Servitizzazione/2: il destino dei macchinari lo scrivono i partner di filiera. Con Angelini technologies, Keb, Sew-Eurodrive, Scm

di Piero Macrì ♦︎ Seconda tappa: quattro voci per raccontare come la servitizzazione cambia l’intera catena del valore e la value proposition. Sew-Eurodrive: i componenti di macchina per i machine builder sono ormai progettati per abilitare servizi digitali a supporto di modelli di servitizzazione. Angelini Technologies-Fameccanica: macchine per la produzione di prodotti igienici monouso, per il confezionamento e imballaggio, integrano servizi digitali basati su tecnologie IoT. Scm Group: Per la componente servizi l’obiettivo è l’aumento di fatturato del 50% nei prossimi tre anni. Keb Automation: la piattaforma Noa (Network of Automation), concepita per abilitare oem e utenti finali nello sviluppo di servizi di intelligence, on premise e in cloud

Macchinario di Angelini Technologies. Il piano industriale di Angelini Technologies, la nuova compagine aziendale del gruppo Angelini Industries che conserva il brand Fameccanica, punta all’automazione in ottica di servitizzazione.

Costruttori di macchine e impianti, fornitori di componentistica, di software d’automazione e Industrial IoT. Tutta la filiera del machinery è impegnata nello sviluppo di strategie che vanno oltre il ben noto paradigma dell’Industria 4.0. Come raccontiamo in questa seconda puntata della nostra inchiesta sulla servitizzazione, componenti e macchine vengono progettate per essere “IoT Ready” pronte per abilitare servizi digitali nelle linee produttive di utenti finali che operano nei più diversi settori, dall’automotive al farmaceutico, dal confezionamento e imballaggio alla chimica e alla siderurgia, dall’alimentare alla ceramica e alla plastica, dal tessile al calzaturiero, dal marmo al legno. Ci si muove verso il concetto di “soluzione” per fornire al mondo dell’industria discreta e di processo una nuova combinazione di servizi in grado di fornire vantaggi competitivi in termini di produttività. Come evidenziato nella precedente puntata (qui) entriamo nell’era di soluzioni integrate prodotto-servizio offerte in modalità as a service. Sviluppi e investimenti orientati alla servitizzazione diventano il nuovo fronte di innovazione di machine builder e partner di filiera. La trasformazione del comparto porta con sé complessità e sfide, a livello strategico, culturale, organizzativo e operativo. Ma una cosa è certa, la servitizzazione è la chiave di volta per continuare a essere competitivi. Per oem come Scm Group e Angelini Technologies-Fameccanica e per fornitori di componenti e piattaforme digitali (Sew-Eurodrive e Keb Automation), in gioco non è più la sola vendita di prodotto, ma la capacità di entrare nel merito di quelle che sono le opportunità di miglioramento dei processi e della produttività. Servitizzazione uguale digitalizzazione. Per il machinery italiano significa rivedere e reinterpretare in chiave digitale le attività post-vendita. Tempi di fermo macchina, guasti improvvisi, elevati costi di manutenzione, durata di vita ridotta e danni collaterali agli asset, sono tra le principali problematiche da affrontare per coloro che costruiscono o utilizzano macchinari industriali. Ecco, quindi, piattaforme IoT che monitorano consumi e cicli di lavorazione, sviluppando servizi di manutenzione predittiva con team di assistenza in grado di evadere più velocemente le richieste dei clienti. Investire in un percorso di digitalizzazione abilitante la servitizzazione non è più un’opzione ma una necessità. La sostenibilità economica e competitiva dell’intero settore è ormai segnata e dipende dalla capacità di predisporre un’offerta integrata fatta di servizi a valore aggiunto per rispondere alle nuove emergenti richieste degli utenti finali, che vogliono avere un pieno controllo – in real time e da remoto – della produttività, delle performance e dei processi manifatturieri-industriali. In assenza di una strategia digitale, per molte imprese il rischio è rimanere focalizzati sulla tecnologia di prodotto. Come continuare a essere competitivi? Serve adottare un approccio olistico che attiene al funzionamento della macchina, dell’impianto e delle linee automatiche, nella consapevolezza che le opportunità di profitto possono essere estese dal prodotto a tutto il ciclo di vita della macchina. Allungare il ciclo di vita del prodotto, creare le condizioni perché parti e componenti possano essere riciclati e reimmessi nel ciclo produttivo, sviluppare piattaforme digitali aperte in grado di gestire dati multi-fornitore, realizzare sistemi di ticketing che si interfacciano direttamente con l’e-commerce per gli acquisti dei pezzi di ricambio. Ecco i percorsi abilitanti la servitizzazione intrapresi da Sew-Eurodrive, Scm Group, Angelini Technologies-Fameccanica e Keb Automation.

Mobile Assistance System di Sew-Eurodrive. La multinazionale, 4.2 miliardi di fatturato. è una delle realtà più importante nell’ambito dell’automazione industriale.

Sew- Eurodrive (Giorgio Ferrandino) automazione e piattaforme digitali per abilitare la servitizzazione per tutto il ciclo di vita del prodotto

Giorgio Ferrandino, direttore generale di Sew-Eurodrive Italia

In Sew-Eurodrive, la multinazionale tedesca dell’automazione, leader in motori e sistemi di azionamento, fatturato globale di 4,2 miliardi di euro, i componenti di macchina per i machine builder sono ormai progettati per abilitare servizi digitali a supporto di modelli di servitizzazione. I prodotti sono sensorizzati, possono essere collegati a internet ed essere valorizzati per creare servizi che consentono di allungare il ciclo di vita del bene strumentale. Due le modalità con le quali viene declinata la servitizzazione: software as a service, dove il servizio viene erogato direttamente da Sew; data as a service, con cui l’azienda si limita a fornire al cliente il dato grezzo. «Quest’ultima – osserva Giorgio Ferrandino, direttore generale di Sew-Eurodrive Italia – è l’opzione che viene generalmente considerata dalle aziende che hanno le competenze interne per sviluppare applicazioni e servizi industrial Iot o che vogliono avere un pieno controllo dei dati». In Sew-Eurodrive la servitizzazione si gioca sia sul piano tecnologico, con piattaforme Industrial Iot per il condition monitoring, supportate da software as-a-service e algoritmi di machine learning, sia adottando principi di economia circolare oreintati al remanufacturing, riciclo e riutilizzo dei componenti (entro i prossimi 5 anni l’azienda stima di poter reimmettere nel ciclo produttivo circa un terzo del materiale di prodotti dismessi). «L’obiettivo è fare in modo che il prodotto duri di più e venga utilizzato nel modo più efficiente possibile», dice Giorgio Ferrandino. Quello che cambia radicalmente in Sew-Eurodrive è il rapporto hardware e software: è quest’ultima la componente su cui si sono concentrati gli investimenti. «Il software abilitante la servitizzazione permette a un oem di spingersi fino ad arrivare al pay per use o pay per performance per poi adottare una logica di economia circolare: riprendere i prodotti a fine vita per recuperare i materiali o per una rigenerazione o remanufacturing», dice Ferrandino. «Con la nostra piattaforma digitale possiamo fornire agli oem i servizi per fare un condition monitoring. Analizziamo parametri come temperatura, vibrazioni che consentono di fare una manutenzione predittiva. Tuttavia, è bene tenere presente che i nostri componenti finiscono all’interno di macchine e impianti che contengono parti e di fornitori diversi, dice Ferrandino. L’oem deve, quindi, fare una system integration dei vari servizi che monitorano l’intero sistema. Serve la capacità di integrare dati eterogenei e questo si può fare solo se si ragiona in logica di open systems, di interoperabilità, poiché la servitizzazione di un impianto o linea di produzione è basata su dati e informazioni che derivano da più fornitori. Ed è questo il modello che abbiamo sposato mettendo a fattor comune piattaforme digitali che garantiscono l’integrazione con componentistica eterogenea».







Angelini Technologies-Fameccanica (Paola Olivieri) servizi digitali basati per monitorare il funzionamento, potenziare l’efficienza, ottimizzare i consumi e prevenire le anomalie

Con l’acquisizione della totalità delle azioni di Fameccanica, in precedenza joint venture paritetica con Procter & Gamble, il gruppo Angelini Industries (5.800 dipendenti in 21 Paesi e 2 miliardi di fatturato) dà vita ad Angelini Technologies, la nuova compagine aziendale che conserva il brand Fameccanica e punta a realizzare una nuova visione tecnologica per l’efficienza produttiva.

Il piano industriale di Angelini Technologies, la nuova compagine aziendale del gruppo Angelini Industries che conserva il brand Fameccanica, punta all’automazione in ottica di servitizzazione. Macchine e impianti automatici per la produzione industriale di prodotti igienici monouso, per il confezionamento e imballaggio, integrano servizi digitali basati su tecnologie IoT per monitorare il funzionamento, potenziare l’efficienza, ottimizzare i consumi e prevenire le anomalie. Un servizio di control room affianca inoltre i clienti per tutto il ciclo di vita dell’impianto e un portale è disponibile per l’assistenza remota, per consultare esperti e pianificare gli aggiornamenti e l’acquisto delle parti di ricambio. «La servitizzazione offre l’opportunità di diventare partner dei clienti durante tutto il product life-cycle, ma per poterla cogliere, è necessario un cambio di prospettiva, passando da un approccio “product-centric” a uno “customer-centric”, dice Paola Olivieri, head of business development di Angelini Technologies-Fameccanica. Il nostro macchinario industriale è “connected by-design”, pensato già in fase di progettazione per abilitare un servizio proattivo da parte del service che potrà accompagnare il cliente anticipando i suoi bisogni quando la macchina entrerà in produzione. Il processo di implementazione è oggi in divenire e nei prossimi anni si vedranno con maggiore precisione le prospettive di crescita». Dove si stanno indirizzando gli investimenti? Quali le priorità in termini di innovazione? «Il principale investimento – risponde Olivieri – è legato alla costruzione di un unico touchpoint digitale, MyFameccanica, che trasformi la relazione facilitando la comunicazione quotidiana e proponendo una rosa di servizi sempre più personalizzati che vedono al centro tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e la sensoristica avanzata per trasformare i macchinari in sentinelle capaci di tenerci in contatto con le operazioni giornaliere dei clienti. Ci rivolgiamo a tutti i clienti con soluzioni funzionali adeguate allo specifico livello di digitalizzazione, aggiunge Olivieri. In generale, abbiamo individuato due macro-gruppi: servizi avanzati per mercati maturi come Stati Uniti ed Europa, con tecnologie digitali che puntano a efficienza e riduzione dei costi, e servizi di base per paesi in via di sviluppo, con tecnologie digitali che puntano a colmare skill gap e variabilità dei processi».

Scm Group è un gruppo specializzato nelle tecnologie per la lavorazione di una vasta gamma di materiali e nei componenti industriali.

Scm Group (Alessandra Benedetti) servitizzazione attraverso monitoraggio e supporto proattivo con tecnologie Industrial IoT. Strumenti di analisi di dati per monitorare in tempo reale i prodotti e il loro utilizzo

Alessandra Benedetti, (responsabile service & ricambi e digital trasformation business & remodeling di Scm Group).

Per la multinazionale riminese del machinery e dei componenti industriali con un fatturato di 850 milioni, leader a livello mondiale nelle tecnologie per la lavorazione di una vasta gamma di materiali tra cui legno, plastica, vetro, pietra, metallo e materiali compositi l’obiettivo è consolidare la leadership attraverso una strategia sempre più service based. Per la componente servizi l’obiettivo è l’aumento di fatturato del 50% nei prossimi tre anni. Crescita che sarà trainata dal digitale, che per Scm Group rappresenta la leva per supportare il cliente nel corso dell’intero ciclo di vita della macchina. Il valore trasferito al cliente è sempre più alto. Vuol dire, per esempio, poter assicurare una manutenzione più veloce e risolutiva, grazie al fatto che il sistema di ticketing del cliente si interfaccia con l’e-commerce, dove in automatico si può acquistare il pezzo di ricambio. Ma vuol dire anche fornire pillole di conoscenza dove il cliente trova risposta al proprio bisogno di crescente autonomia nella risoluzione dei problemi. «La servitizzazione implica una trasformazione verso modelli di business basati sulla fornitura di servizi a valore aggiunto associati ai nostri macchinari per la lavorazione del legno e di altri materiali, che ne esaltano le prestazioni o ne migliorano l’esperienza d’uso, afferma Alessandra Benedetti, (responsabile service & ricambi e digital trasformation business & remodeling di Scm Group). Tutto questo passa attraverso l’efficace integrazione di tecnologie avanzate e una consapevole progettazione dell’esperienza complessiva dei nostri utenti». Nello specifico, le principali leve per la transizione verso un modello di business, capace di proporre soluzioni nell’arco del ciclo di vita del prodotto, estendendo e consolidando la relazione con il cliente, rientrano in due macro-categorie: da una parte monitoraggio e supporto proattivo, con utilizzo di IoT e strumenti di analisi di dati per monitorare in tempo reale i prodotti ed il loro utilizzo, per consentire interventi proattivi e per manutenere o ottimizzare la performance degli asset; dall’altra investimenti in tecnologie emergenti con adozione di tecnologie avanzate e di intelligenza artificiale e machine learning per automatizzare i processi interni e mettere a sistema la conoscenza degli esperti di dominio, così da abilitare servizi di trasferimento di competenza in un paradigma di knowledge-as-a-service. Quale, quindi, il percorso per sviluppare con successo la digitalizzazione abilitante la servitizzazione? «Lo shift strategico verso la servitizzazione comporta un grandissimo sforzo in termini di change management, afferma Benedetti. Non basta la visione. Non basta sviluppare competenza e know-how, né investire nelle migliori tecnologie o start-up. Essenziale è creare un contesto interno all’organizzazione, aperto al mercato e al territorio, che sia capace di far crescere e integrare nuove forme di collaborazione e modalità per concepire e sviluppare innovazioni di prodotto e di servizio».

Keb Automation (Marino Crippa) approccio alla servitizzazione con tecnologie abilitanti modelli di pricing flessibili che consentono ai clienti di pagare in base all’utilizzo effettivo o ai risultati ottenuti

Marino Crippa, amministratore delegato della filiale italiana di Keb Automation.

Nella visione di Keb Automation, player tedesco dell’automazione con un fatturato di 553 milioni, il vero “nirvana” dell’Industria 4.0 è l’impresa connessa vale a dire l’integrazione della conoscenza in tutto l’ecosistema d’impresa, nella sua dimensione di fabbrica e di business. È da questi presupposti che ha sviluppato la piattaforma Noa (Network of Automation), concepita per abilitare oem e utenti finali nello sviluppo di servizi di intelligence, on premise e in cloud: per la gestione remota, per il miglioramento delle performance, della produttività e della qualità di prodotto, sfruttando il nuovo paradigma dell’intelligenza artificiale e del machine learning. Il passaggio da un modello di business basato sulla vendita di prodotti a uno basato sulla fornitura di servizi, ha portato a cambiamenti significativi nelle strategie industriali del gruppo Keb. «Al nostro portafoglio hardware per l’intera architettura macchina abbiamo recentemente integrato un’importante parte digitale, offrendo ai costruttori tutto il necessario per la progettazione di una macchina abilitante l’integrazione di servizi», dice Marino Crippa, amministratore delegato della filiale italiana di Keb Automation. Il focus è sulla user experience con interfacce che rispondono alle esigenze degli operatori poiché, secondo quanto affermato la multinazionale dell’automazione, la crescente complessità dei processi industriali può essere gestita solo mettendo al centro chi il processo lo governa. «Industrial Iot, intelligenza artificiale e analisi dei dati giocano un ruolo fondamentale, aggiunge Crippa.

La linea di drive Keb F6 di sesta generazione. Keb non si limita a sviluppare prodotti per l’automazione: ha realizzato anche la piattaforma Noa (Network of Automation), concepita per abilitare oem e utenti finali nello sviluppo di servizi di intelligence, on premise e in cloud.

Sono le tecnologie che consentono di raccogliere dati, offrendo un monitoraggio delle prestazioni, la previsione delle necessità dei clienti e la fornitura di servizi predittivi e proattivi. Le tecnologie abilitanti modelli di pricing flessibili che riflettono il valore dei servizi offerti e consentono ai clienti di pagare in base all’utilizzo effettivo o ai risultati ottenuti». Secondo Crippa, passare ad un modello a servizi richiede spesso cambiamenti significativi nell’organizzazione e nella cultura aziendale. «Oem e utenti finali devono essere pronti ad adattare proprie strutture organizzative, processi, competenze e mindset per supportare i nuovi modelli di business orientati ai servizi, afferma Crippa, Ecco, quindi che affianchiamo i clienti con attività di consulenza e formazione. È importante identificare, i bisogni dei clienti, quali dei loro processi possono generare valore attraverso la servitizzazione. Dall’analisi va derivata una strategia digitale chiara e mirata, con l’obiettivo di migliorare l’esperienza del cliente, ottimizzare le operazioni, creare nuove fonti di valore e differenziare l’offerta sul mercato».














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