Atos, Dassault Systèmes, Groupe Renault, StMicroelectronics, Thales: che cosa c’è dietro la sfida francese per l’auto digitale

di Renzo Zonin ♦︎ Software République è l’alleanza fra 5 grandi nomi d’oltralpe per affrontare un mercato che varrà 11.000 miliardi di euro nel 2035. L’iniziativa “Plug&Charge” per installare colonnine di ricarica capaci di riconoscere in modo automatico i veicoli elettrici compatibili. Il fondo per finanziare start-up e l’incubatore a supporto delle tecnologie della mobilità intelligente. Vi sveliamo tutti i dettagli noti e il significato del progetto

L’auto elettrica? Roba vecchia. È l’auto digitale il fantasma che, nel bene e nel male, agita i sonni degli addetti ai lavori. Perché se l’e-car sta rappresentando un fattore di “moderate disruption”, limitandosi a modificare powertrain, sistemi di rifornimento e poco altro, l’auto digitale – connessa e inserita in un sistema di mobilità sostenibile – promette di scuotere il sistema automotive fin dalle fondamenta: con nuove tipologie di veicoli, nuovi segmenti di mercato, nuovi metodi di vendita, e un peso molto maggiore del software all’interno della piattaforma automobile. Parliamo di una quota del 45% (contro l’attuale 5%) che verrà generata da veicoli elettrici, nuovi componenti, nuovi servizi post-vendita e altri servizi a valore aggiunto. Una trasformazione così radicale potrebbe mutare equilibri consolidati da decenni, e mettere in crisi i produttori “tradizionali”, in possesso di un know-how legato principalmente alla produzione di hardware e alla gestione di filiere di fornitori di componentistica. Per questo, tutti i grandi produttori si stanno mobilitando per essere in grado di affrontare la sfida. Alcuni hanno iniziato a sviluppare internamente le tecnologie necessarie. Altri, hanno intrapreso una strada diversa, più inclusiva.

Proprio in questa direzione va l’annuncio della nascita di Software République, un’alleanza fra cinque grandi nomi d’oltralpe con l’obiettivo di mettere a fattor comune i rispettivi know-how per recitare un ruolo da protagonisti nel mercato della mobilità di domani. Che non è fatto solo di automobili. Promossa da Renault, l’alleanza conta su 5 membri fondatori: Atos (specialista in servizi Ict, 12 miliardi di euro di fatturato), Dassault Systèmes (leader nel Cad 3D, digital twin, Plm da 4,45 miliardi), Groupe Renault (43,5 miliardi di fatturato nell’annus horribilis 2020), StMicroelectronics (realtà italo francese leader in Europa sui semiconduttori, 10,2 miliardi di fatturato) e Thales (specialista nell’elettronica per i segmenti aerospaziale, difesa, sicurezza e trasporti, da 17 miliardi di fatturato).







Fra i primi progetti di cooperazione di Software Republique c’è “Plug&Charge”, un complesso di tecnologie e servizi grazie al quale si potranno installare colonnine di ricarica capaci di riconoscere e ricaricare in modo completamente automatico i veicoli elettrici compatibili. Un altro settore attivato da subito è quello dell’ottimizzazione dei flussi di mobilità relativi ai territori. Qui si tratta di sviluppare tecnologie che semplifichino lo scambio di informazioni sulla mobilità tra città e regioni in modalità aperta, per realizzare sistemi di mobilità integrata che aiutino i consumatori a scegliere volta per volta le soluzioni di mobilità ottimali, le autorità a simulare e prevedere scenari di mobility (eventi, emergenze eccetera), gli operatori ad arricchire i servizi offerti (car sharing, colonnine di ricarica) e gli urbanisti a pianificare in anticipo l’utilizzo del territorio. In futuro, Software République creerà un fondo per finanziare start-up e un incubatore a supporto delle tecnologie della mobilità intelligente. Altre iniziative sono allo studio e probabilmente ulteriori sviluppi ci saranno con l’arrivo di nuovi soci. I cinque fondatori infatti ci tengono a specificare che non solo la Software République è un’organizzazione paritetica, ma è anche aperta a nuovi soci e nuove idee.

