Da industria tradizionale a fabbrica faro. Strategie e segreti di Rold

di Marco de' Francesco ♦︎ L’azienda guidata da Laura Rocchitelli – 40 milioni di fatturato e 50 milioni di pezzi annui prodotti – fa parte del programma “Manufacturing Lighthouses” del World Economic Forum. Tra i clienti big del bianco come Electrolux, Bosch, Whirlpool, Lg, Samsung. E la piattaforma SmartFab analizza i dati provenienti da dispositivi e shopfloor

||Luca Manuelli @Cybertech Europe 2018|Il Lighthouse Plant di Ansaldo Energia

La strada che porta alla trasformazione digitale di una azienda di piccole o medie dimensioni non è necessariamente impervia e gravata da costi insostenibili. La Rold di Cerro Maggiore, alle porte di Milano, impresa a conduzione familiare che produce componenti bloccoporta per Electrolux, Bosch, Whirlpool, Lg, e altri big del Bianco, l’ha percorsa dal 2012, in anticipo sui tempi, e utilizzando tecnologia ampiamente disponibile sul mercato.

Rold Plant a Cerro Maggiore

La trasformazione digitale qui non è solo un modo per essere al passo con i tempi e guadagnare efficienza, ma anche – come da manuale – la strada per un nuovo modello di business. Rold ha connesso e reso intelligenti i prodotti, e ha messo a punto una piattaforma IoT, SmartFab,che associa hardware di Samsung e cloud di Microsoft, per monitorare in real time le macchine e garantire la fluidità della produzione.







Ora la platform è proposta come prodotto-servizio ai clienti industrial (e qui sta il nuovo modello di business) che la utilizzano per controllare lo shopfloor. Una mossa che ci si attenderebbe da una multinazionale, ma che non è così scontata per una Pmi con 240 dipendenti e un fatturato di 40 milioni di euro. Gli alert relativi a decelerazioni del funzionamento degli impianti produttivi, poi, sono trasmessi dal sistema a smartwatch o a cruscotti a bordo macchina: altro hardware standard.

L’obiettivo ora è quello di “boosterizzare” le revenue in quattro anni, trasformando l’azienda in un player digitale che produce componentistica intelligente e vende anche servizi Ict a terzi, fino ad offrire la fruizione pay-per-use delle tecnologie digitali. Ne abbiamo parlato, in occasione di una visita all’azienda, con la Ceo Laura Rocchitelli, con il Chief Sales & Innovation Officer Paolo Barbatelli e con Luca Cremona, Head of Industrial.   

Il presidente di Rold Laura Rocchitelli

La transizione da industria tradizionale del manifatturiero a (futuro) player digitale che produce componentistica intelligente.

C’è una data che rappresenta per la Rold una pietra miliare: il 2012. È l’inizio della metamorfosi in corso. Una solida azienda manifatturiera, a conduzione familiare, con più di mezzo secolo di vita alle spalle e specializzata nella produzione di elettroserrature, di bloccoporta e di encoder per i big del Bianco (lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, frigoriferi e altro), comprende che è l’ora della svolta. Una mossa non del tutto spontanea. Secondo Barbatelli «Calenda e il piano Industria 4.0 ancora non si erano ancora visti, ma da parte dei nostri clienti big, come ElectroluxBoschWhirlpoolLgSamsung, c’era una richiesta precisa: un nostro avanzamento in tema di innovazione e sul campo delle nuove tecnologie».

Quello delle grandi aziende “pivot” che, al vertice di filiere avanzate, caldeggiano la trasformazione digitale dei fornitori, è un tema che Industria Italiana ha già trattato. Storicamente, ciò è avvenuto in settori come l’automotive e come il Bianco, lì dove la marginalità si gioca sull’efficienza operativa. Tutta la supply chain va sincronizzata, automatizzata. Come un esercito spiegato sul campo di battaglia, tutti i movimenti devono seguire precise disposizioni. Perché il 4.0 diventi un beneficio di filiera, perché riguardi la funzionalità di aziende di dimensioni diverse, è necessario che tutte le imprese coinvolte mantengano la stessa velocità di evoluzione. E se i fornitori non si adeguano, rischiano di finire emarginati. Un esempio semplice, per capire: se un’azienda grande digitalizza e automatizza la gestione degli ordini, tutti i fornitori devono adeguarsi al nuovo sistema; perché la prima destina altrove il personale che era operativo in questa funzione.

