Attacchi cyber, fake news, climate change: i focus del convegno di Anra

Durante l’evento organizzato dall’Associazione guidata da Alessandro De Felice è emerso che oltre il 45% delle imprese italiane presenta un sistema Erm con elevato livello di maturità. Si è parlato anche dei rischi legati alle innovazioni introdotte dalla digital transformation

Alessandro De Felice, presidente Anra

«Sono molte le organizzazioni che hanno introdotto programmi di Erm (Enterprise Risk Management) ma sono ancora poche quelle che hanno saputo integrarlo efficacemente con i processi chiave. In questo, l’Italia è un esempio virtuoso: oltre il 45% delle nostre imprese presenta un sistema Erm con un elevato livello di maturità, contro il 37% di media dell’intero campione».

È con queste parole che il Presidente Anra Alessandro De Felice ha presentato i dati dello studio Protiviti – Anra sulla diffusione dell’Enterprise Risk Management nelle aziende, durante la ventunesima edizione dell’appuntamento annuale dell’Associazione Nazionale Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali, che attraverso gli interventi di esperti del mondo aziendale, assicurativo e accademico ha affrontato diversi temi di attualità, connessi con i grandi cambiamenti in atto dal punto di vista economico, sociale, normativo, tecnologico e ambientale.







«L’86% delle società italiane incluse nello studio è quotato in Borsa – ha proseguito De Felice – e questo suggerisce che le raccomandazioni del Codice di Autodisciplina per le Società Quotate e gli stimoli che ne sono seguiti hanno avuto un ruolo chiave nel percorso. Oltre a questo, un’azione di sensibilizzazione sull’importanza del risk management e dell’integrazione nei processi di pianificazione strategica contribuisce a incoraggiare una gestione proattiva dei rischi, che risulta in migliori performance aziendali».

La ricerca ha analizzato il livello di maturità di 63 imprese nei diversi ambiti dell’Erm quali risk governance, risk appetite, risk culture, valutazione delle opzioni strategiche, pianificazione e budgeting, strategy&business execution, e ha coinvolto aziende di tutto il mondo, con headquarters in Italia (35%), UK (21%), Africa (11%), Stati Uniti e Canada (10%) e in altri stati europei (17%) e del mondo (6%).

Uno dei temi fondamentali del convegno, trattato da Antonio Catalano, Responsabile Digital Transformation Tenova, è stato relativo agli impatti sui modelli di business della trasformazione digitale. Infatti, le innovazioni introdotte dall’Industry 4.0 rappresentano senza dubbio delle opportunità di crescita, ma possono comportare rischi per quelle aziende che le implementano senza prima un’accurata analisi.

Un altro tema di massima importanza è stato quello della tutela contro le attività cybercriminali in Italia, il cui costo è pari a circa 10 miliardi di euro e in continua crescita: ad oggi, come evidenziato da Paolo Borghesi, Ciso e Business Continuity Manager di Nexi, più d’una compagnia ha adottato standard, tecnologie e coperture diverse contro i cyber attacchi, permettendo di stimarne i costi d’impatto in termini reputazionali, operativi, legali ed economici, ma allo stesso tempo sia il mercato sia il settore assicurativo stesso dimostrano ancora una consapevolezza e una maturità non sufficienti, a volte lacunosi, ed è dunque fondamentale promuovere un approccio risk-based al tema.

«Un errore assolutamente da evitare è quello di dire ‘questo non succederà’ – ha commentato Massimo Tammaro, ex Comandante Frecce Tricolori ed ex Responsabile Erm Ferrari – Bisogna saper cogliere i segnali del mercato per adattarsi ed agire rapidamente. In un mondo come quello attuale, sempre più veloce e disruptive, l’apertura mentale e la capacità di valutare scenari futuri diventano doti indispensabili, non solo per i risk manager».

Grande spazio anche al tema dei cambiamenti climatici: è stato tracciato un profilo delle strategie attuate dalle aziende per gestire gli impatti dei climate change sul proprio business, e indagato come si possa costruire un’efficace resilienza di fronte a un fenomeno dalle manifestazioni imprevedibili e che riguarda tutte le realtà, anche quei settori in cui il coinvolgimento non è sentito perché non appare così immediato. Serena Giacomin, Meteorologa del Centro Epson Meteo e Presidente dell’Italian Climate Network, ha focalizzato l’attenzione sugli aspetti scientifici e ambientali di quanto sta avvenendo, fino ad arrivare a descrivere gli scenari futuri: è compito proprio del Risk Manager preparare l’azienda al futuro, esaminando i rischi fisici e da transizione, cercando nuove opportunità, e aiutando le imprese a strutturare piani industriali e business model adatti ai nuovi scenari.

Una riflessione anche sul tema delle fake news e del loro proliferare incontrollato nel terreno del pluralismo informativo generato da Internet. Quali sono le conseguenze per le imprese di una gestione assente o poco efficace della comunicazione, dal punto di vista sia reputazionale sia economico?

«Vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita’ scriveva Ray Bradbury, autore di Fahrenheit 451, alla fine del ‘900 – ha ricordato il Presidente Anra Alessandro De Felice – Una metafora efficace che racconta il cuore della nostra professione: affiancare chi sceglie di non restare a guardare le occasioni dall’alto ma di coglierle, affrontando un coraggioso salto nel vuoto – perché questo significa, oggi, fare impresa – con la consapevolezza che il nostro lavoro può trasformare questa caduta in un volo. È il motivo per cui abbiamo scelto una metafora come titolo di questo Convegno: ‘Sulle ali del Risk Management’».














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