Quali sono le caratteristiche che avrà il nuovo servizio?

 

Il punto di vista di Renault

Luca De Meo, il manager italiano che è ceo worldwide del Gruppo Renault, con la nuova concept car Mégan eVision

«Credo che questa iniziativa sia pressoché unica in Europa – ha detto Luca De Meo, amministratore delegato di Groupe Renault – Si parla molto di innovazione, tecnologia, start-up, reti di innovazione, di integrazione verticale. In questo caso invece abbiamo un modello orizzontale. Delle grandi aziende che si mettono insieme perché le sfide sulle quali lavoriamo, la digitalizzazione, la transizione energetica, sono tematiche che attraversano in modo orizzontale diversi settori, ed è questo che cerchiamo di fare insieme». Quella della digitalizzazione, in particolare, appare la sfida più complessa, e contemporaneamente quella che produrrà i maggiori cambiamenti e i risultati più interessanti. «Nella nuova filiera del valore della mobilità, i sistemi di intelligence a bordo rappresentano il nuovo fattore trainante, il punto focale in cui ora sono concentrate tutte le attività di ricerca e gli investimenti. A fronte di questa sfida tecnologica, abbiamo scelto di operare all’insegna della cooperazione e dell’apertura. Non vi sarà alcun baricentro, il valore di ciascuno sarà amplificato dagli altri membri. Il know-how combinato in molteplici campi – sicurezza informatica, microelettronica, energia e gestione dati – ci consentirà di sviluppare soluzioni avanzate, uniche, finalizzate a una mobilità a basse emissioni, condivisa, responsabile e Made in Europe».

Dunque, se fino a oggi lo sviluppo della parte elettronica di un’auto era visto quasi come un fastidio da delegare a fornitori esterni, ora i produttori di autoveicoli si stanno rendendo conto che il software di bordo sarà una componente caratterizzante dell’auto digitale. E per questo non è più una sorta di commodity da acquistare così com’è: o si sviluppa all’interno (direzione che stanno prendendo nomi come Mercedes o Volkswagen) o si crea una struttura che consenta una stretta cooperazione fra chi sviluppa il software e i sottosistemi hardware digitali e chi dovrà poi integrare il tutto con la meccanica per mettere sul mercato il prodotto finale.

 

Il contributo di Atos

Elie Girard, ad di Atos

Elie Girard, amministratore delegato di Atos, ha posto l’accento sulla decarbonizzazione, puntualizzando che il 24% della Co2 è prodotta dai trasporti. «Metteremo a disposizione di questo ecosistema unico la nostra competenza digitale nella riduzione della carbon footprint e le nostre tecnologie innovative in aree fondamentali quali intelligenza artificiale, sicurezza digitale, cloud, IoT o il calcolo ad alte prestazioni (Hpc). Combinando i punti di forza di cinque dei principali attori mondiali dell’automobile e della tecnologia, questa iniziativa promette di accelerare la decarbonizzazione della mobilità».

Altro punto focale per Girard è la necessità di attrarre altri membri: start-up, università, aziende grandi e piccole. Oltre ad aumentare il peso politico dell’alleanza, un maggiore numero di membri si traduce anche in un più diversificato apporto di competenze ed esperienze, e soprattutto in una maggiore condivisione e accettazione delle soluzioni che la République svilupperà in futuro, destinate a interessare orizzontalmente vari segmenti di business e magari a diventare nuovi standard per la mobilità digitale.

