I segreti delle Control room: cuore pulsante hi-tech dell’industria

di Barbara Weisz ♦︎ La creazione di una sala di controllo parte da una fase di assessment per individuare le esigenze dell'impresa. Prosegue con la scelta delle tecnologie e la progettazione dello spazio fisico. Focus su 4.0, ergonomia, scalabilità. Obiettivo: visualizzare dati complessi, monitorarli, intervenire, abilitare decisioni critiche. L'approccio e le soluzioni di Techlit Scm e Barco

La pandemia ha fornito a tutti, anche ai normali cittadini, un’esperienza concreta di cosa significhi avere costantemente a disposizione flussi di dati organizzati per comprendere un fenomeno e gestirlo. Un centro di controllo digitalizzato consente di monitorare costantemente una situazione e di prendere le decisioni conseguenti sulla base di dati certi e con tempi veloci. In un’azienda, il centro di controllo, ovvero la control room, può avere diverse funzioni: semplice monitoraggio, sistemi che consentono interventi degli operatori al verificarsi di determinati eventi, fino a un vero e proprio cervellone centrale che elabora dati sull’intera organizzazione (sia essa un impianto produttivo, un’azienda, un insieme di aziende clienti, una smart cities, un’unità di crisi). I dati possono essere più o meno complessi, e arrivare da fonti anche distanti fra loro: la sala di controllo li restituisce visualizzandoli, e consente agli operatori di interagire, abilitando decisione critiche. Nella control room lavorano operatori IT, che possono avere diverse funzioni aziendali: manutenzione impianti, controllo, fino ad arrivare ai C-level che sovrintendono l’intero processo. Nel caso di una sala di controllo con una “semplice” funzione di monitoraggio (che può riguardare la sicurezza degli impianti, il regolare funzionamento) saranno i tecnici del settore di appartenenza a scegliere le dotazioni fondamentali.

Ma se la sala di controllo deve supervisionare il funzionamento di un’intera azienda, magari una multinazionale dell‘energia, ma anche una grande banca, la progettazione coinvolgerà i massimi livelli aziendali. Non sono solo le aziende a innovare i propri impianti o la propria organizzazione aziendali prevedendo una control room 4.0, un trend emergente è per esempio quello delle sale di controllo nelle smart city per gestire varie funzioni (viabilità, illuminazione, sicurezza). In sintesi, si può dire che operativamente, la gestione di un impianto industriale o di un’organizzazione digitalizzata secondo il paradigma 4.0 passa attraverso la control room. Un’infrastruttura digitale che abbraccia IoT, hyper automation, big data, realtà virtuale, intelligenza artificiale, cyber security, e ambienti fisici fatti di apparecchiature tecnologiche costantemente aggiornate, ledwall, ambienti pensati per specifiche funzioni, tecnologie per il remote working. E nei quali hanno un ruolo fondamentale la progettazione, l’ergonomia, le comunicazioni. L’obiettivo di una control room, chiarisce Fabrizio Ponzo, territory manager di Barco, è quello di «monitorare dati in continuo aumento e di natura differente, in ambienti h24, favorendo la massima efficienza operativa anche in presenza di task critici». In quest’ottica, risultano un valore aggiunto «il concetto di riduzione dello stress degli operatori, l’ottimizzazione della prestazione, il miglioramento dei flussi di lavoro».







La progettazione di questi centri operativi e decisionali richiede l’inserimento in un mondo interconnesso, un approccio moderno ai dati, e la realizzazione di ambienti ergonomici e sostenibili. Le control room non sono più confinate, si fa per dire, alle war room di Governi e strutture della Difesa, piuttosto che alle torri di controllo degli aeroporti. Entrano nelle aziende (manifatturiere, farmaceutiche, utilities), nelle pubbliche amministrazioni. A come queste realtà possono progettarle, realizzarle, anche alla luce dei trend post- pandemia, è stato dedicato il webinar “Control rooms, interconnesse, ergonomiche, sostenibili, a prova di futuro”, organizzato da Barco e Techlit Scm. La multinazionale belga ( 460 brevetti, da 20 anni nel settore dei ledwall), e il system integrator del gruppo Project Informatica, nato dalla fusione di Scm e Techlit, offrono consulenza e progetti chiavi in mano alle imprese per il lavoro in modalità ibrida.

