Così l’industria della carta rivoluziona il mondo del packaging

di Laura Magna ♦︎ Un settore che ha subito meno i colpi della crisi; un fatturato previsto in crescita di oltre il 9% per un controvalore di 2,7 miliardi. Una quota di export che pesa per oltre il 60%. Tra servitizzazione e Industria 4.0, tutte le nuove sfide di Acimga, l'associazione di categoria che raduna oltre 250 aderenti. Parla il direttore generale Andrea Briganti

La carta è destinata a diventare materia prima indispensabile per gli imballaggi, trainata dal mega trend della sostenibilità. E L’Italia, che ha un’industria di tecnologie e macchine per il packaging tra le più evolute al mondo (e seconda in Europa dopo la Germania), può cavalcare il trend con una posizione da protagonista. Ne abbiamo parlato con Andrea Briganti, direttore generale di Acimga (Associazione Costruttori Italiani di Macchine per l’Industria Grafica, Cartotecnica, Cartaria, di Trasformazione e Affini), l’associazione confindustriale che rappresenta questa particolare nicchia della meccanica.

Una nicchia che ha mostrato una forte resilienza nell’anno del Covid e che si appresta a recuperare il terreno perso già a fine 2021. Seguendo due trend: quella della sostenibilità che dà appunto impulso agli imballaggi in carta e quello della servitizzazione, per cui il modello passa dalla vendita della macchina alla vendita del servizio alle imprese clienti del btob.







Le aziende e i settori

Andrea Briganti, direttore generale di Acimga (Associazione Costruttori Italiani di Macchine per l’Industria Grafica, Cartotecnica, Cartaria, di Trasformazione e Affini)

Acimga raggruppa 82 aziende (pari al 60% del fatturato e al 70% dell’export) che rappresentano ogni tecnologia della stampa, del packaging e del converting (l’accoppiamento di materiali diversi). In sostanza macchine per stampare sugli imballaggi o crearli. «Storicamente l’Italia ha una specializzazione nella flessografia e nel rotocalco: tecnologie legate alla meccanica strumentale, la prima che si sostanzia nella produzione di macchine che stampano etichette e la seconda in device per la stampa di cartoncino ondulato e teso», dice Briganti.

Più nel dettaglio, i segmenti produttivi in cui operano le imprese associate ad Acimga sono quelli relativi a tre tipologie di produzione. La prima è quella delle tecnologie per macchine da stampa (su multimateriale – cioè su diverse tipologie di supporti, attraverso tecnologie flessografiche, rotocalco, offset e ibride) e parti accessorie – dagli elementi che compongono il macchinario, ad esempio il rullo, agli impianti accessori – impianto ventilazione, aspirazione o recupero solventi.

La seconda categoria è quella delle macchine per il converting, cioè linee di trasformazione e lavorazione multimateriale (carta, plastica, alluminio, film adesivi) a titolo esemplificativo laminazione, coating, taglierine. Fanno parte di questo segmento le macchine per il cartone ondulato, che realizzano in particolare l’ondulatura del cartone, o le macchine per la stampa di etichette. E infine macchine cartotecniche, impiegate per la trasformazione di carta e cartone, che includono ad esempio accoppiatrici, fustellatrici, incollatrici.

E le imprese di riferimento vanno da Uteco (nella stampa banda larga) a Omet (stampa banda stretta); a Ims Deltamatic, nel coverting; Bobst nella produzione di macchine rotocalco, Emmeci nelle macchine cartotecniche e Fosber in quelle per il cartone ondulato.

I numeri dell’industria

Andamento del fatturato ordini dal 2015 nell’industria cartaria. Fonte Acimga

I produttori hanno le caratteristiche tipiche della meccanica avanzata italiana, con prevalenza di pmi fortemente specializzate, interconnesse a una rete di subfornitori. «I costruttori italiani di dimensioni industriali sono circa 250, con un numero di addetti attorno alle 8.050 unità. Le grandi aziende del settore, con oltre 150 dipendenti, rappresentano quasi il 10% del totale, mentre il 50% impiega meno di 50 addetti. Gli impianti produttivi sono localizzati per il 65% in Lombardia e Piemonte, per il 30% in Emilia-Romagna, Veneto e Toscana».