 

Dassault Systèmes rovescia la visione

Bernard Charles, ceo di Dassault Systèmes

Bernard Charles, amministratore delegato di Dassault Systèmes, ha offerto una visione della cosa da un punto di vista diverso: quello dell’automobilista che utilizza il veicolo. «si tratta di pensare in termini di utilizzo: una mobilità che offra un ambiente di lavoro e tempo libero che sia parte di un’economia sostenibile. Questa economia di esperienza va di pari passo con un Rinascimento dell’industria in tutto il mondo: la nuova economia della mobilità si articolerà in nuove reti di valori collaborative basate su piattaforme digitali. Software République è quindi un ecosistema multisettoriale e multidisciplinare che mira ad accelerare l’innovazione e fare crescere i fattori trainanti di domani».

Per arrivare a questo obiettivo, Dassault metterà a disposizione dell’alleanza la sua piattaforma collaborativa di progettazione 3dExperience, la tecnologia dei gemelli digitali e anche l’acceleratore di start-up 3dExperience Lab.

 

StMicroelectronics, insieme per affrontare il mercato globale

Jean-Marc Chery, presidente e ceo di StMicroelectronics

Nell’auto digitale il software avrà un ruolo di primo piano, ma i dati per alimentarlo arriveranno da una miriade di sensori e di componenti. StMicroelectronics, azienda italo-francese nata dalla fusione di Sgs con le attività non militari del gruppo Thomson, ha tutto ciò che serve. Secondo Jean-Marc Chery, presidente e ceo, StMicroelectronics si è unita alla Software Republique perché le sue soluzioni e i suoi  prodotti innovativi a semiconduttore contribuiscano all’elettrificazione e alla digitalizzazione dei veicoli e dei servizi. «Il nostro know-how è un fattore abilitante della trasformazione in corso verso soluzioni più efficienti, in linea con le aspettative degli stakeholder riguardo all’impatto ambientale. La partnership al cuore di questo progetto contribuirà anche a rafforzare i collegamenti in tutta la filiera del valore, un aspetto chiave durante questa fase di trasformazione del settore industriale».

Chery ha anche fornito un indizio su come agirà Software République, quando ha dichiarato che non si può aspettare che tutto sia pronto, e che bisogna credere in quello che si fa e muoversi. Un approccio alla Elon Musk? Non esattamente. «Su un’auto ci sono circa 2000 euro di componentistica. Per produrre dieci milioni di veicoli servono quindi 20 miliardi di euro di componenti. Ma per produrli bisogna prima investire 400 milioni in R&D e 2 miliardi in capacità industriale. Quindi non si può sbagliare. E allora bisogna lavorare insieme, e noi pensiamo che lavorando insieme agli altri saremo più forti per affrontare il mercato globale».

 

Thales, garantire la sicurezza

Patrice Caine, presidente e Ad di Thales

Fino a oggi, i discorsi sulla sicurezza in ambito automotive sono sempre stati declinati sotto l’aspetto “safety”: dalla sicurezza di marcia alla resistenza ai crash test. Ma l’aumento dell’elettronica, fino alla sua predominanza nell’auto digitale, portano in primo piano un differente aspetto: quello della cybersecurity. Sì, anche un’auto (comprese quelle a benzina che guidate tutti i giorni) può essere hackerata. Ci sono già state dimostrazioni pratiche di hacker che hanno preso il controllo del sistema di guida di un veicolo collegandosi in wireless da un veicolo vicino, sfruttando per esempio delle falle di sicurezza nel sistema di entertainment di bordo per ottenere accesso al sistema operativo che governa il sistema di trazione (i due sistemi dovrebbero essere totalmente separati, e invece…). In un’auto digitale, dotata magari di sistemi di guida autonoma e quindi di funzionalità steer-by-wire e brake-by-wire, il rischio in caso di intrusione è enorme: l’hacker può mandarla fuori strada, o rubarla senza neppure doverci entrare. Ma c’è di più: in un’auto digitale, che secondo Patrice Caine, presidente e ad di Thales, possiamo considerare «come un sistema iperconnesso, una sorta di smartphone su ruote», un hacker potrebbe sbloccare delle chiavi software che abilitano funzionalità vendute a parte, un po’ come gli acquisti “in app” che troviamo in tanti giochi.

