Dalla progettazione al collaudo Fedegari porta il modello “chiavi in mano” nel pharma

di Laura Magna ♦︎ Glaxo Smith Kline, Sanofi, Pfizer, Novartis e Merck Sharp & Dohme oltre alle italiane BSP Pharmaceuticals, Patheon e Alfasigma. Sono alcuni clienti per cui l’azienda pavese ha realizzato su misura sistemi integrati di sterilizzazione e di bio-decontaminazione, impianti di lavaggio, isolatori e sistemi di carico e scarico robotizzati. L’utilizzo dell’IoT e della realtà aumentata nel Life Science e i progetti di M&A. Ne abbiamo parlato con il presidente Paolo Fedegari

Interno Fedegari

Progetta e costruisce macchine e impianti di sterilizzazione per l’industria farmaceutica, ma presidia anche tutta la filiera della componentistica. Il che fa del gruppo pavese Fedegari un unicuum per modello di business nel suo settore. Perché, appunto, nelle sue fabbriche non solo progetta, co-disegna con il cliente finale, assembla e collauda la macchina, ma realizza anche «lamiere e barre, valvole, raccordi e corpi in pressione – come spiega il presidente Paolo Fedegari – si tratta di una scelta storica fatta da mio padre perché ai tempi non esistevano sul mercato produttori di valvole sanitarie, di acciaio inossidabile e con portata e flusso regolabili. Questo ci rende una mosca bianca nel nostro settore. La scelta ha pagato sempre perché è qualcosa che ci permette di avere un controllo totale della qualità».

E nel 2020, quando i competitor erano costretti a ridurre la produzione perché i componenti non arrivavano in magazzino, Fedegari ha continuato a lavorare a regime. «Così il fatturato ha tenuto, ed è anzi cresciuto dai 74 milioni 2019 ai 78 del 2020, e la situazione patrimoniale è rimasta solida con previsione di chiusura tra gli 80 e gli 82 nel 2021», dice Fedegari.







 

Fedegari: l’artigianato industriale applicato alle macchine per il pharma

Giuseppe e Paolo Fedegari

Glaxo Smith Kline, Sanofi, Pfizer, Novartis e Merck Sharp & Dohme oltre alle italiane BSP Pharmaceuticals, Patheon e Alfasigma. Sono alcuni clienti per cui Fedegari negli anni ha progettato e realizzato su misura sistemi integrati di sterilizzazione, di bio-decontaminazione, impianti di lavaggio, isolatori e sistemi di carico e scarico robotizzati.

Paolo Fedegari, insieme al fratello Giuseppe (ceo) rappresenta la seconda generazione della famiglia, che negli anni ’50 ha fondato il gruppo ad Albuzzano di Pavia. Tutto ha inizio da una lattoniera, messa in piedi dai fratelli Giampiero e Fortunato. Erano “artigiani del metallo” e l’anima artigianale è rimasta nell’approccio sartoriale che ancora oggi si adotta per ogni macchina. Anche se Fedegari, nel frattempo, è cresciuta fino a essere presente in oltre 100 Paesi, contare 550 dipendenti e un fatturato che per il 90% proveniente dall’estero (e per un terzo dai mercati asiatici).

 

Il modello di business

Fedegari progetta e costruisce camere sterili per l’industria farmaceutica, ma presidia anche tutta la filiera della componentistica. Il che fa del gruppo pavese Fedegari un unicuum per modello di business nel suo settore

Le macchine sono realizzate prevalentemente su commessa, con un alto livello di personalizzazione sia in termini di processo che di dimensioni e caratteristiche. «Ogni macchina richiede un tempo di progettazione e realizzazione che va dai 6 ai 18 mesi durante i quali i clienti prendono parte attiva al processo produttivo in una dinamica di dialogo continuo – spiega Fedegari – Ogni anno nella sede di Albuzzano vengono realizzati oltre 200 macchinari che, nella fase finale, vengono sottoposti a un processo di collaudo funzionale, il factory acceptance test, durante il quale clienti da tutto il mondo vengono ospitati nei nostri stabilimenti per verificare la qualità dei macchinari prodotti e il corretto funzionamento».

 

Un anno difficile e il cambiamento che ne consegue

Anche se il 2020 è stato superato senza grossi danni sul fronte del conto economico, è stato comunque un anno «difficile perché la pandemia ha impattato sul nostro modo di lavorare e sull’umore delle persone e questo si è riflesso sulla produzione e sulla produttività. Abbiamo tenuto, – dice Fedegari – ma abbiamo avuto cali sensibili del fatturato all’estero, per il blocco di alcuni spostamenti che ci ha impedito di erogare servizi in loco». Una situazione che ha spinto il presidente a riflettere e a cambiare «il modello di lavoro. Abbiamo implementato un sistema virtuale alternativo per collaudare le nostre macchine ed impianti, non potendo ospitare i clienti in sede. Fare il collaudo a distanza non è solo accendere la telecamera e far vedere al tecnico che tutto è a posto. Abbiamo colto l’opportunità per accelerare il progetto di digitalizzazione della azienda, così da condividere a distanza le informazioni sia sul funzionamento della macchina sia su tutto il processo pre e post vendita».