Il fatturato complessivo dell’industria nel 2020 è ammontato a 2,36 miliardi di euro, in calo del 16,7% (meno dell’industria della meccanica strumentale italiana che ha segnato -27% secondo Federmacchine), con l’export a 1,45 miliardi, in flessione contenuta al 14,4%. Nel primo trimestre 2021 il fatturato (in termini di valore) ha registrato un incremento del 9,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (in termini correnti), per un valore di 604 milioni di euro. «Le previsioni sono di 2,7 miliardi di fatturato annuo a fine 2021, sostanzialmente un ritorno al valore pre-Covid».

Nel corso del 2020 gli ordini sono diminuiti del 5,7% rispetto al 2019: sono calati in particolare gli ordini domestici (-12,7%), più o meno stabili quelli esteri (-2,9%). Ma il 2021 si è aperto già con numeri che fanno ben sperare per la ripresa del mercato. L’indice degli ordini di macchine per l’industria grafica raccolti nel primo trimestre 2021 ha registrato un notevole incremento (+89,6%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, determinato dalla crescita registrata sia sui mercati esteri (+96,4%), sia sul mercato interno (+74,8%).

 

I mercati di sbocco: soprattutto Europa e Usa (ma nel 2021 anche il mercato interno)

Previsione di fatturato per l’industria cartaria. Fonte Acimga

Proprio per questo le aziende si attendo che a spingere il fatturato saranno in particolare gli ordini interni, mentre l’estero resterà stabile. Anche se «restiamo esportatori, come tutta la meccanica strumentale. In questo ambito però, poiché parliamo di macchine costruite su misura sulla base di ordini e quindi on demand, la capacità produttiva è limitata. Con gli incentivi di industry o transizione 4.0, viene facilitata la domanda interna, dunque aumenta il mercato italiano diminuendo quello internazionale».

L’export, che pesa per il 60% del fatturato globale, è per i due terzi nell’Europa extra Ue, «se aggiungiamo Stati Uniti e Cina arriviamo al 90%, il restante 10% è a turnover rispetto ai Paesi del Sud Est e la Russia, mentre c’è poco o nulla di Lat Am – spiega Briganti – Parliamo di macchine premium price ad alto livello tecnologico, il che spiega i flussi esportativi: l’Europa è il mercato più ricco e più esigente».

Il settore è riuscito a consolidare il proprio posizionamento internazionale grazie a processi innovativi che hanno favorito l’ottimizzazione produttiva, la diminuzione dei tempi di cambio lavoro, l’ibridazione tecnologica e la valorizzazione del concetto di Industry 4.0 come elemento di gestione della supply chain. «L’industria 4.0 è una prerogativa fondamentale per lo sviluppo del nostro settore perché permette non solo di diminuire i tempi di fermo, ma anche di ridurre i costi di manutenzione e migliorare la qualità del prodotto finito – dice Briganti – L’Italia oggi è tra i primi tre esportatori al mondo in questo settore, con una quota di mercato che sfiora il 10%».

I trend del futuro: sostenibilità e servitizzazione

Quanto ai settori merceologici, invece, negli ultimi anni si è osservato un progressivo spostamento della produzione verso il mercato dell’imballaggio (80% dell’intero fatturato) e un calo della quota destinata al comparto grafico (meno del 20%). Nel prossimo futuro la previsione di Briganti è che a crescere di più sarà proprio la cartotecnica: «la carta è materiale compatibile con la sostenibilità, mentre sulle plastiche assisteremo a un’inversione di tendenza con l’uso di bioplastica e di materiali derivati che la sostituiranno. La carta diventerà predominante sugli imballaggi rigidi, mentre su quelli flessibili è impossibile usarla se non con accoppiato». A trainare la cartotecnica è anche l’e-commerce, anche se, ammonisce Briganti «il grosso della crescita dell’ecommerce c’è stato nel 2020 ma dobbiamo vedere quanto durerà. Perché se la componente servizio dell’acquisto è alta nell’ecommerce, c’è poco della componente esperienza: il cliente si fidelizza con i touch point. Per quanto ci riguarda è un tema che ha poco impatto, perché per noi ha poco senso la logica della user experience».

 

Il futuro è roseo per la cartotecnica

Il cartone ondulato, in cui la specializzazione italiana è massima, grazie ai produttori di macchinari che lo lavorano per fabbricare scatole, casse, tubi, tamburi o contenitori simili, è sempre più impiegato per la realizzazione di prodotti monouso (in sostituzione della plastica), pannelli per l’edilizia, oggetti d’arte e design: nel mondo ha generato nel 2020 un volume di affari di circa 1,2 miliardi di euro contro 100 milioni di euro nel nostro Paese. Nei prossimi quattro anni, per le tecnologie italiane del cartone ondulato i margini di crescita sui mercati internazionali sono dell’ordine del +15% all’anno, secondo le stime formulate dall’Osservatorio Export di Acimga. «Attualmente i costruttori italiani detengono importanti quote di mercato in Israele (32%), Russia (11%) e Giappone (10%) e nei prossimi tre anni si stima che raddoppieranno gli affari in paesi come Usa e Regno Unito: mercati ricchi, che premiano la qualità e l’evoluzione tecnologica delle macchine italiane, che già oggi si posizionano nella top 5 globale per prezzo medio riconosciuto (24 euro/Kg)», dice Briganti.

 

Prossimo passo: la servitizzazione

Macchine dell’industria della carta

«La prossima evoluzione del settore la vediamo verso la servitizzazione, ovvero il passaggio della marginalità da macchinario a servizio. Il 4.0 porta a un modello di business che va dalla vendita del macchinario verso la fornitura dei servizi che il macchinario offre, in un meccanismo che porta efficienza ed efficacia. Non fornisco solo la macchina ma le consulenze per insegnare a guidare e seguo il cliente per tutto il ciclo di vita della macchina. Una sorta di pay per use che contribuisce a rendere il sistema efficiente».

Tutte le novità emergenti saranno presentate dall’industria nel corso della Fiera che Acimga ha in programma per maggio 2022. Un appuntamento che è stato suggellato anche da quello che Briganti definisce un accordo storico, tra i sistemi fieristici di Italia e Germania «due paesi concorrenti che si sono uniti per rilanciare il sistema fieristico dopo la crisi provocata dalla pandemia. Le fiere sono fondamentali componenti della promozione dei nostri prodotti. La fiera è unico elemento effettivo di valore per la vendita di macchinari ad alta specializzazione, le open house che hanno tentato le aziende sono poco efficienti, perché le grandi aziende buyer non si muovono per vedere un solo fornitore». Questo non significa che le fiere saranno uguali a come siamo abituate a pensarle pre- Covid: «certi prezzi erano frutto di un sistema di offerta che sarà messo in discussione, tanto per fare un esempio. E anche se l’aspetto fisico tornerà a predominare, il digitale resterà a supporto».

 

La filiera della carta

Acimga si fa promotore di questo approccio collaborativo anche in ambiti diversi. Per questo ha costituito con Assografici e Assocarta la Federazione Carta e Grafica, con il ruolo di rappresentare la fondamentale componente tecnologica della filiera della carta, contribuendo ad alimentarne il ciclo di vita. Si tratta della prima federazione di filiera italiana che rappresenta oltre 18 mila aziende, per un totale di 171 mila addetti e un fatturato di quasi 25 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil italiano.

«Aggreghiamo i fornitori di tecnologia e i produttori di materiali a monte e a valle. Stiamo mettendo in cantiere il secondo progetto della federazione sulla sostenibilità, dopo quello su industria 4.0, che andrà a mappare le aziende su concetti legati agli standard Gri: daremo alle aziende una gap analysis per capire dove dovranno agire per essere più sostenibili e rilasceremo un’attestazione per tracciare la dinamica. Le grandi aziende sono già attive, le piccole lo fanno poco».














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