Perché questo potrebbe essere il nuovo modello di vendita: l’auto viene venduta “full optional” a un prezzo basso, ma le funzioni speciali si pagano (e attivano) a parte: guida sportiva, lunga autonomia, aria condizionata, guida autonoma, antifurto satellitare, parcheggio automatico… se gli hacker scoprissero i codici che permettono di sfruttare il 100% della batteria, o il 100% della potenza del motore, l’intero nuovo modello di vendita sarebbe messo in ginocchio. «Sulla base della sua esperienza comprovata nel campo della sicurezza digitale in settori molto complessi – trasporti, bancario, difesa e aerospaziale – Thales condividerà le sue competenze nell’intelligenza artificiale, sicurezza informatica e connettività per rafforzare i sistemi di protezione dei veicoli, dei loro dati e di chi opera nell’ambito della mobilità». Fermo restando che il punto fondamentale è prima di tutto blindare la cybersecurity sugli aspetti che possono mettere in pericolo la vita, e poi rendere comunque semplice l’utilizzo dei sistemi “sicuri”. Per esempio tramite l’uso di tecnologie biometriche.

 

Il primo progetto

Software République si occuperà di tecnologie legate all’automotive e alla mobilità sostenibile in senso lato, e non sarà quindi focalizzata esclusivamente sull’oggetto automobile; oggetto che, comunque, anche secondo De Meo subirà modifiche profonde nei prossimi anni, perché l’auto digitale permetterà alle aziende di sperimentare nuovi formati e di scardinare le attuali segmentazioni. De Meo parlava di avere auto a 2 come a 6 posti, auto ibride, auto volanti, di superare i concetti di berlina, station wagon eccetera. Dovremo cominciare insomma a parlare più di veicoli che di auto, perché quelle che arriveranno potrebbero essere radicalmente diverse da quelle che abbiamo guidato finora.

Software République, un’alleanza fra cinque grandi nomi d’oltralpe con l’obiettivo di mettere a fattor comune i rispettivi know-how per recitare un ruolo da protagonisti nel mercato della mobilità di domani. Che non è fatto solo di automobili. Promossa da Renault, l’alleanza conta su 5 membri fondatori: Atos (specialista in servizi Ict, 12 miliardi di euro di fatturato), Dassault Systèmes (leader nel Cad 3D, digital twin, Plm da 4,45 miliardi), Groupe Renault (43,5 miliardi di fatturato nell’annus horribilis 2020), StMicroelectronics (realtà italo francese leader in Europa sui semiconduttori, 10,2 miliardi di fatturato) e Thales (specialista nell’elettronica per i segmenti aerospaziale, difesa, sicurezza e trasporti, da 17 miliardi di fatturato)

E a dimostrare che Software République ha una visione allargata sulla mobilità, il primo progetto concreto sul quale si impegnerà è lo studio di un’innovativa infrastruttura di ricarica. Oggi, ricaricare un’auto elettrica è ancora piuttosto complicato e richiede alcune conoscenze al proprietario (tipo di corrente, amperaggio, eccetera), senza contare che ogni “catena” di colonnine ha la sua app di gestione, le sue procedure di pagamento eccetera. L’infrastruttura Plug&Charge, che Software République sta mettendo a punto, consentirà di automatizzare completamente la ricarica, sia dal punto di vista tecnico (la colonnina riconoscerà automaticamente le caratteristiche dell’auto e gestirà la ricarica nel modo migliore) sia finanziario (l’addebito avverrà anch’esso automaticamente, senza bisogno di tessere, schede eccetera). Verranno anche studiati appositi kit di “retrofit” per rendere compatibili con il sistema le attuali auto elettriche.














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