Un centro di controllo digitalizzato consente di monitorare costantemente una situazione e di prendere le decisioni conseguenti sulla base di dati certi e con tempi veloci

Il settore è in veloce evoluzione: «l’implementazione dell’intelligenza artificiale per nuove funzioni di analisi video consentirà a un operatore di sala controllo di monitorare un numero sempre crescente di big data, abbattendo le tempistiche del decision making, e rendendolo puntuale ed efficiente», prosegue Ponzo. «L’aumento di remote working, telecontrollo e data sharing comportano un approccio ai dati incentrato sulla cybersecurity». Sono poi importanti le scelte relative alle soluzioni di visualizzazione. I ledwal sono elementi centrali di una control room. Come vedremo, il loro posizionamento all’interno dello spazio fisico e l’organizzazione delle postazioni che lo circondano sono strategici. Anche qui interviene una costante innovazione tecnologica nella definizione delle immagini, che unita a nuovi concetti di modularità permetterà a questa tecnologia di essere un trend del futuro.

Del resto, un impianto, un’organizzazione, un ambiente 4.0 deve essere completamente integrato, e la control room è il centro nevralgico, il cervello dell’intera “macchina”. Come pensarlo e realizzarlo? Qui si inserisce Techlit scm, del gruppo Project informatica, system integrator e partner tecnologico per integrazioni multimediali. L’approccio verso il cliente è consulenziale. «Ne esaminiamo necessità, fabbisogni, per progettare soluzioni tecnologiche ad hoc – spiega Antonella Terrasi, solution architect -. Seguiamo quindi la parte esecutiva e la messa in esercizio in ogni minimo dettaglio, e poi le fasi successive: monitoraggio costante e continuo a supporto del cliente, sulla base del quale facciamo progetti che abbiano costanza nel tempo, anche valutando ampliamenti futuri».

 

Le prime scelte da fare per progettare una control room

Per scegliere la corretta soluzione, bisogna innanzitutto focalizzare le proprie esigenze. Come detto, ci sono diverse opzioni a disposizione, da valutare in base all’obiettivo. Nel dettaglio:

  • il monitoring puro, ovvero la videosorveglianza,
  • il monitoring pro-attivo: vengono visualizzati collettori di dati, come dei sinottici, e l’operatore può intervenire al verificarsi di un evento.
  • La visualizzazione distribuita, con le fonti di dati visualizzate in più posizioni, sullo stesso videowall o ledwall, oppure su differenti schermi.
  • Il controllo dei processi: qui l’operatore deve interagire con una moltitudine di sistemi, anche isolati fra loro, dalla stessa postazione di lavoro.

Dopo aver individuato la soluzione da progettare, bisogna fare una scelta di fondo: allestire ex novo, oppure rinnovare una control room già esistente. La vita media di una control room è di 10 anni. Barco per la maggior parte dei prodotti prevede garanzie a 5 o 10 anni, quindi c’è sempre la possibilità di sostituire, aggiornare, ma anche ampliare le componentistiche soggette ad usura (ad esempio i pannelli).

L’obiettivo di una control room è quello di monitorare dati in continuo aumento e di natura differente, in ambienti h24, favorendo la massima efficienza operativa anche in presenza di task critici. In quest’ottica, risultano un valore aggiunto «il concetto di riduzione dello stress degli operatori, l’ottimizzazione della prestazione, il miglioramento dei flussi di lavoro

Le scelte tecnologiche

In un’azienda, il centro di controllo, ovvero la control room, può avere diverse funzioni: semplice monitoraggio, sistemi che consentono interventi degli operatori al verificarsi di determinati eventi, fino a un vero e proprio cervellone centrale che elabora dati sull’intera organizzazione

Si parte dall’individuazione delle fonti di dati da visualizzare, da coniugare con le esigenze operative: business continuity, interazione con dati differenti, a volte legacy, quando vengono utilizzati sistemi non rinnovati. «E’ necessario per il processamento dei dati che gli apparati di visualizzazione garantiscano la massima intelligibilità del contenuto per l’utente finale», spiega Stefano Zatta, solution specialist di Techilint Scm. Quindi occorre tener presente la tipologia di dati e il modo in cui vengono forniti, dal cliente o da un sub fornitore. Il system integrator supervisiona installazione e fornitura dei sistemi Barco, con i seguenti obiettivi: «ridurre l’impatto sul lavoratore, e le incombenze nell’utilizzo degli impianti forniti. L’operatore deve potersi focalizzare al meglio sul suo lavoro, che è il monitoraggio degli impianti». Il sistema di visualizzazione e routing dei segnali consente «di veicolare sullo schermo diverse informazioni, sia classificate che non, provenienti da sistemi anche disomogenei, e per questioni di sicurezza isolati fra loro, garantendo la sicurezza del dato».