Un cambiamento che poi è diventato pervasivo. «La trasformazione digitale dell’azienda ha apportato modifiche ad ogni cosa, dalla produzione alla gestione del personale, ma stiamo lavorando per mutare soprattutto la mentalità. Serve un cambiamento culturale per affrontare le sfide del mercato». Proprio per questo motivo, dal primo aprile 2021 Fedegari conta sulla esperienza di Stefano Nanni nel ruolo di direttore generale. «l’inserimento di figure nuove esterne alla famiglia è l’ultimo passaggio della nostra evoluzione e consente all’azienda di sopravvivere a noi, creando qualcosa che anticipi il futuro e senza limitarci a subirlo».

 

Un contributore allo sviluppo delle Life Sciences

Fedegari progetta, co-disegna con il cliente finale, assembla e collauda la macchina, e realizza anche lamiere e barre, valvole, raccordi e corpi in pressione

E per il futuro l’obiettivo è continuare a contribuire «in maniera significativa allo sviluppo del settore Life Science, che solo in Italia costituisce il 10,7% del Pil e copre il 10% dell’occupazione nazionale con risorse dedicate alla ricerca e innovazione di circa 2,8 miliardi di euro (dal Rapporto Annuale 2018 Filiera della salute di Confindustria)», dice Nanni che spiega che a fare la differenza è l’anima hi tech del gruppo che già nel 2004 faceva industria 4.0, con il controllore di processo Thema4 sviluppato in house e capace di gestisce tutte le macchine industriali prodotte dal gruppo, garantendo una totale integrazione tra di loro.

«Negli anni – continua Nanni – Fedegari,che aderisce alla filiera Life Science di Assolombarda,  è divenuta un benchmark tecnologico per il settore del Life Science avendo utilizzato da pioniere diverse tecnologie come l’Internet of Things applicata a sensori capaci di captare possibili variazioni alle funzionalità dei sistemi; Realtà Aumentata per permettere la manutenzione in modo facile ed immediato. Questa specializzazione ci ha consentito di trovarci già in una fase avanzata, rispetto ai nostri concorrenti, del processo di digitalizzazione quando la pandemia ha reso evidente che fosse un percorso necessario per tutti».

 

L’impegno nella ricerca

Robot saldatura camera autoclave Fedegari. Glaxo Smith Kline, Sanofi, Pfizer, Novartis e Merck Sharp & Dohme oltre alle italiane BSP Pharmaceuticals, Patheon e Alfasigma. Sono alcuni clienti per cui Fedegari negli anni ha progettato e realizzato su misura sistemi integrati di sterilizzazione, di bio-decontaminazione, impianti di lavaggio, isolatori e sistemi di carico e scarico robotizzati

Per dotarsi di questo apparato Fedegari ha spinto molto sulla ricerca con investimenti con in tecnologia ed infrastruttura. Oltre 40 ingegneri sono impegnati nella progettazione e 10 nel dipartimento R&D, che a Pavia rappresenta un fiore all’occhiello. «Il Technology Center di Albuzzano – racconta Nanni – occupa una superficie di 3.500 metri quadri. È un ambito talmente importante che nel 2015 l’azienda ne ha inaugurato un secondo in Pennsylvania: uno spazio di innovazione, formazione e ricerca che ha previsto un investimento di circa 2,5 milioni di euro tra struttura e macchinari installati. Oltre 900 metri quadri dove accademici e tecnici lavorano allo sviluppo di soluzioni innovative nel campo della sterilizzazione, spazio unico nel panorama dell’industria farmaceutica mondiale».

Oltre a macchinari per effettuare test e un’area dedicata all’assistenza tecnica, la struttura prevede alcune aule dedicate a corsi e training dove i clienti, e non solo, vengono formati sull’utilizzo dei macchinari, aiutandoli a sfruttare al 100% le macchine Fedegari, in modo da apprezzarne i vantaggi competitivi e l’eccellenza qualitativa.

 

Le sedi internazionali

Gli Usa sono il punto di arrivo di un processo di internazionalizzazione iniziato negli anni ’70 con l’apertura della prima sede estera a Lugano, in Svizzera, dalla vocazione prevalentemente produttiva. Oggi Fedegari ha sedi anche in Germania (Francoforte), a Singapore, in Cina (Shanghai), Russia (Mosca) e India (Hyderabad). «La sede svizzera – precisa Fedegari – è dedicata all’assemblaggio di macchine da laboratorio, che hanno una dimensione inferiore. A Pavia concentriamo invece la struttura dedicata alle macchine ed impianti robotizzati: si tratta di soluzioni altamente customizzate per il cliente». E per il futuro, conclude Fedegari, «abbiamo un piano di ampliamento molto articolato, ma per fare M&A strategico la taglia è ancora piccola. Negli anni ci siamo portati all’interno nuove tecnologie con piccole acquisizioni finalizzate ad ampliare la gamma di prodotti. Per fornire non solo l’autoclave di sterilizzazione ma più macchine che si affacciano sulla camera sterile per questa nicchia che presidiamo».














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