Impianto Rold

Tutto ciò per la Rold – che ha tre stabilimenti milanesi a Nerviano (produzione componenti), Pogliano Milanese (soprattutto microinterruttori) e Cerro Maggiore (assemblaggio) – è avvenuto, in quanto inizio, già sette anni fa: non era passato neppure un anno da quando, nell’edizione 2011 di Hannovermesse, la Germania aveva lanciato il tema dell’industria 4.0. L’azienda altomilanese, anche investendo l’8% del fatturato in ricerca e sviluppo, ha colto la palla al balzo per realizzare un avanzamento ulteriore all’intelligente connessione dei propri prodotti. La trasformazione che ha per ora riguardato la Rold, per prodotti e processi, sarà analizzata tra poco. Possiamo fin d’ora, però, annunciare l’obiettivo dell’azienda. Che per Barbatelli è «quello di diventare un player digitale che produce in un contesto manifatturiero». Significa diventare un’altra cosa: ad oggi, è un’azienda che deve ai prodotti elettromeccanici il 95% del fatturato. Non si tratta, naturalmente, di abbandonare la componentistica per gli elettrodomestici, ma di rendere sempre più smart i prodotti, collegarli ad una piattaforma e allargare il campo di azione oltre il Bianco, cosa la Rold che sta già facendo.

Paolo Barbatelli, Chief Sales & Innovation Officer di Rold

Tutto ciò ha avuto anche un impatto importante sul plant di assemblaggio, quello di Cerro Maggiore, alle porte di Milano, che è diventato modernissimo. Anzi, un vero e proprio caso di scuola. Tanto che lo scorso gennaio il World Economic Forum ha inserito questo stabilimento tra i primi 16 lighthouse plant selezionati nel mondo. Si tratta di fabbriche esemplari che dimostrano come si possa adottare e integrare con successo le tecnologie all’avanguardia della Quarta Rivoluzione Industriale. Rold è l’unica fabbrica italiana e l’unica pmi ad essere inserita in questa lista. Nel 2018 di “italiano” c’era lo stabilimento di Garbagnate della Bayer, di cui Industria Italiana si è occupata qui. Però si tratta di una multinazionale, perdipiù a capitale straniero, anche se comunque il plant è, anche in questo caso, alle porte di Milano.

L’argomento sarà trattato più compiutamente in un prossimo articolo che avrà per oggetto appunto l’impianto di assemblaggio dell’azienda. «Avevamo sostenuto un audit a Cerro Maggiore – ha affermato la Rocchitelli – ma non ci attendevamo un simile risultato».  Dopo la vicenda del WEF l’atteggiamento dei clienti è cambiato. «Siamo percepiti – ha affermato Barbatelli – più come un advisor tecnologico che come un supplier. Siamo dei partner a tutti gli effetti». L’azienda è stata invitata alla prestigiosa Sloan School of Management del MIT (Massachusset Institute of Technology, una delle università che guida le classifiche a livello mondiale) per descrivere il proprio percorso di digital transformation; il caso sarà presentato dall’ateneo al prossimo meeting annuale del WEF a Davos-Klosters, nel gennaio 2020. Rold è infine parte di Elite, piattaforma internazionale di servizi integrati legata a Borsa Italiana e creata per supportare le imprese nella realizzazione dei loro progetti di crescita.

Le fabbriche faro nel mondo. Fonte McKinsey and Company

 

I nuovi componenti smart con intelligenza remotizzata

L’obiettivo di fatturato, secondo la Rocchitelli, si ricollega alla mutazione del modello di business di cui parla Barbatelli. Entrando nello specifico, abbiamo visto che la Rold produce componentistica; soprattutto per il Bianco, ma non solo. Ma come stanno trasformando il prodotto alla Rold? «Noi produciamo 50 milioni di pezzi all’anno – ha affermato Barbatelli -; di questi, 10 o 12 sono encoder, e cioè selezionatori, grazie ai quali si possono ad esempio scegliere da 6 a 24 cicli diversi di una lavatrice. È il tipico strumento elettromeccanico. Ora, ne produciamo di connessi, con una intelligenza remotizzata». Di quest’ultimo concetto parleremo a breve. L’idea è che nel mondo connesso, lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici possono comunicare con gli utenti, monitorando i consumi, inoltrando notifiche sullo stato della manutenzione e consentendo l’avvio o l’interruzione dei cicli di lavaggio da remoto. La connessione può servire all’azienda che produce e vende il Bianco, soprattutto a fini manutentivi, e all’utente finale che scopre nuove funzionalità da remoto. Vediamo come e perché.

Rold Reparto Moulding Nerviano

La piattaforma Smartfab analizza i dati provenienti dai dispositivi e quelli provenienti dallo shopfloor

La connessione è finalizzata all’analisi dei dati provenienti dalle cose. La piattaforma realizzata da Rold, SmartFab, ha una duplice funzione, sia in chiave B2B (rapporti tra aziende) che B2C (relazione tra azienda e consumatore finale); perché si tratta di uno strumento di IoT, internet of things, che può essere utilizzato sia per raccogliere i dati provenienti dai robot nello shopfloor di un’azienda, che per estrarre quelli derivanti da componenti e prodotti finali. Quindi, per Barbatelli, le aziende-clienti di Rold «da una parte si servono della piattaforma per controllare la produzione, dall’altra possono acquistare i componenti connessi che consentono di monitorare i prodotti e che permettono agli utenti finali nuove esperienze di utilizzo».