«L‘end point finale è un sistema di visualizzazione. Non dobbiamo dimenticarci che la tipologia di contenuto proiettato vincola l’operatore, così come la scelta della sua postazione, l’ergonomia di visualizzazione». Contano i dettagli, anche minimi, come i font. «Ci sono caratteri più leggibili (Arial, Calibri), ma le soluzioni vanno pensate anche in funzione dell’ambientazione (scegliere quelli leggibili su una lunga distanza, come il Sanf Serif). Una progettazione integrata ben fatta garantisce più comfort, flessibilità, abilita la collaborazione. In una control room interagiscono persone con diversi ruoli. Per il supervisore di sala ci vuole un focus immediato sugli obiettivi da tenere sotto controllo, incremento della collaborazione, feedback e input immediati verso i C-level. L’hardware deve essere robusto, affidabile, in grado di affrontare eventi di crisi. Per il personale IT sono fondamentali il supporto a sistemi legacy, la garanzia di reti classificate, la possibilità di trasferire sul video info e dati da rete It o Ot, supporto alla gestione centralizzata, anche per la tracciabilità di un audit, protocolli di trasmissione standard. Per i C-level, operazioni sotto costante controllo, abbattimento barriere organizzative in azienda, consapevolezza di essere sempre pronti a gestire eventi di crisi.

In una control room interagiscono persone con diversi ruoli. Per il supervisore di sala ci vuole un focus immediato sugli obiettivi da tenere sotto controllo, incremento della collaborazione, feedback e input immediati verso i C-level. L’hardware deve essere robusto, affidabile, in grado di affrontare eventi di crisi. Per il personale IT sono fondamentali il supporto a sistemi legacy, la garanzia di reti classificate, la possibilità di trasferire sul video info e dati da rete It o Ot, supporto alla gestione centralizzata, anche per la tracciabilità di un audit, protocolli di trasmissione standard. Per i C-level, operazioni sotto costante controllo, abbattimento barriere organizzative in azienda, consapevolezza di essere sempre pronti a gestire eventi di crisi

La progettazione dello spazio fisico

E’ un altro elemento strategico. «E’ importante capire il contesto su cui lavorare e nel quale integrare la tecnologia» sintetizza Terrasi. Le linee guida che caratterizzano lo spazio: numero utenti, capienza, numero di operatori, flussi di transito (ingressi, uscite), movimentazione delle persone. La postazione deve essere confortevole (tastiere, mouse, telefono, comandi e device a portata di mano, seduta ottimale per operatività h24, piani di lavoro, materiali non riflettenti, design della postazione), gli operatori devono vedere i colleghi e il punto di visualizzazione frontale. «Dopo aver effettuato il posizionamento all’interno dello spazio, guardiamo al contesto dell’ambiente. Inseriamo spazi ausiliari, zone operative, aree meeting, sistemi di videoconferenza, tavoli operativi a supporto (con connessioni), tavoli digitali che interagiscono con i punti di visualizzazione principali. Poi, spazi legati al comfort: aree break, quiet room, aree briefing. Infine, spazi tecnici per ubicare la tecnologia, come gli armadi rack per hardware. Siamo in grado di remotizzare tutto il controllo, tutto quello che crea scomofort (rumore, calore) viene spostato nei vani tecnici».

Il design è sempre protagonista di questi spazi. «Anche l’occhio vuole la sua parte, quindi si applicano criteri estetici, per esempio nella scelta di materiali, rifiniture, pavimenti, pareti, per creare un ambiente omogeneo e armonioso». Attenzione ai colori, si possono inserire piccoli contesti verdi («gli elementi naturali rendono confortevole lo spazio»), e altri elementi accessori, come pannelli fonoassorbenti. In generale contesto acustico e illuminotecnico devono essere curati. Le postazioni vanno ubicate e distanziate correttamente, avere adeguati spazi di percorrenza, bisogna considerare le gerarchia (ad esempio, supevisori che guardano gli operatori). Lo ripetiamo: la postazione non deve mai bloccare la visione d’insieme del video wall della control room.

Le linee guida che caratterizzano lo spazio: numero utenti, capienza, numero di operatori, flussi di transito (ingressi, uscite), movimentazione delle persone. La postazione deve essere confortevole (tastiere, mouse, telefono, comandi e device a portata di mano, seduta ottimale per operatività h24, piani di lavoro, materiali non riflettenti, design della postazione), gli operatori devono vedere i colleghi e il punto di visualizzazione frontale

La sostenibilità

Questo è un aspetto su cui Techlint e Braco puntano appoggiando gli obiettivi dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile. I target al 2023: «riduzione del 35% di emissioni co2 delle nostre facilities, creazione di prodotti a basso impatto energetico, riduzione del 25% di consumo energetico, la garanzia che almeno il 70% ricavi della vendita delle nostre soluzioni provenga da prodotti di Barco ecolabel (etichetta a uso interno green ecosostenibile a basso impatto)».














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