Top500+: Monza fra le città più manifatturiere e innovative della Lombardia. Fa meglio solo Milano

Monza è la seconda provincia in Lombardia per investimento delle imprese in R&S con oltre 750 milioni di euro. L'analisi di Assolombarda e PwC Italia

La provincia di Monza-Brianza si riconferma una delle province lombarde dove il manifatturiero si esprime al meglio, con il 75% delle imprese locali che prevedono un incremento di fatturato rispetto al 2021.

Monza emerge come seconda provincia in Lombardia per investimento delle imprese in R&S con oltre 750 milioni di euro, dopo Milano, concentrando così il 19% della spesa privata regionale (Milano il 53%) e supera la somma dei valori assoluti di Bergamo e Brescia che seguono in terza e in quarta posizione.







A fotografare la situazione l’edizione l’edizione 2022 di Top500+, il progetto di ricerca e di analisi economico-finanziaria delle 800 maggiori imprese per fatturato, realizzato dal Centro Studi di Assolombarda e promosso in collaborazione con PwC Italia e con il sostegno di Banco Bpm. Le 800 maggiori imprese che rientrano nella classifica Top hanno ricavi riferiti al 2021 che vanno da un minimo di 10,2 milioni a un massimo di 4,7 miliardi di euro, totalizzando un fatturato complessivo che raggiunge i 60,3 miliardi. La classifica è ricca di record: ben il 92% delle imprese sono in utile nel 2021, il ritorno sull’investimento mediano è pari al 12,4%. Più della metà del fatturato delle 800 imprese si concentra nei primi cinque centri ovvero Monza, Vimercate, Agrate Brianza, Cesano Maderno e Lissone.

Lo scenario

Nel 2021 le imprese manifatturiere del territorio hanno recuperato i livelli di attività prepandemici e hanno registrato un rimbalzo della produzione prossimo al +14% rispetto al 2020, quando era crollata del -8%. Grazie alla capacità di intercettare prontamente la buona dinamica del commercio mondiale nel 2021 l’export ha raggiunto un nuovo record, con 10,6 miliardi di euro di vendite estere, in crescita del +17,9% rispetto al 2020 e del +10,2% rispetto al 2019.

Nel 2022 il manifatturiero brianzolo ha visto un primo trimestre ancora in sostenuta progressione e un secondo in aumento seppur con una intensità inferiore rispetto ai periodi precedenti. I livelli produttivi sono così risultati maggiori di quelli pre pandemia del +13,1%. Nei primi sei mesi dell’anno le imprese monzesi hanno registrato anche un nuovo massimo di export pari a 6,4 miliardi di euro, con un incremento trainato soprattutto dai metalli (+23,5% l’export tendenziale nel secondo trimestre 2022), dalla chimica (+18,8%), dalla farmaceutica (+18,5%), dai mobili e altro manifatturiero (+13,6%). In flessione la meccanica (-5,2%) e l’automotive (-3,7%), unico comparto ancora in divario rispetto al 2019.

Negli ultimi mesi la crisi energetica più tangibile e la fiducia degli operatori in calo hanno indebolito la crescita globale. Un’incertezza che alimenta i rischi al ribasso anche per l’attività economica di Monza in queste ultime settimane del 2022 e nell’avvio del 2023.

Il Pil dell’economia monzese, grazie ai rimbalzi del valore aggiunto del +7,3% nel 2021 e del +2,5%, nel 2022 recupererà il pesante -8,6% segnato nel 2020 durante la recessione pandemica. Se guardiamo a quello della Lombardia, l’orizzonte del recupero coincide, ma l’intensità è minore: il Pil provinciale, alla fine di quest’anno, si attesterà a +0,6% rispetto al 2019, quello regionale a +1,8%. Il manufatturiero brianzolo ha recuperato i livelli pre covid già nel 2021 e nel 2022 si è ulteriormente rafforzato: valore aggiunto a +1,3% in provincia quest’anno rispetto al 2019, rispetto al -0,2% in regione. I Servizi e il Commercio a fine 2022, invece, registrano ancora un gap: valore aggiunto a -1,6% in provincia rispetto a +1,0% in regione. Nel 2022 anche l’occupazione di Monza e Brianza ci si attende torni sopra i livelli del 2019, con +4 mila unità.