Il monitoraggio dei processi in Rold tramite smart watching

Il tutto secondo un processo tipicamente circolare. Di SmartFab parleremo più compiutamente in un prossimo articolo sulla Rold, pezzo che descriverà l’azienda “vista dall’interno”. Si può premettere che la platform funzioni così: «Da una parte i dati vengono raccolti in prossimità delle cose che li generano – ha affermato Cremona – e sono soggetti ad una prima analisi e scrematura, secondo parametri rilevanti per l’azienda-cliente; successivamente, flussi da dati già selezionati vengono inviati in cloud per ulteriori esami». È la logica del cosiddetto edge-to-cloud. Per Cremona «l’edge consente almeno due vantaggi: la riduzione della latenza e risposte real-time. E quindi risparmio di banda e di soldi. Quanto al problema della cyber-security, oggi la tecnologia edge-to-Cloud di Azure (una piattaforma di Microsoft più volte descritta da Industria Italiana) garantisce la criptazione delle informazioni e il loro trasporto in tutta sicurezza verso server o altrove».

La connettività di Rold SmartFab

SmartFab è stata realizzata con tecnologia standard

SmartFab è stata ideata e realizzata utilizzando elementi disponibili sul mercato. «Ad esempio, la dashboard è su un display (hardware) di Samsung; come d’altra parte un particolare smartwatch portato dagli operatori sul quale compaiono gli alert relativi al funzionamento delle macchine; l’architettura della piattaforma è stata sviluppata internamente da Rold, mentre nella parte relativa al cloud è di Microsoft». L’azienda è riuscita a portare avanti il proprio percorso di trasformazione digitale con investimenti limitati rispetto a quelli posti in essere da grandi società, e lo ha fatto collaborando con i fornitori di tecnologia e con le università (con le quali sono stati definiti progetti di ricerca applicata), nonché sperimentando per prima le qualità della piattaforma. «Già da tre anni, su 60 macchine presenti nei tre stabilimenti» – ha chiarito Cremona.  Secondo Barbatelli, il percorso di digital transformation portato avanti in azienda ha comportato lo sviluppo di una nuova gamma di sensori, quello di una base di metadata per consentire alle macchine di comunicare tra di loro. Ora, si pensa ad un ulteriore passo in avanti. Per la Rocchitelli, nel prossimo futuro si tratterà di cambiare modello di business, passando ad esempio su alcuni prodotti o servizi dalla vendita bolla-fattura alla cessione gratuita con contemporanea fruizione pay-per-use delle tecnologie digitali per i clienti.

Luca Cremona, Head of Industrial di Rold

 

Una piattaforma con l’uomo al centro

Nella realizzazione di SmartFab, il valore aggiunto di Rold si è manifestato soprattutto nella capacità di ideare modalità efficienti di visualizzazione delle informazioni. Sulla dashboard digitale, ad esempio, si può verificare real time lo stato delle risorse distribuite in tutti e tre gli stabilimenti, oltre che le prestazioni delle macchine indicate con colori molti visibili e secondo particolari criteri di performance; e anche sui cruscotti a bordo macchina, compaiono i segnali di rallentamento della produzione. Gli operatori non sono soggetti passivi, ma anzi contribuiscono alla definizione degli eventi, ad esempio selezionando sul cruscotto e da una lista predefinita la causale della decelerazione dell’attività di una macchina. Inoltre la piattaforma è flessibile, e lavoratori a tutti i livelli partecipano in modo proattivo alla generazione di nuove funzionalità. L’idea è che le soluzioni digitali siano di supporto agli operatori nella ottimizzazione della produzione, in vista però dell’aumento del loro coinvolgimento e della loro gratificazione. Per la Rocchitelli, si trattava di realizzare «una piattaforma con l’uomo al centro».

Rold SmartFab e il monitoraggio dei processi aziendali

Non è stato un passaggio immediato. Per Barbatelli, «non è facile far passare idee innovative in contesti tradizionali. Il digitale è stata una dura palestra per noi, ma ne valeva la pena». Bisognava modificare la mentalità organizzativa, incrementando i livelli di competenza e generando in tutti i lavoratori consapevolezza dell’opportunità di utilizzare nuove tecnologie nello shopfloor. Pertanto, il percorso di digital transformation ha comportato il reskilling di buona parte del personale: «Soprattutto competenze soft, e in particolare la capacità di condividere i dati, anche in fase di progettazione dei nostri componenti». È stata sviluppata anche una attività di coaching, secondo un approccio inclusivo: dagli ingegneri agli operai, dai designer ai ricercatori esterni, alla fine ha coinvolto tutti.

La dashboard Rold SmartFab













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