Convergenza tra digitalizzazione e sostenibilità: la strategia di crescita di Var Industries. E sul Pnrr…

di Piero Macrì ♦︎ Obiettivo: migliorare la competitività delle pmi, riducendone il time to market e favorendo modelli di business as a service. La suite Internet of Factory che fa leva sui building block dell’IIoT. L’ampliamento dell’ecosistema tramite partnership e acquisizioni. Il piano di espansione internazionale, a partire dalla Germania. L’investimento in Linfa Digitale. Parla il ceo Fabio Massimo Marchetti

«Ora o mai più. Siamo di fronte a una tempesta perfetta. Da una parte la disponibilità di fondi che arrivano dal Pnrr e la maturità delle tecnologie 4.0, dall’altra, pur con tutte le complessità del momento, la ripresa economica. Una convergenza di fattori irripetibile che crea opportunità di innovazione e sostenibilità. Occorre cogliere l’attimo e spingere sull’acceleratore per favorire l’adozione estesa dei nuovi paradigmi industriali». Parola di Fabio Massimo Marchetti, vice presidente di Anie Automazione e ceo di Var Industries, divisione di Var Group specializzata in soluzioni Industry 4.0. Marchetti ricopre anche la carica di head of Digital Industries, la linea di business partner di Var Group per la trasformazione digitale delle imprese. Var Group, 481 milioni di euro di fatturato, è controllato al 100% dal Gruppo Sesa: quotato alla Borsa di Milano, vanta 2.700 dipendenti e ricavi per oltre 2 miliardi di euro. Digital Industries include un ecosistema di risorse che rende disponibili servizi consulenziali, competenze e tecnologie per migliorare, ottimizzare e rendere efficienti i processi operativi.

«Il tema più attuale, afferma Marchetti, è la convergenza tra digitalizzazione e sostenibilità, ed è in questa prospettiva che andremo a evolvere la nostra identità e operatività nell’ambito della creazione di soluzioni e della system integration». L’obiettivo è migliorare la competitività delle pmi attraverso lo sviluppo di soluzioni ad alto tasso digitale: per pianificare la produzione utilizzando anche capacità predittive, aumentare l’indice di produttività, ridurre il time to market e i consumi energetici, favorire la nascita di nuovi modelli di business as a service. Il percorso di crescita di Var Industries prevede l’ampliamento dell’ecosistema sia con accordi di collaborazione sia con acquisizioni di realtà che offrono soluzioni operative per le imprese del manifatturiero. Il tutto accompagnato da un piano di espansione internazionale, Europa in primis, a partire dalla Germania, ma anche in altre aree del mondo.







 

Sostenibilità ed efficienza energetica

Fabio Massimo Marchetti, vice presidente di Anie Automazione e ceo di Var Industries

«La convergenza tra digitalizzazione industriale e riduzione dei consumi è ormai un tema ricorrente e gli imprenditori devono essere consapevoli che la sostenibilità può essere raggiunta solo attraverso un intelligente piano di digitalizzazione, spiega Marchetti. Chi ricerca nuovi modelli di impresa 4.0 diventa parte attiva di un processo di efficienza che porta a una riduzione di emissioni poiché significa ridurre il costo unitario di energia per la lavorazione e produzione di un singolo componente, parte o pezzo. Altrettanto vale per l’efficientamento delle linee di produzione o assemblaggio in quanto più produttività vuol dire fare di più con meno». Per l’efficienza energetica Var Industries si affida alla consulenza e alle soluzioni che porta in dote Amaeco, la società modenese partecipata da Var Group che vanta 1,5 milioni di ricavi e uno staff di 15 consulenti. «Grazie alle soluzioni di efficientamento energetico, aiutiamo le imprese a centrare obiettivi di sostenibilità a partire da un’analisi puntuale dei consumi e dall’individuazione delle aree di intervento prioritarie e funzionali all’abbattimento dello spreco», afferma Giorgio Amadessi, ad di Amaeco. In tema di efficienza energetica disponibile anche la soluzione Carbon Footprint: realizza modelli di calcolo dell’impatto ambientale sulla base analisi dei processi di qualità e di gestione evidenziando la Carbon Footprint dell’impresa o dell’impianto.

