Ucimu: la domanda di macchine utensili crescerà del 15% nel 2021

Dopo il crollo nel 2019-2020, il mercato italiano raggiungerà il valore di 3.111 milioni di euro. Il trend positivo proseguirà sino al 2024. Il presidente Carboniero conclude oggi il suo mandato: la presidente per il prossimo biennio è Barbara Colombo

Massimo Carboniero, ceo di Omera e presidente Ucimu

Il mercato italiano delle macchine utensili è uno dei principali: l’Italia è il quarto produttore mondiale, e si posiziona quarta anche nella classifica degli esportatori. In occasione dell’assemblea dei soci Ucimu, il presidente Massimo Carboniero ha presentato le stime del Centro Studi & Cultura di Impresa che vedono per il 2020 un calo della produzione di macchine utensili del 34,6%, per arrivare a quota 3,850 milioni. L’export scenderà, del 27,2% a 2.450 milioni di euro. Il crollo del consumo interno (si prevede un calo del 43,3% a 2.250 milioni di euro), avrà un pesante impatto sulle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno il cui valore si fermerà a 1.400 milioni di euro: il 44,6% in meno rispetto al 2019.

Già nel 2021 si dovrebbe assistere a un’inversione del trend. Le previsioni di Oxford Economics indicano che la domanda globale di macchine utensili crescerà a 58,9 miliardi di euro (+15,1%), con un trend che rimarrà positivo anche gli anni successivi: +7,5% nel 2022 (63,3 miliardi), +4,9% nel 2023 (66,4 miliardi) e + 3,6% nel 2024 (68,8 miliardi). L’Europa vedrà un incremento del consumo del 20,6%, mentre per l’Italia il consumo di macchine utensili tornerà a crescere attestandosi a 3.111 milioni di euro, +38,2% rispetto al 2020.







«Per questa ragione occorre un piano ragionato di intervento a stimolo e sostegno degli investimenti in nuove tecnologie di produzione», spiega Carboniero. «Il processo di trasformazione digitale avviato da ormai un quinquennio non è certo concluso e, anzi, si è in parte arrestato in questi mesi di emergenza sanitaria. È invece importante che la trasformazione in atto continui e raggiunga anche quelle imprese che fino ad ora sono rimaste escluse. In questo senso il Recovery Fund varato ora dall’Europa è la migliore e più grande occasione per scegliere la via della crescita e dello sviluppo del nostro paese. Alle autorità di governo chiediamo di ragionare attentamente sull’utilizzo e l’allocazione delle risorse che spettano al nostro paese, affinché non solo siano indirizzate – come è richiesto – a provvedimenti per lo sviluppo ma affinché sia fatta una scelta oculata dando precedenza a quelli realmente attivatori della crescita del sistema economico del paese. è questo il caso dei provvedimenti per l’innovazione e la competitività. Occorre proseguire, ben oltre il 2020, con il Piano Transizione 4.0 che di fatto permette il credito di imposta sui macchinari acquisiti nell’anno in corso».

Secondo Carboniero, sarebbe utile trasformare in provvedimento strutturale il Piano Transizione 4.0 e, se non fosse possibile, far sì che l’operatività delle misure in esso contenute non sia inferiore ai tre anni, meglio ancora se allungata a 5 anni. Questo è, secondo il presidente di Ucimi, l’unico modo per rendere più omogenea la distribuzione del carico di lavoro delle imprese fornitrici di tecnologia 4.0.
Fondamentale anche investire in formazione, e a tal proposito Ucimi suggerisce di potenziare gli Its (ispirandosi alle esperienze di successo della Germania) e di rivedere il provvedimento sulla formazione 4.0 in modo che nel calcolo del credito di imposta sia compreso non solo il costo del personale impegnato nella formazione per le ore di aggiornamento svolte ma anche il costo dei formatori.

Questo è l’ultimo discorso di Massimo Carboniero in qualità di presidente: oggi si conclude il suo mandato. La presidente designata per il biennio 2020-2021 è Barbara Colombo














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