo i numeri di Comau sono tornati a crescere rispetto al periodo pre-covid; e che il 40% del business riguarda il settore dell’elettrificazione, mentre la forte preoccupazione riguarda il comparto legato al motore endotermico. Ad aumentare di oltre il 10% annuo è il mercato della general industry; pertanto, Comau punta a diventare leader mondiale non solo sull’automotive. Sotto questo profilo, Gorlier ha anche sottolineato che Comau prevede nei prossimi cinque anni prevede un ulteriore incremento del business legato all’elettrificazione; e che possibili opportunità per l’azienda potrebbero emergere anche in funzione dell’installazione di citate nuove GigaFactory. Ha anche riferito che Comau continua ad investire in ricerca e sviluppo (quest’anno, in Italia, circa 8Milioni di euro); e che a Grugliasco sono state assunte nel 2023 circa 40 persone, a fronte di altrettante uscite e se le condizioni di mercato lo richiederanno ci sarà un ulteriore aumento del personale. Infine, ha affermato che l’Italia rimane il “baricentro” di Comau e che la scelta di assegnare attività a siti esteri è dovuta principalmente a questioni logistiche; comunque sia, a Grugliasco ci sarà a breve ri-layout del Plant per sviluppare attività interne che oggi compriamo all’esterno.

D: E cosa ci sarebbe di “pericoloso” nelle affermazioni di Gorlier?  

R: Quanto alle risposte che ci ha fornito, niente. Quanto al resto, non ha risposto, se non per dire che viene confermata l’operazione di scorporo dal gruppo Stellantis; e che non appena la Capogruppo comunicherà maggiori dettagli, le Rsa saranno tempestivamente informate. In realtà permangono non pochi elementi di incertezza inerentemente le decisioni di Stellantis riguardo lo spin-pff, abbiamo inoltre richiesto di essere puntualmente aggiornati e coinvolti in anticipo su eventuali sviluppi della situazione.

D: Non vi fidate?

R: Non la metterei sotto questo profilo. Diciamo che anche per Marelli era inizialmente prevista la quotazione in Borsa; poi è arrivata l’offerta “irrinunciabile”, ed è stata ceduta da Fca. Quindi per noi il rischio c’è. Noi, insieme alle altre organizzazioni sindacali, continuiamo a chiedere che non si prenda questa direzione; pertanto, abbiamo anche chiesto ad alcuni parlamentari di depositare interrogazioni, per tenere il governo in allerta. Alcune di queste sono state effettivamente presentate.

D: Voi della Fim Cisl avete più volte paventato la cessione a gruppi stranieri, cinesi in particolare.

Nel 2021 c’era una trattativa fra il gruppo Cnh e la cinese Faw per la cessione di una divisione di Iveco. L’operazione non andò in porto, perché il governo, allertato dai sindacati, si mise di traverso

R: Diciamo che quando un’azienda come Comau finisce in mani straniere, può capitare di tutto. Gruppi esteri possono agire per appropriarsi del know-how italiano, o per fare sinergie, riducendo la presenza e la produzione italiana. Nel caso specifico, ci preoccupa molto la perdita di una azienda strategica per il Paese e quella dell’occupazione nell’area di Torino, che negli anni ha già subito una decisa erosione. Anche nel caso dello spin-off, noi chiediamo che siano poste delle condizionalità a garanzia della continuità industriale e lavorativa nel nostro Paese. Condizionalità che possono essere rafforzate, nel caso, anche dall’esercizio del Golden Power. D’altra parte il ministro Adolfo Urso del Mimit ha esercitato il Golden Power per l’operazione di fusione tra Whirlpool Emea e Arçelik, nel settore del Bianco; perché non farlo per Comau? Ma è forse Iveco il caso cui occorre riferirsi.

D: Che c’entra Iveco?

R: Nel 2021 c’era una trattativa fra il gruppo Cnh e la cinese Faw per la cessione di una divisione di Iveco. Lì saltò tutto, perché il governo, allertato dai sindacati, si mise di traverso. Possiamo parlare, in questo caso di “Golden Power preventivo”, di “moral suasion”? Non so, ma l’effetto è stato quello.  Adesso i sindacati si sono assunti il compito di fare importanti verifiche su Comau.

D: Quali verifiche svolgeranno i sindacati?

R: Verificare se gli investimenti vengono portati avanti e se l’azienda realmente intende realmente concretizzare una strategia di diversificazione che contempli più settori di sbocco, oltre all’automotive; ad esempio il navale o l’aerospaziale. Perché se si fanno queste cose, vuol dire che si vuole investire per rimanere. Altrimenti, è tutto un po’ sospetto.

D: Quanto allo sbarco sul mercato, l’idea inizialmente dichiarata da Stellantis era quella di quella di dar vita alla seguente composizione di capitale per lo spin-off: un 70% di flottante e un 30% circa diviso tra Exor (14%), la famiglia Peugeot (8,5%), lo Stato francese (6%) e i cinesi di Dongfeng (4,5%). Insomma, tra i soci di Stellantis. Ma si ha il controllo della società con il 30%?

Magneti Marelli in Cina
Per Marelli era prevista la quotazione in borsa, e invece è stata ceduta per 5,8 miliardi di euro alla giapponese Calsonic Kansei – a sua volta integralmente controllata dal fondo americano Kkr.

R: Dipende dalla sede legale. Se è nei Paesi Bassi, lì c’è una normativa particolare. Stabilisce che le quote dei soci storici contano il doppio rispetto alle quote degli altri. Questo significa che, quando si prendono decisioni importanti o si vota su questioni cruciali per l’azienda, il peso del voto dei soci storici è raddoppiato rispetto agli altri soci. Questa disposizione è pensata per garantire una certa continuità e stabilità nell’azienda, proteggendo così gli interessi dei soci che hanno contribuito in modo significativo alla sua storia e al suo sviluppo nel tempo. Si è fatto così con Iveco e con Ferrari. In Italia, invece, per il controllo occorrerebbe più della metà del capitale.

D: E questa soluzione sarebbe auspicabile per Comau?

R: Direi proprio di sì. In molti contesti, il controllo industriale può essere considerato preferibile, poiché indica un impegno per l’eccellenza operativa e la qualità del prodotto, che sono cruciali per il successo a lungo termine di un’azienda manifatturiera. Quest’ultimo è un obiettivo fondamentale, se si intende mantenere sul territorio un’azienda strategica e i relativi livelli di occupazione. E, come si è detto, è il nostro obiettivo.














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