 

La suite Internet of Factory e le partnership per l’Industrial IoT

Hololens di Microsoft

L’insieme di tecnologie abilitanti la trasformazione di Var Industries, che cresce a ritmi del 20% anno su anno, è rappresentato dalla suite applicativa Internet of Factory e fa leva su tutti i building block dell’Industrial IoT. Dalle componenti edge di Lenovo, Cisco, Hpe, Intel e Advantech alle piattaforme e infrastrutture cloud di Ibm, Microsoft, Google e Amazon, dal software industriale di Rockwell, Siemens e Inductive Automation alle tecnologie per la sensorizzazione di SensorId e alla realtà aumentata a supporto dell’operatività di fabbrica di Microsoft Hololens. «La digitalizzazione deve servire non tanto a rendere efficiente l’esistente ma a proporre nuove modalità di produzione, osserva Marchetti. Industry 4.0 è sinonimo di flessibilità. Con infrastrutture e piattaforme IIoT si crea un unicum applicativo. Un ambiente integrato e interconnesso che permette di riconfigurare in modo automatico il macchinario in funzione del prodotto che deve essere lavorato. Con una fabbrica connessa si possono ridurre potenziali inefficienze causate dalla variabilità della produzione. Un tema molto sentito poiché è ormai evidente: la produzione è sempre più personalizzata e deve gestire volumi diversificati. Una condizione che si riscontra in tutti i settori di industry, dal packaging all’automotive, all’alimentare».

 

La digitalizzazione d’impresa diventa essenziale per essere parte delle filiere di settore

Avere un alto indice di digitalizzazione non è più un’opzione ma una condizione obbligatoria per essere parte delle filiere di settore. La digitalizzazione aumenta l’indice di sostenibilità e la possibilità di essere parte delle supply chain delle grandi aziende globali. Il mondo dell’automotive ma anche quello dell’alimentare tendono per esempio a privilegiare fornitori con un alto indice sostenibilità. Essere impresa digitale, nella sua accezione più completa, significa quindi avere un’attrattività maggiore per essere parte di una catena di fornitura globale e creare le condizioni per cogliere le opportunità di business. Non esserlo significa essere disallineati rispetto alle richieste dei market mover.

La Componente 2 della Missione 1 ha l’obiettivo di rafforzare la competitività del sistema produttivo
rafforzandone il tasso di digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione attraverso
una serie di interventi tra loro complementari

Eliminare il gap digitale delle pmi

Solo grandi aziende e un numero limitato di pmi hanno già intrapreso un percorso reale di innovazione. Il gap digitale continua ad essere una condizione generalizzata per molte aziende e frena il potenziale di crescita industriale del Paese. Esistono tanti modelli che misurano il livello di maturità digitale con scale che iniziano a diventare degli standard industriali. Per esempio, la scala Acatech adottata da Var Industries va da 0 a 6: lo zero rappresenta l’assenza totale di digitalizzazione, il 6 i sistemi completamente autonomi nell’autoregolarsi sulla base dei dati rilevati. Ebbene, secondo le analisi del Mise, le pmi italiane sono a un livello compreso tra il 2 e il 3. Il problema è che un modello Industria 4.0 deve avere un valore di maturità digitale superiore 3. Al di sotto esiste solo automazione. Ecco, quindi, l’importanza di favorire l’innovazione delle pmi con obiettivi di digitalizzazione che portino queste imprese in un range compreso tra il 3 e il 6.

Per quanto riguarda le pmi industriali nel 2021 la prima priorità è quella di investire sulle tecnologie digitali per tutelare la salute dei dipendenti sul luogo di lavoro (34% del campione), seguita dalla gestione digitale della mole documentale (30% delle pmi manifatturiere). Meno di un quarto del campione ha investito in tecnologie per digitalizzare e monitorare il processo produttivo

Accendere il digitale dove ancora non esiste

«Per superare questa situazione, in particolare per le pmi, serve passare da un approccio di tipo tattico a uno strategico – dice Marchetti – Si sono sfruttati gli incentivi disponibili per fare un cambiamento dei macchinari, ma l’interconnessione è ancora un deficit che accomuna un numero grandissimo di imprese. Si sono portate in produzione macchine digital ready senza creare vera digitalizzazione. Occorre dare fuoco alle polveri. Accendere il digitale dove ancora non esiste. Se tutte le macchine presenti in azienda fossero interconnesse e le imprese fossero supportate da una visione e strategia d’impresa realmente 4.0 saremmo un paese più forte, in grado di competere con più efficacia su una dimensione di mercato globalizzata». Secondo Marchetti per essere interlocutori credibili delle pmi non serve parlare di tecnologia, anzi, è del tutto inutile. Occorre saper trasferire il valore e i vantaggi che la digitalizzazione può determinare. Solo una volta creata questa consapevolezza si può passare allo step successivo e focalizzarsi sul primo e più urgente progetto per poi ampliare la digitalizzazione a processi trasversali all’intera catena del valore della produzione.

