Nuovo plant in Lazio per Alfasigma (Alfa Wassermann + Biofutura + Sigma-Tau)

di Aldo Agosti ♦︎ Ancora una conferma del saper fare italiano nel mondo della manifattura chimico-pharma, che ci ha resi il primo produttore farmaceutico europeo nonostante l'industria di settore nostrana sia piccola cosa. Il colosso farmaceutico da un miliardo di euro si appresta ad aprire un centro per lo sviluppo tecnologico a Pomezia, a sud di Roma. A guidarlo, l’ex Takeda Emilio Merlo Pich

Alfasigma a Pomezia

Quando si dice l’eccellenza. L’industria italiana del pharma guarda avanti e spinge l’acceleratore della Ricerca&Sviluppo. E lo fa con la bolognese Alfasigma, major tricolore nata nel 2017 dalla fusione di due storiche realtà italiane del farmaceutico: Alfa Wassermann, della famiglia Golinelli, Biofutura Pharma e Sigma-Tau della famiglia Cavazza. L’azienda, come è in grado di anticipare Industria Italiana, tra pochi mesi aprirà a Pomezia, dove è presente con uno stabilimento, un centro di Sviluppo Tecnologico denominato Labio 4.0, sotto la guida del nuovo direttore R&D, Emilio Merlo Pich, proveniente dalla giapponese Takeda. La società è tra i primi cinque gruppi del settore in Italia, con interessi in 16 Paesi in tutto il mondo

 







Pharma made in Italy

Emilio Merlo Pich, direttore del centro di Sviluppo Tecnologico Alfasigma a Pomezia

Oggi Alfasigma è presente in Italia con tre siti produttivi nel centro-sud: Alanno in Abruzzo, Pomezia e Sermoneta in Lazio. Sermoneta è un impianto chimico, mentre Alanno e Pomezia producono farmaci da prescrizione e da banco. Il fatturato globale consolidato di Alfasigma si aggira intorno al miliardo e cento milioni e metà di questo è frutto di esportazioni, in costante crescita. Nel gruppo farmaceutico sono presenti essenzialmente tre soci. Con una posizione di maggioranza (il 75%) c’è la famiglia bolognese Golinelli, mentre con il 20% la famiglia Cavazza e con il restante 5% il gruppo finanziario Nb Renaissance Partners. Proprio quest’ultimo piccolo pacchetto azionario è eredità della partecipazione detenuta da Intesa Sanpaolo in Sigma Tau, poi confluita nella nuova realtà dopo la fusione con Alfa Wassermann nel 2015.

 

Tre poli per un’industria

Più nel dettaglio, ad Alanno Alfasigma può contare su 9mila mq di produzione e laboratori, quasi 8mila mq di centro logistico, oltre 300 persone dedicate a produzione e servizi annessi, di cui un terzo laureati; oltre la metà di popolazione femminile. Il tutto per produrre 61 milioni di confezioni e materia prima esportata verso tutto il mondo. Pomezia è decisamente lo stabilimento più grosso, con 17mila mq coperti di produzione e laboratori, 12mila mq di centro logistico per 450 persone di cui la metà dedicata alla produzione e ai servizi legati alla produzione e 52 milioni di confezioni, principalmente esportate verso Europa, Asia e Nord-America e Africa. A Sermoneta, infine, oltre 110 persone tra produzione e servizi ma nel 2020 si prevedono oltre 250 tonnellate di intermedi (principi in ambito Carnitine e simili) principalmente destinate a lavorazioni in-house.

 

Gli investimenti

Il polo Alfasigma a Sermoneta

A fine 2019 Alfasigma, ha sfondato il muro dei 110 milioni di confezioni prodotte, stabilendo così il record produttivo del gruppo. Accanto al business tradizionale, l’azienda è diventata protagonista con una divisione dedicata del cosiddetto Contract Manufacturing, la produzione conto-terzi per altre società farmaceutiche multinazionali e italiane con un tasso annuo di crescita composto del 10,2%. Per far fronte agli incrementi produttivi dell’industria, è aumentata la forza lavoro ed è stato rilasciato un piano di investimenti in tecnologie di circa sessanta milioni tra il 2019 e il 2023 che interessa tutti e tre i plant, con l’apertura di nuovi reparti e la costruzione per l’appunto di un nuovo centro di ricerca e sviluppo sulle tecnologie farmaceutiche, a Pomezia.

 

 

Novità in casa

Il polo Alfasigma ad Alanno

Non si può certo dire che sia un periodo morto per Alfasigma. Da pochi giorni è anche stato nominato nuovo direttore dell’intera divisione Technical Operations Giuseppe Allocca, manager napoletano proveniente da Pfizer con una lunga esperienza nel settore. E poi, a a giugno 2020, è prevista l’inaugurazione del centro di Sviluppo Tecnologico denominato Labio 4.0 a Pomezia, sotto la guida di Merlo Pich, ex Takeda che cosentirà all’azienda di raggiungere nuovi traguardi nell’innovazione applicata all’industria farmaceutica.

Presso il sito di Pomezia è in corso di realizzazione un centro che ospiterà i nuovi laboratori di Ricerca & Sviluppo dedicati alla tecnologia farmaceutica ed alla chimica analitica, per un investimento di oltre 16 milioni di Euro. Al suo interno confluiranno tutte le strutture Ricerca e Sviluppo del sito. Nello stesso padiglione inoltre è in corso di realizzazione un impianto pilota per la produzione di farmaci sperimentali che opererà in sinergia con tutte le funzioni tecnico scientifiche di Alfasigma.

 

La scommessa americana

Pier Vincenzo Colli, ceo Alfasigma

Il mercato Usa rappresenta per l’industria farmaceutica italiana una grande opportunità. Anche per Alfasigma, che la scorsa estate ha annunciato di aver acquisito da Sloan Pharma, il Zelnorm, un farmaco da prescrizione a base di tegaserod. L’acquisizione di Zelnorm è un primo passo per ampliare le opportunità farmaceutiche di prescrizione per Alfasigma negli Stati Uniti, dove l’azienda è presente con circa 300 persone, suddivise tra la filiale commerciale e un importante stabilimento produttivo a Shreveport, Louisiana. Negli Stati Uniti, l’azienda italiana distribuisce un portafoglio di prodotti nutrizionali da prescrizione.

La cifra della crescita di Alfasigma, l’ha data il ceo Pier Vincenzo Colli. «Negli ultimi anni, ampliando a livello internazionale la nostra presenza geografica abbiamo incrementato il fatturato e di conseguenza anche i volumi di produzione. Ad esempio, nel 2018 la rifaximina – la molecola italiana più venduta negli Usa con circa 1,5 miliardi di dollari di fatturato – ha visto un incremento del 25% di confezioni prodotte e del 33% di principio attivo. L’altro farmaco che negli ultimi anni stiamo portando un po’ in tutti i Paesi, con tassi di crescita rilevanti è il sulodexide con una crescita 2019 in doppia cifra».














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