I nuovi trend delle supply chain e non solo. Tutto sui World Manufacturing Forum passati e futuri con Diego Andreis

di Piero Macrì ♦︎ Trascorse alcune settimane dalla manifestazione, facciamo il punto con l’imprenditore che guida la Fondazione. L’industria ha ridisegnato le filiere: regionali e territoriali, end-to-end e digitalizzate. Interconnessione estesa a tutti gli stakeholder. Le dieci raccomandazioni del Wmf e il caso Fluid-o-Tech. E...

«La tendenza è dare vita a supply chain di prossimità poiché non è più il solo costo di produzione a determinare la catena di fornitura. Vediamo un forte segnale per un mondo local-to-local basato su filiere territoriali e regionali. Ci si deve adeguare al nuovo mondo multipolare e agli shock che ne derivano, ridisegnando le filiere delle forniture, che vanno progettate per essere più robuste e resilienti nei confronti di eventi che, per loro natura, sono in larga parte imprevedibili». E’ con queste parole che Diego Andreis, presidente della World Manufacturing Foundation, nonché managing director di Fluid-o-Tech, vicepresidente di Federmeccanica, vicepresidente di Ceemet e vicepresidente di Assolombarda, commenta quanto emerso nel corso della quinta edizione del World Manufacturing Forum, l’evento promosso dalla Fondazione che quest’anno si è focalizzato sul ridisegno delle supply chain (qui l’approfondimento). «La missione della Fondazione è diffondere la cultura del manifatturiero avanzato in tutto il mondo coinvolgendo imprenditori, politici e rappresentanti del mondo accademico», spiega Andreis.

Il Forum è l’iniziativa principale della Fondazione ed è il luogo in cui si discutono i contributi della community del manifatturiero avanzato, che sono raccolti e pubblicati nel World Manufacturing Report, un’attività – coordinata da Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano e direttore scientifico della Fondazione – supportata dal think tank di un network internazionale. Un processo che quest’anno ha portato all’analisi dei megatrend globali delle supply chain e delle principali implicazioni per le aziende manifatturiere e le loro filiere. Le attività della Fondazione sono finanziate e sponsorizzate da Regione Lombardia, Confindustria Lombardia, Politecnico di Milano, Intelligent Manufacturing Systems International (Imsi) e United Nations Industrial Development Organization (Unido). «Il World Manufacturing Forum ha l’ambizione di essere la “Davos” del manifatturiero avanzato, aggiunge Andreis. Un evento globale che si inserisce in una piattaforma di iniziative in seno alla World manufacturing Foundation, che ha come missione la diffusione della cultura sul manifatturiero avanzato come pilastro della società moderna. Le sfide che le imprese ed i territori hanno davanti impongono un confronto aperto e con i migliori là fuori, poiché la competitività dell’industria va compresa in un contesto globale e non si può farlo solo confrontandosi con il vicino di banco. Per le pmi del manifatturiero, che hanno una media export superiore al 50%, è un’opportunità per confrontarsi con il resto del mondo». 







Tra gli interventi del mondo industriale all’edizione del Forum 2022, da segnalare, per esempio, quelli di Pietro Innocenti (ceo Porsche Italy), Fabio Barsotti (executive vice president manufacturing and program management di Leonardo), Klaus Beetx (ceo Eit Manufacturing), Andreas Kuhmichel (cto & director industry engineering di Ibm), Matthew Simpkins (Salesforce), Ugo Caratti (managing director e cfo sales europe south di Bosch Rexroth), Ralph Kohler (Hpe) e Rainer Brehm (ceo factory automation di Siemens). L’obiettivo è ora creare iniziative satelliti a quella del Forum. In programma un’edizione del World Manufacturing Forum negli Stati Uniti. E poi iniziative che riguardano la costituzione di gruppi di lavoro su due temi di grande importanza per il contributo che possono portare in termini d’innovazione. Come dice Andreis, «Da una parte Young Manufacturing Leaders, la comunità globale di giovani dell’industria e dell’accademia appassionati alle tematiche del manifatturiero avanzato, iniziativa importante perché il manifatturiero sconta ancora una reputazione che non lo rende attrattivo per le nuove generazioni, e poi la community Women in Manufacturing, gestita da Cristina Oion (director of Technology, Innovation and Sustainability per la business development agency del governo basco), che presto pubblicherà un report sulle donne nel manifatturiero. L’obiettivo è accrescere la scala ed impatto delle iniziative promosse dalla Foundation».

Da global a local-to-local. Come cambieranno le catene di fornitura

Diego Andreis, presidente della World Manufacturing Foundation

Le sfide e i rischi affrontati dalle imprese in questi due anni sono stati complessi e diversificati. La rapida successione di interruzioni sulle catene del valore globali non ha precedenti nella storia recente dell’industria manifatturiera. Di fronte a questo scenario, come già affermato, la macro-tendenza è quella di andare verso la definizione e individuazione di supply chain local-to-local.

