Dal packaging al confezionamento… Rta abilita le macchine automatiche

di Laura Magna ♦︎ Il Gruppo guidato da Tommaso Rossini è specializzato nella produzione di sistemi passo-passo: motori elettrici con gestione elettronica che possono suddividere la propria rotazione in un grande numero di step. Le filiere? Dai produttori di etichettatrici alle lavorazioni per il medicale. Tra i clienti Altech e Uteco; tra i partner Bonfiglioli, Trio Motion e Sanyo Denki

Headquarter a Marcignago, nella provincia pavese, ma sguardo aperto al mondo. «Abbiamo tre sedi tecnico-commerciali in Germania, Spagna, India. E, pur all’interno di un progetto di crescita organica, guardiamo con interesse alle opportunità di M&A ovunque si presentino». Sono le parole di Tommaso Rossini, ceo di Rta Group, azienda nata a metà degli ’70 sulla base dell’idea – maturata come drop-out di un progetto accademico e per l’epoca avveniristico – di realizzare delle schede di logica customizzate per un committente. Il nome, non a caso, significa, “Realizzazioni tecnologiche avanzate”: oggi l’azienda ha 70 dipendenti e un giro di affari stimato nel 2021 di 20 milioni. È un operatore competitivo nel settore della componentistica per l‘automazione e il machinery. E contribuisce al successo di un pilastro della manifattura made in Italy: le macchine per il packaging e il confezionamento.

 







Rta: i componenti per rendere preciso il movimento delle macchine

Tommaso Rossini, ceo di Rta Group

Il gruppo Rta è leader in Italia (e terza in Europa) nella produzione di sistemi passo-passo, che sono anche il core business attorno a cui si è costruita. Di cosa parliamo? Sostanzialmente motori elettrici con gestione elettronica che possono suddividere la propria rotazione in un grande numero di passi (step, per cui vengono chiamati anche stepper): è un sistema utile in ogni applicazione in cui sia necessaria precisione negli spostamenti angolari e velocità nella rotazione. Un prodotto simile è il motore brushless, che si differenzia per uno statore alimentato perennemente in tutte le sue parti e non a rotazione, il che conferisce maggiori velocità di rotazione e potenza, ma non permette un controllo altrettanto preciso. Rta li produce entrambi, ma negli anni la gamma è stata ampliata al punto che oggi «siamo in grado di fornire ai clienti un pacchetto completo di componentistica core per le macchine automatiche, dai sistemi di controllo del movimento, alle interfacce uomo-macchina, ad azionamenti, riduttori e tutto ciò che è nel pacchetto di accessoristica, elementi meccanici ed elettrici».

 

Le filiere clienti, dai produttori di etichettatrici alle macchine medicali

COLLAUDO MONITOR. Rta Group, azienda nata a metà degli ’70 sulla base dell’idea – maturata come drop-out di un progetto accademico e per l’epoca avveniristico – di realizzare delle schede di logica customizzate per un committente

Oggi Rta è in grado cioè di fornire alle imprese clienti – che sono produttori di macchine dei più disparati settori – la componentistica completa «per tutto ciò che richiede controllo e movimentazione. Per esempio possiamo allestire da macchina etichettatrice ma anche una macchina che fa l’analisi del sangue e in mezzo tantissimi oggetti di complessità diversa». La principale filiera servita è quella delle industrie che producono macchine per il packaging, che pesa il 30% del fatturato, altri settori importanti sono la lavorazione di metalli, del tessile, legno e plastica, ma anche per le più sofisticate macchine medicali e strumenti di laboratorio. «In sintesi – dice Rossini – Tutto ciò che richiede controllo e movimentazione. Per esempio possiamo allestire da macchina etichettatrice ma anche una macchina che fa l’analisi del sangue e in mezzo tantissimi oggetti di complessità diversa». Tra i clienti si può citare per esempio Altech, che produce e distribuisce etichettatrici industriali in 50 Paesi in tutto il mondo. Un altro è Uteco, azienda veronese leader mondiale della flessografica, «ovvero il packaging che va a contatto con gli alimenti. Di fatto una fetta molto importante degli alimenti freschi e dei vini italiani, vengono confezionati ed etichettati con macchine azionante dai nostri sistemi».

 

Prodotti realizzati in house e in partnership

Oggi Rta è in grado di fornire alle imprese clienti – che sono produttori di macchine dei più disparati settori – la componentistica completa «per tutto ciò che richiede controllo e movimentazione

I prodotti della gamma sono un mix tra tecnologie proprietarie sviluppate in house anche insieme a partner e tecnologie terze di cui Rta è integratore. «I motori passo passo sono progettati e prodotti interamente a Pavia e ne abbiamo venduti oltre un milione in Italia e nel mondo. Anche i terzisti sono tutti in Italia. Altri prodotti li abbiamo sviluppati negli anni con partnership solide e durature». Come quella con Sanyo Denki, società giapponese produttrice di motori passo passo, sistemi brushless e ventilatori, di cui il gruppo è distributore esclusivo per l’Italia dal 1989, per la Germania dal 2001 e per la Spagna dal 2008. «Tra i nostri partner si annoverano anche la britannica Trio Motion nel settore delle interfacce uomo macchina, la parte intelligente dei sistemi, e Bonfiglioli con cui collaboriamo per i riduttori di precisioni. Il concetto che non c’è più confine tra quello che produciamo e integriamo».

