In-orbit services, quantum technology e… le sfide di Telespazio, big della new space economy

di Laura Magna ♦︎ La jv tra Leonardo e Thales punta su servizi in orbita, trasporto unmanned ed espolorazione spaziale. Le previsioni di crescita nel prossimo triennio? 7-9%. Il digital twin della terra e l’economia lunare. Ne parliamo con l’ad Luigi Pasquali

Fucino Space Centre, Elettra

Un digital twin della Terra per simulare l’evoluzione dell’atmosfera, degli oceani, il ghiaccio e la terra con una precisione finora inimmaginabile. È uno dei molti progetti avveniristici a cui partecipa Telespazio, società che stima di crescere – rispetto ai 540 milioni di euro di fatturato del 2020, con un tasso tra il 7 e il 9% nel prossimo triennio. La previsione arriva a Industria Italiana direttamente da Luigi Pasquali, coordinatore delle attività spaziali del gruppo Leonardo e amministratore delegato dell’azienda romana. E arriva all’indomani del lancio del secondo satellite della costellazione Cosmo-SkyMed di Seconda Generazione (Csg), costruito da Thales Alenia Space (eccellenza franco-italiana del settore) e gestito in orbita proprio da Telespazio.

Una novità che porta a un livello superiore l’osservazione della terra, una delle attività core dell’azienda che spazia «dalla progettazione e sviluppo di sistemi spaziali, alla gestione dei servizi di lancio e controllo in orbita dei satelliti; alle comunicazioni integrate, navigazione e localizzazione satellitare, fino ai programmi scientifici come quello dell’earth digital twin. L’obiettivo è unico: avvicinare lo Spazio alle Terra a vantaggio di cittadini, istituzioni e aziende», dice Pasquali che ci ha concesso una lunga intervista in cui ci ha raccontato sia le prospettive dell’azienda che guida, sia quelle dell’Italia nell’arena internazionale della new space economy. Prospettive interessanti perché il Paese ha una strategia settoriale coordinata da una cabina di regia a cui partecipano ben 12 ministeri e si appresta a raccogliere i quasi 2,3 miliardi di euro che il Pnrr dedica al comparto.







Prima di ascoltare le sue parole, ricordiamo brevemente che Telespazio è una joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%), ed è tra i principali operatori al mondo nel campo delle soluzioni e dei servizi satellitari e può contare su 3000 dipendenti in nove Paesi attraverso 13 società controllate e joint venture. Un’azienda europea con una testa e radici italiane e una visione da sempre pionieristica: nata il 18 ottobre 1961, a quattro anni dal lancio dello Sputnik e a tre dalla fondazione della Nasa, per iniziativa di Italcable e Stet, fu subito protagonista dei test delle prime trasmissioni telefoniche e televisive via satellite tra le due sponde dell’Atlantico. Con una antenna parabolica collocata nella piana del Fucino, in Abruzzo, dove ancora oggi ha sede il centro spaziale più importante del mondo per applicazioni civili e fiore all’occhiello del gruppo.

 

D. Partiamo dai numeri: ingegner Pasquali, avete target di crescita ambiziosi. Su cosa si basano?

Luigi Pasquali, coordinatore delle attività spaziali del gruppo Leonardo e amministratore delegato dell’azienda romana

R. Sono target ambiziosi, ma sono realizzabili in quanto correlati al percorso di crescita del nostro mercato di sbocco. La domanda è in crescita tra il 7 e il 9% annuo nei prossimi anni e noi vogliamo agganciare questa domanda. Nel 2021 siamo  cresciuti in linea con il tasso di mercato. Certamente dobbiamo adeguare l’offerta a quella domanda che corre. Lo facciamo con l’innovazione continua: investiamo in R&S una quantità di risorse proprie significative, ma passiamo anche per tutta una serie di programmi nell’ambito dell’Esa, della Commissione e dell’Asi. E lo facciamo grazie a un modello di reale open innovation: abbiamo pezzi di filiera in condivisione con università, centri di ricerca e piccole e medie imprese. E un contest, il T-Tec aperto alle nuove idee che arrivano da università e centri di ricerca di tutto il mondo: le buone idee che vengono premiate diventano progetti applicativi a cui collaboriamo.

 

D. Ci racconta qual è il modello di business di Telespazio?

R. Non siamo manifatturieri, ma progettiamo ingegneria di sistema e siamo integratori e fornitori di servizi. Più in dettaglio, abbiamo due anime. Una è quella di system engineering che consente di costruire segmenti di terra che sono il cuore di ogni sistema satellitare: centri di controllo, antenne, apparecchiature Rf e così via. Nel centro del Fucino abbiamo 40 ettari con 170 antenne fino a 32 metri di diametro che servono a governare l’utilizzo di sistemi spaziali. Noi progettiamo i segmenti di terra per noi e per i clienti e poi con una logica di servizio vendiamo servizi di operation e di mantenimento in condizioni di servizi operativo delle macchine. L’altra anima è quella del service provider: ci occupiamo di mettere sul mercato servizi e applicazioni che si poggiano sui sistemi spaziali. Quindi reti di comunicazione che usano i satelliti, servizi di geoinformazione e poi servizi nuovi che includono la sostenibilità dello spazio vicino. Per esempio di servizi di collision avoidance, che consentono di governare le macchine in volo per evitare collisioni. Il modello di business passa dalle capacità ingegneristiche-tecnologiche e dai centri spaziali da dove operiamo sui sistemi spaziali per garantirne l’efficienza. Oltre al centro del Fucino ne abbiamo in Italia altri tre, uno a Matera affianco a quello dell’Asi e condividiamo la parte di ricezione dei dati di osservazione delle Terra e gestione di queste applicazioni; uno a Lario sul lago di Como focalizzato su telecomunicazioni e uno vicino a Palermo che ha una posizione favorevole per alcuni tipologie di satelliti e piani orbitali che è dedicato alla gestione di gateway di sistemi per le telecomunicazioni satellitari.

 

D. Ma nonostante la forte presenza italiana siete e vi definite un’azienda europea…

Fujian, Cina. La geoinformation è un settore che cresce molto perché sta dimostrando di essere molto valido

R. Siamo senza dubbio un player europeo. Sicuramente abbiamo una radice e una testa italiana però siamo un operatore europeo. Questo non è solo un elemento formale ma lo è sostanziale, siamo riusciti a dare un grande contributo a Galileo e Copernicus, che sono programmi della Commissione europea. E poi siamo presenti in Francia con Telespazio France; in Belgio con Telespazio Belgium; in Germania con Telespazio Germany, Gaf e Spaceopal (joint venture paritetica con l’Agenzia Spaziale Tedesca DLR), nel Regno Unito con Telespazio UK; in Spagna con Telespazio Ibérica e in Romania con Rartel. La presenza in Sud America è consolidata con Telespazio Brasil e Telespazio Argentina. Anche negli altri paesi abbiamo lo stesso modello di business italiano: in alcuni casi i centri spaziali sono nostri ma più spesso operiamo nei centri dei clienti, in Germania, in Francia e in Romania per esempio. La rete internazionale di centri spaziali e teleporti e la partecipazione a programmi spaziali internazionali già citati ci rendono un’azienda sistemica del Continente, molto più che un gruppo italiano.

 

D. Nel prossimo futuro, come ha detto, state sviluppando nuovi servizi e progetti per adeguare l’offerta alla domanda: in che modo? Quali sono le richieste che arrivano dal mercato?

La nuova sala di controllo Leop (Launch and Early Orbit Phase) del Centro Spaziale del Fucino in Abruzzo

R. Le idee su cui stiamo lavorando sono gli in-orbit services e la quantum technology, ma anche l’esplorazione spaziale, che è associata ad assetti che vengono mandati nello spazio vicino e profondo. Con Telespazio tutto questo diventa ambito importante per lo sviluppo dell’economia lunare. Sulla Luna si sta pianificando di tornare con obiettivi operativi e quindi se la Luna diventa un ambiente operativo sarà necessario dotarlo di caratteristiche simili alla Terra garantendo connettività e posizionamento. Saranno costruite infrastrutture ad uso sia scientifico che commerciale per poi partire alla volta di Marte. Sulla Luna potrebbero, inoltre, essere estratte terre rare e sviluppati impianti energetici utili allo sviluppo tecnologico sulla Terra. Una presenza di lungo periodo sulla Luna significherà comunicare con il nostro Pianeta, muoversi (e quindi disporre di un sistema di navigazione), osservare dall’alto e quindi supportare le operazioni umane e robotiche. Saranno necessarie acqua ed energia da trovare in loco grazie all’osservazione della superficie, replicando ciò che già facciamo sulla Terra. Telespazio ha anche questa direzione: lavoriamo con Esa, a capo di un consorzio di aziende europee, al programma Moonlight per sviluppare architetture e erogare servizi di questo tipo sulla luna a partire da metà del decennio, sono fasi di studio ma si corre veloce.

 

D. Dalle sue dichiarazioni, appare evidente che l’idea di una vita interplanetaria alla Elon Musk è plausibile? Mi pare che la stia sposando anche se declinata in un contesto più vicino e concreto…

R. Elon Musk ha disponibilità di risorse e modalità aggressive, che sono utili in quanto alzano l‘asticella delle sfide tecnologiche e spingono tutti a fare di più. Noi lavoriamo su criteri strutturati e basati su business plan con componenti di rischio di cui le imprese si devono far carico, con stime di sostenibilità e ritorno degli investimenti adeguati. Per cui anche in  contesti  differenti  rispetto a quello in cui si muove Musk, lo sviluppo di traiettorie che  porteranno l’uomo ad abitare ambienti extraterrestri contiene delle concretezze. Ci sono piani, obiettivi, governi impegnati – tra cui l’Italia – per realizzare infrastrutture per andare sulla Luna. Noi siamo in questi progetti un service provider concentrato su tre grandi segmenti di servizi: la gestione dei sistemi in orbita con il centro spaziale del Fucino, il più importante in Europa; le telecomunicazioni satellitari e la geoinformation.

 

D. Lo scorso primo febbraio c’è stato il lancio in orbita del secondo satellite di Cosmo-SkyMed seconda generazione (tra l’altro, c’entra ancora Musk, visto che il lancio è avvenuto dalla Cape Canaveral Air Force Station, in Florida, con un vettore Falcon 9 di SpaceX). Una tecnologia che è destinata a cambiare il mondo della geoinformation. Ci spiega perché?

Il primo satellite COSMO-SkyMed di seconda generazione ha acquisito un’immagine dell’Oasi di Liwa negli Emirati (UAE) grazie al suo occhio radar (SAR, Synthetic aperture radar). L’Oasi si trova al confine settentrionale di Rub ‘al Khali, una vasta area desertica nel cuore della penisola arabica, una delle zone più inospitali del pianeta. Le piccole fattorie di Liwa, grazie all’agricoltura sostenibile basata sull’irrigazione a goccia e sulle serre, rappresentano una protezione dall’avanzare delle dune di sabbia di Rub ‘al Khali e un vero e proprio muro contro la desertificazione

R. La geoinformation è un settore che cresce molto perché sta dimostrando di essere molto valido. La nuova costellazione Cosmo-SkyMed (Constellation of Satellites for the Mediterranean basin Observation) di seconda generazione è finanziata dall’Agenzia Spaziale Italiana, con fondi assegnati dal Ministero dell’Università e della Ricerca, e dal Ministero della Difesa. Questo garantisce la continuità operativa di servizi di osservazione Sar (Synthetic-Aperture Radar) attualmente forniti dai quattro satelliti Cosmo-SkyMed (Csk) di prima generazione, lanciati in orbita tra il 2007 e il 2010. Ma Csg andrà progressivamente a sostituire quel sistema satellitare di prima generazione, incrementandone le prestazioni – in termini di precisione, qualità dell’immagine e servizi flessibili per l’utente – ed estendendo significativamente il campo delle applicazioni offerte.

 

D. Ovvero, in che modo dal punto di vista pratico?

R. Nel corso degli anni i dati restituiti dal sistema Cosmo-SkyMed hanno fornito informazioni fondamentali nel monitoraggio dell’ambiente e del territorio, nella sicurezza o nella gestione delle emergenze. In qualità di missione partecipante al programma europeo Copernicus, ad esempio, Cosmo-SkyMed è stato utilizzato per monitorare la recente eruzione vulcanica sull’isola di La Palma, nell’arcipelago delle Canarie, contribuendo con dati e mappe al controllo dei movimenti della lava. Il lavoro effettuato sull’isola ha mostrato una delle caratteristiche più innovative dei satelliti di seconda generazione, ovvero la capacità di acquisire dati con due – in alcune modalità quattro – polarizzazioni diverse, con importanti benefici in termini di rapidità nella risposta, dal momento che in passato lo stesso risultato si otteneva con molteplici passaggi del satellite. Le applicazioni sono diverse, nella conservazione dell’ambiente, con la prevenzione del dissesto idrogeologico e dell’erosione delle coste; nella difesa, nell’acquisizione di dati sul traffico e così via.

 

D. Tra i nuovi sviluppi del business di Telespazio, ha citato i servizi in orbita. Ci spiega di cosa si tratta?

Antenna Centro Spaziale Fucino

R. La nostra ambizione di abitare altri corpi celesti rende indispensabile poter lanciare in orbita assetti senza il rischio che questi vengano colpiti da detriti spaziali. Lo Space Traffic Management, unitamente ai servizi di Space Weather, e alla messa a punto di servizi accurati di Space Surveillance and Tracking è di fondamentale importanza. In questo ambito, l’Italia è in grado di sviluppare nei prossimi anni una filiera nazionale di prodotti e servizi legati a soluzioni di detezione ottica ad alta risoluzione applicate a sensori ed apparati sia terrestri che satellitari, da affiancare e complementare a quella radar già esistente e matura. In questo contesto Telespazio giocherà un ruolo da protagonista.

 

D. Anche il settore del controllo dei droni vede il coinvolgimento di Telespazio, Ce ne parla?  

R. Il settore del trasporto unmanned (sostanzialmente i droni, veicoli a guida autonoma, ndr) è un’altra delle principali sfide di Telespazio. Il mercato richiede servizi sempre più sicuri e performanti, in condizioni altamente complesse come per esempio missioni di droni in Bvlos, ovvero quando il drone vola oltre la linea di vista del pilota. Quanto alle possibili applicazioni, a maggio 2021 si è conclusa la seconda fase di sperimentazione del trasporto di materiale biomedico via drone, in partnership con Leonardo e con l’Ospedale Bambino Gesù.

 

D. È chiaro che le prospettive dell’aerospazio siano molto promettenti. E si aprono diverse opportunità per l’industria italiana anche grazie al grande investimento che ci sarà con il Pnrr. Ma non solo: dal 2018 in Italia è operativo il Comitato interministeriale per lo spazio, un segno che il settore è considerato strategico.

Panoramica drone. Il settore del trasporto unmanned è un’altra delle principali sfide di Telespazio. Il mercato richiede servizi sempre più sicuri e performanti, in condizioni altamente complesse come per esempio missioni di droni in Bvlosovvero quando il drone vola oltre la linea di vista del pilota. Quanto alle possibili applicazioni, a maggio 2021 si è conclusa la seconda fase di sperimentazione del trasporto di materiale biomedico via drone, in partnership con Leonardo e con l’Ospedale Bambino Gesù

R. Nel settore spazio in Italia c’è, come appare evidente, un impegno e un interesse dal punto di vista politico e del posizionamento del Paese in relazione all’industria e all’impiego di questi sistemi per una serie di obiettivi ed esigenze che riguardano non sono le istituzioni ma imprese e cittadini. Questo interesse si è riverberato nel Pnrr che è straordinario, ma anche in qualcosa di più ordinario. Lo spazio sta trovando un ruolo importante in tanti ambiti e questo in particolare grazie alla nuova governance che cita e di cui il Paese si è dotato nel 2018: lo spazio è incardinato direttamente nella figura del Presidente del Consiglio (oggi con delega al ministro Colao). Nel Comitato interministeriale siedono 12 ministeri diversi che hanno potenziali interessi nelle soluzioni offerte dalle tecnologie nei programmi spaziali. Quindi una vera e propria cabina di regia politica e di indirizzo che ha il pregio di essere complessiva e coerente. Questo è lo scenario di sfondo su cui si inserisce il Pnrr: le tecnologie spaziali sono concentrate in specifici programmi che prevedono un impegno di investimento per circa 2,3 miliardi. Le nostre imprese sono ognuna per la propria parte già attive. Siamo in una fase di costruzione di una serie di obiettivi che stanno passando nelle fasi di esecuzione che partono dalla definizione dei requisiti per avviare i processi di procurement.

 

D. Il fatto che lo spazio interessi agricoltura, beni culturali, ambiente è una rivoluzione. Come può contribuire la tecnologia satellitare a tutti questi temi? E quale contributo può dare Telespazio e in quale settore?

Fucino Space Centre. Le idee su cui sta lavorando Telespazio sono gli in-orbit services e la quantum technology, ma anche l’esplorazione spaziale, che è associata ad assetti che vengono mandati nello spazio vicino e profondo

R. Utilizzando innovazioni come intelligenza artificiale e machine learning per l’elaborazione dei big data satellitari, Telespazio è in prima linea nello sviluppo di applicazioni spaziali in grado di migliorare la vita delle persone sul nostro pianeta e contribuire a vincere le grandi sfide del nostro tempo, come quella contro gli effetti del climate change. I satelliti sono già cruciali per la gestione delle emergenze e il monitoraggio ambientale. Il prossimo decisivo passo sarà anticipare i problemi e offrire una soluzione ancor prima che i danni siano visibili. L’emblema di questa corsa ad anticipare il futuro è il Digital Twin Earth a cui sta lavorando l’Unione Europea. Una replica digitale del Pianeta alimentata continuamente proprio con i dati di Osservazione della Terra, combinati con misurazioni in situ e intelligenza artificiale. Il modello simulerà l’evoluzione dell’atmosfera, degli oceani, il ghiaccio e la terra con una precisione finora inimmaginabile. Tenterà inoltre di catturare il comportamento umano, permettendo ai leader mondiali di prevedere gli impatti degli eventi meteorologici e dei cambiamenti climatici sulla società e di valutare gli effetti delle diverse politiche climatiche. Attraverso le sue controllate, Telespazio UK ed e-Geos (partecipata con l’Asi), Telespazio è già stata coinvolta in alcuni progetti pilota (Digital Twin Earth Precursor), come il prototipo denominato Climate Impact Explorer.

 

D. E infine, dallo spazio si combatte contro il digital divide…

R. Il satellite rappresenta la tecnologia d’elezione quando, da un lato, è necessario attivare servizi a banda larga in tempi molto brevi, e dall’altro quando la densità di popolazione o le criticità geografiche del territorio non giustificano gli investimenti necessari alla copertura con tecnologie alternative. Telespazio fornisce questo tipo di servizio e a gennaio 2021 abbiamo siglato con Open Fiber un contratto per portare, grazie all’utilizzo della tecnologia spaziale, la connettività a banda larga anche nei luoghi più remoti e isolati del territorio italiano. Analogamente Telespazio Argentina si è aggiudicata un contratto nell’ambito del programma nazionale di telecomunicazioni Pronatel del Perù per portare connessioni internet satellitari a strutture mediche e scuole ad alta priorità nella regione amazzonica del Paese.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 4 febbraio 2022)














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