A Monza e in Brianza si è tornati a livelli di occupazione pre-Covide

 

Prospettive e rischi

Le evidenze macroeconomiche per l’anno in corso e per il prossimo risultano coerenti con le indicazioni raccolte anche del sondaggio del Centro Studi di Assolombarda condotta ad ottobre su un campione di 121 imprese di Monza e Brianza dell’industria e dei servizi. Il 2022 è un anno di crescita per il 75% delle imprese che prevede di chiudere l’anno con un aumento del fatturato rispetto al 2021 (era il 66% nella survey dell’inverno scorso) e, di queste, oltre un quarto prospetta un incremento annuo superiore al +20%. Il 15% delle aziende, invece, chiuderà il 2022 in linea con l’anno precedente e il 10% in diminuzione (il 7% nella passata survey). Sui margini, il 39% delle imprese brianzole si attende quest’anno un Ebit in crescita, il 34% stabile nonostante l’aumento dei costi degli input produttivi e il 28% in erosione.

Ma quali sono le criticità che le imprese hanno riscontrato nei primi nove mesi della loro attività? L’approvvigionamento e il costo dei materiali e della componentistica oltre ai prezzi dell’energia rappresentano per quasi il 90% delle imprese fattori di ‘medio-alto’ rischio. Circa l’80% degli intervistati indica anche il reperimento delle figure professionali ricercate.

Per il 2023 la quota di imprese di Monza e Brianza che prevede un incremento del fatturato scende al 47%, il 33% indica stabilità, suggerendo cautela e incertezza rispetto all’evoluzione del contesto locale e internazionale, il 20% invece prevede un fatturato in diminuzione.

Per il 90% circa delle imprese, le materie prime e l’energia restano i rischi più significativi. Rispetto al 2022, però, si intensifica la percezione del rischio per i prezzi energetici che per il 77% delle imprese è ‘alto’ nel 2023 rispetto al 61% nel 2022. Si allentano, invece, i rischi dovuti alle strozzature degli input produttivi: nel 2023 rischio ‘alto’ per il 53% delle imprese, il 61% nel 2022.

Cresce, inoltre, il timore per una domanda insufficiente, in coerenza con le stime di crescita globale ridimensionate. Per il 73% delle imprese è un rischio ‘medio-alto’, così come quello per i vincoli finanziari, indicato dal 56% delle aziende.

Innovazione made in Brianza

Monza emerge come seconda provincia in Lombardia per investimento delle imprese in R&S con oltre 750 milioni di euro, dopo Milano, concentrando così il 19% della spesa privata regionale (Milano il 53%) e supera la somma dei valori assoluti di Bergamo e Brescia che seguono in terza e in quarta posizione.

Osservando gli ambiti tecnologici di innovazione delle imprese monzesi, nelle prime 15 classi tecnologiche ben 7 sono legate all’ingegneria elettronica e al digitale, 3 alla chimica, 3 agli strumenti di misurazione e di controllo, 1 ai macchinari e 1 ai beni di consumo

Inoltre, Monza si posiziona seconda in regione, dopo Milano, per valore assoluto dei finanziamenti Horizon 2020 vinti, con 77 milioni di euro (il 7% del totale lombardo): il 97% dei beneficiari sono imprese (contro una media lombarda del 45%, dove al settore privato si accompagna il ruolo altrettanto rilevante delle università), il 2% enti non profit privati e il restante 1% centri di ricerca e istituti pubblici. Tra le imprese beneficiarie del territorio emergono importanti società medio-grandi dell’elettronica, dei semiconduttori e delle macchine utensili.

L’importante investimento in ricerca e innovazione del territorio va, tuttavia, contestualizzato all’interno di un contesto lombardo e italiano deficitario rispetto alle principali regioni e città europee. Per dare un ordine di grandezza: i brevetti europei depositati dalla Lombardia tra il 2015 e il 2020 sono appena 1/5 quelli della Baviera e Monza incide sulla Lombardia per il 7%.

Tra le 800 imprese TOP 500+, sono 119 le imprese che hanno almeno 1 brevetto attivo a livello nazionale o internazionale, il 60% sono medie aziende (10-50 milioni di euro di fatturato annuo) e il 40% grandi aziende (oltre i 50 milioni di euro di fatturato). La concentrazione maggiore è a Monza Est dove sono attive 50 aziende innovative (con Agrate e Vimercate in particolare), segue Monza Ovest con 35 realtà; la città di Monza conta 17 aziende con attività brevettuale e altrettante sono a Monza Nord.

È il manifatturiero, il comparto con il numero più alto di imprese innovative: tra le 105 realtà industriali con almeno un brevetto, quasi la metà sono attive nei comparti dei macchinari (22), dei prodotti in metallo (15) e del legno-arredo (12), settori che rappresentano importanti vocazioni produttive della provincia monzese.

Osservando gli ambiti tecnologici di innovazione delle imprese monzesi, nelle prime 15 classi tecnologiche ben 7 sono legate all’ingegneria elettronica e al digitale (semiconduttori, computer technology, macchinari elettrici, apparecchi ed energia, processi base di comunicazione, tecnologie audio-visive, telecomunicazioni e comunicazioni digitali), 3 alla chimica (tecnologie micro-strutturali e nano-tecnologie, farmaceutica e ingegneria chimica), 3 agli strumenti di misurazione e di controllo, 1 ai macchinari e 1 ai beni di consumo. Si tratta nella maggior parte dei casi delle traiettorie tecnologiche maggiormente in crescita a livello europeo negli ultimi anni.

«Le imprese della Brianza negli ultimi anni sono state in grado di creare occupazione e, crescendo, sono state capaci di produrre valore economico e sociale», sottolinea Francesco Ferrara, partner di PwC Italia ed Esg Leader. «Il forte legame con il territorio passa anche attraverso la gestione più consapevole delle tematiche legate all’innovazione ma anche alla sostenibilità e ai fattori Eag, oramai strutturate e articolate secondo le migliori prassi, anche se c’è ancora molto da fare. È fondamentale non sottovalutare l’importanza di questi aspetti, che alla luce delle nuove politiche nazionali e Ue diventeranno sempre più rilevanti e dovranno essere integrati nell’innovazione di prodotto e processo ma anche nella gestione dei progetti che andranno misurati secondo indicatori specifici, e comunicati in modo completo, comparabile e trasparente».

«Banco Bpm è orgogliosa di essere al fianco di TOP 500 anche quest’anno. È per noi una manifestazione prestigiosa che premia le migliori aziende del territorio, un importante momento di dialogo e di confronto con il tessuto economico locale», dichiara Luca Manzoni, responsabile corporate di Banco Bpm. «Nonostante il momento complesso, siamo fiduciosi: nei primi nove mesi dell’anno, infatti, i nostri finanziamenti alle imprese corporate dell’area di Monza e Brianza sono cresciuti del 15%. Questo rimane uno dei territori più dinamici d’Italia, dove abbiamo una quota di mercato del 12,13%, dato che conferma la nostra leadership, frutto sia di un rapporto privilegiato con la clientela sia della capacità delle nostre strutture di venire incontro alle sue necessità. A Monza abbiamo diverse strutture dedicate allo sviluppo del business: le filiali, un centro corporate e, da quest’anno, 4 nuovi centri imprese, con circa 50 professionisti dedicati esclusivamente alla gestione delle aziende corporate e delle PMI di questo importante territorio. Oltre ai fondamentali servizi tradizionali di commercial banking, Banco Bpm offre anche quelli più sofisticati di investment banking, di supporto all’internazionalizzazione, di finanza strutturata per la crescita e lo sviluppo delle nostre aziende ed eccellenze».

«I dati del Centro Studi di Assolombarda evidenziano la dinamicità e la solidità delle nostre imprese che hanno tenuto nonostante il rallentamento dovuto all’instabilità del contesto internazionale e all’accelerazione dell’inflazione», dichiara Giovanni Caimi, presidente della sede di Monza e Brianza di Assolombarda. «Il tessuto produttivo del territorio non ha mai smesso di Investire in innovazione attraverso la ricerca e lo sviluppo di processi sempre più tecnologici. Un’evoluzione che permette alle nostre imprese di competere sui mercati internazionali ma che spesso non è supportata da competenze adeguate. Alle nostre aziende servono professionalità specializzate che difficilmente riescono a reperire nel mercato del lavoro. Un divario tra domanda e offerta che può essere colmato da un’accelerazione verso percorsi formativi più legati ai nuovi trend produttivi, progettati in sinergia con le imprese e che sappiano intercettare i cambiamenti conseguenti alla transizione digitale in corso».














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