Stellantis: stop fino al 10 maggio allo stabilimento di Melfi. Ma in Francia si assume. E…

di Alice Ampola e Chiara Volontè ♦︎ In cassa integrazione i 7.200 dipendenti del plant. Ma oltralpe il Gruppo è pronto a 500 nuove assunzioni

Stabilimento Mirafiori Stellantis

Luci spente fino al 10 maggio sullo stabilimento Stellantis di Melfi: il plant, che fornisce la metà dell’intera produzione di autovetture del Paese, chiude i battenti per ben otto giorni e mette in cassa integrazione i 7.200 dipendenti. Ferme tutte le operazioni, compresa la produzione dei modelli Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass.

Uno stop, questo, che conferma che la strada della casa automobilistica guidata da Carlos Tavares e presieduta da John Elkann è tutta in salita e la rimodulazione delle linee di produzione sempre più probabile. Va decisamente meglio, invece, sul fronte francese, dove il Gruppo è pronto ad assumere 500 nuove forze.







«Stellantis ha annunciato una nuova chiusura totale di tutto lo stabilimento dal 3 al 10 maggio compreso – denuncia il segretario regionale della Uilm lucana, Marco Lomio – Tale ulteriore periodo di sospensione delle attività è legato alle conseguenze di mercato derivate dall’emergenza Covid-19 e dalla mancanza di componenti essenziali alla produzione – semiconduttori».

 

L’incontro con i sindacati il 5 maggio e la Cig ripetuta

Fca Mirafiori, ora Stellantis. Linea robotizzata per la produzione della 500 elettrica

Giovedì 5 maggio i sindacati sono stati convocati dall’azienda e non stupirebbe che più che parlare di una soluzione al problema, la casa automobilistica nata dalla fusione di Psa e Fca possa annunciare nuovi fermi produttivi nella fabbrica lucana. «Questi continui stop legati ai problemi di fornitura – choisa Lomio – ad oggi non vedono una soluzione e impattano in modo forte sul salario dei lavoratori». D’altronde, in questo 2021 la produzione nel plant è stata interrotta ripetutamente: una chiusura totale è avvenuta nei giorni dal 2 al 12 aprile, e anche in quel caso era stata prevista la cassa integrazione per tutti gli oltre 7.000 lavoratori. E da inizio gennaio, nelle settimane non di stop completo, quotidianamente oltre mille lavoratori sono in cassa integrazione.

Al momento, per lo stabilimento lucano, secondo quanto emerso in occasione dell’ultimo incontro con i sindacati per discutere del futuro dell’area Enlarged Europe, non sono in programma nuovi modelli dopo l’avvio della produzione della Jeep Compass. Sono attese, invece, le nuove motorizzazioni ibride Mhev che andranno sia sulla 500x che sulla versione Cabrio della 500x. Stellantis, sempre in occasione di quell’incontro, ha anche (almeno formalmente) confermato gli impegni finanziari in tutti gli stabilimenti italiani. Melfi compresa.

 

Il problema dei chip

Il problema dei chip, motivo per cui Stellantis ha annunciato la chiusura dello stabilimento lucano, è innegabile. Come si legge sul New York Times, la carenza di semiconduttori – i piccoli chip utilizzati per calibrare l’iniezione di carburante delle auto, far funzionare i sistemi di infotainment o fornire la tecnologia per il controllo della velocità – ha mandato in crisi il settore automobilistico. Un plant della General Motors a Kansas City ha abbassato le saracinesche a febbraio di quest’anno, proprio per mancanza di chip, e non è stato ancora riaperto. MercedesBenz sta chiudendo le fabbriche che producono berline di Classe C, mentre Porsche ha annunciato ritardi di consegna per i clienti americani che superano anche i 3 mesi. Ha chiuso i battenti, per alcuni giorni, anche lo stabilimento Stellantis di Janais, in Francia.

Lo stabilimento di Melfi, dunque, è solo un impianto che sta vivendo le stesse difficoltà di altri? Per i sindacati i numerosi fermi non sono dovuti alla sola mancanza di microchip: infatti, già dalle scorse settimane e fin dai primi giorni post fusione PsaFca, si è temuto per una ristrutturazione delle linee di produzione negli stabilimenti dello stivale. E proprio a Melfi, a fine 2020, si ipotizzava il via al terzo turno dai primi mesi del nuovo anno, ma tutto è ancora in stand-by. Che i numerosi stop siano il “preludio a interventi di tipo strutturale, nell’organizzazione dello stabilimento e nel sistema di forniture dell’indotto”?, si chiedono i sindacati.

 

La rimodulazione delle linee di produzione

E i timori non paiono essere infondati. Il Sole 24 Ore ha svelato che il Gruppo italo-francese è al lavoro per valutare la riduzione da due a una sola linea di produzione nel polo di Melfi. La cosa «ci preoccupa perché determinerebbe un ridimensionamento strutturale della capacità produttiva dello stabilimento con il rischio di un impatto sull’occupazione. Non si può assumere in modo definitivo la riduzione dei volumi rispetto a quelli ipotizzati per i tre modelli, a dicembre infatti avevamo concluso un accordo per il terzo turno, in particolare per la salita produttiva delle motorizzazioni ibride della gamma, che ci avrebbe permesso di recuperare i 1.500 prima impiegati sulla linea della Punto», ha evidenziato nei giorni scorsi Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl.

Se i volumi di produzione dovessero calare, infatti, non si potrebbe garantire la piena occupazione. Secondo la rilevazione FimCisl, lo scorso anno sono uscite dallo stabilimento di Melfi 229.848 autovetture, la metà delle 460.000 auto prodotte in un anno in Italia: una riduzione delle linee comporterebbe una diminuzione della produzione e quindi dell’occupazione.

 

Cosa accade a Mirafiori e nel resto del mondo

A Mirafiori, il comprensorio industriale nella zona sud di Torino, la produzione delle 500 elettriche è scesa a 210 vetture al giorno dalle 300, secondo i dati Fim-Cisl. Scatenando, anche in questo caso, dubbi e preoccupazioni dei sindacati: «La piena occupazione sembra un miraggio che non si realizzerà mai e anche i 250 lavoratori interinali assunti nei mesi scorsi sono stati lasciati a casa. Serve un confronto a più livelli, non solo sindacale ma anche politico con Stellantis, prima che le decisioni sulle allocazioni produttive e le sinergie per i risparmi vengano definitivamente prese», afferma Edi Lazzi, segretario della Fiom Cgil di Torino.

Alle preoccupazioni italiane sull’occupazione fanno da contrappasso le pronte assunzioni in Francia di Stellantis (che è partecipata per il 6,5% dallo Stato francese), che è pronta a mettere nel libro paga fino a 500 nuovi dipendenti, la maggior parte specializzati in sistemi di cybersicurezza per i veicoli connessi, per lo stabilimento di Poissy. Ad Auburn Hills, quartier generale di Fca negli Usa, si cercano 80 nuovi dipendenti, tra manager ed ingegneri. Stellantis è pronta anche ad assumere in Germania ed India.














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