 

Un modello di business a prova di Covid

Il modello di business di Rta prevede un ampio catalogo di prodotti standard, circa 700. «Questa filosofia di offrire prodotti standard ci consente di avere un magazzino e di offrire soluzioni competitive perché riusciamo a servire più clienti con gli stessi codici, il che ci fa guadagnare in termini di economie di scala. Customizziamo anche i prodotti ma lo facciamo solo per volumi importanti». E questo modello di business ha dimostrato la propria bontà nell’era Covid. «Al Covid abbiamo reagito benissimo, è stato trasformativo e non penalizzante. Proprio grazie al fatto che abbiamo by design un magazzino ampio. Così abbiamo segnato -1,3% per il fatturato 2020 sul 2019. C’è da dire che i nostri clienti sono resilienti e per lo più fanno parte delle filiere di alimentare e medicale, che sono cresciute nei 18 mesi dei lockdown asimmetrici. Ma abbiamo fatto bene anche per la nostra la naturale capacità di spaziare in settori nuovi anche rapidamente. Così ci siamo indirizzati nei mercati che hanno manifestato una domanda nuova e improvvisa: la produzione di macchine per mascherine, sistemi di respirazione e macchine per produrre disinfettante».

 

La storia: dalla Necchi alla grande industria italiana delle macchine

Tra i clienti si può citare per esempio Altech, che produce e distribuisce etichettatrici industriali in 50 Paesi in tutto il mondo. Un altro è Uteco, azienda veronese leader mondiale della flessografica, ovvero il packaging che va a contatto con gli alimenti

La capacità di cambiare pelle è anch’essa connaturata nella storia di Rta. «Tra i primi committenti abbiamo avuto la Necchi, che produce macchine per cucire – prosegue Rossini – E poi ci si è spostati in maniera più decisa verso l’elettronica di potenza, fino a che ci siamo specializzati negli azionamenti per motori passo passo». Pavia è sede di un distretto meccatronico che però negli anni ha perso forza e per alimentarlo, secondo Rossini, l’industria che ancora insiste sul territorio può fare molto. «Abbiamo collaborato con l’Università di Pavia in jv con Assolombarda e altri enti locali – dice Rossini – alla costruzione del Polo Cardano, un parco tecnologico che andrà a regime nel 2023. Vogliamo attrarre investimenti da parte aziende attive in settori di frontiera, nelle filiere delle life sciences, dei nuovi materiali, dell’agritech e della microelettronica. In questo ambito abbiamo fondato l’Its meccatronico in città, insieme a 25 altre imprese».

Rossini non ne fa mistero: trovare i profili tecnici con una specializzazione semi accademica è difficile e per questo «abbiamo scelto di formare da soli le professionalità di cui necessitiamo. L’Its, che parte il 25 ottobre 2021, ha una forte impronta pratica: 800 ore su 2mila, ovvero il 40%, sono in azienda e questo vuol dire che l’istituto offre un percorso realmente professionalizzante. Speriamo sarà un canale privilegiato delle prossime assunzioni. E oltre che dall’Its cerchiamo anche ingegneri con dottorato che recuperiamo dal mercato o dalle università. L’auspicio è spingere gli imprenditori a crescere e nel contempo orientarne di nuovi che possono nascere da zero per l’iniziativa di persone che hanno lavorato in altre aziende del territorio», dice Rossini. Ma per attivare questa spinta virtuosa, bisogna coinvolgere anche le famiglie e far comprendere che la meccanica come tradizionalmente intesa non esiste più. «Le fabbriche sono molto diverse da quello che è immaginario di dieci o venti anni fa in cui si aveva a che fare con luoghi sporchi e bui e persone poco qualificate. Oggi servono competenze spinte e declinate verso il digitale anche in mansioni di produzione pura. Anche gli operai sono tecnologi. Anzi, diremmo che gli operai in senso classico non esistono più». E nel post Covid Rossini continuerà a far lavorare i propri tecnici in smart working al 50%. «Alle persone piace ed è un modello che non va a scapito della produttività, ma ingaggia e attua un circolo virtuoso che ha effetti positivi anche per chi lavora sulle linee. In questo senso il Covid è stato trasformativo: è partito un cambiamento culturale, che tutti avrebbero dovuto abbracciare».














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