L’importanza del digitale per la sopravvivenza del business emerge a ogni livello, a partire dal crescente interesse dimostrato da manager e titolari per la formazione strategica in questo ambito, con un +20% rispetto al 2019: il 67% investe tempo sull’aggiornamento professionale, pur in modo sporadico e non continuativo. Ancora elevata tuttavia la percentuale (40%) di imprese che non hanno alcun responsabile dedicato a tematiche ICT&digital. Fonte Osservatori Politecnico di Milano

Relazione consulenziale e approccio sistemico di trasformazione

Francesca Moriani, amministratore delegato di Var Group

Identificare le priorità di trasformazione, analizzare processi e dati disponibili, mettere a punto una roadmap, facendo in modo che per ciascun intervento siano collegati tutti gli incentivi che permettono di accelerare il ritorno dell’investimento. Quello che Var Industries propone alle aziende è un processo d’innovazione supportato da un percorso finanziario sostenibile. I progetti 4.0 possono dare più forza competitiva alle aziende se esistono dei precisi piani di sviluppo. È quindi necessario partire dallo stato di maturità digitale: identificare i punti di debolezza e di forza, quali le aree che presentano le maggiori criticità, quali le attività ancora svolte manualmente, verificare la presenza o assenza di interconnessione degli asset di fabbrica, la capacità di raccolta e di analisi di dati, l’esistenza di tecnologie e soluzioni a supporto di un’automazione dei processi decisionali. Solo una volta effettuata la diagnosi è possibile definire una roadmap di digitalizzazione, con priorità e tempi in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Infine, ma questo è l’ultimo step, serve fare uno screening delle tecnologie da utilizzare per ciascun singolo progetto. Quello che propone Var Group è un approccio d’insieme che permette inoltre di preservare il valore dell’investimento, poiché ciascun intervento è basato su un’unica visione architetturale e applicativa che può scalare in base alla roadmap che l’azienda ha stabilito.

 

Interconnessione di fabbrica per un’impresa resiliente

Se guardiamo bene a quanto successo in questi anni di turbolenza Covid, ci accorgiamo che il digitale, grazie alla gestione remota di macchine e impianti, è servito a creare resilienza e mantenere intatta la continuità operativa pur in presenza di condizioni proibitive causate dall’assenza forzata o intermittente del personale. «È una lezione che va tenuta bene in mente e che evidenzia come l’elemento centrale e fondante l’Industry 4.0 ovvero l’interconnessione sia la base per creare un vantaggio competitivo per superare imprevisti, minimizzare i downtime e immaginare nuove opportunità as a service, anche in un’ottica di sostenibilità», commenta Marchetti. «La mission di Var Group, come sottolinea il nostro ceo Francesca Moriani è accompagnare le aziende del Made in Italy lungo il percorso per la digitalizzazione dei processi attraverso un approccio consulenziale che vada oltre la singola tecnologia. In questo momento dobbiamo affiancare gli imprenditori, aiutandoli a cogliere la spinta all’innovazione, che non è mai stata così forte e alla portata di tutti, sfruttando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione». 

 

L’investimento in Linfa Digitale

Lorna Vatta, executive partner di Linfa Digitale

Importante nella strategia Var Industries, il contributo di Linfa Digitale, la startup fondata da Lorna Vatta, imprenditrice ed ex direttrice esecutiva del centro di competenza Artes 4.0. «Linfa Digitale permetterà di fornire alle pmi strumenti efficaci per valutare i corretti investimenti nella digitalizzazione, anche alla luce dell’inedita opportunità fornita dal Pnrr, afferma Francesca Moriani. Con Linfa Digitale aggiungiamo un tassello importante al mondo Var Group rinnovando il nostro impegno nel fornire alle imprese il supporto affinché le opportunità offerta dai fondi europei non vada sprecata». «Un’azienda che vuole cogliere i vantaggi competitivi dalle nuove tecnologie deve partire da un’analisi per funzione e processo della propria attività, e incrociare questa analisi di dettaglio con le opportunità tecnologiche oggi disponibili, spiega Vatta. È un lavoro che non si improvvisa e va fatto coinvolgendo nel team di lavoro esperti dell’azienda ed esperti delle tecnologie; entrambi devono avere una mentalità aperta e capacità di ascolto. Da questa analisi si riesce a produrre una roadmap ideale che definisce i passi sequenziali per una digitalizzazione estesa».

 

Intelligenza artificiale trasversale a tutte le soluzioni di Industrial IoT

Var Industries offre un approccio complessivo per gestire in modo strutturato la schedulazione esecutiva, i processi produttivi, le procedure di qualità, la manutenzione degli asset con possibilità di integrare modelli di AI per predire malfunzionamenti e incrementare le performance legate alla qualità di prodotto. Aiuta le aziende a rispondere alle nuove esigenze dettate dall’interconnessione dei sistemi, focus del paradigma 4.0, e dalla sua convergenza con il mondo IT/OT. Perché tutto questo si traduca in realtà serve predisporre architetture edge e una revisione complessiva dell’organizzazione e del modo di essere impresa. Un cambiamento strategico che permette di far evolvere l’azienda a un assetto a prova di futuro. «Abbiamo investito per creare una business unit che si occupa esclusivamente di intelligenza artificiale, racconta Marchetti. In tutta la nostra tecnologia esiste ormai una componente AI poiché questa è l’anima dell’industrial IoT: nell’area della manutenzione, per anticipare degradi o deviazioni di performance e interruzioni, aumentando la disponibilità degli impianti; nel predictive quality per analizzare quelle variabili di processo che possono generare scarti di produzione con algoritmi che gestiscono in automatico variazioni dinamiche in funzione di obiettivo di qualità per il prodotto specifico».