«Questo non vuol dire che le aziende accetteranno di sostenere prezzi più alti pur di averle vicine, ma diventa un’opportunità per creare una nuova sostenibilità di filiera – afferma Andreis – L’economia si sta sempre più polarizzando. Gli Stati Uniti aspirano a una maggiore indipendenza ed è da anni che si evidenzia una forte propensione al reshoring della produzione. La Cina lo stesso. Tutte le scelte di politica industriale sono orientate da tempo in quella direzione. L’Europa ha invece una politica meno forte, meno protezionistica e più difensiva, anche se di recente abbiamo visto venire avanti investimenti importanti su alcune dimensioni tecnologiche per le quali sarà sempre più importante un certo livello di autonomia. Contiamo che si possa vedere sempre più lavoro strategico rispetto al tattico. L’effetto è simile a quello che accade in questo momento in Usa e Cina ma il punto di partenza è diverso: per noi le iniziative intraprese servono a contrastare problemi contingenti mentre per loro è un vero programma politico. Tra 10, 15 anni molto del commercio mondiale sarà diverso dall’attuale. La Cina produrrà per Asia e Paesi satelliti e in Europa si assisterà a tutta una serie di interventi correttivi per ridisegnare l’impianto globale delle forniture. Prevarrà una logica di compromesso e di ridisegno complessivo. E in questo processo di cambiamento sarà importante il sostegno finanziario ed economico che potrà essere assicurato dalla commissione europea, con la disponibilità di capitali che permettano alle aziende di rafforzare lo sviluppo tecnologico per un’economia sempre più regionale. Uno scenario che solleva nuove opportunità per le pmi che, in una dimensione local-to-local potranno avere un ruolo più importante. L’accelerazione degli investimenti digitali deve rimanere nelle assolute priorità, e sempre di più in una logica di digitalizzazione di filiera end-to-end. Il che vuol dire interpretare la tecnologia Industry 4.0 non solo come leva per l’efficienza dei processi di fabbrica, ma per l’interconnessione estesa a tutti gli stakeholder d’impresa, clienti, partner e fornitori. Una più marcata digitalizzazione il cui ostacolo è rappresentato, oltre che da gap sulla cultura manageriale, più in generale dalla mancanza di competenze che ormai da troppo tempo frena il futuro dell’industria».

Secondo l’indagine effettuata dalla Wmf è il settore manifatturiero ad avere subito i maggiori ritardi nella fornitura di materiali e componenti. Più del 60% del campione delle aziende manifatturiere intervistate afferma di avere avuto un blackout nella supply chain

Tempi e modi per il ridisegno della filiera delle forniture. L’esempio di Fluid-o-Tech

Valvole termostatiche della serie SV di Fluid-o-Tech: sono in grado di ripristinare la pressione atmosferica all’interno di un sistema bifasico chiuso

«In Fluid-o-Tech non c’è stato grande tempo per ripensare la supply chain, racconta Andreis. Come in tante altre aziende si è agito per gestire le situazioni contingenti. La filiera delle forniture non si cambia nel giro di pochi mesi. Il nostro obiettivo è, dove possibile, avere partner industriali in un contesto regionale, italiano prima di tutto. Tutto sommato siamo in una posizione favorevole poiché quello che compriamo da paesi lontani rappresenta una piccola percentuale delle nostre forniture. Certo, catene resilienti, ma sul dual source sono un po’ critico. Avere due fornitori alternativi per uno stesso componente può essere vantaggioso soprattutto nel caso si debbano acquisire componenti standard o a disegno. In un’azienda come la nostra che punta tutto su innovazione e co-design, , noi lavoriamo a costruire partnership strategiche che possano costituire terreno fertile per co-sviluppo tecnologico. In altre situazioni dove costo e standardizzazione sono premianti, il focus è di sviluppare alternative. Un approccio quindi ibrido».

Riprogettare le catene del valore nella nuova era del manifatturiero. Le dieci raccomandazioni del World Manufacturing Report

Come dice Marco Taisch, direttore Scientifico del Wmf, «le raccomandazioni del World Manufacturing Report 2022 sono un vademecum per il manifatturiero globale affinché possa cogliere le trasformazioni del prossimo futuro con successo». Ecco le dieci le raccomandazioni per riorganizzare efficacemente le supply chain globali. (Qui l’approfondimento)

  1. Evitare politiche iperattive che riportino indietro il pendolo della globalizzazione;

  2. Assicurare una riorganizzazione prudente, intelligente, imprenditoriale e proattiva delle catene del valore per garantire un’offerta critica;

  3. Adottare un approccio iterativo e di miglioramento continuo da parte delle filiere;

  4. Delineare prodotti per un agile ripensamento delle catene del valore;

  5. Sfruttare l’opportunità di ridisegnare le supply chain per stimolare l’adozione di approcci circolari e sostenibili;

  6. Accelerare l’urgente adozione di strumenti digitali abilitanti per catene del valore resilienti e adattive;

  7. Sostenere le Pmi includendole nella riorganizzazione delle catene del valore facendo leva sulla loro capacità e soddisfacendo le loro esigenze;

  8. Adottare un approccio multidimensionale per considerare i rischi geopolitici e gli altri fattori non-costi;

  9. Riconoscere le competenze come prossima risorsa scarsa della produzione;

  10. Agire attraverso politiche per rafforzare comportamenti responsabili dei consumatori al fine di raggiungere uno sviluppo economico stabile.

La disruption della supply chain ha avuto effetti letali in tutte le economie, ma è l’Eurozona ad essere stata maggiormente colpita. Fonte Wmf













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