«A noi interessa cablare, tutto il resto un po’ meno». Parola di Starace (Enel e Open Fiber)

Francesco Starace, ceo di Enel, L'idrogeno è uno dei principali ambiti di investimento della società energetica

Al Forum Ambrosetti il Ceo di Enel non scioglie il nodo dell’addio della multinazionale dell’energia a Open Fiber, passaggio cruciale nello schema di Tim e Cdp per la realizzazione della Rete Unica

«A noi interessa cablare, tutto il resto un po’ meno». Parole pronunciate a Cernobbio, nel corso di una tavola rotonda a margine della presentazione dello studio “Circular Europe” e nel contesto del Forum Ambrosetti, il Ceo di Enel Francesco Starace, in risposta a chi gli chiedeva se la società italiana dell’energia sarà della partita sulla banda larga. Dunque, Starace non ha sciolto il nodo. Infatti, per realizzare la Rete Unica occorre mettere insieme la rete secondaria di Tim e quella di Open Fiber, contando sulle risorse di Cdp e Kkr. Oper Fiber è partecipata alla pari da Cdp e da Enel. In questo schema, l’operazione può tradursi in realtà solo nel caso in cui la multinazionale italiana dell’energia venda la sua parte. Dunque, la strada che porta alla banda ultra-larga gestita da un solo ente, non è in discesa. È anzi gravata da interrogativi tutt’ora irrisolti.

Per la precisione, Starace ha fatto presente che «se, come emerge dallo studio, l’Italia non è virtuosa nell’utilizzo delle risorse e dei prodotti, è perché siamo il fanalino di coda nell’uso di internet a livello continentale». Per Starace occorre focalizzarsi sul fatto che gli italiani sono rimasti indietro». Per cui occorre portare avanti la banda ultra larga.







Lo schema per la Rete Unica portato avanti da Tim, da Cdp e caldeggiato dall’esecutivo

Qualche giorno fa i consigli di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti e Tim hanno siglato una lettera di intenti. Attualmente, Open Fiber (in mano a Cdp per il 50%) e l’ex monopolista sono i due principali attori nella realizzazione della rete. Il terzo, FlashFiber, è una joint venture tra Tim e Fastweb. Si tratta anzitutto di realizzare FiberCop, società veicolo che mette insieme Tim e il terzo operatore. La maggioranza assoluta delle quote spetterà a Tim, mentre più di un terzo delle quote sarà acquisito dal fondo americano Kkr. Il secondo passaggio prevede la fusione tra FiberCop e Open Fiber, con la nascita di AccessCo. Secondo questo disegno, Enel, dovrebbe vendere la sua quota al fondo australiano Macquarie. Ma ancora mesi fa Starace aveva fatto sapere che non c’era nessuna fretta.

Una partita complessa

La partita sembra più complicata di quanto non possa sembrare a prima vista. Secondo il docente di telecomunicazioni al Politecnico di Milano Antonio Capone, la cui intervista è reperibile in questa pagina di Industria Italiana, «occorre un incastro magico», un miracolo, perché la Rete Unica vada a buon fine. Ci sono diversi ostacoli da superare. Il più importante dei quali si staglia come un iceberg sulla rotta definita dalla lettera di intenti. Il 50,1% di AccessCo spetterebbe a Tim, che non è un operatore all’ingrosso: vende servizi a privati e aziende. Per questa ragione, l’Antitrust della Commissione Europea potrebbe bloccare tutto, e a quel punto sarebbe il caos. Inoltre Open Fiber ha chiuso il 2019 con una perdita di esercizio di 117 milioni, mentre nello stesso anno i ricavi di Tim si sono contratti del 5,1%. Non è detto, secondo Capone, che insieme possano fare di più di quanto non abbiano fatto finora isolatamente. Anzi. Occorrerebbero risorse imponenti, ad esempio quelle del Recovery Fund. Ma sono soldi vincolati, e anche qui peserebbe il giudizio dell’Europa sull’operazione.  














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