L’insieme di tecnologie abilitanti la trasformazione di Var Industries, che cresce a ritmi del 20% anno su anno, è rappresentato dalla suite applicativa Internet of Factory e fa leva su tutti i building block dell’Industrial IoT

Obiettivo saturazione dei processi produttivi

Grazie all’intelligenza artificiale e all’analisi delle variabili di processo si riesce a capire se vi sono delle situazioni che richiedono un intervento per ridurre gli scarti. I vantaggi sono reali, migliore utilizzo dei materiali e minore utilizzo di materie prime e risorse energetiche. L’obiettivo è la saturazione dell’utilizzo della linea: eliminare i downtime, i fermi macchina, ottimizzare i cambi formato. In definitiva, produrre di più grazie a un utilizzo intensivo delle risorse produttive. Non ultimo, semplificare il lavoro, poiché, come dice Marchetti, sempre e comunque saranno le persone a determinare il raggiungimento degli obiettivi. Centrale in questo senso è tutta la tecnologia che ridisegna il rapporto uomo-macchina e, quindi, tutto ciò che è associato all’utilizzo di nuove interfacce e nuove tecnologie di realtà aumentata allo shop-floor sia per attività di produzione che di manutenzione.

 

Modelli as a service

La sede Var Group a Empoli

Da una parte più efficienza dall’altra innesto di nuovi modelli di business as a service. Il tema centrale è legato alla servitizzazione, il processo per cui una azienda che produce e vende beni o prodotti li trasforma in una vendita di soli servizi. «È ormai essenziale essere capaci di suggerire un percorso per una differenziazione e diversificazione del modello di business, prospettando le opportunità che possono essere generate dal product as a service, dice Marchetti. Molte aziende hanno fatto proprie le tecnologie dell’Industria 4.0 per sviluppare modelli pay-per-usepay-per-performance e pay-per-quality, servendosi dell’AI come supporto al predictive maintenance ed al predictive quality. Confrontarsi con le pmi su questi temi è però complesso. Viene fatto spesso l’errore di parlare di tecnologia quando invece è utile misurarsi sugli obiettivi, su quali miglioramenti possano essere raggiunti in termini di efficacia ed efficienza. Parlare a un imprenditore di predictive maintenance e predictive quality non porta a nulla. Si deve essere capaci di contestualizzarle, declinarle in termini di obiettivi e vantaggi. Quali tecnologie utilizzare per garantire il raggiungimento dell’obiettivo è un problema nostro. Ed è solo la conseguenza finale di un processo di digitalizzazione che è nato da una domanda ben precisa legata a un aumento di produttività»

 

Comprimere i tempi operativi, velocizzando tutti i processi d’impresa

Partire da un’analisi dell’organizzazione produttiva per capire quali possono essere i miglioramenti ipotizzabili. Dare visibilità su modelli di servizi che nascono da una valorizzazione dei dati e dei conseguenti vantaggi in termini di fidelizzazione dei clienti e più ampia marginalità. Da parte di Var Industries è stato fatto uno sforzo per avere tutte le tecnologie abilitanti progetti Industry 4.0. Hardware e software per costruire l’infrastruttura edge abilitante la distribuzione delle informazioni che permettono poi la schedulazione e pianificazione sincronizzata della produzione, la manutenzione predittiva e il controllo qualità, la creazione di portali con configuratori di prodotto e l’evasione degli ordini in logica digitalizzata. Tutto questo serve a comprimere i tempi di operatività, velocizzando tutti i processi d’impresa. Con i configuratori di prodotto viene promessa una data di consegna in funzione di un’analisi della pianificazione che viene poi schedulata dall’Erp e gestita dal Mes che si interfaccia e verifica la disponibilità di materie e risorse operative per finalizzare la produzione. Non ultimo logistica e delivery. Insomma, Var Industries crea un tessuto digitale che interconnette le componenti coinvolte in tutte le fasi dei processi, dall’ordine alla progettazione, dalla produzione alla consegna.














Articolo precedenteIntel: un miliardo di dollari per potenziare l’ecosistema delle fabbriche di chip
Articolo successivoBusiness interruption e cyber security al top delle paure aziendali. Parla Strategica Group






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui