Leonardo: la strategia della filiera dell’aerospazio, da fornitori a partner. E sulla Lombardia…

di Barbara Weisz ♦︎ Con 9,5 miliardi di fatturato, il colosso della difesa vale lo 0,6% del pil italiano e lo 0,8 di quello lombardo. La forza della catena fornitura è fondamentale per la crescita della multinazionale che adesso è guidata da Cingolani: investimenti in R&D, che nel 2022 ammontavano a 382 mln. Il progetto Leap (Leonardo Empowering Advanced Partnerships).

 

«Se mi manca un piccolo fornitore io rischio di non consegnare un aereo, un elicottero, un radar, uno dei nostri sistemi, perché devo ricertificare tutto». Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, spiega con un esempio molto chiaro il motivo per cui il colosso del settore aerospaziale ha scelto, ormai sei anni fa, di intraprendere una strategia che mette la filiera al centro. La valorizzazione delle competenze, e quindi per esempio di una realtà (un’azienda) che sa fare una cosa particolarmente bene, è fondamentale perché consente logiche di lungo periodo. «Ci sono capacità che, altrimenti, rischiamo di disperdere», con tutte le conseguenza che questo comporta in termini di competitività. Filiera vuole dire catena di fornitura, ma non solo: anche collaborazione, quindi sviluppo di nuove competenze, di tecnologie, tutte cose che poi si rivendono sul mercato. E che creano innovazione, formano e producono eccellenze. Per una grande azienda, è una strategia che, nell’idea di Leonardo, ha l’obiettivo di restare leader a livello globale. Tanto più in un momento in cui «le catene di fornitura globali si stanno riorientando», aggiunge Giorgio Barba Navaretti, docente di Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università Statale di Milano.







«C’è un grande punto interrogativo» su questo, nel senso che ci chiediamo se «andiamo verso un’ulteriore dispersione o, viceversa, un riavvicinamento della supply chain». Di tutto questo si è parlato nel corso di un evento dedicato alla «Filiera dell’aerospazio, Difesa e sicurezza in Lombardia», in Assolombarda, dedicato agli scenari e alla valorizzazione che si sviluppano sul territorio regionale. Il perno è il sistema Leonardo, ovvero il grande player del settore. Che ha iniziato anni fa, nel 2018, a ridisegnare la propria catena del valore, puntando su un sistema di filiera che valorizza i partner,i quali diventano a loro volta player internazionali.

Lo ha fatto, sottolinea Profumo, nel proprio interesse: «avevamo chiarissimo che senza filiera di fornitura forte non saremmo stati vincenti sul lungo termine». Ha sviluppato un programma specifico, Leap, acronimo che sta per Leonardo Empowering Advanced Partnerships, di cui sono stati forniti una serie di dati: il fatturato dei fornitori Leap cresce il 13 per cento in più rispetto a quello dei partner che invece non aderiscono al programma, il margine operativo lordo del 20%, gli investimenti in innovazione del 32%. In tutto questo, la Lombardia è la regione più importante, «il cuore pulsante di alcune nostre capacità», soprattutto sul fronte aereo. Vediamo esattamente come si configura questa strategia, che numeri produce a livello nazionale e regionale, in base a un’indagine Prometeia, quali sono gli strumenti e gli obiettivi. E, anche, come potrebbe diventare un modello di sviluppo per l’intero Sistema Italia.

Alessandro Profumo, Leonardo: i progetti del 2023 su m&a, spesa militare, nostra crescita

I numeri di Leonardo e l’impatto sull’economia

Partendo dai numeri di Leonardo che, spiega il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, vale lo 0,6% del pil italiano, e lo 0,8% di quello della Lombardia. Altri dati: fattura 9,5 miliardi di euro, ha oltre 7mila occupati, rappresenta il 13% dell’industria high-tech italiana e il 23% di quella del Mezzogiorno.

Leonardo che, spiega il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, vale lo 0,6% del pil italiano, e lo 0,8% di quello della Lombardia. Altri dati: fattura 9,5 miliardi di euro, ha oltre 7mila occupati

«Ciò che rileva in modo particolare – sottolinea Alessandra Lanza, senior partner Prometeia – è l’impatto che il gruppo ha su tutta la filiera del territorio. Per un euro di ricavo, c’è un effetto addizionale pari a un altro euro e 9. Quindi ha un moltiplicatore è di 2,9. Significa che il gruppo è capace di attivare valore raddoppiando i propri ricavi. Quindi sostiene imprese e occupazione. E’ ancora più elevato il moltiplicatore relativo all’occupazione: «per ogni occupato, se ne sostengono altri 2,9, con un moltiplicatore di 3,9. Quindi, c’è un rapporto di uno che ne genera altri due». Il tutto, aumentando anche internamente ricavi, occupazione, e produttività.

Leonardo rappresenta il 13% dell’industria high-tech italiana e il 23% di quella del Mezzogiorno

Come si riescono a incrementare questi valori? La risposta, sottolinea Lanza, è l’innovazione tecnologica. Il gruppo investe quasi il 12 per cento dei ricavi in ricerca e sviluppo. Il 75% per cento dei ricavi viene dalle esportazioni, ma a fare da contraltare c’è l’attività sul territorio nazionale, Leonardo acquista il 74 per cento sul territorio italiano. Quindi, sintetizza Lanza, «riesce a fare sistema, facendo crescere filiera italiana, e mantenendo competitività internazionale».

 

Il ruolo della Lombardia: l’economia del territorio

«Per noi è la regione più importante, il cuore pulsante di alcune nostre capacità, soprattutto nel campo di ciò che vola». Un esempio: «nel varesotto siamo tra i pochi al mondo a l’elicottero disegnandolo da zero, o un velivolo militare disegnandolo da zero». Qui si inserisce la considerazione sull’importanza della filiera. «Sono capacità che se si disperdono non si recuperano più. Di questo dobbiamo avere grande consapevolezza. E’ fondamentale tutelare cosa sappiamo fare bene» perché la dispersione comporta la vera e propria perdita di determinate attività. E quindi tutto quel sistema di 1352 Pmi, 382 milioni di investimenti in ricerca e sviluppo, 900 milioni di euro di ordini, si disperderebbe». E «scomparirebbe anche quella capacità di progettare il nuovo che invece portiamo avanti lavorando con il sistema della ricerca e quello universitario». Per esempio, con il Politecnico di Milano «facciamo ricerca con materiali che proteggono dalle vibrazioni, un elicottero viene ucciso dalle vibrazioni. Quando facciamo una scoperta su questi nuovi materiali, sappiamo che poi avranno un impatto su tutta la filiera. I moltiplicatori in Lombardia «sono ancora più elevati di quelli del territorio italiano, per un valore aggiunto di quasi 900 milioni, complessivamente lungo tutta al filiera attivata si generano quasi 2,7 miliardi, e la stessa cosa vale per l’occupazione.

I moltiplicatori in Lombardia sono ancora più elevati di quelli del territorio italiano, per un valore aggiunto di quasi 900 milioni, complessivamente lungo tutta al filiera attivata si generano quasi 2,7 miliardi, e la stessa cosa vale per l’occupazione

In generale, in Regione sono importanti i numeri dell’aerospazio: oltre 220 aziende, 19mila 300 dipendenti. 5,8 miliardi fatturato, 1 miliardo di export. Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia, sottolinea due aspetti. Il primo: nella regione «convive un’elevata diversificazione settoriale e produttiva. La Lombardia e le sue filiere sono così interconnesse da rappresentare una piattaforma al servizio del Paese. Secondo un studio di Confindustria Lombardia e Università Bocconi del 2020, il 71% dell’export lombardo è prodotto interamente all’interno della Regione. Ogni euro di esportazioni contiene il 71% di valore aggiunto creato nella Regione, e il 29% generato all’esterno». Fra le eccellenze, il Lombardia Aerospace Cluster, che vanta oltre 100 soci fra imprese, università, centri di ricerca, testing labs. Il secondo: il sistema Leonardo «è il perfetto esempio di un cambio di paradigma dell’industria lombarda da un paio d’anni a questa parte. Soprattutto nel modo di pensare e valorizzare il sistema industriale».

Alessandro Profumo: i nostri piani per la filiera dei fornitori, in particolare in Lombardia, la regione più importante

 

La strategia di filiera: il programma Leap

Due dimensioni chiave, spiega Giacinto Carullo, Chief Procurement & Supply Chain Officer, sono la complessità e la gestione della velocità. Quest’ultima significa essere agili, la complessità ha a che fare invece con la gestione delle competenze, la solidità finanziaria, integrare un approccio di sostenibilità, e quindi di lungo periodo. Il programma Leap «traduce in parole e fatti il nostro approccio. E’ un programma di trasformazione e crescita della filiera che ha alcuni elementi distintivi. Non gestiamo solo la relazione con il fornitore, ma una partnership avanzata. Con un approccio condiviso, di crescita supportata e coordinata per far crescere le aziende piu velocemente e senza tentennamenti». Questo è un punto centrale: la strategia prevede che i partner crescano, non restino ancorati alla grande azienda che garantisce la maggioranza degli ordini. Gli elementi che caratterizzano il percorso sono quattro:

  • capacità: misurare, scegliere e selezionare partners da coinvolgere, creando relazioni solide e di lungo periodo;
  • creare capability sui temi di complessita e competenze, per contribuire alla crescita della filiera;
  • velocità: gestione di un ecosistema integrato, anche digitalmente, per essere più veloci. E un approccio coordinato di vision per andare tutti nella stessa direzione;
  • performance ripetuta nel tempo ma non sempre uguale a se stessa, perchè la trasformazione è un divenire dove l’asticella si alza continuamente, per Leonardo e per chi lavora per e con Leonardo.
Il programma Leap «traduce in parole e fatti il nostro approccio. E’ un programma di trasformazione e crescita della filiera che ha alcuni elementi distintivi

Fra gli ultimi sviluppi del programma, la spinta verso la sostenibilità, un programma in collaborazione con Elite di Borsa Italiana che customizza un piano finanziario su un programma industriale, una parte dedicata alle competenze manageriali e al cambio generazionale.

la strategia prevede che i partner crescano, non restino ancorati alla grande azienda che garantisce la maggioranza degli ordini

Come detto, i fornitori coinvolti del programma, che prosegue dal 2018, hanno risultati migliori. Navarretti sottolinea l’importanza dell’idea «di passare da un sistema di competitività basato su singole imprese a uno radicato su una catena di fornitura». La stessa «competitività del sistema produttivo è radicata nell’evoluzione filiera. Nel caso di Leonardo questo è particolarmente evidente, sia perché il livello competenze tecnologiche è avanzatissimo, quindi c’è la necessità di trasferire e sviluppare tecnologie insieme ai partner». Per capirci: un gruppo che ha 9mila addetti nella ricerca ed engineering ha bisogno di condividere competenze con i fornitori per sviluppare ricerca. L’obiettivo del progetto è di rendere i fornitori più autonomi, in grado di stare sul mercato, attraverso un processo virtuoso che crea economie di scala.

L’innovazione in Leonardo

Dalla filiera al sistema Paese

«E’ uno degli obiettivi che le grandi imprese devono avere: far crescere la filiera» per portarla a una dimensione internazionale che consente maggior crescita e sviluppo anche al sistema paese, in modo sostenibile, inteso come a lungo termine. «Noi lo abbiamo fatto, con il vantaggio di aumentare la produttività in modo consistente, e abilitando anche i fornitori ad aumentare la loro. E’ un ruolo fondamentale delle grandi imprese. Purtroppo in Italia ne abbiamo poche. Dobbiamo uscire dallo stucchevole dibattito su “piccolo è bello, o “grande è bello”. L’importante è che la strategia sia sostenibile. E senza un numero piu rilevante di grandi imprese che si assumono questo ruolo, non perché sono buone, ma perchè lo fanno nel proprio interesse, non andremo lontano. Una filiera forte consente di continuare a crescere. Navaretti sposta l’asticella ancora più in là, proponendo il modello a livello di sistema paese: «in questa fase di transizione tecnologica, digitale, ambientale, abbiamo bisogno di creare catene di valore che siano in grado di competere sul mercato internazionale. E quindi ragionare su strumenti di policy che partano dai leader nella catena di fornitura. Coinvolgere i capi filiera in un progetto comune può essere importante, per esempio, in ambito Pnrr». Nel piano nazionale di ripresa e resilienza «ci sono misure mirate sulle filiere. Ma nessuno strumento ragiona partendo dalla capofiliera». La proposta: «prendere le grandi aziende del paese, farle sedere attorno a un tavolo, ragionare sulle loro catene di fornitura, e mettere insieme un progetto che le rafforzi». Soprattutto in questo clima globale di ripensamento della supply chain».

«Noi sentiamo forte questa responsabilità – insiste Profumo -. Esportiamo il 75 per cento di quello che facciamo in Italia, ma produciamo molto anche fuori. Vendiamo l’84 per cento di quello che facciamo in giro per il mondo. Ma il 16 per cento che investiamo in Italia è quello su cui sviluppiamo il nuovo». In generale, «dobbiamo come paese imparare ad avere orgoglio tecnologico. Non abbiamo la consapevolezza di ciò che facciamo bene. Io conoscevo già Finmeccanica, perché quando arrivai nel ’95 al Credito Italiano fu la prima operazione di cui mi occupai. Ma ora, dall’interno, ho visto le competenze tecnologiche: sono uniche. E’ questo che dobbiamo tutelare, perché se questi saperi si disperdono non si recuperano mai più».

Alessandro Profumo, Leonardo: così cresceremo nel mondo aerospaziale in 5 continenti

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 24 gennaio 2023)














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